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sabato 20 apr
  • Anche l’occhio vuole la sua parte – 2

    Siamo in tanti nel mondo, per cui c’è sempre qualcuno che per un motivo o per un un altro va a ficcare il naso dove non dovrebbe e scopre ciò che è meglio non scoprire. Conosciamo già le polveri sottili? Hanno scoperto quelle ultrasottili! Purtroppo per noi, le norme europee relative alle emissioni di polveri nell’ambiente considerano sole le Pm10 (diametro 10 micron) ed è su questo parametro che sono effettuati i calcoli per il progetto dei termovalorizzatori.

    Nel 1999 la Dott.ssa Antonietta Gatti dell’Università di Modena e Reggio Emilia coadiuvata dal Dr. Stefano Montanari, hanno scoperto le polveri Pm2.5, Pm1 e Pm0.1 tramite l’impiego di una tecnica di indagine con l’ausilio di un microscopio elettronico a scansione ambientale finanziata dalla Comunità Europea. Queste scoperte hanno permesso di trovare una spiegazione dell’insorgere di diverse malattie classificate come criptogeniche e, tra queste, le cosiddette Sindrome del Golfo e Sindrome dei Balcani. Queste sindromi sono considerate “nanopatologie”.

    Dato che il rischio è mondiale, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha sospeso il giudizio sulla pericolosità delle particelle ultrafini in attesa di raccogliere ulteriori e più conclusive evidenze soprattutto di tipo epidemiologico.

    Secondo il Dr. Montanari, gli inceneritori e centrali a turbogas provocano cancri, malattie infiammatorie, neurologiche. La centrale a turbogas fa diminuire la concentrazione di Pm10 nell’aria, la legge non permette di superare una certa soglia di concentrazione, ma la temperatura più elevata dei termovalorizzatori rende le particelle più piccole, vengono infatti divise in milioni di particelle pm 0,1 che sono più inquinanti; in questo modo si rispetta la normativa ma il rischio per la salute è altissimo, le micropolveri inalate finirebbero nel sangue e negli organi vitali. Anche la turbogas pur essendo meno inquinante di un inceneritore e bruciando metano immette nell’aria altri gas molto pericolosi. L’inceneritore trasforma il materiale di scarto in qualcosa di più nocivo.

    “…Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il “termovalorizzatore” produce pochissimo PM10 (peraltro, la leggesugli inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l’aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l’organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.

    Tornando alla legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell’incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d’incenerimento occorre aggiungere all’immondizia calce viva e una rilevante quantità d’acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso “smaltire”, con l’aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall’alta temperatura), ai furani, agl’idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all’ossido di carbonio e quant’altro. Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno “smaltite” per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1. Si mediti, poi, anche sul fatto che l’incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I “termovalorizzatori” devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un’alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt’altro che difficile riciclaggio. Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell’argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l’idea di costruire impianti così irrazionali.”

    (relazione del Dr. Montanari, 1 ora e 33 minuti)

    http://www.nanodiagnostics.it/Default.aspx
    http://www.biomat.unimo.it/nanopat.htm

    Dal 2006 i due ricercatori non possono accedere al microscopio elettronico perché il CNR ha revocato il permesso, per esaurimento dei fondi comunitari o forse per delle pressioni politiche (quest’ultima è l’opinione dei due ricercatori). E’ in corso una colletta nazionale per acquistarlo, costa 350 mila Euro, gestita da una ONLUS.

    Sempre nel 2006, il WWF ha indicato un’altra possibile soluzione per il piano rifiuti della Sicilia, che non è stata considerata, fondata sulla raccolta differenziata spinta porta a porta con trattamento biomeccanico della frazione residua, metodo che è stato sperimentato con successo in molte città italiane (richede un’attenta programmazione e pianificazione).

    http://www.saveriani.bs.it/missioneoggi/arretrati/2005_05/dossier.htm
    http://www.forumbellolampo.it/

    Fine della seconda ed ultima parte.

    Palermo
  • Un commento a “Anche l’occhio vuole la sua parte – 2”

    1. Rettifica. Le particelle

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