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venerdì 26 apr
  • Mondello mon amour

    Il pomeriggio era uno di quelli che si muore di caldo, che l’aria condizionata ormai dà fastidio, che l’unica soluzione è andare a mare (come ai vecchi tempi, quando ti arrifriscavi con i piedi a mollo). Insello la vespa e mi catafotto (come direbbe il commissario Montalbano) verso la meta agognata che non può che essere Mondello. Trovo posteggio in piazza Valdesi (già a quel punto mi sarei dovuta insospettire, ma niente, il mio sesto senso era già andato a sguazzare in acqua), entro in spiaggia dall’unico accesso libero, una lunga passerella di tavole legnose stretta tra due file di cabine azzurrine e finalmente trovo lì proprio a pochissimi metri dalla battigia il MIO posto. Nessuno a destra, a sinistra, sopra o sotto nel raggio di 10 metri, che per gli standard di Mondello è come stare su un’isola deserta. Sola, con il sole delle 18 che riscalda ma ormai, meno inclemente, fa molta più simpatia, un buon libro pesante quanto un televisore da leggere e basta. Ah si c’è anche il cellulare, nuovamente, a questo punto il mio sesto senso avrebbe dovuto prudere e invece giocava a racchettoni sulla riva lasciandomi allo sbando verso il mio imminente destino.

    Il cellulare, questo strumento dal quale a fatica mi separo, è già tra le mie mani, così compongo il numero e chiamo, finalmente, la mia amica Serena che non sentivo da una vita. Mentre il chiacchiericcio si fa più fitto, noto che dal nulla della spiaggia una figura di donna, dall’età indecifrabile tra i 45 e i 68 anni si appropinqua al mio telo. Si appropinqua molto pericolosamente. È lì, io parlo al telefono non posso fare niente, no…ferma, noooo….si sdraia inesorabilmente accanto a me. Telo con telo. Va bene, sono in pace con il mondo, continuo a parlare con la mia amica, e non ci penso più. Appena il mio pollice clicka sul tasto “interrompi chiamata” una voce stridula, di diversi decibel superiore alla mia soglia di sopportazione esplode in “Signoriiiiina, se l’è fatta lunga la telefonata”. La guardo, rimango seria. Non so se ridere, ammetto che mi scappa da ridere, non so se rimanere impassibile, è pur sempre una persona che tra metri e metri di spiaggia completamente vuota ha deciso di collocare il suo chiassoso telo da mare proprio accanto al mio, decido per un timido “Ehh…”. Incalza “Ma lei ha wind?” il criceto del mio cervello inizia a pedalare, il sesto senso che prendeva il sole in spiaggia finalmente si accorge di me e mi consiglia “Forse è meglio rimanere sul vago”. Io non lo ascolto, maledetto potevi farti vivo prima, “Si ho wind”. Uno, due, tre secondi di pausa “Ahhhh! Ma allora me la fa fare una chiamata? Che ha le chiamate gratisse vero?” Dovevo ascoltare il sesto senso che ora se la ride dietro gli occhialoni da sole “Va bene le faccio io il numero”. Compongo questo numero e mi risponde la voce di un ragazzo giovane, -riattacca, riattacca-, così passo il telefono alla signora “Ciaaaao ti ricordi di me? Ti ho chiamato l’altro giorno ma poi forse è caduta la linea…Pronto? Prontoooo?” Prima che il mio cervello registrasse l’azione da compiere, le mie mani avevano già riafferrato il cellulare, salvo! Lei continua “Signorina forse carìo a linea che fa mi fa richiamare?”. Brutale “Signora, credo che le abbia chiuso il telefono in faccia”. Impavida “Ma nooo sarà il suo telefono rotto”. Tenace “No, no signora il mio cellulare funziona bene, le ha proprio chiuso il telefono”. A questo punto penso che si sia arresa, ma è una donna e come ogni donna vuole l’ultima parola “Ma che ignoraaaaaaaaaante!” riferito al povero ragazzo, mi auguro, e non a me. “Signorina che fa mi fa chiamare a mia cognata?” Che mi abbia scambiato per una cabina telefonica? “Signora mi scusi, ma non ho più credito, sa, insomma io lo pago…ecco, lasciamo stare” Mi vergogno un po’, ma adesso è questione di principio “Ah certo un si preoccupassi” che aplomb, questo round è finito in parità.

    Dopo pochi minuti, quando avevo riacquistato la mia pacifica sinergia con il mondo, un gruppo di ragazzi, molto carini e atletici inizia a giocare a pallone. Si è vero, qualche granello di sabbia lo sollevavano anche, ma nella mia sinergia con la natura, accettavo anche la generalmente fastidiosa sorella sabbia. Nel bel mezzo della mia lettura, la mia vicina (coinquilina più che altro) di telo emette un suono “OOOOOOUUUH! A finite di jucari ca ci state dando fastidio!”. Non ho capito. Ho sentito bene? CI state dando fastidio? La sua mano paffuta che indica me e lei ad una frequenza di 300 oscillazioni al secondo, provocando il tintinnio dei suoi mille bracciali d’oro fuga ogni ragionevole dubbio e mi paralizza. A guardare la situazione da un altro punto di vista effettivamente c’è da trarsi in inganno: vedo una donna sulla sessantina, seduta a pochi centimetri da una ragazza sui 25 anni (la figlia forse?). Mi sembra credibile e cerco di lanciare sguardi di complicità ai ragazzi per spiegare in un battere di ciglia la situazione. Niente, vedo solo sorrisetti ironici. Va bene, va bene anche questa, lo sciabordio delle onde, il vociare dei ragazzi, cerco di non sentire un lento e costante lamento che proviene dal donnone accanto a me, che non ci sono più giovani educati, che quello di prima era un vastaso ignorante. Ce l’ho fatta di nuovo, mi sono astratta, sento solo il rumore delle pagine del mio libro che si sfogliano, il calore del sole sulla pelle. Poi il trillo di un cellulare mi riporta alla dimensione mondellesca “Proooonto! Micheeele…ca certo ca ti canuscivi dalla voce!” Che emissioni sonore, che maestria, saranno sicuramente il frutto di un allenamento di abbanniate dai balconi di anni e anni, me la immagino affacciata, con un vestito verde acqua con piccoli fiorellini blu, una fascia rosa che raccoglie i capelli rigorosamente biondo platino, ciabatte bianche ai piedi che hanno camminato a lungo e ora avanzano lentamente, stanche, stremate. E rimbomba la voce tra le vie del quartiere e tutti sanno che è lei che chiama, e l’interpellato deve presentarsi immediatamente pena supplizi indicibili. Aspetta un attimo, allora il cellulare l’aveva! Stavo ancora riflettendo su questa nuova deduzione, che la signorona posa il cellulare nella sua borsa dalla quale, ne cade fuori un altro. Ah. Non la guardo, per non incappare in una conversazione dalla quale so già che non ne uscirei viva, ma ripongo il segnalibro a pagina 44, poso il testo alla mia destra, e fisso l’orizzonte, respiro, un gabbiano, respiro, una nave… “Signoriiiina, io me ne vado, ma lei ha fatto bene a venire a quest’ora” “Perché?”dico io con il sesto senso che mi bisbiglia alle orecchie “va via e scappa…” “Perché a quest’ora, qui un cc’è nnuddu e si sta beddi tranquilli! Arrivedecci!”. Depongo le armi, due a uno, questa volta ha vinto lei.

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  • 9 commenti a “Mondello mon amour”

    1. Divertente, davvero!
      Piccole perle di vita balneare quotidiana.
      Capito, adesso, perchè a me Mondello piace solo d’inverno? 🙂

    2. ahahahahah !!!!!! hai scritto in modo estremamente divertente ciò che spesso capita a noi poveri mortali palermitani quando cerchiamo affannosamente on’oasi di pace, soltanto che tu sei riuscita a trasformarla in allegria a me fa molto inca….volare. Per fortuna la nostra gente non è solo questa ; consideriamoli parte del nostro folklore.

    3. Il concetto di democrazia, credo sia variamente inteso, Maria Letizia.

    4. Mondello é sicuramente meglio da ottobre a Maggio. Niente auto con woofer a 2000 che ti vfanno tremare i vetri di casa, niente schifezze lasciate per strada, solo silenzio. Un gran bel silenzio, interrotto dal vociare degli uccellini, dai movimenti delle lucertole. Un silenzio pigro, quieto e confortante.
      E’ molto meglio in Inverno, decisamente.

    5. mi domando:perche’ non ti si cercato un altro posto? forse solo là c’era l’ombra? se no perche subire tutto cio’?

    6. dimenticavo….mi sei piaciuta comunque come narratrice!

    7. Maria letizia é una narratrice particolarmente efficace, e rispondendo a Rita, perché mai avrebbe dovuto spostarsi?
      E’ stata casomai ingenuamente gentile, ma é capitato spesso anche a me, di esere ingenuamente gentile, non ci arrivi all’idea di questo sfruttamento del prossimo, e forse neanche chi lo ha praticato, lo pensava come tale.

    8. Come prima cosa sono davvero contenta che il mio racconto vi sia piaciuto e vi ringrazio per i complimenti. Per rispondere a rita devo dire che l’idea si spostarmi mi era anche balenata, ma confesso che ho provato la stessa sensazione di quando si guarda un film horror: ti copri gli occhi, ma non puoi fare a meno di sbirciare…
      Cmq sono anche d’accordo con Antonella, questi “personaggi” fanno parte del nostro “Folklore” e quindi, nella cornice “mondellesca” non possono NON esserci!

    9. anche a me mondello piace solo d’inverno.
      fare il bagno in mezzo ai tasci non è una bella esperienza!!!

      Ti faccio i miei complimenti per il tuo stile di scrittura, accattivante!

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