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martedì 19 mar

Archivio del 10 Ottobre 2006

  • “Striscia” e il numero legale in Consiglio

    La scorsa settimana c’è stata una polemica (e seguente rettifica) tra Striscia la notizia e l’assessore allo sport del Comune di Palermo Stefano Santoro.

    Mercoledì scorso un servizio della giallovestita Stefania Petyx con bassotto al seguito rimarcava l’assenza dei consiglieri comunali che ha fatto mancare il numero legale in una delicata seduta in cui si sarebbe dovuto discutere di alloggi per i senzatetto. Il consigliere Raoul Russo di Alleanza Nazionale (giustamente) faceva notare che tali assenze sono aggravate dal fatto che spesso i consiglieri giungono in aula (condizione per ricevere il gettone di presenza) salvo poi allontanarsi e chiedeva di rendere noti i nomi degli assenti attraverso la stampa. A questo punto il servizio, che non manca certo di momenti esilaranti, prosegue con la Petyx che prima cerca il sindaco e poi lo “sfotte” perché lo “trova” ad assistere a una partita di tennis. Si continua con l'”identificazione” del sindaco e degli assessori Girolamo Groppuso, Mario Milone e Stefano Santoro allo stadio per la partita del Palermo. Lì, dice la Petyx, il numero legale non manca mai. Eppure sono i consiglieri a dover garantire il numero legale in Consiglio, quindi il servizio ha mischiato Consiglio e Giunta in un modo che avrebbe fatto rabbrividire il mio prof. di diritto regionale e degli enti locali. Ciò non toglie – sarebbe ingenuo o troppo malizioso affermare il contrario – che ci possa essere una qualche responsabilità politica del sindaco e dei suoi. Continua »

    Palermo
  • Lo “sgarro di madre”

    Ritorno a parlare ancora di sicilianità o di sicilitudine, per dirla con l’illustre compaesano Camilleri, per indagarne un altro tratto distintivo: l’orgoglio, quella fierezza che ci distingue in mezzo a coloro che siciliani non sono, quella sorta di leggera superiorità mista sempre ad un’innata diffidenza, molto ben celata dietro la nostra proverbiale “ospitalità”, dietro il nostro “calore” mediterraneo, quello che abitualmente è definito con il termine onore.
    Il siciliano sperimenta fin dall’età scolare la sacralità di questa parola e impara presto a difenderla, sopra ogni cosa.
    Tutto nasce da anni di “pratica” come insegnante di lettere in una scuola media cosiddetta “a rischio” (a rischio di che, poi? Dato che la suddetta è ubicata nel quartiere dove gradevolmente vivo da trent’anni)…Quella è un’età difficile in cui, dicono, le ragazze crescono molto in fretta (questo argomento merita un discorso a parte che mi riservo di trattare al più presto) mentre i ragazzi sono un po’ più acerbi, si sparano le pose, si danno arie…Quindi un po’ per dimostrare di essere navigati, un po’ perché in mezzo alle parolacce ci vivono davvero, iniziano fin dalla prima classe, (certo non a settembre, ma posso affermare che già a Natale hanno affinato le necessarie proprietà dialettiche) ad esercitarsi con offese e sfotticchiamenti vari ai danni degli altri compagni, così tanto per dimostrare che sono cresciuti. Si parte con innocuo “si cretino” a cui segue immancabilmente la risposta “to ma’” (forma poetica sincopata per “tua madre”), la cui replica è ovviamente “tooo ma’” e a quel punto due sono le possibili soluzioni al cosiddetto “sgarro di madre”:
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    Sicilia
  • Paese che vai…

    Capita a tutti prima o poi nella vita di incontrare un siciliano. Capita perché la probabilità che l’evento si verifichi è altissima, quasi pari ad 1. È naturale a questo punto chiedersi il perché della pressoché assoluta certezza di realizzazione dell’evento; ci troviamo, cioè, di fronte ad una situazione in cui si conosce il risultato dell’esperimento e se ne vuole individuare la causa. Dopo approfondite ricerche, condotte con l’ausilio di sofisticati metodi scientifici, si giunge alla conclusione che la causa ricercata è la capillare diffusione che ha questo popolo nel continente, come dire che l’urna, da cui estrarre nuove conoscenze, è piena di palline dal sapore di arancini. A ciò si assomma la capacità degli abitanti della Trinacria di ramificarsi, intersecarsi, espandersi, raggiungere ogni angolo nascosto di feste milanesi o di blog dell’etere.
    Capita poi, per la cordialità e il senso di ospitalità che questo popolo sempre dimostra, di sentirti rivolgere l’invito a visitare l’isola. Il fatto di essere in compagnia di un siciliano, ti porta ad amplificare anche le possibilità di incontro di altri siciliani, a ritrovarti nelle loro comitive, ad essere circondata dai loro discorsi o, semplicemente, dal loro vociare. Così a Palermo, dove sento d’un tratto dire: “Prendiamo il motore e usciamo”. Motore?!?! Continua »

    Ospiti
  • Eroina

    In via Maqueda, dopo palazzo Marchesi, c’è una viuzza morta. Un tempo si chiamava vicolo Chiesa Sant’Orsola, ma il colore della vernice c’aviss’a dare ‘u nome d’a via è talmente appassito sul muro che ricorda più un pianto di madre che una iscrizione. È ddà dìntra che trasìvu e nni cuntavu 23.
    E ancora ddùoco avìssero a essere.
    E chissà ancora pi’ quanto tempo ci rimarranno.
    I dimensioni sono variabili, tutte però hanno raggrumi di sangue.
    Jiccàte ddà, in mezzo a fogli di giornale, accendini scàrrichi, fazzoletti sporchi, foglie riarse, cucchiaini freddi, frantumi di specchio, smozzichi di sigaretta, carta stagnola, bottiglie di plastica ed altra gràscia varia, i siringhe tràsono subito dìntra i miei occhi, e, seppur abbandonate su questo campo di battaglia, si impongono in mezzo allo sporco, pedoni chiari su scacchiera scura. Due formano una croce, e non sembrano esserne felici. Una è appizzata ad un fascio di legno, e pare una bandiera spenta. Cinque sono orfane di ago. Le altre sono disseminate a caso, e nessuna geometria è possibile leggere nell’informità del disegno che restituiscono allo sguardo. Sono linee che denotano non curanza e annichilimento: le stimmate della disperazione. Ma è una siringa in particolare che si fa osservare fra tutte. Chiama i miei occhi e mi dice: talìami, ccà sugnu. Una primadonna è. La osservo e subito ìdda mi cunta la sua storia. È una siringa da clistere. Continua »

    Palermo
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