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mercoledì 24 apr
  • Eroina

    In via Maqueda, dopo palazzo Marchesi, c’è una viuzza morta. Un tempo si chiamava vicolo Chiesa Sant’Orsola, ma il colore della vernice c’aviss’a dare ‘u nome d’a via è talmente appassito sul muro che ricorda più un pianto di madre che una iscrizione. È ddà dìntra che trasìvu e nni cuntavu 23.
    E ancora ddùoco avìssero a essere.
    E chissà ancora pi’ quanto tempo ci rimarranno.
    I dimensioni sono variabili, tutte però hanno raggrumi di sangue.
    Jiccàte ddà, in mezzo a fogli di giornale, accendini scàrrichi, fazzoletti sporchi, foglie riarse, cucchiaini freddi, frantumi di specchio, smozzichi di sigaretta, carta stagnola, bottiglie di plastica ed altra gràscia varia, i siringhe tràsono subito dìntra i miei occhi, e, seppur abbandonate su questo campo di battaglia, si impongono in mezzo allo sporco, pedoni chiari su scacchiera scura. Due formano una croce, e non sembrano esserne felici. Una è appizzata ad un fascio di legno, e pare una bandiera spenta. Cinque sono orfane di ago. Le altre sono disseminate a caso, e nessuna geometria è possibile leggere nell’informità del disegno che restituiscono allo sguardo. Sono linee che denotano non curanza e annichilimento: le stimmate della disperazione. Ma è una siringa in particolare che si fa osservare fra tutte. Chiama i miei occhi e mi dice: talìami, ccà sugnu. Una primadonna è. La osservo e subito ìdda mi cunta la sua storia. È una siringa da clistere. È jiccàta lontano, come se la vergogna più vergogna del mondo sia stata proprio avere usato una siringa da clistere –usare cioè una siringa che avìss’a a tràsere nnu culo per iniettare acqua e accussì fare uscir fuori la merda- usare proprio ‘sta siringa ccà per far uscire sangue soltanto dopo però aver iniettato dìntra a ‘u corpo quella merda dai più battezzata “eroina”. Un rovesciamento simbolico della prassi del quotidiano. La siringa da clistere sporca di sangue. Hai presente cosa vuol dire pomparsi dentro l’eroina con una siringa da clistere? Vuol dire che non ne hai più di vene buone nelle mani, nelle braccia, nei piedi, nelle gambe. Te ne rimangono, di vene buone, una soltanto se sei femmina, due se sei masculo. La vena in comune a masculi e fìmmine è la giugulare. È sul collo, la giugulare. Ci vuole uno specchio per beccarsela da soli. Invece la vena che il maschio ha in più è proprio chìdda ddà. La vena del sesso. È l’ultima risorsa, l’ultimo tronco cui aggrapparsi prima del definitivo affogo in mare aperto. È troppo grossa la siringa da clistere. Troppo grossa. Disperazione nìvura e profonda.

    La prima volta che ‘mPalermo ho visto un tossico bucarsi era alla Vucciria, in fondo alle macerie di via dei Materassai. Durante la “consa” della robba era tutto ca tremava ca pareva un salice in pieno vento. Poi però addiventò di ghiaccio, respirò e ferma era la sua testa mentre gli occhi cercavano una vena buona. In ddù momento sembrava un pianista prima del concerto. La vena che avrebbe accolto era chìdda del dorso della mano sinistra. Poi cafuddò tutta la merda ddùoco dìntra e iniziò a tirare su col naso con ritmo irregolare. Poi mi talìo e mi disse, a me sedicenne fermo immobile a taliàrlo in quel febbraio 1990, ìddu, gli occhi due punti di spillo, mi disse: “ ‘Un ti fare, curò, ‘un conviene”. Poi la testa gli abbuccò, poi abbuccò il tronco, poi la mano lasciò la siringa e ìddu addiventò una cosa, buttata e dimenticata. Una maceria tra le macerie. Fosse passato un cane a pisciarci di sopra, ci sarebbe stato tutto. La siringa però era ancora ddùoco, sul dorso della sua mano. Una spada era, il dorso d’a mano un toro trafitto. Gli ultimi rantoli di vita del toro però ‘un m’i taliài. I miei 16 anni erano in ricerca frenetica di qualcosa di bello da osservare. Gli occhi se ne caddero sopra un muro disperato. C’era una scritta a vernice. La vernice era bianca e, sullo sporco del muro, pareva un canto. Esiste ancora un po’ di salvezza in questo angolo di mondo? Sul muro, la vernice recitava: “ ‘U Palermo un giorno ‘u vince ‘stu minchia di scudetto”. Amen, pensai io. Sì, forse n’anticchìedd’i salvezza c’è ancora. Accussì presi per mano i miei 16 anni e mi ni innìvu a manciàri un panino a frittola.

    Via Pier Santi Mattarella, sotto il ponte di villa Trabia, lato Gonzaga.
    Viale Aiace, a Partanna-Mondello.
    Via Alfredo e Antonino Di Dio, angolo via Sampolo.
    Via Fausto Coppi, angolo Viale Privato 46, allo ZEN 2.
    Tutti i sottopassaggi di viale Regione Siciliana, ma tutti proprio tutti.
    Villa a mare, al Foro Italico.
    Via Aci, all’Uditore.
    Via Monti Iblei, dal ponte di via Belgio al parcheggio di viale Francia.
    Viale 27 maggio, allo Sperone.
    Via UR 15.
    Svincolo Bonagia, all’incrocio con la circonvallazione.
    Via Emanuele Paternò, parallela d ‘u fiume Oreto, dalla Guadagna fino a Piazza Ponte dell’Ammiraglio.
    Via Domenico Cimarosa, narrè ‘a stazione Notarbartolo.
    Via della Concordia.

    Buttana di Eva buttana, una Via Crucis pare.

    Gudmòrning Palermo.

    Palermo
  • 49 commenti a “Eroina”

    1. Grazie Davide.

    2. Non mi sbagliavo sul suo conto… bravissimo!
      …sono senza parole…

    3. Ci fai sempre riflettere con i tuoi post, la vita frenetica che viviamo a volte ci porta lontano e non ci fa vedere cose che ci riguardano, cose vicinissime alla nostra realtà…riflettiamo, ogni tanto fermiamoci a pensare..

      N.B. “Davidù un giorno lo vinceremo sta min*hia di scudetto”

    4. Grazie Davidù…

      ……:”Rosanerolè”

    5. Caro Davide,
      il tuo talento è puro come la tua palermitaneità.
      Mi hai fatto ricordare fatti analoghi, ero ragazzino e Piazza Alberico Gentili era un autentico ritrovo di tossici cronici, che si bucavano davanti a tutti senza un minimo di dignità e rossore.
      Forse proprio queste immagini (oltre all’educazione) mi hanno sempre tenuto lontano dal mondo di merda dell’eroina.
      Ciao e sempre Forza Palermo

    6. …non ho parole… bellissimo e straziante, angosciate e violento… è un ago questo tuo post…

    7. Grazie Davide,
      per le tue poesie
      tutto questo mi fa ricordare quando vedevo in punkbestia sardi a cagliari farsi di eroina,una cosa bruttissima,andavano tra l’eroina e il metadone;io li ero militare.Ma perche non si fa un cineforum facendo vedere il film cult anni ’70(penso)”Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” a questa palermo che muore?saro contetissimo di esservi d’aiuto….

    8. le tue parole scuotono..e mentre sono a roma e sento forte la mancanza della sicilia ritrovo nelle tue descrizioni un’isola disperatamente meravigliosa

    9. Bellissimo post…un pugno forte allo stomaco, ma serve ad aprire gli occhi!Bravo.

    10. ciao davide,
      penso che hai scritto qualcosa al di là di bello. penso che hai scritto qualcosa di Vero. il mio benvenuto rispettosissimo.

    11. Curioso il perché l’eroina si chiami eroina.
      Appena ho letto il titolo del suo post, sig. Enia, ho pensato che lei avesse scritto qualcosa su qualche eroina del nostro tempo, chessò una Giovanna d’Arco o una Madre Teresa di Calcutta, poi, quando ho letto tutto ho capito. Anche lei ha capito e merda l’ha correttamente definita.
      Straordinaria è la nostra lingua italiana, macabra, capricciusa e pulp.
      Curioso il perché l’eroina si chiami eroina.

    12. Mi ricordo con amore una donna che portava nella sua inquietante bellezza una profonda disperazione. Avevo 19 anni e frequentavo un corso di teatro al Santa Maria della Pietà, ex manicomio di Roma. Lei aveva occhi grandi e azzurri truccati di nero, mi disse di non rovinarmi la vita come aveva fatto lei con l’eroina…me lo disse con una tenerezza e un’affetto che non dimenticherò mai. Non era affatto matta.

    13. ciao fratello, ti ho conosciuto a Roma con Nat.

      Robba forte, anch’io ricordo quei periodi…. quegli odori e tanti sguardi…
      che non ci sono più.
      Davide ci vediamo alla prossima trasferta europea?

    14. La descrizione che fai è talmente perfetta che, leggendo, ho visto anch’io quello che hai visto tu…

    15. Questo post è quanto mi aspetto dai quotidiani, e mai -dico: mai!- che lì dentro ritrovi un articolo potente come questo…

    16. Davidù … si u miegghiu!!

    17. Così, su due piedi, direi il parco della favorita… e sono così tanti i posti del buco che a pensarci mi viene lo sconforto…
      d’accordissimo con algoritmo: ce ne fossero di articoli così sui vari giornali, sulle testate nazionali e non… grazie, Davide, davvero

    18. E la lista potrebbe continuare, rendendo infinita questa via crucis così lontana eppure così vicina ad ognuno di noi.
      Sgomento, dolore, paura ma soprattutto…verità. Ed è questa che fa più male, sempre.

    19. Un pugno nello stomaco il suo scritto, signor Enia.
      E’ confortante sapere che c’è ancora qualcuno in grado di vedere e raccontare la vita dei marciapiedi, visto che ormai, in televisione e sui giornali, no lo fà più nessuno

    20. Ho letto prima Ottobre e poi Eroina…bravo, ma questo te lo dico sempre. Un bacio Ddavide. Un bacio Pam

    21. Il colonnello dei Carabinieri Tomasone ha dichiarato che Palermo è la città italiana con il più alto consumo di hashish. 😐

    22. Davidù, sei un genio

    23. concordo con quanti ti vorrebbero su un quotidiano, Davide, ma non sei tu a perderci, sono i giornali che non possono vantare una firma meravigliosa come la tua.
      Ciò che scrivi arriva diretto al cuore, ora è una carezza (ottobre) ora una pugnalata (eroina).
      Ti ringrazio di portare così in alto il nome di Palermo, e ti ringrazio pure perchè col tuo lavoro mi rendi orgoglioso di essere palermitano

    24. Adesso non posso fare a meno di osservare per terra quando cammino… ed è quasi un sollievo quando non vedo nessuna siringa buttata per strada… ripeto che scritti come il tuo dovrebbero andare (anche) sui quotidiani… bravo Rosalio per aver preso Enia nello staff.
      Buon lavoro

    25. mi hai chiesto un commento, e che ti devo dire? che sei sempre più bravo ad individuare le zone d’ombra della nostra luminosissima società, e sempre più caustico a descriverle. bravo, quando vuoi far male ci riesci bene

    26. Duro e tagliente, in una parola: esemplare

    27. Questo post mi ha lasciato senza parole… grazie Davide, anche se no ti conosco… Micaela

    28. e pensare che la prima volta che ho sentito parlare di davide enia è stato lo scorso anno da una amica di roma (che ti apprezza moltissimo)… e poi la trasmissione su radio2, spettacoli in teatro.
      chi sapeva di avere un concittadino così?
      e poi che sorpresa leggerti qui.
      grande.
      grazie.

    29. Non ci sono mezze misure a Palermo.

      Ma non per questo non ti offro domenica allo stadio mezza birra ghiacciata.

      Tasta Siempre.

    30. Mi definisco una sopravvissuta.
      Degli amici della mia adolescenza sono tanti i morti. Ho vissuto l’arrivo dell’eroina di mafia a palermo, e l’ho vissuto da lucida, con gli occhi aperti.
      Questa premessa per dirti con maggiore enfasi che sei riuscito a rappresentare in maniera disperatamente efficace questa “tragedia”.
      2 i passaggi che mi hanno colpito: l’avvertimento del tossico e la vena in più. Mi hai ricordato Elio morto di aids, teneva un chiodo in una fistola che si era procurato per arrivare meglio a quella vena in più.

    31. Sarebbe interessante sapere se, e quando, tutte le siringhe che ci sono disseminate per i marciapiedi e gli anfratti della città verranno rimosse… post duro e necessario, Davidù. Grazie

    32. Sabato all’una e un pezzo ero fermo in coda perché uno aveva deciso di suicidarsi buttandosi da ponte Corleone.
      Non avendo chiffari buttai gli occhi nella strata, nelle cunette, tra i guardrail. Oh! erano pieni pieni di siringhe. Siringhe fini con lo stantuffo giallo, ma ce n’erano un casino!
      sig Enia aggiunga pure alla sua via crucis: Viale Regione Siciliana prima del Baby Luna di fronte al Pagliarelli, in mezzo alla strata.

    33. Ma lo sa, caro signor Enia, che il suo sguardo su questa città è chirurgico ed incantato?
      Mi piace come Lei racconta quello che vede… concordo che sarebbe utile, oltre che bello, leggerLa su un quotidiano, uno qualsiasi. Fanno bene al cuore, oltre che alla testa, le sue riflessioni. E visto che no penso Lei sia retribuito per questi articoli su questio blog, mi unisco anche al coro dei: continui così, unitamente al mio più sincero: grazie

    34. “Sì, forse n’anticchìedd’i salvezza c’è ancora.”

      Si che c’è. La si legge nelle tue parole e in quelle di chi ti apprezza.
      Un grato abbraccio.

    35. E’ in TV i politici riescono pure a bloccare la messa in onda di un servizio dove viene smascherato quanta cocaina circola nelle stanze del palazzo… che vergogna

    36. Ci sono più aspetti di una città, uno superficiale e uno dove è necessario rischiare di farsi male… ti ti sei fatto male nel raccontare la Palermo disperata, ed è un male “emotivo” quello a cui faccio riferimento, perché penso che la durezza del post l’ho subita sia io mentre lo leggevo che tu mentre lo scrivevi… di questo ti ringrazio, e attendo il tuo nuovo scritto. Ciao, Aldo

    37. eroina, e siringhe, e tossici, e disperazione.
      Anche questa è Palermo, purtroppo.
      Grazie di ricordarcelo

    38. Scrivi qualcosa Davidù… che sono in ASTINENZA!

    39. Palermo e le sue ombre… è vero: esiste così tanta miseria che anche solo leggerne fa male…

    40. Sei il mio DIo!!!!!!!!!!!!!!!!!

    41. Profonda Talìata verde muschio, che si posa sulle cose,
      come minchia fai a restituire le immagini, con parole accussì preziòse?…

      grazie di tutto caro Davidù,
      stammi bene!
      e scrivi di più.

    42. Post brutale, come l’argomento da Lei trattato.
      Mi piacerebbe leggerLa su un quotidiano. Lei ha una capacità di scrivere sbalorditiva.

    43. Sono nato a via colonna rotta,sono cresciuto li su quei marciapiedi,ne scalunati,dove da piccoli costruivamu i carruzzuna e praticavamo lo sport estremo su quei gradoni di marmo antichissimi,ho ancora la casa li,conosciuta da molti palermitani perchè ci passano davanti pa suvicchiaria,specialmente se devi andare verso Palermo nord cioè zona corso calatafimi,questa casa è chiamata Stazione posta,e mi annaco di avere sotto le finestre dei pannelli di legno raffiguranti dei putti ,se picciriddi cu l’aria tranquilla raffigurano le 4 stagioni,mi annaco perchè sono state scolpite dallo zio Giacomino Serpotta,ma non è di questo che volevo parlare,era giusto per far capire la zona giusta.

      Ero picciriddu,diciamo uno di quelli che i perbenisti chiamno scanazzatu o cani i mannara,mentre Giovanni Alamia e Sperandeo ni chiamanu Malacarni con canzoni annessa.
      Come ogni pomeriggio tornavo da scuola e paradossalmente u scanazzatu andava bene,mi ritrovavo a giocare con imiei coetanei,molti di loro i chiamavanu i pirucchiusi,figli di una nota prostituta che sercitava a vicolo marotta ma viveva a pzza indipendezna nela palazzo sopra l’edicola,erano vicini di casa.
      Un girono come tutti i giorni ci trovavamo in via colonna rotta all’angolo con l’inzio di via imera,decidemmo ri fari a cursa,tutti misi in fila,unu rue tri viaaaaa correvo ,fortissimo piu forte del vento con le braccia che facevano il movimento giusto per dare spinta al corpo,guardavo avanti fissavo la fine ra strata nuava(cosi veniva chiamata da noi scanazzati) era un cumulo di monnezza ai lati,corre correvo u viantu mi taggiava a facci,minchia chi fazzu? Calu l’uacchi e mi accorgo che uan siringa stile fioretto si era conficcata nella mia scapa,minchia magghiaccio u sangu,se magghiaccio,arrestai la mia folle corsa,tutti i scanzzati si firmaru e si misero attorno a me,ci guardavamo,io fissavo la scarpa la siringa sporca,non pensai al problema dell’eroina,no,pensai a tutti i malatia ri stu munnu,io tredicenne cu l’iads o minimo che poteva capitarmi l’epatite,celestino grida Natà unnatuccari,franco invece aspè un ti lavari a scarpa ca forse sappizzò,annibale invece se,ma chidici avi l’adrenalina ru scantu e ra cursa un senti ruluri pi uara,io impietrito fermo tolsi la scarpa piano piano,tolsi a quasiatta,e come ua ballerina isavu a u piari nal’aria chisui gli occhi e li riapri pensando e sperando di non trovare nessun buco nessuna ferita nessu frammento,pulitssimo era quel piede,puro quasi ci si puteva manciari,buttai la scarpa e corsi a putia ne me patri più veloce d prima ca il Dio del vento mi l’avissi susciata,raccontai il tutto,mi assantumo ri lignati e capi il motivo,l’eroina ci aveva invaso le sirignhe i truvavi runnegghè.

      Grazie Davidù…ti voglio bene

    44. scusate gli errori non voluti la fretta.

    45. l’eroina… la potenza di questa testimonianza, la potenza della tua scrittura mi lascia sbalordita e frastornata… l’eroina… ancora ne gira… ancora ne uccide

    46. Sono felice del fatto che esista l’eroina. Ne ho visti tanti schiattare grazie ad essa, ed erano tutti dei def1cienti senza p4lle e senza cervello. Il mondo sta meglio senza di loro perchè non avrebbero mai combinato nulla di utile, deboli e scemi com’erano.

      Dovrebbero chiamarla “droga Darwin”, dato che elimina i fessi e i malriusciti! Non si potrebbe fare girare una bella partita di ero tagliata con la stricnina, come capitò tanti anni fa?

    47. Ho la pelle d’oca…grazie per questo post.

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