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venerdì 29 mar
  • Condominio Palermo

    Molte persone, rispettabili come cittadini e magari competenti come professionisti, dirigenti, imprenditori, ecc., si tengono alla larga dalla politica considerandola una realtà “sporca” da cui stare il più possibile lontani. Il guaio è che, pensiamo ad esempio all’ambito che più da vicino ci riguarda, quello cittadino, da una buona politica amministrativa dipende poi la qualità della vita urbana di noi tutti, in termini sia di migliori servizi che di minore stress. Purtroppo non è vero che c’è una classe politica “cattiva” contrapposta ad una società “buona”, per il semplice fatto che la classe politica rispecchia fedelmente la società che democraticamente rappresenta. E se la parte più istruita e dotata di buon senso ed esperienza della società (fosse solo per il fatto di aver viaggiato più di altri) si limita a delegare senza assumere ruoli socialmente responsabili, la situazione da sola, di certo, non migliora e a poco giova lamentarsene. Penso che sia legittimo e naturale che non tutti abbiano tempo o motivazioni per un impegno attivo in politica, ma è certo che molti, forti delle proprie esperienze e competenze, potrebbero assumere un ruolo più vigile nel controllo dal basso del potere democratico. Le tecnologie digitali e la rete internet possono allo scopo essere di molto aiuto sia ai più pigri (socialmente) che ai distratti (dalle proprie occupazioni), anche attraverso un blog come questo. Si afferma comunemente che “l’informazione è potere” e normalmente si pensa alle grandi concentrazioni mediatiche e alla scalate in Borsa per il controllo delle testate giornalistiche. Ma l’informazione è potere anche quando circola liberamente tra i cittadini, quando fa sentire controllati coloro che si dicono al “servizio dei cittadini”. Partecipando a riunioni di condominio mi è venuto da pensare come esse rappresentino forse oggi l’ultima frontiera della vera democrazia: sono l’ultimo luogo in cui delle persone libere, titolari di diritti, si riuniscono per discutere di ciò che da più vicino le riguarda, delegando per la gestione delle cose comuni una persona di fiducia (l’amministratore) che darà poi un periodico rendiconto del suo operato e delle spese affrontate e mettendo, infine, mano alla tasca per le decisioni prese a maggioranza. Se non è democrazia questa! Ciò cui ci ha invece abituato la moderna politica è spesso solo un insieme di spot, manifesti, linguaggio politichese, ecc.: è la “costruzione del consenso”, il marketing politico, ma senza il confronto acceso e diretto, come nelle piazze di una volta, tra cittadini liberi. Potrà la “piazza virtuale” di internet ricreare lo spirito delle antiche polis attuando una moderna cyberdemocracy? Non ha senso infatti scegliere a suffragio popolare il Sindaco se poi i cittadini non hanno modo di controllarne l’operato nell’aspetto più critico: la spesa. La politica è fatta di tante belle parole e di tanta “retorica”, ma la “grammatica” è tutta lì, nel bilancio di spesa. Per consentire un effettivo controllo della spesa da parte dei cittadini sono necessarie la trasparenza amministrativa e l’accesso e la libera circolazione delle informazioni da parte dei cittadini. Qualche vaga idea di trasparenza, il Comune di Palermo, vincolato dal suo Statuto, l’ha già adottata nel proprio sito internet: si tratta di un elenco di conferimenti di incarico per esecuzione di progetti, consulenze, verifiche, collaudi, collaborazioni, ecc. È già importante che si sappia che il Sindaco abbia assunto delle determinazioni, ma la comunicazione sarebbe davvero trasparente se si sapesse anche perché si è dovuto far ricorso ad una risorsa esterna, in cosa consiste l’incarico, in quanto tempo deve essere svolto, a chi è stato conferito, qual è il compenso, qual è la specifica competenza dell’assegnatario e, perché no, il suo curriculum. L’informazione diffusa e trasparente, assieme al controllo incrociato dei cittadini, è un cardine essenziale in una moderna democrazia: è una battaglia troppo importante, per tutti, anche se a Palazzo delle Aquile si è pensato che la trasparenza sia una cosa troppo importante per lasciarla in mano ai cittadini. L’Amministrazione in scadenza, dopo aver assegnato addirittura una specifica delega alla trasparenza, non ha poi più ritenuto opportuno rinnovarla quando l’assessore delegato si è dimesso denunciando la sua impotenza. L’amministratore di condominio deve dare conto dettagliatamente del suo operato, consentendo il controllo incrociato da parte dei condomini. Per questo andrebbero resi pubblici, con la massima trasparenza sui siti internet istituzionali, tutte le delibere di spesa: chi è stato pagato, quanto e perchè. Se, per asfaltare il viottolo del mio giardino ho speso “x”, mentre per rifare la strada sotto casa è stato speso “y” in misura non proporzionale alla superficie del mio viottolo, c’è qualcosa che non va e di cui chiedere conto. Il professionista avrebbe così la possibilità di controllare le parcelle pagate al suo collega, l’imprenditore, fornitore della Pubblica Amministrazione, le fatture pagate al proprio concorrente e così via. Finché non pretenderemo e non otterremo, dal prossimo Sindaco di Palermo, chiunque sia, tutto ciò e non sottovalutando che molti traggono certamente vantaggio dall’attuale opacità in cui versa l’utilizzo del denaro pubblico, sarà da ingenui lamentarsi -come cantava Gaber- di “quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia”.

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  • 8 commenti a “Condominio Palermo”

    1. Concordo in pieno!(anche se penso che solo in una democrazia perfetta la politica rispecchia la societa’, a volte le democrazie possono essere cosi’ imperfette da essere pseudo-dittature e li’ gli strumenti democratici non funzionano)Bisogna portare avanti un progetto concreto e tutti noi dobbiamo fare qualcosa. Se la politica non si avvicina alla societa’, la societa’ deve provare ad avvicinarsi alla politica.

    2. Lodevole l’argomantazione come macro analisi del sistema democrazia e trasparenza della P.A.. Mi è piaciuto il raffronto Condominio/Gestione della cosa pubblica. Ma, a mio avviso, manca una indicazione solutoria da suggerire concretamente. Il lettore del Suo articolo rimane, in questo modo, solleticato ma non soddisfato. Il ruolo di un opinionista deve essere senzaltro quello di svegliare le coscienze ma anche di suggerire utili percorsi. Kammy

    3. Sono dell’opinione che la qualità della vita urbana, dipenda, soprattutto riguardo alcuni aspetti come quello della pulizia delle nostre città, non tanto e non solo da una buona politica, ma dal comportamento civile dei cittadini. Chiedere al singolo di battersi per la trasparenza, obiettivo senza dubbio irrinunciabile, o di farsi avanti in politica avendone capacità, senza domandargli un impegno comportamentale da semplice cittadino è riduttivo. Le città, tutte non solo la propria, vanno rispettate, non oltraggiate con carte a terra, parcheggi improbabili, scritte devastanti, distruzione di luoghi pubblici, non rispetto delle regole.
      Due considerazioni poi a cui il pezzo mi porta.
      Con pessimismo, caratteristica per altro che mi appartiene davvero poco, ho sempre pensato che la politica fosse circondata da un spirito che ti investe una volta che ci sei dentro. Mi spiego. A volte si assiste alla metamorfosi di oneste persone che, entrate in politica, si trasformano, inglobandone aspetti negativi. Come se fossero tenute ad adeguarsi ad un diritto (uso il termine in maniera impropria) non scritto, ma consuetudinario che anima questo ambiente.
      La seconda. L’utilizzo del termine condominio, mi è parso poco calzante. Insomma, basta farsi un giretto nei tribunali o megli dai giudici di pace, per avere idea delle risse che i condomini sono capaci di mettere in piedi, guerre atroci che non hanno nulla di idilliaco. E la cronaca da Erba? Si ammazza per dei rumori!

    4. Rispondo cominciando dall’ultima obiezione: il paragone tra il Comune e il condominio ritenuto poco calzante perchè la “democrazia” dei condomini sono è molto più rissosa. Magari ritornasse un po’ di passione da parte dei cittadini per la vita amministrativa! In condominio ci arrabbiamo perchè dobbiamo mettere mano alla tasca, perchè non siamo d’accordo sulla scelta dell’impresa che deve rifare la facciata o perchè sospettiamo che l’amministratore faccia la “cresta”. Non pensiamo però adeguatamente a quanto ci costi, in termini di minore sviluppo economico e minore qualità della vita, il cattivo uso delle risorse pubbliche che, appunto, non sono di “nessuno”, ma semmai di “tutti”. Alcuni concetti pur semplici da affermare, se presi sul serio, hanno una portata rivoluzionaria. Se il problema è una mentalità da cambiare, la prima cosa da fare è far circolare idee, possibilmente nuove. Il bello della comunicazione interpersonale, e internet ne è uno straordinario strumento, è che -cito una famosa immagine- se ci scambiamo una moneta restiamo ciascuno con una moneta mentre se ci scambiamo un’idea, magari buona, torniamo ciascuno a casa con due idee, il che equivale al raddoppio del nostro capitale concettuale! Ovviamente non basta avere idee: bisogna cercare di realizzarle. Chi ha la capacità di capire, ha poi la responsabilità di agire. E deve agire soprattutto chi ha la libertà di agire. Se tanta gente non fosse tenuta -consapevolmente- nel bisogno, questa gente che bisogno avrebbe di questa nostra classe politica? Ingenuamente si pensa che i politici potrebbero aver bisogno delle nostre idee: in realtà i politici le idee -normalmente- le hanno ben chiare, ma sono orientate soprattutto a mantenere e accrescere il proprio personale, pur modesto, potere. Io credo nel controllo dal basso del potere, nel far sentire il fiato sul collo alla classe politica e nel controllo orizzontale tra i cittadini, diventando cortesemente intolleranti con tutti gli abusi e manifestazioni varie di inciviltà. Usando anche intelligentemente, con una logica di rete, tutti i mezzi di cui i cittadini possono avvalersi. Una maldestra campagna di comunicazione vuole convincerci che viviamo nella città dei sogni, la più “cool” d’Italia? Il cittadino che ha segnalato ieri in TV il servizio sulla pietosa condizione igienica di un asilo comunale di Palermo ci ha riportato dai sogni alla realtà. Per quanto riguarda, infine, le applicazioni pratiche, ne ho in mente diverse, molto concrete: abbiate la pazienza di leggermi, ho appena cominciato …

    5. Quello che a volte mi preoccupa delle denunce, sono le storture che ne derivano, dettate dalla casacca indossata. Cominciamo a guardare al di là dei colori politici, ad avere il coraggio di dire se una cosa è fatta bene o male indipendentemente dal partito, a controllare noi stessi, a trattare le città non come condomini, dove il free rider di turno c’è sempre, ma come casa nostra, essendo quello di proprietà uno dei diritti più tutelati dal singolo fosse anche spinto da un attaccamento poco altruista … ma vabbè … accontentiamoci, e cambiamola la nostra mentalità.
      p.s. io ce l’ho la pazienza di leggerti, senza neanche chiederlo, siam qui per scambiarci idee.

    6. Un condominio è un insieme di case che dividono servizi comuni …
      Condivido comunque il fatto che bisogna “pizzicare” le cose ben fatte, anche per incentivarle, ma condannando le cose che non vanno senza paura delle “dietrologie” con cui si cerca spesso metterle in dubbio. Oggi i NAS hanno chiuso quattro asili comunali: c’è chi veniva pagato con soldi pubblici per effettuare pulizie che non ha fatto. Incassare uno stipendio senza guadagnarselo è ingiusto. Se il denaro con cui lo stipendio è pagat è di fonte pubblica, la responsabilità non è meno grave.

    7. In questi giorni l’attenzione dei lettori è stata spostata su un argomento di carattere più letterario.
      Mi auguro che Didonna ritorni presto sull’argomento e ci parli delle applicazioni pratiche così come promesso.

      P.S. Ma i consigli di quartiere a Palermo hanno una attività controllabile?

    8. Certo che il discorso continua! Tony ha già due nuovi pezzi in corso di pubblicazione.

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