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venerdì 19 apr
  • Incubo d’Autore

    Troppo pane con frattaglie ieri sera. Ho la bocca impastata. Forse ho bevuto troppo vino mischiato con la Sprite o saranno state le uova sode. Certo è che mi sento come preda di una leggera sensazione di vomito. Troppi giri tra vecchie pietre, troppe chiacchiere con gli amici passeggiando sulle lastre di marmo della strada. Ricordo a malapena che, dovendo attraversare, mi ritrovai a chiamare un cieco per farmi accompagnare. Ma che egli aprì gli occhi facendomi sussultare. Un incubo.
    Come quando chiesi del fuoco per accendere una sigaretta e uno di questi amici ebbe a commentare: come disse il re alla regina, prima delle sigarette acquista dei fiammiferi. Fu così che mi cadde l’occhio su un topo, uno dei tanti abitanti della città vecchia, che stringeva una grossa noce tra le zampette e le parlava, sì le parlava. E le diceva: dammi il tempo e vedrai che ti perforerò. Ma la noce resisteva forse perché il topo non si rendeva conto che la parola migliore è quella che non viene pronunciata, chissà. Ma io sto davvero sognando e non so più neanche dove mi trovo, anzi mi sento senza fili, wireless, non vorrei finire dentro la Rete. Preferisco trovarmi qui anche se, certe volte mi sento di vivere in un’abitazione con una parete in comune con un nosocomio. Be’ forse me la sono cercata, perché gli occhi che hanno provocato pianto, meritano di piangere e ora eccomi catapultato in questo incubo agiografico.
    E perché a me? Allora è proprio vero che il cane azzanna senpre in più sfortunato. Forse perché non ho saputo unirmi con quelli migliori di me e rimetterci le spese? Forse perché non sono uscito e quindi non ho meritato di riuscire. Adesso mi vedo a tirare un asino che non ne vuole sapere e io lo sto portando verso una staccionata. Nell’incubo so che devo legarlo là dove vuole il padrone.
    Perché, io ho un padrone? Sì, eccolo, mi pare di vederne il contorno inquietante nei fumi onirici. Mentre uno schieramento di prefiche innalza il coro tragico: “Camilleri, Camilleri…” Ma io mi chiamo Billitteri…. Perdinci, fa pure rima. Non mi libererò mai, lo so. Mi ritrovo in una stanza grande, enorme piena di terribili putti del Serpotta, dal soffitto pendono pupi del Ciclo Carolingio e scacciapensieri. Orlando, Orlando! Siragusa Siragusa. Ma non era Rinaldo? Rischio di procurarmi una ferita lacero contusa al cuoio capelluto direttamente sulla Durlindana del Feroce Saladino mentre procedo verso il centro della stanza dove c’è un cerchio e io ci sto in mezzo. Davanti a me ho Amauri con una stampella. È proprio un incubo. Ma sono in un campo di calcio? Non si capisce. Così comincio a sgranocchiare del pane e dissemino il pavimento di mollichine. E dagli scranni in fondo, severe figure in toga nera puntano il dito su di me:
    “Chi mangia, caro Billitteri, fa molliche, eccola colta in flagrante. Lei ha mangiato, lo ammetta”.
    Beh, in effetti sì, ho mangiato…
    “E le molliche? Eh?, Come la mettiamo con le molliche? Lo sa che vuol dire?”.
    “Veramente ehm… no”.
    “Vuol dire che lei è sceso a compromessi pur di mangiare. E ne sta lasciando traccia. E questo non depone a suo favore”.
    Non depongo neanche io, nessuno mi chiede niente. Le toghe nere confabulano. Una mi guarda e mi dice: “Aranci! Aranci! E chi ha guai se ne assume la responsabilità fino a piangerne, caro Billitteri”.
    Aranci? E che c’entrano? E un altro, uno che sembra un musulmano, un certo Iraim, mi guarda con aria triste: “Billitteri, lei dovrebbe sapere bene che con gli amici e i familiari non bisogna intrattenere rapporti commerciali vero?”.
    “No, non lo so. Perché?”.
    “Perchè è così e basta, perché lo dico io che non sono di qui, che sono qui per legittima suspicione. Lei invece con amici e familiari ha intrettenuto commerci. Oserebbe negare che l’editrice dei suoi (sic) libri è sua amica?”.
    “Ma chi, Mariaelena? Certo che è mia amica…”.
    “Ecco!! Vede??”.
    “Si, vabbè, e allora?”.
    “Allora niente! Ma mi consenta: è utile che le navate di una chiesa siano attraversate da una brezza leggera, ma non, vivaddio, al punto di provocare lo spegnimento delle candele, si renda conto…”.
    “Certo sì, in efetti…”.
    “E poi la smetta, neanche se nel mondo ci fosse solo Palermo. Non possiamo essere clementi con lei. Sarebbe come fare del bene ai maiali e delle elemosine ai sacerdoti. Qui caro Billitteri, rappresentiamo i Guardiani Globali. Da quanto tempo non vede un film di Woody Allen? Ha rivisto ultimamente il Musical Democratico “Nel gran sole carico d’amore” di Luciano Berio? E l’ultimo giallo di Carofiglio che non si svolge, com’è giusto, da nessuna parte? Lo ha letto eh? Lo ammetta che non ascolta Capossela, confessi di non sapere neanche chi è Travaglio, lei che – nella sua irredimibile località – lo scambia certamente per un’attività”.
    Un altro si alza furente. Con voce tagliente, senza guardare me ma la togata dalle labbra carmiglie, mi chiede quasi sibilando: “Billitteri vuole dirci per cortesia cosa mangia? Lei, di solito di cosa si nutre?”.
    “Ma che ne so, quello che capita. Insomma non è un problema”.
    “E si che lo è, perbacco! Non vorrà dirci che si astiene dal nutrirsi di quelle folcloristiche frittelle di farina di ceci, o che partecipa al desco selvaggio di povere bestie sventrate. E magari mangia gli spaghetti aiutandosi col cucchiaio. Non ne siamo certi ma c’è chi l’ha vista mettere il parmigiano negli spaghetti alle vongole!!! Fin qui è arrivato! Ammetta che adora suggere quelle disgustose lumachine, lo ammetta, si liberi l’anima”.
    “Ma non lo so..cosa vuole che le dica. Sì spesso mangio agnello. E anche sugo. Specialmente ai Battesimi. Ma verso la fine. Non si può?”.
    “E no che non si può! Lei se ne viene qui con la prosopopea di chi pensa che l’aria pulita non teme il tuonare della procella, ma cosa ci vuol fare credere? Abbiamo sentito abbastanza… Cosa ha da dire a sua discolpa?”.
    “Il resto di niente”.
    “Come? Che vuol dire in ITALIANO il resto di niente?”.
    “Lasci perdere signor Toga Nera, vuol dire una cosa che per spiegarla ci vuole mezzo trattato di matematica ma noi la diciamo in quattro parole”.
    “Arrogante! Etnoantropologo! Camilleriano! Compare Turiddu, don Corleone, Parlappiuppiano, Franchingrassia, Ficarrepicone, Burruano!!! E non le dico Civiletti perché poi magari si illude che è un complimento. Billitteri: lei non ha speranze”.
    Mi portano via mentre incrocio una tradotta che porta nella sala Enia, Puglisi, la Cubista (o è Cubito?), Alajmo. Con raccapriccio mi accorgo che legati al carro in catene ci sono perfino Tano Savatteri, Tano Basile, Mario Di Caro, l’intera redazione di I Love Sicilia, Filippo D’Arpa, Salvo Toscano, Tutta la squadra di Tgs Sport Amato in testa (col parrucchino). In un’altra fila, schierati in un perfetto 1-4-3-3 ci sono Corini e compagni con Guidolin e perfino Zamparin che spinge un carrello da supermercato pieno di palloni che sembrano tante teste di Matarrese. E penso che siamo all’olocausto.
    Poi mi sono svegliato, la testa appoggiata sulla scrivania, il pc ancora acceso su Rosalio. Ho dato un’occhiata fuori. Monte Pellegrino era ancora lì.
    Metti che mi svegliavo a Gerusalemme.

    Palermo, Rosalio
  • 18 commenti a “Incubo d’Autore”

    1. HAHAHAHAHAAAAAAA … CON LE LAGRIMEEEEE!!!

    2. Miiii ! Ma come si fà ? Anche io a incubi, mi sono inghiottito quasi due chili di caldume e una assaggino di frittula con i pepi a tignitè, complice un unghio incarnato, un tributo veloce ad Onan, nel trentaseiesimo anniversario del mio primo tributo,i pensiera e la new entry di due emorroidine causa pepi della frittula,dovrei mettere un punto, comunque , per abbreviare, mentre ero nel primo sonno mi compare una signorina che mi fa :”io sono quella che ha una villa famosa a Roma…so che eri un claquista ( e questo vero é, orbo degli occhi…), che crescendo sei diventato un poco etnoantropologo…Ecco stai attento ai retrogusti amari,senza mai Iddio ti dovesse sopraggiungere una mossa di acidità….la bibitassi c’è l’hai ?”
      “No, no facevo io,le cose giuste, scarmisco subito…”
      A secondo tempo mi insogno la protezione civile che ordina alle varie autorità delle nove province siciliane di mettere potenti mine nei loro territori.
      Trapani mise le mine, Catania pure, Ragusa semino di mine il suo, Enna minò, la signorina scomparve e si diresse dove perse le scarpe il Signore , uscendo dal sogno.Anche nel mio incubo c’era un agnello, che certi chianchieri levandosi il testale mi vevano impaccato per crapetto….Invece era agnello, al sugo e di colpo finì il battesimo e il sogno pure….
      Giuànni

    3. Caro Billi, anche lei è caduto nel trappolone? Comunque se la può consolare, a memoria, ho conosciuto prima lei che Camilleri. Anzi Camilleri non lo reggo proprio mentre i suoi pezzi ogni tanto li leggo pure. Non tema il confronto!

    4. Cmq secondo me manca ancora una punta di Sartre! ehhehe

    5. Una sala pure per me!!!??? O Signore non sono degno di partecipare…

    6. Parla come mangi, si dice dalle nostre parti.
      Billitteri mangia panelle e milza da Nino u Vastiddaru, Enia u puirpu alla vucciria, e come loro come molti di noi.
      Camilleri gli arancini, e ci sarà pure chi mangia il risotto.
      L’unica cosa importante è essere bravi e dire cose interessanti. Perchè le parole sono solo strumenti.

    7. non c’e’ niente da fare …
      rimani il mio preferito;
      quando apro il feed rss spero sempre di trovare un tuo nuovo post

    8. Complimenti Daniele…come al solito! Sono immersa nella lettura de “la collana di corallo”. Rispettosi omaggi, a presto.

    9. gia, appunto, la collana di corallo. Ne vogliamo parlare?
      L’ho acquistato per un fine ben preciso: mi doveva fare compagnia nel volo che mi riportava dalla mia amata Palermo alla lussuriosa Haiti.
      Leggendo e godendone i contenuti mi sono venute a mente alcuni commenti. Che posso, Dotto’? Mi permette di farceli senza timore di essere frainteso? E siccome e’ la prima volta che commento con l’autore un libro, mi gonfio il petto e do aria ai tasti.
      Il libro e’ gradevole. Sembra che tu abbia in primis reso omaggio ad una citta’, mettendo in luce personaggi e luoghi che evidentemente ti hanno marcato la vita. Il protagonista e’ interessante, anche se ancora poco si sa di lui. Nel prologo si descrive come individuo che corre lungo il filo tra la legalita’ e la legalita’ nostrana (con le dovute sfumature). In realta’ non mi pare che Amato Butera si perda troppo nel malaffare. Resta integro anche quando decide di non denunziare la ragazza. Dunque e’ un bell’omaggio alla Palermo di tutti i giorni, con certti personaggi e certi luoghi che occupano posti rilevanti nelle leggende metropolitane.
      ci sono pure le critiche, per carita’. La storia. E’ un po leggerina a mio avviso. Il furto si, la doppia vita di madame Migliore ok, ma poi non si va oltre. Fa piacere conoscere Mohammed e mi sono fatto una cultura in telefonini. Magari al prossimo ci fa entrare servizi segreti, nazionali e della vucciria, con tanto di intrighi internazionali e prettamente locali, di quartiere.
      Ti confermo che il viaggio Palermo – Port au Prince non l’ho sentito. Il libro ha funzionato.

      cordialmente

    10. Ogni riferimento a fatti recenti realmente accaduti (in questo blog!) è puramente casuale, vero? 😉
      Un mito, sei!

      P.S.= mi fa una certa impressione leggere le tue parole in italianissimo e tradurle simultaneamente nella mia mente in siciliano!

    11. a me mi piaciu Giuanni…. ooops!

    12. Grazie Giancarlo, ma al di là di qualche gioco di parole e con le parole,una un pò con i “pepi” ma in un contesto lieve e scanzonato, il mio voleva e vuole essere un tributo, non onanistico !,al grande Billi che da taluni è stato confuso per un mercificatore di palermitanità.
      Invito costoro nella loro leggittima criticità, pepe di ogni dialettica civile e costruttiva,a usare meno l’accetta, ad essere meno manicheisti e un tantino più tolleranti…non gli piace uno/a ? non gli piace Billi ? Davide è scialbo e non so che altro ?
      Pace e amici come prima, unnè ca si l’hannu a maritari…il tutto rispettandosi a vicenza, ops, un lapis froidiano,a vicenda volevo dire.
      Tante cose belle.
      Giuànni

    13. Giuànni, ovviamente Onan il barbaro

    14. Per dire il vero, non so se Onan fosse barbaro o civilizzato,mi pare fosse un personaggio biblico che oltre ad avere inventato la “retromarcia” , aveva impiantato falegnamerie e segherie prima dalle parti dell’attuale Medio Oriente e poi in tutto il mondo.
      La diffusione massiva della pratica onanistica negli anni sessanta aveva fatto arricchire ottici e oculisti da parte di gran parte del clero cattolico che correlava la citata pratica ad una forte diminuizione del grado percettivo dell’occhio.
      Addirittura, secondo certi prelati, portava alla cecità.
      Questo è quanto, ho undici decimi e non ho mai creduto alle palle che che in gioventù mi raccontavano alcuni parrìna.
      Ne ho conosciuti altri con cui sono cresciuto all’oratorio e di cui ho ricordi bellissimi.
      Ne vuoi più ?
      Giuànni

    15. forse Onan il distruttore

    16. Giuànni solo ora (rileggendo a mente più lucida) mi rendo conto che il mio primo intervento può essere stato letto in modo sbagliato (” Giuànni ovvero Onan il barbaro”).
      Volevo dire: “Giuànni ovviamente intendevi parlare di Onan il barbaro”.
      Se c’è stato questo misunderstanding ti chiedo scusa.
      In ogni caso mi sono piaciuti molto i tuoi tre interventi (soprattutto l’ultimo”). All’altezza del pezzo di Billitteri.

    17. Roy, l’ho letto nel modo giusto. Quello che mi fa arrizzare le epidermidi ed alzare qualche pàpola quà e là, è il fatto che mi innalzi all’altezza di Billi.
      Credo che dovrò mangiarne di musso e carcagnoli per raggiungere la sua altezza….
      Giuànni

    18. Penso che non sia importante quanto ne mangi(mussu, carcagnuola, nierbu(chieddo scusa) quarumi etc. etc.) ma come li mangi. D’altro canto non ritengo certamente disdicevole mangiare una tartaruga a mataluotta o una più esotica iguana fatta a picpac ma vuoi mettere rispettivamente una bella picara o una pariddrata r’attuppatieddri?

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