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giovedì 28 mar
  • La Vergine Annunciata a Milano?

    Antonello da Messina - Vergine Annunciata

    Milano vuole in prestito “per futili motivi” uno dei capolavori della pittura di Antonello da Messina: la Vergine Annunciata del Museo di Palazzo Abatellis. La piccola fragile tavola dipinta nel 1476 non deve affrontare i rischi di un altro viaggio. Negare questo prestito è però soprattutto un dovere morale. La partenza di Antonello da Palermo sarebbe una offesa all’identità culturale della città. Il dipinto è l’icona dell’arte a Palermo, meta del pellegrinaggio di cittadini e turisti.
    Perché trasmettere ancora una volta al mondo l’immagine di una Sicilia che si lascia portar via i suoi tesori?
    Sono fiera di aver aperto questo dibattito civile. Fate sentire la vostra voce…

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  • 9 commenti a “La Vergine Annunciata a Milano?”

    1. Il caso della Vergine Annunciata di Antonello da Messina, mette in risalto tutta l’incapacità italiana di valorizzare i capolavori dell’arte e in particolare la mancanza di amore e passione di certi grandi studiosi di storia dell’arte italiana, che con le loro sparate fanno tendenza.

      Se un opera del genere fosse in possesso degli inglesi o peggio dei francesi (che dedicano un intero padiglione del Louvre, all’arte “!!??aarte!!??” del periodo napoleonico) la Vergine di Antonello da Messina avrebbe la stessa notorietà mondiale della Gioconda di Leonardo.

      Nella Vergine di Antonello, con il suo sguardo consapevole dell’adolescente su cui gravano i destini dell’umanità, unito al gesto repentino della mano, traspare in un attimo nella mente dell’osservatore tutto il mistero della natività e della verginità della Madonna. Trovarsi davanti a questo dipinto è una emozione indicibile. Peccato per gli italiani dimostrano ancora una volta tutta la loro ignoranza e idiozia.

    2. “I beni culturali e archeologici sono un patrimonio di tutti i siciliani e rappresentano una delle risorse per uno sviluppo vero e duraturo della nostra isola”. Lo dice Rita Borsellino dopo l’operazione di ieri che ha sventato un’organizzazione dedita al furto e alla vendita di reperti archeologici trafugati sull’isola. “E’ necessario – dice Borsellino lanciando un appello a deputati e partiti – che sul tema della protezione e valorizzazione dei beni culturali si apra un ampio dibattito anche all’interno del Parlamento siciliano. E lo si faccia al più presto: perché i numeri di reperti trafugati e di capolavori perduti impongono uno sforzo comune e l’impegno di tutti, al di là delle appartenenze politiche”.

      credo che queste parole siano un’ottima continuazione del dibattito sulla cura dei beni culturali in sicilia.
      ricordo il caso del satiro danzante di Mazara, che fu spedito in Giappone per una mostra….

      http://www.mazaraweb.com/satiro.htm

    3. Non è che le opere d’arte non si debbano muovere mai da dove stanno. Ma bisogna che ne valga la pena e che i rischi siano limitati al massimo.
      Nel caso specifico forse può servire un supplemento di informazione:
      – L’occasione è una mostra al museo diocesano di Milano, che ricambia con un altro Antonello di molto minore rilevanza artistica.
      – Il supporto dell’Annunziata è una tavola lignea molto deteriorata al suo interno. In certi punti è ormai totalmente cava: rimane soltanto lo strato superficiale della pittura.

    4. si potesse “trasportare” qualche mio stucco all’estero forse sarebbe l’occasione perchè qualcuno in più, in continente, conosca la mia arte.
      Antonello invece lo conoscono in tutto il mondo. Se i continentali lo vogliono vedere è giusto che vengano qui, da noi, e magari così avranno il modo di conoscere qualche mia opera!

    5. L’ultimo post di Giacomo seppure ironico dice a mio parere delle grosse verita’.
      E’ vero come dice Roberto che le opere d’arte non e’ detto che non si debbano mai muovere, soprattutto se si tratta o di valorizzare certi artisti o dare la possibilita’ a certi popoli di poter vedere opere d’arte di cui altrimenti non avrebbero alcuna possibilita.
      Nel caso specifico invece succede esattamente il contrario.
      Una regione come la Sicilia ,ricca di bellezze artistiche ,ma che vuole valorizzare il proprio turismo, cede una sua opera a Milano che seppure non cosi’ attrattiva da un punto di vista turistico non ha certo bisogno di valorizzazione.
      Bisognerebbe sfruttare qualsiasi cosa pur di portare i turisti nella nostra isola, bisognerebbe rivalorizzare tramite un’operazione di marketing il Massimo ma anche il Politeama, teatri che in altre citta’ sarebbero il fiore all’occhiello e importanti centri di attrazione turistica.
      Bisognerebbe rivalorizzare la Cattedrale con le tombe normanne che pochi tedeschi conoscono.
      Palermo e’ conosciuta piu’ per il film Il Padrino che per le sue innumerevoli bellezze artistiche , se i milanesi vogliono vedere l’opera che scendano a Palermo, avranno la possibilita’ di visionare e magari apprezzare anche il resto.

    6. Il prestito tra musei è una prassi consolidata nel mondo. Piuttosto mi restano oscuri i “futili motivi”?
      A Luca D. consiglierei di non generalizzare,in Italia i musei e le opere d’arte sono valorizzate e per esempio i musei vaticani e gli uffizi sono famosi quanto il louvre e forse hanno anche più visitatori. Il problema semmai è del sud. Voglio ricordare che i bronzi di Riace hanno avuto più visitatori nei pochi mesi in cui sono stati esposti a Firenze che nei decenni in cui si trovano in Calabria!

    7. La trasferta dell’Annunciata è discutibile più per le sue precarie condizioni, come giustamente ha fatto notare Roberto Alajmo, che per altre ragioni. La statua del satiro rinvenuta nel mare di Mazara del Vallo per un po’ di mesi ha fatto da ambasciatrice del patrimonio culturale siciliano in uno dei mercati turistici più interessanti e solo da poco presente nell’isola: quello giapponese. Visto però che i depositi dei nostri musei archeologici abbondano di materiale che o perché meno emblematici o per esigenze di spazio non vengono esposti, perché non selezionare musei o centri di cultura (e perché no anche grandi alberghi e aeroporti) di quei Paesi da cui saremmo interessati a ricevere un maggiore flusso turistico per inviare loro una selezione di reperti da esporre in un’apposita vetrina? Sarebbero dei formidabili veicoli promozionali del turismo culturale in Sicilia. Penso, infine, che si potrebbe negoziare con i musei ospitanti l’accollo totale o parziale delle spese di trasporto e di assicurazione e che tale presenza scoraggerebbe l’incauto acquisto (quando c’è la buonafede) di reperti archeologici che rappresentano uno dei mercati illegali più grandi dopo il traffico di armi e droga.

    8. Riprendo quanto detto da Zelig, riallacciandomi a quanto scritto anche da Di Donna.

      I beni culturali non bisogna solo averli ed esporli in qualche sala di qualche edificio dimenticato, i pochi esempi di musei efficienti italiani che ha fatto Zelig (solo gli Uffizi, perchè i vaticani sono amministrati da uno stato estero), non bastano a nascondere la realtà degli altri mille musei dove impera un lascismo diffuso, di natura prevalentemente politico amministrativo, a mio giudizio ignobile e il tutto è demandato alla buona volontà di qualche funzionario o di qualche impiegato.

      I beni culturali, vanno promossi con un opera mediatica di marketing continua, i nostri tesori d’arte devono diventare contestualmente mezzi di promozione turistica e le loro immagini migliori devono essere utilizzate quali ambasciatori di terre splendide che possono regalare intense emozioni ai visitatori anche dal punto di vista paesaggistico o culturale.
      Non sono contrario a che i nostri pezzi pregiati viaggino per il mondo, sempre salvaguardandone l’integrità e la fruibilità futura, sono arrabbiato perché non sappiamo presentare e promuovere quello che abbiamo, non sappiamo fare viaggiare MEDIATICAMENTE i nostri beni prensentandoli al mondo in tutto il loro splendore, perché non sappiamo dargli il giusto risalto e la giusta importanza, sono deluso perchè pochi conoscono quest’opera e sono convinto che se la Vergine di Antonello da Messina fosse stata nella disponibilità di un altro popolo avrebbe avuto ben altra fama.

      Concludo con un esempio, fate ricerche delle opere di Antonello da Messina su internet e troverete la differenza tra due musei che hanno il piacere di detenere le due vergini annunciate, quella italiana e quella tedesca “Maria der Verkündigung” dipinte dal maestro Antonello da Messina, ovvero il museo di Palazzo Abattellis di Palermo e l’Alte Pinakothek, di Monaco … entrate nel sito del museo tedesco http://www.pinakothek.de/ dove vi accorgerete che momentaneamente non è esposto il quadro di Antonello (presumibilmente in restauro, in quanto è presente solo in foto d’archivio) con quello il sito inesistente di palazzo Abattellis, poi ne riparliamo dei musei italiani e della nostra capacità di fare promozione culturale.

    9. mi pare che i motivi di sicurezza siano inoppugnabili. Tuttavia per valutarli e decidere strapaghiamo organismi pubblici chiamati soprimtendenze. Rimettersi alle loro competenze non è idea malvagia secondo me. Aggiungo che se tutti ragionassimo con lo streotipo “Se vuoi te lo vieni a vedere qui da me”. Avremmo chiuso con le mostre d’arte. Non so se sarebbe un bene per noi siciliani che viviamo oggi in un tassello molto periferico del mondo. Ma anche se fosse, ci sarebbero altre periferie comunque svantagiate. L’Arte è per tutti.
      Antonio

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