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sabato 20 apr
  • Metanoia

    “Le strade di Palermo sono lastricate di sangue, che i cittadini non vedono per miopia o perché distolgono lo sguardo…non solo il sangue degli ammazzati ma anche quello che viene succhiato ogni giorno ai tanti lavoratori in nero…in fondo siamo tutti complici.”

    “Cosa vogliono fare di Palermo, può essere una città museo? È vero, ha il mare, il clima favorevole, i monumenti, ma può vivere solo di turismo? La maggiore risorsa della città sono i suoi cittadini, i palermitani…ma quali sono i progetti di sviluppo economico e sociale? Cosa hanno pianificato? Cosa diventerà Palermo tra 20 anni?”

    “Sono qui da due anni e ho più amici di quanti ne ho avuti a Roma nei precedenti sette anni, però i palermitani a volte non li capisco. Mi dicono che è difficile trovare lavoro, io da quando sono arrivata qui ho lavorato sempre, ad un certo punto ho presentato il mio curriculum in giro e ho iniziato a lavorare a prestazione, poi ho trovato un lavoro temporaneo e dopo qualche mese il mio contratto è stato rinnovato a tempo indeterminato. Non ho una laurea in Economia, ho fatto il DAMS e continuo a occuparmi di arte e teatro. Mi dicono che sono fortunata ma io a Roma non riuscivo a cavare un ragno dal buco.”

    “Lascio il lavoro in Francia perché ne ho trovato uno migliore a Milano…no, in Sicilia non penso di tornarci, non voglio lavorare nel carrozzone ST, magari tra un paio d’anni mi sposterò in qualche altro paese europeo, chissà.”

    Sono pensieri di persone che frequentano Rosalio, conosciute per caso o che mi hanno scritto e con cui mi sono incontrato nelle scorse settimane, pensieri espressi tra un caffè e l’altro, a villa Sperlinga o a piazza Spinuzza. C’è un nesso tra codesti pensieri?

    Palermo
  • 2 commenti a “Metanoia”

    1. “…quali sono i progetti di sviluppo economico e sociale? Cosa hanno pianificato? Cosa diventerà Palermo tra 20 anni?”
      Possibili chiavi di lettura:
      alla Palermo e alla Sicilia “istituzionale” manca la capacità di seguire efficacemente quelle che sono le direttive europee sulla “Politica di coesione a sostegno della crescita e dell’occupazione” (Decisione del Consiglio del 6 ottobre 2006 sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione – 2006/702/CE).
      Leggendo queste Linee Guida ( http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/site/it/oj/2006/l_291/l_29120061021it00110032.pdf ) si comprende facilmente quali sono le strategie regionali e locali da mettere in atto per aumentare coesione sociale e crescita dell’occupazione a livello regionale. E’ politica regionale scritta dall’Unione Europea e viene applicata concretamente in numerose regioni d’Europa.
      Dall’altro versante i giovani neolaureati non hanno punti di riferimento per l’orientamento nel mondo occupazionale a livello locale in svariati settori. Mi riferisco all’esistenza di database locali/regionali di CV ad esempio. Manca uno stretto link laureato-impresa, oltre a mancare nuove imprese create dai neolaureati. L’Informagiovani credo che sia un eccezzione a questo.
      Ma un altro fenomeno che trovo più deludente è costituito dal fatto che una buona parte dei giovani neolaureati palermitani non amano molto mettersi in gioco nel campo del lavoro volgendo – ad esempio – le loro attenzioni al nord italia o in Europa. La voglia di stare a Palermo, il mare, il sole, Mondello, gli amici, il compagno/a per molti giovani palermitani rappresentano degli “autentici valori” che li tengono avvinghiati a Palermo e in Sicilia. E quindi ecco che si sviluppa quel meccanismo dell’attesa di “qualcuno” che possa immettere nel mondo di un lavoro altamente precario, poco professionale e per il quale sicuramente la laurea conseguita risulta inutile (conoscenze, clientelismi, le promesse di lavoro del politicante di turno della destra o della sinistra in tempi preelettorali, ecc).
      Purtroppo questa staticità, la mancanza di una istintiva e produttiva dinamicità e voglia di realizzazione professionale in qualsiasi area geografica del mondo penalizza fortemente il laureato siciliano, condannandolo ad una situazione economica perennemente incerta.
      Come accennato all’inizio le istituzioni locali non hanno sviluppato l’attitudine a realizzare programmi concreti di incentivazione all’occupazione giovanile, limitandosi a realizzare formazione (nel caso della Regione) che comunque risulta, poi, fortemente distaccata dalla realtà imprenditoriale locale (tanti attestati nel casseto ma sempre disoccupato).
      Un eccezione recente è costituita dall’Accordo del comune di Palermo con Confindustria per 250 borse di studio a giovani studenti, di cui Rosalio ha realizzato un post ( http://www.rosalio.it/2007/01/31/250-borse-di-studio-per-tesi-in-azienda ) , ma che a quanto sembra non ha suscitato, il post, l’interesse di alcuno !
      Queste sono “sinteticamente” – a mio modo di vedere – alcune delle cause fondamentali del problema sull’occupazione locale.
      Sarebbe stimolante parlare e riflettere su come superare le criticità locali sull’occupazione. Disegnare scenari di sviluppo economico tali da creare una maggiore coesione sociale e un benessere uniformemente diffuso, non perdendo di vista quelle che sono le vocazioni naturali del nostro territorio.

    2. Ales, ho meno tempo che in passato e così la mia risposta arriva in ritardo. Ti ringrazio per il link, ho letto un po’ troppo di fretta il documento e per quel che ho visto si tratta di raccomandazioni da “buon padre di famiglia”. Non per sminuire le raccomandazioni europee ma per dire che sono fondate sul buon senso e chiunque ha a cuore il governo di un territorio e di una società complessa potrebbe pervenire alle stesse conclusioni. Non so come è andata a finire l’iniziativa delle borse di studio, se è sostanzialmente fallita o meno. L’indifferenza verso un’iniziativa del genere però non mi sorprende. Se io fossi un giovane laureando spenderei le mie energie in altra direzione e altra locazione, forse farei come un mio amico che la tesi in azienda l’ha fatta in Francia per migrare, subito dopo la laurea, a Milano. Certo non me ne starei in Sicilia, a meno che non mi pagassero subito il compenso dei prossimi venti anni di lavoro. Perché? Prova ad immaginare…

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