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giovedì 25 apr
  • Andrea Piraino candidato a sindaco

    Andrea Piraino

    Andrea Piraino, docente universitario di Diritto pubblico, e segretario generale dell’Anci Sicilia, ha sciolto le riserve e si candida per la poltrona di sindaco di Palermo. Piraino sarà sostenuto da due liste: l’Italia di mezzo e Salvare Salviamo Palermo.

    Gli altri candidati al momento sono Diego Cammarata (centrodestra, sindaco uscente), Massimo Costa (L’Altra Sicilia – Antudo) e Leoluca Orlando. Il senatore Sergio De Gregorio, che aveva annunciato la sua candidatura, starebbe per aderire alla Casa delle Libertà.

    Palermo
  • 21 commenti a “Andrea Piraino candidato a sindaco”

    1. che meraviglia!! Leonard Zelig De Gregorio sindaco, attenzione aveva annunciato la sua candidatura magari per le 19:00 cambia coalizione chi può dirlo…

    2. tre candidati…quali previsioni?
      la lotta si fa dura…

    3. Io aspetto notizie approfondite sul programma di Costa, particolarmente per cio’ che riguarda la creazione di lavoro “Vero” e proposte per migliorare la qualità della vita a Palermo.
      Spero che Costa abbia pensato a una reale internazionalizzazione di Palermo con conseguenti arrivi di capitali e investimenti internazionali a Palermo.
      Perché? Non vedo altre possibilità per far uscire Palermo dal provincialismo che la paralizza tra gargarismi verbali e recite di pseudo-politici che neanche loro credono alle favole che raccontano.
      Costa mi intriga, e se soddisfa queste condizioni avrà il voto mio e della mia famiglia, noi che non votiamo piu’ da dieci anni facciamo un’eccezione per le elezioni comunali.

    4. Gigi, purtroppo credo che quello che auspichi tu, già stia accadendo… e dopo tante invasioni fatte con armi e cultura, ne sta avvenendo l’ennesima con i quattrini.
      Dai un occhiata a ciò che accade nel 3 settore.
      Non so se l’nternazionalizzazione porterà il lavoro “Vero” .
      Spero che non si venga a creare semplicemente richiesta di manovalanza ma di professionalità pura.
      Conoscendo “l’indole palermitana”…. ho qualche timore…
      Per uno dei posti più belli di Palermo… i soldi arrivano in Belgio e Palermo fornisce i bagnini…
      In bocca al lupo a Costa e mi auguro che almeno lui abbia un programma.

    5. Caro Gigi, prelevo dal sito de L’Altra Sicilia il programma di Massimo Costa (rubrica: Lavoro e occupazione) lo porto da pdf a doc e te lo giro con copia e incolla. Mi pare oggettivamente interessante.

      Il Comune “non deve” creare posti di lavoro, né assistere attività improduttive o aziende decotte: è un inutile spreco di risorse che alimenta solo l’economia di consumo. Il Comune deve solo favorire l’insediamento produttivo di ogni tipo, soprattutto di quello che crea lavoro, sia esso di capitale e imprenditoria “autoctona”, sia esterno.
      In questo senso diventa cruciale la “gestione del territorio” attraverso l’individuazione e concessione di aree da dedicare all’insediamento produttivo e delle relative facilitazioni. Ci dev’essere un “tavolo permanente” costituito da economisti, aziendalisti, ingegneri, architetti e, in ultimo, politici, che deve valutare in piena autonomia come gestire le aree affinché siano concesse a chi ammoderna di piú l’economia della città e a chi crea di più posti di lavoro. Una città complessa come Palermo ha bisogno di tutto: ci devono essere (e devono essere difese) aree agricole (per prodotti articolo da “giardino” di pregio) ci devono essere aree industriali, pesanti (poche) ad alta tecnologia e leggere (artigianato), ci devono essere aree commerciali e di servizi.
      Il commercio e i servizi vanno liberalizzati al massimo. Deve vincere e sopravvivere il migliore. Su taluni esercizi commerciali di immigrati (della comunità cinese in particolare) deve essere fatta la massima sorveglianza affinché gli stessi non competano in maniera impari o scorretta con i nostri commercianti.
      Il commercio è ritenuto erroneamente un settore che non crea ma distribuisce soltanto valore aggiunto. Non è così, specie quando il centro commerciale o il mercato storico rionale può destinarsi ad un flusso di turisti che portano il loro denaro nella nostra città.
      In una parola la nostra ricetta fondamentale è: dare le infrastrutture, dare i servizi alle imprese e liberalizzare tutto ciò che non è servizio pubblico. L’occupazione verrà da sé man mano che l’economia diverrà meno ingessata.
      Ma alcune iniziative “attive” ci sembrano la chiave di volta dello sviluppo di questa città.

      1. Costituire uno sportello permanente per l’autoimpiego dei giovani che intendono intraprendere un’attività imprenditoriale; sportello che fornisca tutta la conoscenza necessaria allo start-up con il finanziamento degli investimenti iniziali fornito dalla “Tavola” di Palermo.
      2. Investire sulla ricerca, finanziando autonomamente l’Università ed il CNR, per trattenere a Palermo i cervelli in fuga o per fare rientrare i migliori: la tecnologia attira inesorabilmente gli investimenti di qualità e questi portano sempre occupazione.
      3. Promozione di alcune presenze industriali strategiche, passando attraverso la contrattazione diretta con grandi gruppi internazionali. Esempio per tutti: i Cantieri Navali da rilanciare in una aggressiva politica euro-mediterranea, anche scorporandoli dai CNR e mettendoli in concorrenza con loro. Altro esempio, anche se fuori dal territorio comunale, l’industria di Termini. La riconversione su produzioni ad alta tecnologia anche di fabbriche dell’entroterra beneficia Palermo in quanto centro naturale di convergenza e di servizi per un retroterra molto ampio.
      4. Favorire una flessibilizzazione degli orari di lavoro che consenta l’apertura degli uffici pubblici e di taluni servizi privati anche il sabato mattina con il recupero di alcuni pomeriggi liberi.
      5. Creare o favorire “cooperative di consumo” che portino sugli scaffali dei mercati palermitani i prodotti siciliani di qualità e di prezzo conveniente. L’operazione dà respiro all’economia isolana, trattiene in Sicilia centri decisionali e profitti, consente una diminuzione drastica del costo della vita.
      6. Politiche di settore per l’artigianato, il piccolo commercio e il turismo per favorire, a condizioni economiche, le imprese a dimensione familiare che ridistribuiscono il reddito ed alleviano il disagio sociale (esempio: i bed & breakfast). Non favorire invece quelle attività che non consentono un efficiente gestione se non su larga scala e quindi non ostacolare gli insediamenti produttivi e commerciali che ammodernano la struttura produttiva della città.
      7. Politica di settore per la Moda, per fare di Palermo il 3° polo nazionale, promovendo eventi ed anche una dimensione internazionale, non solo per i sarti palermitani, ma di tutta la Sicilia. Ma la moda di Palermo, deve essere, anche nell’immaginario collettivo, “diversa” dal solito mondo italiano, più vicina alla gente comune, più normale, più umana. Deve comunicare un messaggio di solarità e di solidità, di semplicità e di eleganza.
      8. Creare o favorire la creazione di un acquario presso il Foro “Borbonico” ed altre qualificate “stazioni” turistiche.
      9. Politica specifica di formazione linguistica e turistica per “guide” ed altro personale destinato ad interfacciarsi con i turisti, ivi compresi i “commercianti” delle zone a maggiore vocazione turistica.
      10. Riqualificazione della spiaggia di Mondello ed ampliamento della zona libera rispetto a quella concessa ed altre iniziative volte a recuperare la fruibilità turistica di Palermo e del suo mare. Non ultima quella di dotare di degna illuminazione notturna i principali monumenti ed edifici storici della città.
      11. Promozione “continua” sui media di eventi nella nostra città, nel nome della Sicilia: per il turismo, per i concerti, per il Massimo, per eventi sportivi, culturali, etc.

    6. De Gregorio farebbe bene a restare fuori dalla città di Palermoche ha già abbastanza problemi, ci mancano solo sti giochetti da scuola elementare fatti tanto per attirare l’attenzione da uno che sinceramente nn mi pare abbia mai fatto niente per la nostra bella città. Smentitemi se sbaglio

    7. Mi pare troppo generico il programma riportato prima. Piccole cose ma facilmente realizzabili possono costituire il futuro prossimo di palermo…la raccolta differenziata porta a porta, che darebbe molti posti di lavoro; isole pedonali al centro e a Mondello, che attirerebbero turisti e favorirebbero lo shopping; attenzione ai mezzi pubblici “Verdi” per collegare i quartieri tra loro e con le zone pedonali. E’ questo il futuro che immagino io e per cui mi impegno

    8. si tratta di Salviamo Palermo, non di Salvare Palermo che è una fondazione apolitica che si occupa solo di tutela e salvaguardia dei beni culturali della città. Mi piacerebbe che fosse specificato. grazie, ciao

    9. Il comunicato stampa riportava l’errore. Abbiamo rettificato e ci scusiamo.

    10. Sono daccordo con Francesca su De Gregorio che voleva sfruttare Palermo per farsi la pubblicità al suo nuovo soggetto politico che è già mezzo morto, a mio modesto parere, seppur nato ieri.
      Condivido molti punti del programma di Costa; anche a me pare molto interessante.

    11. qual’è il programma di Piraino

    12. Si puo dire Piraino sindaco di centro

    13. Cosa intende fare Piraino nel sociale??

    14. Ciao sono Willy, un simpatico cagnolino palermitano.Seguitemi sul mio blog,ma soprattutto inviatemi proposte da girare al professore,vi garantisco il massimo impegno, e soprattutto vi rispoderà tramite me.BAUUU!!

    15. io come studente conosco il prof Piraino,devo dirvi che è una persona straordinaria,professionalmente molto preparata,onesta…insomma penso che possa essere un’ importante risorsa per una Palermo ormai stremata.
      Si occupa professionalmente di governance degli enti locali.Penso che per una nuova Palermo ci vogliono persone di alto spessore,come Piraino

    16. Da L’Altra Sicilia – Antudo parte una proposta per la riduzione del costo scandaloso della politica in Sicilia, anche per confrontare i candidati sindaci di Palermo su un terreno scivoloso come questo e nel quale almeno due dei quattro possono vantare aderenze importanti in Assemblea Regionale.
      In Italia le retribuzioni degli “onorevoli” (ormai quasi un’offesa) sono le più alte d’Europa e in Sicilia sono ancora più alte (pro capite) che nella stessa Italia, uno scandalo semplicemente mondiale!
      Su questo tema vogliamo chiarire la nostra posizione.
      Ai tempi della Costituzione Siciliana del 1848 deputati e senatori di Sicilia non percepivano alcun compenso se non una modesta diaria per spese di trasporto, vitto e alloggio qualora non residenti a Palermo.
      Quel modello era certo eccessivo e classista, e infatti solo aristocratici, grandi commercianti e principi del foro potevano fare politica. E’ giusto che, in modo trasparente, lo stato si faccia perciò carico del costo della democrazia, altrimenti resterà per sempre “una cosa da ricchi”.
      Tolta di mezzo ogni facile demagogia, però, va pure detto che in una terra di disoccupazione, sottoccupazione ed emigrazione come la nostra, dove c’è chi fa il precario a vita, dove c’è chi non arriva a fine mese, dove c’è chi è strangolato dagli interessi di un sistema bancario alieno e nemico, le retribuzioni stratosferiche e garantite di chi fa politica (dal più umile consigliere di circoscrizione fino agli assessori-ministri della Regione) sono semplicemente un’offesa immorale che grida vendetta intanto al cospetto degli uomini e poi, forse, anche al cospetto di Dio.
      E questa immoralità non è solo là dove appare, negli organi rappresentativi, di governo, etc. ma anche in un oscuro sottogoverno (enti inutili, consorzi, autorità, commissari, etc.) dove si parcheggiano gli “onorevoli” del disonore che sono stati “trombati” alle ultime elezioni.
      Da qui la nostra proposta, che parte dal Comune di Palermo, nel quale ci stiamo confrontando, ma che investe tutta la Sicilia: dimezziamo in maniera secca il costo della politica, così, senza differenze per nessuno o esenzioni, per dare intanto un segnale forte di inversione di rotta e di moralizzazione della vita pubblica.
      Vogliamo vedere che gli altri concorrenticoncorrenti non si pronunceranno sul tema?
      Vogliamo vedere che i Sicilianisti veri dimostreranno di essere gli unici patrioti che farebbero buon uso dell’Autonomia mentre i ferventi rappresentanti in Sicilia dei partiti italiani o i falsi autonomisti sono la vera zavorra della nostra Terra?
      Massimo Costa
      Candidato sindaco de L’Altra Sicilia – Antudo

    17. Sono tentato di votare Costa.
      Non metto piu’ piede nei seggi elettorali da dieci anni, e continuero’ ad astenermi nei prossimi anni per tutte le elezioni-business future, ovvero, provinciali, regionali, nazionali, e referendum spreca denaro. Faccio questa eccezione per le prossime comunali di Palermo perchè Costa mi intriga.
      Qualche mese fa ho scritto i motivi che mi hanno allontanato per sempre dalle urne, ritornero’ a votare quando si verificheranno almeno alcuni cambiamenti:
      1)Abolizione di una delle due camere nazionali.
      2)Riduzione di metà del numero degli eletti per la camera restante.
      3)Il Quirinale costerà quanto l’Eliseo e quanto il corrispondente tedesco, cioè dieci volte meno di quel che costa oggi.
      4)Tutti gli eletti, a parte il governo, avranno un lavoro nella società e faranno politica part-time previo rimborso spese e compensazioni sui mancati introiti da stipendio(tanto la camera si distingue spesso per astensioni).
      5)A livello regionale, provinciale e comunale riduzione della metà degli eletti e sistema di remunerazione come quello nazionale sopra descritto.
      6)Come deciso dal popolo sovrano abolizione del finanziamento ai partiti, anche dei finanziamenti camuffati(rimborso elettorale) praticati oggi.
      7)Ripensare, se non é possibile abolirlo, il finanziamento ai giornali(anche quelli che vendono poche centinaia di copie) in ogni caso fissare quote(minime, non le decine di milioni attuali) uguali per tutti se non é possibile abolire il finanziamento.
      8)I politici(ex e non) saranno sottoposti alle stesse regole degli altri cittadini del simil-Paese Italia per aver diritto alla pensione, di conseguenza saranno aboliti pluripensioni, pluristipendi di Stato, pensioni baby, indennità di Stato, vitalizi.
      9)La delocalizzazione: la Polonia, l’Ungheria, la Slovenia superano il Sud Italia(cioé il sud del simil-Paese chiamato Italia) per infrastrutture e competitività.
      Sarebbe interessante fare un inventario di tutte le imprese italiane che delocalizzano verso quei Paesi. Cosa hanno fatto tutti i governi italiani che si sono succeduti per rimediare a questo fenomeno? A parte ripristinare delle pseudo casse per il Mezzogiorno che sappiamo come finiscono?
      ……………………………………………
      praticamente torno a votare quando smetto di sognare!

      Ora chiedo direttamente al candidato Costa e alla gentile Genoveffa, addetta stampa del candidato:
      al di la dei gargarismi verbali e degli annunci tipici delle campagne elettorali
      vi potete impegnare fin da ora a organizzare l’opportuna raccolta firme per chiedere un referendum i quali obiettivi siano la vostra proposta e le mie sopra elencate?
      Gradirei ricevere risposta, ho notato carenza in questo senso da parte del candidato Costa che comunica con post-comunicato ma non risponde agli elettori, intanto la data delle elezioni si avvicina e la mia voglia di continuare ad astenermi aumenta.
      Praticamente vi si chiedono fatti concreti, non solo belle frasi e proposte elettorali. Grazie di rispondere.

    18. il programma del prof. Piraino lo potete trovare sul sito http://www.andreapiraino.it

    19. Massimo Costa scrive:
      25 Aprile 2007 alle 17:10
      Ebbene, Gigi, adesso ti rispondo in maniera più puntuale a quanto mi chiedi. Ho notato che il tuo post sul sito in cui ribadisci i tuoi nove punti è dell’altro ieri sera e la tua “protesta” è di stamattina. Se non fosse stato per quel post del 14 aprile non avresti avuto motivo per richiedere una risposta in meno di 48 h. Ma su quello del 14 abbiamo chiarito, vedo, e quindi possiamo andare avanti.
      Intanto non dimentichiamo che mi sto presentando “solo” come sindaco di Palermo e molte delle questioni da te poste investono anche livelli politici superiori a quello comunale. Ancora, io sono de L’Altra Sicilia, ma non sono L’Altra Sicilia in persona. Una proposta articolata come quella da te formulata comporterebbe prima una democratica discussione interna. Rispondo quindi a titolo personale, ma comunque compatibile con la linea del mio movimento.
      Io non sono uno che cerca consensi ad ogni costo, pronto a dare ragione a tutti. Preferisco fare il politico che sa dire qualche “no”, ai soliti che dicono sempre “sì”. Ma anche da parte dell’elettore ci vuole una certa elasticità. Non si troverà mai il candidato perfetto o le cui idee coincidano in tutto con le nostre, ma almeno quello che si muove nella giusta direzione.
      Sul referendum intanto… A pena di essere smentito da un costituzionalista una proposta integrata come quella da te formulata non si può fare per referendum: in Italia sono solo abrogativi e non credo che le leggi attuali, con opportuni ritagli, possano sortire l’effetto sperato. Non resta che mandare in Parlamento, all’Ars, …al Consiglio Comunale, una classe politica diversa che faccia queste o simili proposte. Se chi governa vedrà crescere minacciosamente un’opposizione che fa sul serio, finirà per fare sue, almeno in parte, le proposte che provengono da quella parte dell’elettorato.
      Non ci sono, a parer mio, scorciatoie rispetto al consenso ed alle elezioni. E’ dura, perché il sistema non è pienamente libero, ma – ripeto – non ci sono scorciatoie. Forse si potrebbe tentare il referendum consultivo o il progetto di legge di iniziativa popolare, ma poi finirebbe tutto nelle mani delle solite persone.
      Andiamo nel merito dei tuoi nove punti.
      Io non penso che una riduzione di parlamentari o di una camera abbia un effetto diverso di una riduzione delle loro retribuzioni. Peraltro in uno stato regionale o federale (Germania, USA, Italia) la seconda Camera serve proprio a dare una rappresentanza “per stato”. Ma poi bisogna stare attenti a non confondere gli organismi rappresentativi dai potentati che stanno dietro e li controllano. Le autonomie locali, le camere, tutta quella politica per cui i cittadini provano fastidio, sono inefficienti sì, ma sono una garanzia contro la dittatura, sono quei corpi sociali intermedi che limitano l’arroganza del potere esecutivo. In una parola riduzione degli stipendi sì, anche a più della metà, riduzione dei deputati e dei senatori forse, ma senza esagerare per le ragioni che ti ho detto, abolizione del Senato no, la voleva il PCI che è sempre stato paladino del centralismo.
      Riduzione dei costi del Quirinale sì, incondizionatamente.
      Part-time per i politici: no, è un’utopia demagogica e vado a spiegartelo. L’altro ieri tu mi scrivi un post sul sito de L’Altra Sicilia, l’indomani io vado (come tu vorresti per tutti) in Università a fare un Consiglio di Dipartimento dalle 9 alle 10, lezione dalle 10 alle 12, una riunione di una Commissione dalle 12 alle 14. Di pomeriggio giro per i quartieri popolari di Palermo e non passo nemmeno dal comitato e non accendo nemmeno il computer per vedere se i militanti mi segnalano una novità. L’indomani mattina già tu sei offeso perché non ti ho risposto. La politica è un lavoro a tempo pieno e non deve essere solo per ricchi. Lo stato deve mantenere chi fa politica con un “salario” adeguato, non con assurdi privilegi. Per la stessa ragione ritengo qualunquista e classista una totale mancanza di finanziamenti pubblici alla politica. Devono essere sobri, sì, ma se si aboliscono del tutto, non potrà mai emergere una forza nuova e prevarranno solo quei potentati occulti che attingono a fondi neri. Te lo dico da un “partito”, se vuoi chiamarlo così, che non becca un centesimo di finanziamento pubblico, ma la questione qui è di principio. La politica non è fatta solo di idee. Ha un costo. E se ci saranno differenze di risultato tra me i concorrenti sono dovute, fra l’altro, all’abissale differenza di forze finanziarie in campo.
      Solo sul finanziamento dei giornali sono ancor più drastico di te. Per me andrebbero aboliti del tutto, in quanto inutile spreco se non sostenuti dal mercato. Anche sugli assurdi privilegi della classe politica sono per abolirli del tutto: Riforma Dini per tutti, se si vuole dire con uno slogan.
      Sul passaggio a cascata su Regione, province e comuni, valga quanto sopra. In particolare il nostro parlamentino, anziché tararsi sul Senato italiano, il più costoso parlamento europeo, farebbe bene a tararsi sul parlamento della Danimarca, di dimensioni simili alla nostra Sicilia e con un costo della politica enormemente più basso. Le province sono enti inutili e quindi non ne parlo. Per i Comuni possiamo, almeno per Palermo, già da queste elezioni dare il buon esempio.
      L’ultimo punto è un po’ eccentrico rispetto agli altri, anche se tocca un problema importantissimo. Non sarebbe onesto risponderti in una battuta. Ti posso rinviare a quanto abbiamo scritto tante volte sul sito e su tanti argomenti simili di economia. Solo posso dirti che, senza una moneta separata, non possiamo beneficiare di alcuna delocalizzazione, non facciamoci illusioni. Da sindaco di Palermo potrei solo investire in ricerca e conoscenza (come si fa con successo da anni nei paesi scandinavi), contrattare qualche permanenza della old economy, aiutare a decollare qualche potenziale distretto industriale. Ma non illudiamoci che il Comune possa da solo invertire la rotta del declino economico di Palermo. Lì solo una Regione veramente autonoma potrebbe fare qualcosa.
      Questo è tutto, Gigi.
      Decidi tu se votare o no e per chi. Noi siamo quello che dichiariamo.
      Per la Sicilia, solo per amore di un’Altra Sicilia
      Genoveffa

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