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sabato 20 apr
  • Santo

    Averlo chiamato Santo l’aveva un po’ segnato per tutta la vita. Non era nemmeno il nome del nonno, anzi a cercare bene di “Santo” in famiglia non ce ne erano mai stati. Eppure la decisione, sap’iddu perché, era caduta proprio su quel nome.
    Ora, se porti un nome del genere, accompagnato tra l’altro da una faccia da bravo picciotto, le strade sono due: O ti accolli battute del tipo “Compà amunì veniamo in campagna da te a Pasquetta! Tutti al campo Santo!…”, oppure te ne fotti ed a dispetto del nome scegli di essere un grandissimo figlio di cacata.
    Santo aveva prediletto la seconda opzione e, devo dire, la cosa gli era riuscita pure bene.
    Tra i frequentatori della trattoria di Zio Nunzio Stappagazzose aveva saputo guadagnarsi per anzianità e rispetto degli altri avventori il tavolo personale, un onore da non sottovalutare, considerando la giovane età.
    Pochi tra gli avventori godevano di un simile privilegio. Zio Nunzio li aveva classificati in base al modo di mangiare.
    Ciccio ’u tascio era il classico mangiafranco: si calava una porzione abbondante di pasta alla grassa e poi la pagava come mezza porzione.
    Peppino mezza tanca era il tipico mangia pane a tradimento. Una volta che Zio Nunzio si era “scordato” di fargli la ricevuta, picca ci mancava che chiamava finanza, polizia, esercito e guardie a cavallo.
    La Signora Ina, che lavorava in banca, ordinava ogni giorno spaghetti alla carrettiera, poi una fetta di pescespada alla griglia e di nuovo spaghetti alla carrettiera, lei era un particolare esempio di mangia e su scorda.
    Ma quello che era entrato nel cuore di Zio Nunzio era Peppe Spoto, professione muratore quando capita tanto che è colpa mia se travagghiu un cinné?. Peppe andava in trattoria solo per la compagnia. Si portava un semprefresco ed un cantalupo, si sedeva e mangiava. Si può dire che aveva sposato appieno la filosofia del “mangia ru to’ mangia, ru to’ saziatinni”.
    Infine c’era Santo, detto zitto e mangia, capace di fottersi una teglia di pasta col forno, senza manco ciatare.
    Era stato uno dei primi a mangiare da zio Nunzio. La trattoria aveva appena aperto, era estate, Santo aveva passato una mattinata sana incrastato sui libri tra teorema di Darboux e postulato di Cauchy. Si era fatta ora di pranzo e a Santo mettere la pignata sul fuoco gli siddiava da morire…portafogli in mano e andiamo a provare sto Zio Nunzio.
    Tre tavoli con una tovaglia di carta, preciso, una in tre, e sette sedie erano l’unico arredamento a parte i soliti quadri da trattoria. Il veliero in balia delle onde, il clown con lacrima annessa ed una specie di zoccola in vestaglia.
    Santo si sedette all’unico tavolo libero e manco passarono cinque secondi, che apparve zio Nunzio.
    “Buongiorno signore desidera?”.
    “…mangiare”.
    “E qui per questo siamo noi … vuole primo?”.
    “Sì che cosa c’ha?”.
    “Ah! tutto quello che vuole lei”.
    “Tipo?”.
    “Pasta ca’ saaarsa…”.
    “E poi?”.
    “Pasta ca’ sarsa!”.
    “E mi porti pasta cà sarsa”.
    Quello era stato il loro primo incontro. Santo mangiò male, spese abbastanza, ma come un fissa di quel posto si era innamorato. La trattoria a volte è come una zita, non è un granché, c’ha un malo carattere, ma lei all’inizio ti dice una frase particolare, fa qualcosa di speciale, e tu, preso dal momento di minchionanza, ti innamori.
    Santo l’aveva vista crescere la sua zita. Col tempo erano aumentati i tavoli, ognuno con la sua tovaglia, e anche la scelta delle portate era più ampia. Zio Nunzio c’aveva preso il verso.
    Era il dodici luglio, il caldo era lo stesso del giorno in cui Santo mise piede per la prima volta in trattoria.
    Si era appena seduto nell’ultimo tavolo rimasto libero, quando entrò un vecchio. E vecchio lo era davvero, mica per cugghiunare! I novanta anni,sicuro, se li era sucati da un pezzo.
    Si avvicinò a Zio Nunzio, i due si parlarono, e zio Nunzio dopo aver dato un rapido sguardo al locale, si avvicinò a Santo.
    “Santo, te la posso chiedere una cortesia?”.
    “Che c’è?”.
    “Però non te la devi prendere per comando …”.
    “Amunì parla”.
    “Senti c’è quel signore, che a suo tempo mi ha dato una mano per il locale, c’ho una specie di debito con lui. Ora, mischino, passava di qui e voleva mangiare, posto un ci nné…”.
    “Amunì ho capito fallo assettare qua”
    “Grazie Santo! … Mastro Nino venga qua col signore che c’è posto”.
    “Grazie che fa disturbo?”.
    “No si accomodi, mi chiamo Santo”.
    “Ed io Mastro Nino sono”.
    “Che le porto Mastro Nino?”.
    “Guarda fame assai non ne ho … fai una cosa, ho visto che c’è musso, portamene una porzione per antipasto, poi mi fai un bello piatto copputo di pasta e anciuova, poi di secondo che hai?”
    “Ci sono calamari di lusso”.
    “Ecco fammene due arrostiti e ci metti un altro po’ di musso per contorno…per la frutta fai tu”.
    Santo abbozzò un sorriso.
    “Santo tu che vuoi il solito piatto di pasta?”.
    “No guarda portami la stessa cosa”.
    Santo in genere non amava parlare a tavola, gli piaceva più che altro ascoltare, ma quel vecchio con l’appetito arretrato gli faceva simpatia. Alla seconda portata Santo non resistette.
    “Mastro Nino ma il suo medico lo sa che mangia tutta sta roba?”.
    “Non mi parlare di medici, l’altra volta ci sono andato e questo mi fa:
    «Lei c’ha la pleurite».
    «Che c’ho io?».
    «L’acqua nelle spalle».
    «Ma chi io? … Ma se è una vita che bevo solo vino?»”.
    Fu un attimo. Santo non riuscì a frenarsi. Abbozzò un sorriso, poi la bocca si spalancò ed iniziò a ridere, sempre più forte. Cadde a terra e stramazzò.
    Il primo a prestargli inutilmente soccorso fu Peppe Spoto:
    “Santo che hai? Santo! Santo!… Picciò Santo S’antossicò”.
    Santo a terra aveva ancora il sorriso stampato in faccia. Sembrava finalmente ridere ad una battuta sul suo nome. Tutti riuniti attorno a lui. Solo Mastro Nino mancava tra i presenti, sparito, lasciandosi dietro un forte odore di zolfo e musso.
    Una lacrima solcò il viso stanco di Zio Nunzio. Il suo miglior cliente perso in un attimo, il più gioviale e fedele tra i frequentatori della sua piccola bolgia, irrimediabilmente perso.
    Del resto, quando zio Nunzio aprì la trattoria, il patto con Mastro Nino era stato chiaro: “Portami entro cinque anni l’anima di un santo, corrotta per peccato di gola e vedi che sta trattoria ti farà ricco”.
    Il debito di zio Nunzio era stato saldato.

    Colonna sonora: Sympathy for the devil (Rolling Stones)

    Ospiti
  • 16 commenti a “Santo”

    1. Wow! bello, complimenti anche per la colonna sonora

    2. Alle volte è un vero piacere leggerti…

    3. Davvero un piacere leggerti.
      Complimenti.
      ciao

    4. CIAO BULK
      sono in strike
      Cmq piacere leggerTi et saluti a ki sai tu 😉

    5. Alle volte è un vero piacere commentarti … soprattutto se si vuole far vincere una scommessa!!!
      Ciao a chi sa lui, che io so che lui sa che noi sappiamo che voi sapete che non bisogna strafogarsi a tavola!

    6. Ehi, Maurizio…psss, pss…ma è vero che Bulgakov ed Albi stanno assieme? Tu che sei informato…dicci, dicci! 🙂

    7. Vi posso solo dire che presto andremo a vivere insieme …

    8. Ma…letto o amaca? 😛

    9. Sai che vi dico? Che siete una manata di brunella; mi facistivu fari abbila (non mie) e ppi nenti. vi dedico Calogero di Agrigento e minni vaiu forever…Ecco !

    10. Ma il permesso di soggiorno per entrare in Molise è complicato ottenerlo oppure puru voi vi dovete vedere su second life?

    11. Sempre uno spasso…
      … d’altronde eri mio compagno alle medieeeeee!
      Ciao da Vincenzo, un tempo detto “Camma” (ora siamo sotto elezioni e non posso completare il mio cognome 😉 )

      P.S. Complimenti per la futura carriera sentimentale :-)… V.

    12. Vincenzo … ma stè arancine quando ce le dobbiamo mangiare?

    13. Prego?!
      Ed io che credevo che presto sarei andata a convivere con l’architetto!!!
      Circa l’accesso in Molise … dunque … considerando che fino ad ora è … come dire … entrato un solo palermitano … credo che … sì … credo sia complicato ottenerlo!
      Comunque mangiare troppo fa sempre male, causa anche allucinazioni!

    14. Mi ricorda un pò l’episodio pasolianiano de “la Ricotta”…cmq una lettura sempre piacevole. Bravo.

    15. ops…pasoliniano…mi è scappata una “a”

    16. Albi io lenzuola sempre due paia ne porto, vada per i DICO ma con moderazione. Isola devo ammettere che la cinematografia di Pasolini non è il mio forte ma sicuramente uno, che come me apprezza cannoli e cassate, deve colmare questa lacuna. A proposito Maurizio anche tu quando parlavi di Calogero d’Agrigento ti riferivi alla ricotta vero? No perchè altrimenti issi …

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