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martedì 19 mar
  • Grammatica siciliana

    Grammatica siciliana bis

    Il mio primo pezzo su Rosalio si intitolava Grammatica siciliana e, allora come adesso, mi diverto a scoprire norme e regole sempre nuove. E il continuo contatto con il dialetto mi porta a “teorizzarle”. Ho scoperto di recente, per esempio, l’assenza del tempo presente del modo congiuntivo. Esiste l’imperfetto (putissi arricchiri), in rari casi il trapassato (si l’avissi saputu prima!) ma non vi è traccia del presente. Anzi il presente viene fuori ma all’indicativo in estremi tentativi di traduzione usati quando il palermitano vuole fare il fino. Queste occasioni sono riservate ai convenevoli e alle formule di cortesia. Tratterebbesi, infatti di congiuntivo esortativo.
    Facciamo degli esempi:

    • Quando si invita qualcuno ad entrare si dice “trasissi” che nella formula cortese diventa “prego, prego, entra” (indic. Pres. 3°p.sing).
    • Per farlo accomodare “s’assittassi”, formula di cortesia “si siede”.
    • Congedo davanti al pianerottolo “chiurissi, s’arritirassi” più gentile suona “chiude…chiude…si ritira”.
    • Per chiedere a qualcuno di lasciare il portone di casa aperto si dice “lassassi aperto” più fino “lascia aperto” e, in quest’ultimo caso non capisci se ti danno del tu o se c’è una terza persona coinvolta nella discussione.
    • Dal balcone stendendo i panni “signora mia cu stu tiempu un s’asciuga niente!” “per carità non mi dice niente che mi acchianano i nervi”.
    • Proprio sabato sera il posteggiatore per dirmi di parcheggiare l’auto più vicino al marciapiede, mi invitò a farlo dicendomi “signorina si stringe”…avrei voluto rispondergli “Magari!Ma la dieta produce effetti scarsi, proverò con la centrifuga a 80 gradi!”.

    Naturalmente e via discorrendo…ma fin qua per una, più o meno, con le mani in pasta nella grammatica per mestiere, ci siamo. Sarà circa una settimana che mi arrovello su quattro espressioni idiomatiche. Due sono riuscite bene o male a renderle in italiano, per le altre due chiedo l’aiuto dei lettori di Rosalio.
    1. FORTE CHE. Esempio: “Forte che comincia a piovere non la finisce più”, traduzione”UNA VOLTA CHE inizia a piovere non smette più”.
    2. AVANTI CHE. Esempio “Avanti che mio marito capisce una cosa!”, traduzione: “Prima che mio marito capisca qualcosa!”.
    Ma le due che proprio non so rendere sono ‘NCA e CACHI’.
    Esempi d’uso:

    • “I me’ niputi non mi vengono a trovare mai”.
    • ’NCA chi buoli…su’ picciotti”.
    • “I picciuttieddi d’uora su tutti vastasi”.
    • CACHI’.
      Chiedo aiuto…secondo me ‘NCA è ARABO e CACHI’ è FRANCESE!!!

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  • 26 commenti a “Grammatica siciliana bis”

    1. “avanti che…” proviene direttamente dal Francese,”avant que mon mari…” per il Cachi a parte il frutto non trovo riscontro nella lingua francese!

    2. Buongiorno Maria, menomale che in questa grigia mattina ci sei tu a distrarmi;
      1) ‘NCA posto all’inizio della frase = MA.
      esempio: Pirdivu l’elezioni; – ‘NCA chi ci vò fari!( ma che ci vuoi fare?)
      2) ‘NCA posto secco come risposta = SI o CERTO o ancora E’ COSI’ e similari;
      esempio : – Pecciò, accussì finiu? – ‘NCA!. (sì, certo,)
      quest’ultima forma molto si avvicina fino alle volte sposarsi col CACHI’.
      3)CACHI’= PROPRIO COSI’, si potrebbe anche definire come un ‘NCA rafforzato;
      esempio : – U’ sintisti cà ci foru m’mruogghi? CACHI’! (e già; proprio così).
      4) l’apoteosi, lo sposalizio, ‘N’CACHI = non c’è dubbio è proprio così;
      esempio : – Pecciò, facc’i cavaddu vinciu l’elezioni? – ‘N’CACHI!! (puttroppo è assolutamente così).
      Spero di esserti stato d’aiuto.
      Ciao Marì! 😀

    3. tommaso, solo per dire: che ridere!
      …e che sapienza di linguaggio.

    4. @ cattleye; ‘NCA!

    5. La locuzione “nca” dovrebbe essere la forma tronca di “n’ca ciertu” (trad. certamente) e “cachì” quella di “ca chi aviemu a fari” (trad. che dobbiamo fare)…sono delle ipotesi ma mi sembrano valide…ai posteri l’ardua sentenza.

    6. Allora come il mio esimio professore di Palermitano (cioè mio nonno pinò) mi ha “insignato” le due espressioni dovrebbero essere:

      ‘NCA (CHI)= ma che cosa…
      CACHI’= …e certo…

      Sul primo sono sicuro, sul secondo un poco meno.

    7. AHAHAHAHHAAH Verità assolute!!
      Ti invito a prendere il posto del mio prof. di Linguistica alla facoltà di Lettere!!!!
      “Signorina, si stringe” AHAH ho ancora le lacrimeee!
      A me invece una volta il posteggiatore disse, invitandomi ad arretrare di qualche centimetro, “issi un minutu n’arriere”!!!!!!!

      ‘NCACHI’!

    8. E poi c’è anche ‘NCACOMU!
      Vogliamo parlarne?

    9. E parliamone!…è più facile, potrebbe tradursi “in effetti”…

    10. per me cachi lo possimao provare a tradurre con “nevvero” e ‘nca con “si, davvero, esattamaente”

      barbara Isabella

    11. Grazie a Tommaso e anche a tutti gli altri del prezioso contributo 😉

    12. Allora che di dire di “‘NCA PICCI0′”????

    13. Grande Mari!!! 8) 8) 8)
      mi hai fatto ridere tanto!!! 😉

      un abbraccio
      Babs 8)

    14. ‘ncavà conosco anche.. ma la n è n residuo tardo provenzale del n efelcistico? Non c’entra niente ma quattro parole cu cuocciu à littra ci stavano.
      Qulcuno mi spiega anche SCIATERE E MATRE?????

    15. Brva Simona, sai che era una cosa che volevo mettre in un “ipotetico” pezzo comico? Poi un’altro mi ha anticipato chiamando il suo spettacolo ” Fiato di Madre”; ma nn c’entra niente, e poi il dilemma è: Sciatira, Sciatire, Sciatir’; insomma, chi ne sà qualcosa ci illumini! 🙂

    16. Me lo chiedo sempre. Oltre al significato non so neanche scriverlo

    17. Pare che derivi dal nome di una principessa araba Shater, che rinchiusa in una torre dal padre, affinchè non conoscesse uomini, riuscì lo stesso a partorire un bambino: la cosa ovviamente generò stupore
      Pare inoltre che “sciatere e matri” fosse il nome che veniva dato ad un oggetto molto particolare che veniva dato in genere in dote alle giovani coppie sposate. Una specie di imbuto (a volte d’argento) collegato ad un tubo. l’imbuto veniva posto in prossimità del talamo nuziale e l’estremita libera del tubo veniva posta sulla finestra. La funzione dell’oggetto era quella di preservare l’intimità della coppia da odori molesti di natura intestinale canalizzandoli al di fuori della stanza da letto.
      Lo so è una cosa terribile ma più di così non riuscivo ad edulcorarla

    18. Grazie Bulgakov, nn sò da dove hai attinto queste informazioni ma mi hai tolto un peso, giuro che erano anni che stà cosa mi frullava in testa; Bellissima la storia della Principessa, nn credi che allora la frase sia : Shater è madre ? con è verbo?
      Comunque buona la prima, perchè la storia de… bè… sì insomma della “Piritiera”…la lascerei perdere.
      Grazie ancora.

    19. Ma quante belle cose ho scoperto grazie e ai lettori di Rosalio!

    20. Tommaso la frase dovrebbe avere proprio quel senso lì.
      La seconda versione ti assicuro che in alcuni quartieri di Palermo (in particolare Capo) è la più accreditata ma anche io ho sposato la storia della principessa Shater

    21. …e che ne dite del fatto che nella grammatica siciliana i verbi non hanno il futuro?
      FRUTTO DEL FATALISMO SICULO?

    22. bello questo 3d 🙂

    23. sciater’e matre significa letteralmente ciatu ri matri, cioè fiato di madre, e si riferisce al fatto che le madri, interponendodi fisicamente ai giovani, facevano percepire il loro fiato di persona anziana, non gradito

    24. La storia della principessa non fa una piega…l’oggetto in questione é ancora conservato al museo Pitrè accanto alla palazzina Cinese!!

    25. Per me, anche se non sono siciliano, è il dialetto più bello! Viva la Sicilia!

    26. “Cachì” è, in realtà ‘Nca chi, a sua volta abbreviazione di “Dunca chi” (traduzione letterale “Dunque che”)

      Dal senso “dunque che”, come nella seguente frase:
      ‘Nca chi cci vo fari? Dunque che ci vuoi fare?

      si è passati a quella che è una vera e propria esclamazione:
      ” Ma pi daveru ti maritasti?!? ” ‘Nca chi! “

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