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martedì 23 apr
  • “Requiem per Chris”

    “Requiem per Chris”

    Ascoltando le parole di Andrea Camilleri dalla voce di Sergio Rubini, appariva chiaro che si trattava di un soggetto cinematografico. Il film, però, non fu mai realizzato. Con “Requiem per Chris”, che ha debuttato in prima nazionale qualche giorno fa al Nuovo Montevergini nell’ambito del Palermo Teatro Festival, inaugurandone la stagione teatrale, Camilleri ha dipinto con flash-back e salti da un capo all’altro del mondo, proprio come in una sceneggiatura (cosa non nuova, anzi, per “il sommo”), un viaggio affascinante alla ricerca delle origini del leggendario musicista Chris Lamartine, incarnazione stessa del jazz. Sul palco, a raccontare la storia in musica e parole, uno dei più bravi e interessanti attori italiani di cinema e di teatro, Sergio Rubini, insieme al celebre jazzista Enrico Rava. La performance ha visto protagonisti anche Mauro Negri (sax contralto e clarinetto), Giovanni Guidi (pianoforte), Francesco Ponticelli (contrabbasso) e Joao Lobo (batteria). Camilleri è andato ben oltre il ritratto delle peculiarità siciliane per cui è maggiormente conosciuto nel mondo, raccontando una storia che unisce Palermo, Roma e New Orleans con un unico, misterioso, filo rosso. Ha inizio nella Sicilia fascista che, tesa, attende l’imminente disastro della guerra a fianco della Germania. Un nobile isolano di quel periodo, collezionista di dischi jazz, lascia alla figlia i suoi preziosi cimeli, tra cui un ellepi della band di un certo Nick La Rocca, caratterizzato da una storia tutta particolare, narratagli da amici di amici. Ed è proprio la solitaria nipote del barone amante del jazz a iniziare Rava, co-protagonista della storia, alla vicenda e alle note magiche “avanti di cinquant’anni” del leggendario trombettista Lamartine. Durante il loro primo incontro, avvenuto per caso, Rava ascolta in cuffia quel vinile, per la prima volta. E ne rimane incantato. Chi era questo musicista che precorreva i tempi, anticipando Dizzie Gillespie, Miles Davis e Chet Baker? La nobildonna passa allora al nostro, il testimone di quella leggenda, raccontatale da sua madre e a lei da suo padre, e la rievoca per lui, affamato dalla curiosità e sbigottito dal genio: sulla copertina del disco manca proprio il suo nome, quello del più grande, quello di Chris Lamartine. Per questo si suicidò, a vent’anni, nel 1917. Esistono altri cinque suoi dischi da qualche parte nel mondo, ma lei non sa dove si trovino. Poi basta. “Non so più di ciò che ti ho già detto”, dice.
    I quesiti rimasti insoluti, la morte prematura e ingiusta, ma soprattutto l’estro del giovane musicista, fanno nascere nel protagonista un’ossessione che lo porta alla ricerca spasmodica degli altri ellepi. Dopo un altro rapido incontro con la donna, ambientato questa volta nella capitale, quel disco, l’unico in loro possesso va in frantumi e Rava si decide a cercare Chris, lo spirito stesso del jazz afro-americano, nella sua città natale: New Orleans.
    Giunto nella città americana che di lì a poco avrebbe subito la catastrofe dell’uragano Katrina, il protagonista ricerca sugli elenchi numeri telefonici, indirizzi e nomi di possibili parenti di Lamartine, appuntando tutte le informazioni utili. Talvolta telefona, altre volte si reca di persona dinanzi alle porte di sconosciuti. E’ cosi che rischia la vita incontrando elementi poco raccomandabili che però, una volta conosciuti i suoi reali e “innoqui” intenti, lo conducono nel luogo giusto. Avviene l’incontro decisivo, in una casa sgarrupata, piena di oggetti e simboli esoterici, con una donna il cui viso era visibilmente segnato dal tempo e dalla povertà. Era la sorella di Chris. “Si, i suoi dischi sono qui. Ma non so se te li posso dare. Prima glielo devo chiedere”. Attraverso bambole di pezza, croci e oggetti legati a culti meticci, quella donna dialogava col fratello o forse si trattava solo di un’illusione che, in ogni caso, aveva lenito il suo dolore per anni. Dopo che un lungo sonno ristoratore al piano superiore di quella casa, poco più che una capanna, gli aveva restituito le forze, Rava fu svegliato da rumori prepotenti. “Ha detto di sì”, sussurrò la vecchia , diverse ore dopo, passate a compiere strani riti. Intanto, l’uragano Katrina era già alle porte.
    Mentre Rubini interpretava e faceva sue le parole di Camilleri, con la sua inflessione quasi impercettibile e con la sua mimica, sul palco Enrico Rava in carne e ossa accompagnava il pubblico in questo appassionante viaggio intorno al jazz, ai suoi stili, ai suoi strumenti e ai suoi personaggi, come un vero poeta.

    Chiedo scusa se ho commesso qualche errore nel riportare la storia, ma non possedendo, ovviamente, il testo, mi sono affidata solo alla mia memoria.

    Palermo
  • 6 commenti a ““Requiem per Chris””

    1. Qualsiasi errore ti sarà sempre perdonato…pietra miliare dell’informazione!!!Ciao Cri,un bacio

    2. Addirittura… bacio:)

    3. Con tutti sti baci mi inserisco pure io..un bacio cristina….

    4. cristiAna… 😀

    5. La pecularietà di questo post è definita proprio dall’assenza di commenti. Teatro, jazz, il Palermo Teatro Festival, Rubini e Camilleri…..” ma che m….stai dicendo ? ” Non è con questi argomenti che scatenerai la discussione, Cristiana, il dibattito. Tutti “incendiari e fieri” quando si tratta di commentare chi osa riferire di ristoranti e pietanze, semplicemente assenti quando si tratta di parlare di un evento non “mondano” ma culturale. Potevi almeno accennare all’ accompagnatore, se è sempre quello il “tuo” lui, se è cambiato, com’eri vestita. Niente, invece. Imperdonabile davvero.

    6. Ahahah si si! 😀 il mio commento è tutto il post: la ricostruzione della rappresentazione teatrale in base a ciò che ricordavo e che mi ha emozionato. Ogni aggettivo e ogni parola che si usa è un commento. Comunque ho capito cosa intendevi dire, non ci sono “fronzoli” 😀

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