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sabato 20 apr
  • Presepi

    Io me lo ricordo il presepe di casa mia. Era sistemato sulla lingua stretta di uno scaffale candido. La direzione di marcia terrena conteneva germi di salvezza celeste. Si andava, con chiarezza e fiducia, da sinistra a destra. Dall’ultima scatola di scarpe addobbata a montagna gigante, fino alla capanna del Bambinello, seguendo la luminosità argentata della stella cometa. Il presepe di casa mia tramandava l’unica speranza che ci interessi davvero. Chi parte, arriva. I Re Magi erano i soli a coltivare il privilegio di potersi muovere nella cornice spazio tempo. Principiavano il cammino e lo finivano. Cominciavano addossati al cammello, accanto a palme estive ricoperte dal borotalco in mancanza delle neve. Terminavano all’ingresso della capannuccia, dopo l’ultimo tratto a piedi, col bipede alla briglia. Gaspare era l’unico bianco, in omaggio all’utopia della tolleranza. Gli altri – Melchiorre e Baldassarre – erano extracomunitari. Avevano il permesso di soggiorno, conservato tra oro, incenso e mirra. La mirra popolava i miei fervidi interrogativi infantili. Che diamine era? Pensavo a una birra con la pronuncia sbagliata. La immaginavo effervescente e gialla. Un dubbio rodeva le mie scarne certezze teologali di chierichetto: si possono regalare bevande alcoliche a un Bambino perlopiù Divino? Dunque, solo i sovrani venuti dall’Oriente avevano corpo e birra bastante per spostarsi da qui a lì. Gli altri restavano inchiodati alle posizioni di partenza, manco ci fosse stato Sacchi in panca. Lo Spaventato del presepe di casa mia somigliava a uno strafattone punk, con i capelli brizzolati di stravizi. Probabilmente era stato a Woodcoock. Cioè, no, quello è il pm. A Woodstoock, se si scrive così. I pastorelli formavano il coro muto. Annualmente, si assisteva alla decimazione delle pecore. Aprivamo il cassone che conteneva gli attrezzi e scoprivamo il ratto. Forse era venuto il lupo. Forse era passato il tempo. Forse lupo e tempo sono la stessa cosa. Il presepe era affare di mio padre, demiurgo accreditato della creazione natalizia. Increspava le montagne con le dita. Piazzava protagonisti e figuranti. Creava il suo mondo gioioso. Tutti insieme ci amavamo col cuore incandescente. Eravamo certi che la felicità ci avrebbe aspettato sul sentiero che conduce alla capannuccia, come la stella cometa e argentata.
    Quest’anno il presepe tocca a M., se se la sente. Aspetteremo la mezzanotte del 24 e disbrigheremo il rito della collocazione del Salvatore. Al primo rintocco guarderemo il soffitto, immaginando il cielo. Metteremo nella mangiatoia un Bambinello in sedia a rotelle.

    Palermo
  • 16 commenti a “Presepi”

    1. Racconto bello,ma che riduci a brandelli lo spirito natalizio,se ancora in giro ne è rimasto,visto quello che succede al mondo,visto che una mattina ti alzi ti lavi il viso ti guardi bene all specchio per accettarti che tutta la “saponata” è andata via e noti una pallina e pensi dentro di te,quante volte tua madre ti ha detto che le “puntine” non le deve schiacciare? Ma ti da fastidio,dolore,strano ma dolore allora decidi di approfondire,si avvicina Natal,e non hai intenzione di passare le feste e il rituale giro ri marunnuzzi e parenti co sto bummuluni in faccia,si decidi di indagare,e sbagli arrusa di eva,perchè il natale te lo sei fottuto uguale l’hai digerito prima che cominciasse,quello non è l’effetto di una puntina scafazzata,no,è un calcinoma fulminante che ti è cresciuto dentro velocissimo e ti ha salutato cosi una mattina,te lo sei fottuto il Natale,anzi il Natale ha fottuto te perchè te ne sei andato velocemente a 25 anni anni,tanto che minchia ci stai a fare a 25 anni sulla faccia della terra,lasciamola ad altri,anche se io in realtà ti avrei preferito pure nella sedia a rotelle e magari ti avrei aiutato a afre il presepe.
      Ora le potete scafazzare le puntine,tanto è ufficiale non cè più età per morire.
      Buon Natale a tutti.

    2. “Il presepe di casa mia tramandava l’unica speranza che ci interessi davvero. Chi parte, arriva”.

      che dire….sei sempre il solito Robertone 🙂

      con stima
      Maristella

    3. ciao Roberto!
      il tuo post è davvero divertente…anch’io mi chiedevo quand’ero piccolo che diamine fosse la mirra!!!!…ed anche io la scambiavo per la birra…ma qst è un’altra storia…e poi “u scantatu”!! è il personaggio più fumato e divertente del presepe!
      cmq a parte gli scherzi…io studio antropologia e a tal proposito ti segnalo un breve saggio dal titolo ” dall’oriente venne una stella” lo trovi in “Dei segni e dei miti” (editore sellerio). La figura de “u scantatu” la si ritrova in Sicilia (al momento nn ricordo il nome del paese)in un una sorta di presepe reale e prende il nome di “Nardu” …

    4. Viva il presepe. Nculu all’alberi di natale ai Babbi Natale, ai fiocchettini rossi alle palle di cristallo, alle candele intorcigliate rosse. Caro signor Maina, t’avissira pigghiari d’acitu tutti i panettoni. Signor Bauli, le faccio notare che non solo a Natale si può amare di più. Signora Tim, chemminkiacitrasi la gnocca con il costume rosso? Ooohhh.. mi sono sfogato.

    5. Ti avrei preferito nella sedia a rotelle… E’ una scelta immane. Ti abbraccio Ultras. Con Mari e Luca.

    6. Qua poi ci faccio il laghetto, col pescatore, e dalla montagna faccio scendere la cascata d’acqua. Ma faccio scendere l’acqua vera
      “Già, l’acqua vera!”
      Sì, l’acqua vera. Metto l’ interoclisemo dietro, apro la chiavetta e scende l’acqua. Te piace, eh?
      “No”
      Ma non mi faccio capace! Ma lo capisci che il Presepio è una cosa religiosa? “Una cosa religiosa con l’interoclisemo dietro? Ma fammi il piacere!”
      E’ questione che tu vuoi fare il giovane moderno… ti vuoi sentire superiore. Come si può dire: “non mi piace”, se quello non è finito ancora?
      “Ma pure quando è finito non mi piace.”
      E allora vattènne, in casa mia non ti voglio.
      “Ma guarda un poco, quello non mi piace, mi deve piacere per forza?”
      Ma dalla mia casa te ne vai.
      “Ma il Presepio non mi piace.”
      E vattènne, perché in questa casa si fanno i Presepi.
      (Eduardo De Filippo, da “Natale in casa Cupiello”, 1931)

    7. roberto che intendi per immane?

      25 anni, forse si ho peccato di egoismo,ma sai era una persona molto importante aveva 25 un si cugghiunia.

    8. Una sedia a rotelle comandata col pensiero, la nuova frontiera non solo per i diversamente abili.

      http://www.tecnocino.it/articolo/sedia-a-rotelle-comandata-col-pensiero/4233/

    9. Ultras, non intendevo quello che intendi tu. Dico che per chi ci si trova e deve scegliere la scelta è enomre. Io conosco persone disabili che vorrebbero morire. Te la senti di dirgli che sbagliano?

    10. Io non mi sento di dire a nessuno nulla,ma qualcuno ha chiesto ho dato la possibilità di scegliere alla persona di cui parlo io???

      forse è questione di età,mio suocere era sulla sedie a rotelle da parecchio e quando è mancato insieme al dolore i figli hanno provato sollievo,la sofferenza era troppa da ambo i lati,e poi oggi diciamo che la tecnologia un pochino aiuta,meno la cultura della gente.

      PS: rosalio,stai diventando davvero patetico con sta storia dell’attesa del commento,ti pigghi pi fissa sulu.
      secondo me fai prima a cancellarli i post se non ti vanno bene,no con questa stupida attesa.

    11. Ultras non trovo opportuno l’aggettivo che mi attribuisci e ti invito a utilizzare altri toni. Stai litigando con un software che in base a criteri che non sto a spiegarti (anche perché i commenti non sono sede preposta a tal fine) ti pone il commento in coda di moderazione.

    12. allora è il tuo software patetico,non spiegarlo tu li imposti i criteri,per ip nick e mail e altri parametri,perchè se provo a cambiare mail è uguale,quindi sei tu che decidi,il software esegui,non farmi pensare che sei meno intelligente del software.
      cmq non è un mio problema.

    13. Bene. Siccome sei fuori tema hai due scelte: o ti attieni al tema o i prossimi commenti sulla moderazione non passano.

    14. Nella sua lucida semplicità molto spesso è come dici tu, Roberto.
      Ma il vero nodo, il peso del dolore, e il senso di inutile disperazione , è tutto sulle spalle di chi vive accanto o peggio rimane.

    15. Ciao Roberto,
      come sempre sei un grandissimo
      martino

    16. Grazie ragazzi. Baci

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