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giovedì 18 apr
  • La festa delle medie

    Costretta ad un periodo di riposo forzato, penso. Come diceva Antonio Albanese. Non faccio un caxxo e penso. Cose inutili per lo più. L’ultimo pensiero inutile riguarda che cosa mi ha portato ad essere quella che sono diventata. Rifiutandomi di fare pensieri finto-psicologici-pseudo-profondi riflettevo sulle cose che, da piccola, mi affascinavano.
    Condizionata dai miti fanciulleschi di allora, ecco l’elenco delle cose che avrei voluto fare da grande:

    • La ballerina: alzi la mano quella donzella che non l’ha sognato per un periodo della sua infanzia. Solo che il sogno era fatto di tutù rosa e scarpette di raso, la realtà di allenamenti assurdi che mi fecero desistere a lampo. Ho solo un vago ricordo di una ca iccava vuci se non facevamo come diceva lei. Ancora a mia aspietta.
    • L’infermiera: il sogno appartiene al periodo Candy Candy. Che figata! E poi c’era Terence piedi piedi. Il fascino del camice…ma la sola vista di un ago mi dava le vertigini, perciò accantonai pure questo mestiere.
    • La poliziotta: caspita, mi sarebbe piaciuto assai, tutto il giorno a combattere con i cattivi. La divisa. La pistola. Ma c’era un’altezza minima (forse un metroesessantacinque) e io sempre nana fui. Perciò altro sogno infranto.

    Per un certo periodo, catturata da Grisù, volli fare pure il pompiere ma durò poco…ero già grandicella e andavo alle feste.
    Le mitiche feste delle medie. Come dice Elio. Che tempi meravigliosi!
    Intanto cominciavano alle 3 di pomeriggio, non dopo cena, al festeggiato si regalava un 45 giri, talvolta, per evitare doppioni, un fantastico buono per un 45 giri! Si mangiavano tartine con maionese e insalata russa, panini con prosciutto, si beveva aranciata e 7up e c’era lo stereo e si ballava: Easy lady, All night long, Karma chameleon, gli Europe, Captain Sensible, Time after time, Bette Davis eyes, Tarzan boy, le Bangles, I like chopin e all’ultimo c’erano i lenti…Careless whisper e il tempo delle mele.
    I genitori naturalmente non solo erano in casa ma facevano imboscate improvvise nel salone. Il padre esordiva accendendo la luce “’un c’è troppu scuru nna sta stanza?” e si piazzava a guardarci “amunì abballate”. Ovviamente il festeggiato avrebbe voluto sprofondare, solo solo pensando a tutta la settimana successiva di presa per il culo. La mamma invece girava per le stanze e, con voce isterica, spegneva le luci lasciate accese “a cu fa luci sta luci?”. C’erano un sacco di problemi con la luce elettrica mi sto rendendo conto adesso… A un certo punto, mentre c’erano i lenti, qualcuno spuntava col bastone e allora i maschi a turno facevano a gara a passarsi sto bastone, cambiando partner finchè finiva il pezzo e il pinnapepé di turno restava come un trunzo e pagava penitenza.
    Altro imprescindibile appuntamento era il gioco obbligo-verità. Se sceglievi obbligo ti poteva capitare di baciare la ragazza o il ragazzo che ti piaceva, ma di solito vulavano pure boffe. Se sceglievi verità…le fissarie sparate a 13 anni non si contano.
    Corre l’obbligo di aprire una parentesi a parte sull’abbigliamento dell’epoca. Altro che leggings!
    Le femminucce si distinguevano due grandi categorie:

    • Quelle appicciriddate. Gonna lunga, maglioncino con mega collettone bianco, polsi e orlo che spuntavano da sotto. Variante: jeans chiari a vita altissima. Tutte uguali!
    • Quelle toche. Avevano il maxipull e i cinturoni. E le spalline (anche due paia) infilate sotto le bretelle del reggiseno. Tutte uguali pure loro.

    Tratto comune alle due categorie i capelli. Ricci e gonfi. Più gonfi erano, più toca sembravi. Sprecavamo un sacco di schiuma, ce li asciugavamo a testa in giù e dal parrucchiere si faceva o la permanente o meglio ancora il sostegno. La più graziosa di tutte era una mia compagna che aveva pure la frangia con la permanente…una pecora, và. Tra spalline e capelli gonfi abbiamo, praticamente, attraversato gli anni ’80 senza collo…
    Maschietti. Premesso che a 13 anni i maschi sono davvero dei cessi brufolosi e informi, distinguiamo pure in questo caso due categorie.

    • I pitorfi: lupetti di color pastello, tipo verde acqua o giallino infilati in jeans a vita alta che, se indossati da una femminuccia avevano il loro perché, ma su uno dei miei compagni erano veramente tristi, anche perchè i pantaloni si usavano sciarriati cu ‘i scarpi e l’effetto era molto arlecchino sbiadito r’a Zisa.
    • I pinnapepé: vestiti come capitava, spesso con la tuta acetata, quindi bella lucida, accompagnata però dai mocassini. Molto spesso scamosciati. Si usavano, la verità.
      Le suddette feste finivano prima di cena e si tornava a casa rigorosamente venuti a prendere dai padri che, per l’occasione, si trasformavano in tassisti scarrozzando pitorfi, pinnapepé, picciridde e toche. Le ultime due, arrivate a casa, si precipitavano a scrivere sul diario segreto le emozioni della festa, non prima di avere fatto un giro di telefonate e commenti, col ritornello di sottofondo “ma se eravate insieme fino a mezz’ora fa, chi v’aviti a cuntari?”… I primi due non è dato sapere.
    Palermo
  • 40 commenti a “La festa delle medie”

    1. Cara Maria, come festeggiare meglio il mio compleanno bisestile se non ricordando la mia adolescenza?!Grazie, sei UN MITO. Cristina

    2. Oddiooo!!..era davvero così!!…io facevo parte del gruppo “appicciriddate”, anche se aspiravo ad essere toca..

    3. aiutooo….
      mi hai riportato alla testa troppi, troppi ricordi…
      io ero a metà fra le appicciriddate (colpa o merito dei miei) e le toche.
      anche io avevo la permanente, anzi il sostegno, che a 12 anni mi fece diventare, non so perchè, i capelli tutti biondi, stavo bene comunque!

      Mio padre veniva a prendermi alle 8 tardi tardi, e tutte le mie compagne rimanevano fino alle 11 e ci scappava il bacio per loro con il festeggiato bono… a me invece niente.. che tristezza…
      però recuperavo quando andavamo in villeggiatura ad alcamo!!! che belle estati!!!

    4. La categoria dei pinnapepè mi mancavaaa hahahahaha! Devo dire che esisteva un ulteriore fattore discriminatorio tra noi femminuccie la cui mancanza ti gettava inesorabilmente nel baratro delle picciridde ..il fattore M altrimenti detto fattore “minne”. Tale carenza ti esponeva ad un vero e proprio “mobbing” da parte delle compagne minnemunite, che si sentivano piu’ “esperte”, e alla pubblica derisione dei viscidi compagni maschi. A nulla valevano i tentativi di darsi un tono con gli orecchini a cerchio in tessuto della naj-oleari che mi davano almeno 2 anni in piu’ …Devo dire che il tempo è galantuomo…mi sono sviluppata in ritardo ma sono un fiorellino rispetto alle mie ex compagne!! 😀 Brava Maria!!

    5. Maria…posso dirti che sei “un piscio”? Ovviamente è un complimento! 🙂
      Mi hai fatto tornare indietro nel tempo, alla mia adolescenza, toccando esattamente tutti i punti salienti: da Terence alle spalline, passando per tantissime altre cose che non avevo di certo dimenticato ma che, adesso a rileggerle, mi fanno quasi provare una certa tenerezza per quella che ero ed un certo orgoglio per quella che sono adesso.

    6. Il cerchietto della naj-oleari e le doppie punte.
      Momenti che vorrei dimenticare ma da piegarsi in due come una graziella per le risate.
      ahahahahah
      Brava Maria
      bellissimo amarcord
      😀

    7. io, che ho avuto l’adolescenza da classico sfigato, nelle feste avevo il ruolo del bastone…

    8. I primi due finivano la serata chiusi in bagno in parte a sfogare gli ormoni repressi e in parte a recriminare sulla presenza di quei tre o quattro tochi tra i sedici e i diciotto anni che erano stati gli unici a ballare con le ragazze e a divertirsi.

    9. a me i mocassini con la tuta acetata stavano benissimo…
      😉
      sempre brava, Maria

    10. Io ricordo ancora con orrore la mia tuta argentata (!!!) che indossavo accompagnandola alle mie lumberjak marroni…

    11. faccio outing, anche io ero una facente parte delle “appicciriddate”! Che tragedia non mi si filava nessuno, avevano ragione a non farlo! Le mie amiche gia’ erano al terzo parto quadrigemellare io ancora alla ricerca del “primo bacio”…. autotristezza immane.

    12. E i calzini con ricamino da mettere spaiati con le lumberjack e jeans trapuntati? E i collettoni che arrivavano oltre le spalle, sui maglionazzi? E i cerchiettoni Najoleari appattati con gli orecchinazzi? Oddio..ma mia madre come diavolo mi faceva impagliare?

    13. Maria, che tuffo nel passato! 8)
      una abraccio forte forte

      Ma dove seeeeeiiiiii????!!!!??? O_o

    14. io ho sempre avuto una montagna di capelli, stile Cocciante…. eppure a 13/14 anni avevo il coraggio di farmi fare la permanente!!!!!
      se riguardo le foto di quel periodo devo ammetterlo: andavamo in giro combinati in maniera orribile!!!!!!
      xò tornerei volentieri indietro x rivivere quegli anni…magari senza i maxipull, i cerchietti, i fuseaux!!!! :-))

    15. Carino questo scritto….una perfetta fotografia d’epoca, ormai un pò “seppiata”, purtroppo.
      Io mi ricordo una festa che organizzai dopo due ore dalla partenza di mia madre per Catania (alla sua insaputa), soltanto che lei poi tornò indietro e trovò la casa invasa da ragazzini che ballavano sul divano, pozzanghere di coca cola nel pavimento e qualcuno imboscato nella sua stanza!
      Successe un casino….

    16. Proprio l’altro giorno curiosando fr vecchi abiti ho trovato il mio vecchio giubbino a jeans americanino
      e la mia mente è volata ai sabato pome al grant’s con l’allora dj silvio randazzo il cui fratello claudio era u mio fraterno amico e abbiamo condiviso belle storie.
      La cosa più bella era che arrivavi davanti il locale e se non avevi la donna non entravi al massimo il classico 2+1 due uomini e una donna
      e invece i fortunati amici degli amici arrivavano ed entravano pari pari 😀

      incredibile che a quei tempi ci hanno fatto ballare attenti al lupo remix hahaha

    17. chiaruccia appicciriddata presente! mitica maria! pricisu pricisu… ho ancora le foto… hahaha ma come isola81 alla mia età sono ancora un fiore! 🙂

    18. Grazie a tutti…Babs: a casa a riposo (forzato) lunedì dovrei tornare.Smack

    19. Scopro solo ora che ero un picciriddu misto fra pitorfo e pinnapepé. Grande maria!

    20. mo hai fatto tornare in mente la mai mitica tuta acetata!
      Nera con tascissimi inserti fucsia e gialli!
      Ma io mettevo le scarpe da tennis!
      Qunado volevo sentirmi toco, mettevo i jeans e una improbabile felpa violam comprata la mercatino….
      e i giubbotto jeans con la spilla di batmna…
      Dio quanti ricordi..

    21. eh eh …
      noi maschietti invece?

      astronauta, calciatore … Politico !

    22. Anch’io facevo parte delle appicciriddate e il dramma è che in qualche misura, da quel tunnel non sono mai uscita.
      Però devo riconoscere che il mio appiccriddamento risultava gradito a molti , accompagnato ,com’era,da quell’autoironia che ancora oggi mi accompagna.
      Attualmente sono in fase di lenta evoluzione,allora guardavo le mie compagne con curiosità ed un profondo senso di lieta estraneità.Il motto era ed è :”ma chi se ne fotte!!!!!”

    23. @Ros da Ros,
      ricorda la virgola prima di “in qualche misura”, “appicciriddamento” e…”che ancora oggi mi caratterizza”.
      Voto 5–(effetto Sanremo).Puoi migliorare,coraggio!

    24. Ros…ma che fai? Ti rimproveri da sola? Divertente!;-)

    25. Fantastico!!
      Ros l’ autocorreggimento è un metodo sublime!!
      Lo devo attuare pure io eheheeh!!

    26. Io ho sempre praticato la moda al rovescio,portavo i pantaloni a vita bassa(quelli che si vedono le mutandine)in tempi non sospetti,il guaio e’che odiavo le cinte e mi sciddicavano.
      Ero un ragazzo atipico,la mia gioventu’la sto vivendo adesso,ai tempi mi piaceva fare l’ometto oggi il picciriddo.
      Non saprei perche’

    27. ma allora, considerato che anch’io arricchivo le fila delle appicciriddate: dove sono finite le toche di allora? io ne ho rivista qualcuna appesantita, invecchiata e frustrata… è dunque la riscossa delle appicciriddate?

    28. Cara marì,
      i ricordi m’arrivano a raffica!
      Sciupai un intero libretto d’assegni di mio padre ,firmandomi “Valentina l’infermiera”(verso i 7 anni);intorno ai 9 mia madre m’iscrisse ad un corso d’aerobica perchè dovevo aggraziarmi,diceva lei(il portamento da “arancina chi peri” iniziava a preoccuparla!).Mi ritrovai piccola e goffa in mezzo a toche con body,decoltè in vista e scaldamuscoli…durò un sei mesi,poi fuggii..ma ringrazio ancora la mamma perchè qualche beneficio ci fù.
      Le feste delle medie le hai pittate. Che tenerezza! I lenti col compagnetto a un metro di distanza ,con le braccia tese e rigide,te li ricordi? Una volta al gioco della bottiglia dovevo dare un bacio in bocca..e manco ammazzata..scappavo casa casa!
      Anch’io scrivevo sul diario segreto con tanto di lucchetto…e una volta quel disgraziato di mio fratello che fa? Lo forza con la forcina (tipo Lupin) e lo fa leggere a quello che mi piaceva …ancora glielo rinfaccio incazzata 😉 !!!
      Sempre forte Marì..
      Vale l’appicciriddata!

    29. Io avevo una bellissima tuta acetato blu! e i mocassini erano Chari!

    30. Le spalline di spugna alla super saian!!! Chi se le ricorda? Non c’era ragazzina che non le indossava…

    31. erano ancora più tristi le feste in cui c’eravamo più o meno 15 ragazze e, seduti sul divano di fronte (a debita distanza) gli unici 3 ragazzi che si degnavano di venire!! e dire che era un’occasione perchè era la festa di una delle ragazze più in vista!
      si aspettava il momento del lento per avere un contatto con l’altro sesso (prima quando eravamo sui divani ci guardavamo solo con imbarazzo perhchè non avevamo niente da dirci!!)solo che ovviamente era riservato alla bella di turno,io come sempre stavo a guardare da dietro la tenda. . .

    32. Ancora meglio erano quelle in cui c’erano le sedie invece del divano! tristeeeezza!;-)

    33. Ma dov’erano ‘ste feste con 15 ragazze per soli 3 maschietti? Quelle a cui andavo io prevedevano sempre percentuali ribaltate: 3 ragazze per 15 maschi; e le tre venivano perchè erano ingrizzate con gli unici 3 “tochi” della situazione. E noi finivamo regolarmente a giochicchiare a pallone con qualsiasi cosa avesse una vaga sfericità. Tanto di ballare ci vergognavamo tutti…

    34. La tuta con i mocassini c’era anche ai tempi delle mie medie. A dire il vero anche l’anno scorso in facoltà ho visto un tizio vestito così. Minchia, non tramontano mai!

    35. Hahahah io erocon i capelli lunghi e in jeans spardati(sono del “67)ed ero taliato storto da tutte le madri di quelli che m’invitavano…
      P.s nessuno accenno al giradischi che si caricava da sopra?Altro che Cd!
      E alle lampe stroboscopiche che cadevano sempre a terra?

    36. Nissa il giradischi che si caricava dall’alto l’avevo…però all’asilo, ne ho già parlato in Barbie vs winx.;-)

    37. CALPURNIO avrei dovuto conoscerti ai tempi delle mie medie così avremmo mischiato le feste e avuto la giusta distribuzione nuemrica dei due sessi…eh! eh!

    38. La cosa incredibile è che tutto quello che hai raccontato l’ho vissuto con te e sentirtelo raccontare mi fà tenerezza. Mi hai fatto venire in mente i nostri pomeriggi insieme. Ma quanto eravamo niche? Sono passati 25 anni ma ti voglio bene proprio come allora.

    39. In questo mi sento davvero privilegiata…non è facile essere amiche di una tua ex compagna delle medie , dopo 25 anni!Me ne vanto assai…

    40. Oddio, non ricordo un tubo. Troppe canne tra i 15 e i 19 anni? Però ho qualche flash di ragazzine con i pantaloni sotto-ascellari e io con la tuta acetata e le cult..ma che ci accucchia la tuta con le cult? e perchè le mie coetanee se la facevano con quelli di 18-20 anni? io a 18 anni stavo con una di 17, mica di 13 o 12! dell’altro mondo, grande maria che mi rimembri i trascorsi ormai lontani..

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