I bambini credono ciecamente ai propri genitori. Quando il mio primogenito aveva tre anni, mi divertivo a “usarlo” per prendere in giro mia madre incoraggiandolo a chiederle: “Nonna, è vero che quando tu eri piccola sulla terra c’erano ancora i dinosauri?”.
Ripensando però alla mia infanzia, temo di essere stato anch’io testimone della scomparsa di specie animali primitive.
In quelle interminabili estati, trascorse da mattina a sera allo “stabilimento balneare”, senza timori di buchi dell’ozono e conseguente massiccio ricorso a creme protettive, un incontro consueto durante quei lunghi bagni in mare cui le nostre madri assegnavano due soli limiti (uscire quando i polpastrelli delle dita cominciavano ad aggrinzirsi e non entrare prima di tre ore dopo i pasti) era rappresentato dai cavallucci marini (hippocampus).
Una specie animale con caratteristiche più simili alle raffigurazioni mitologiche dei draghi che non dei comuni pesci. Testa di sembianza equina, con tanto di criniera, corpo munito di aculei, vagamente da rettile, assenza di zampe o pinne e coda verticale attorcigliata. Se si approfondiscono le caratteristiche della specie si scoprono caratteristiche davvero insolite tipo quella che tocca al maschio covare le uova in un apposito marsupio. I cavallucci nuotavano sospesi nell’acqua, anche in riva al mare. Era facile raccoglierli con un secchiello per osservarli e poi ributtarli a mare. Ricordo che rappresentavano anche un motivo decorativo frequente dell’abbigliamento o dei rivestimenti in stile marinaro divenuto oggi, anch’esso, raro. Continua »
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