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giovedì 25 apr
  • Vasche e pole position

    Spesso mi soffermo a riflettere su quelle che sono le abitudini della gente che mi circonda e le cause che le determinano. Alcune volte riesco a trovarne il nesso, la concatenazione causa-effetto. Altre volte, alcuni meccanismi, alcune dinamiche, sfuggono completamente alla mia logica. Ed in questa “sede” vi parlerò di due abitudini sulle quali mi sono interrogato parecchio. E sulle quali, sono sicuro, molti di voi si spremono le meningi cercando di arrivare ad una qualsiasi motivazione plausibile.
    Partiamo dalla provincia, dal paesello. In paese, nel “mio” ad esempio, ma anche in molti altri, la gente, abitualmente, impegna le proprie ore nella “passiata”. In altre parole, nel corso principale del paese, ogni abitante, uscito di casa il sabato o la domenica sera, per almeno un paio di ore (se non per tutta la serata) percorre l’intero tragitto del corso stesso, accompagnandosi da almeno un amico, rigorosamente sotto braccio, magari con una sigaretta fumante nella mano libera, fermandosi ogni qualvolta incontra nel suddetto corso un conoscente. Ossia ogni 140-160 centimetri. Con una velocità di crociera di circa 0,0001 km/ora si muove con distratta decisione verso la propria meta. La fine del corso, della strada affollata.
    Raggiunta la quale, cosa prevede la passiata? Un deciso movimento verso l’interno della coppia, cambio braccio da offrire al/alla compagno/compagna di turno…ops, attenzione alla sigaretta che ti bruci…e ripartenza con senso di marcia invertito. Il ritorno prevede un rapido scambio di cenni con le persone con le quali già si è interloquito, magari con sorriso se si è in confidenza, e nuova fermata con i ritardatari. La velocità media è sensibilmente aumentata, grazie al ridotto numero di fermate, ma lo scopo resta uguale. Arrivare all’altro capo della strada, qualsiasi cosa succeda. Una volta giunti…movimento di rito e ripartenza, ennesima ripartenza, stesso obiettivo.
    Il movimento è il medesimo di quello osservato dentro una piscina durante una gara di nuoto. Tragitto da un lato all’altro per un numero x di volte. Una vasca, signori. La passiata, o passiu, come viene ribattezzato il corso, non è altro che una vasca senz’acqua, dove nuotatori senza cuffia vanno da un capo all’altro senza una ragione precisa. Per abitudine. Non ci sono vetrine da vedere o musicisti da strada da ascoltare. Soltanto gente da salutare e con la quale scambiare quattro chiacchiere. E km da coprire. Perché lo fanno, mi sono chiesto svariate volte. Perché lo facciamo, mi sono scoperto a chiedermi quando anche io sono stato coinvolto da questo rito. Non saprei. Forse le agorà di un tempo, le piazze dove i cittadini s’incontravano per discutere di politica, di fatti sociali, sono state rimpiazzate da questi corsi. La gente si ritrova in strade affollate soltanto per incontrare altra gente e discutere di quanto accade in paese, discutere di politica, di sport. Niente pub, ristoranti o cinema, che comunque non mancano. Semplicemente una strada sulla quale impiegare il proprio tempo libero. E per passare da un interlocutore ad un altro…si cammina, si passeggia e ci si ferma. Da decenni. Lo faceva mia nonna, lo faceva mia madre…lo facevo anche io…ora più raramente. Il motivo, bene o male, c’è.
    Ma spostiamoci nella metropoli. Nella città dai ritmi frenetici, dalla popolazione numerosa, negozi, vetrine, locali, eventi, concerti, tante cose da fare…no, troppo distante. Limitiamoci a Palermo. A Palermo i comportamenti strani, sui generis, sono veramente numerosi. Ma quello per il quale non sono ancora riuscito a trovare una motivazione, una spiegazione che possa giustificarlo, viene messo in scena davanti ogni semaforo che esibisce il colore rosso ed invita gli automobilisti ad attendere, pazientemente, il proprio turno di marcia. La caccia spietata alla pole position. La prima posizione ad un semaforo rosso è così agognata dagli automobilisti palermitani che si assiste ad accelerazioni degne di uno Shuttle della Nasa in partenza per la nuova missione Apollo, pur di superare le macchine davanti ed arrivare per primi allo stop semaforico, con tanto di necessaria frenata. E se la pole position è già impegnata? E se ad ostruire l’asfalto che separa dal semaforo ci sono tre o quattro macchine? Nessun problema, l’homo palermitanus, con la furbizia che lo contraddistingue, con indifferenza, supera tutte le macchine ferme, sulla sinistra o sulla destra (corsia preferenziale), non importa, e si piazza dinnanzi la prima macchina, semaforo alle spalle, impossibilitato a rendersi conto dell’arrivo del bramato verde. La pole position è conquistata. Ora, per qualche secondo, può rilassarsi. Prende il giornale poggiato sul sedile passeggero, scrive qualche sms, osserva l’affascinante ragazza che passeggia sul marciapiede. Nel frattempo scatta il verde. E chi se ne frega!!!! Ma come, hai rischiato la vita pur di piazzarti davanti a tutti, hai infranto il codice della strada, ti sei piazzato nel bel mezzo dell’incrocio pur di partire per primo ed ora…ora che il semaforo è verde, lo starter e lì che, nervoso, sventola la bandiera a scacchi, il motore urla aspettando di seminare gli altri concorrenti, tu che fai? Sonnecchi, guardi distratto il paesaggio. Ecco. Qui non ci arrivo. Qui la logica mi abbandona. Le infinite “risorse” dell’automobilista di Palermo mi lasciano veramente senza parole. Appunto.

    Palermo
  • 15 commenti a “Vasche e pole position”

    1. Senza nulla togliere a Palermo o ai palermitani, quello che descrivi purtroppo non succede solo a Palermo, ma anche a Bari, Napoli, Roma,etc… diciamo brevemente che é una “logica” che investe per lo piu’la psicologia del “sud” italiano…forse perché ognuno vuol dimostrare di essere piu’ furbo del proprio vicino,forse perché ci sono tanti complessati in giro,forse perché siamo fatti cosi’ e non cé rimedio..Non credo ci sia una logica…
      In merito alla “passiata” o piu’ comunemente chiamata “vasca”, direi che é una vecchia usanza,tramandataci dai nostri nonni,bisnonni che un tempo non avevano altro per socializzare o per fare “gossip”, o per ritrovare la propria amata, o amante… 😉 in fondo, certe abitudini,oggigiorno, mettono un po d’allegria..

    2. E le false partenze dove le metti?
      Vista la pole position che si è guadagnata, guadagnando anche la non visibilità del semaforo, egli naturalmente non s’accorge quando spunta il verde. Onde per cui, per evitare il tanto disonerovole strombazzo di quelli di dietro, si calcola grosso modo la durata del rosso e parte convinto che sia arrivato il verde, appena non vede nessuno all’incrocio.
      Quelli più responsabili, danno un’occhiatina allo specchietto retrovisore restando alloccuti vedendo gli altri ancora fermi e dicono tra sé e sé “mizzica forse ancora rosso era”.
      I più sfortunati vengono fermati dopo l’incrocio da una pattuglia di vigili urbani fuori servizio.

    3. Ah! che belle le sane abititudini del paesello: la lettura del giornale la domenica mattina seduti su una soleggiata panchina della piazza, caffè (trovi sempre qualcuno che te lo offre o a cui offrirlo).Nel pomeriggio la passiata lenta,le discussioni più o meno impegnate, la sosta al bar . E fare tardi nelle lunghe sere d’estate in piazza aspettando che dal bar si sprigioni il profumo dei cornetti appena sfornati. Questo ritmo di vita compensa mesi di stress e frenesia.

    4. Le “vasche” servivano alle donne per trovare marito ed agli uomini per trovare moglie. Quelli gia accasati per “sparrare” del tizio o del caio “L’hai vista la figlia ru zu Calò? Che fatta bedda! E u figghiu ra zà Cuncetta? Unni voli mancu nto brodo di travagghiari” ecc ecc. Per lavoro passo ogni giorni dalla statale 113 che taglia in due diversi paesini e vedo sempre, davanti ad ogni bar, gruppetti di uomini, giovani e non, seduti a chiaccherare immagino del più e del meno. Ed è lì che penso: ma cxxo, lavoro solo io? ma questi non hanno mai un cxxo da fare? Sono lì belli tranquilli, come tante lucertole al sole. Non provo invidia per loro, solo curiosità. Ma come campano?

    5. Vecchi ricordi di una Via Ruggero Settimo ormai scomparsa con sosta obbligata al Pinguino per una indimenticabile “menta” con ghiaccio grattato.E via…vasche a non finire fino aera.

    6. A volte mi chiedo anch’io cosa fa tutta quella gente radunata nella piazzetta del paese a tutte l’ore.
      Poi mi dico che è meglio così, chiacchieri e vedi altre persone. Sempre meglio che starsene soli a guardare la tv in un condominio alveare, senza magari sapere che faccia ha quello della porta accanto.

    7. e che dire dei poveri pedoni che devono fare lo slalom sulle strisce pedonali? è un mondo crudele…mi sa che imparero a guidare così magari, un giorno, conquisterò anch’io la pole position!!!

    8. @silvia
      magari invece della macchina comprati una bella mazza per fare a pezzi le auto posteggiate sulle striscie pedonali, poi ci facciamo un giro e andiamo a risolvere il male alla radice…
      vuoi scommettere che a quel punto spuntano dal nulla vigili urbani, poliziotti, carabinieri, finanzieri, guardie carcerarie e persino i bersaglieri per arrestarci?

    9. Che nostalgia! Pagherei a peso d’oro la possibilita’ di incontrare un conoscente per strada, chiedere “come sta tua madre?”, “salutami tuo cugino”, “mamma mia che caldo oggi!” …invece no, mi trovo nel freddo New England, e aspetto ANCORA l’estate, le temperature hanno toccato i 30 gradi solo 4-giorni-4 in Luglio, e piove 4 giorni SI e i restanti 3 solo la notte. Lasciati tutti i familiari nella mia bella Palermo, leggo Rosalio tutti i giorni per sentirmi piu’ vicina, anche a quei difetti che tanto vengono sottolineati quando li vivi, ma appaiono come luccicanti e preziosi gioielli agli occhi di una palermitana stazionata in terra straniera 😐

    10. Anche io, quando vivevo a Milano, avrei pagato per rivivere anche i difetti di Palermo. Ora che sono qui pagherei a peso d’oro il supereroe in grado di eliminarli. Sarà che non siamo mai contenti? Bò…

    11. @ Palermitana_in_USA
      Penso che il problema non sia il New England e il suo freddo, io sono in Florida e mi sto assuppando caldo (molto umido) e qualche uragano, pero’ il sole c’e’… dirai “e di che ti lamenti allora?”. Del fatto che qui le citta’ sono non citta’, non esiste un punto di incontro, non si incontra nessuno per strada perche’ non camminano per strada. E’ questo che mi manca e anch’io leggo Rosalio tutti i giorni e sorrido per i nostri difetti che fino a 2 mesi fa mi davano sui nervi e che adesso fanno apparire Palermo la citta’ piu’ bella del mondo, anche se sappiamo tutti che viverci e’ un’altra cosa. Temo che al ritorno avro’ le stesso desiderio di Alessio.
      PS. Lo so che e’ fuori tema, scusatemi, ma non ho resistito.

    12. Palermitana in USA: Mi….a che c..o che hai a vivere negli USA. se solo si potessero scambiare i posti di lavoro…..

    13. E’ vero che si ricordano, quando non si vive più a Palermo, tutti i “difettucci” quasi con tenerezza, ma è anche vero che quando si torna o si ha subito l’impatto con l’arretratezza della nostra città o per qualche giorno si guarda la città come con gli occhi di un innamorato che non riesce a vedere nessun difetto nella prorpia amata. Cmq personalmente mi fa impazzire ai semafori la gara a suona per primo il clacson appena scatta il verde. E’ come se fossero lì pronti con la mano a chi suona per primo, come a doversi prenotare per la risposta alla domanda di un quiz. Devo dire che ci sono davvero dei tempi record di risposta allo scattare del verde.

    14. Mi chiedo sempre cosa penserebbe un etraterrestre di queste (ed altre) bizzarre “usanze” umane! Bho! 😉

    15. @ Altra palermitana in USA, si e’ vero, non e’ solo il caldo che mi manca, e anche qui i punti di incontro non esistono e vedo i ragazzini/ragazzi che vogliono fare amicizia e divertirsi, se non stanno in un circolo ben definito, si buttano sugli alcolici, visto che sono vietati sotto i 21 e cio’ li rende un divertimento proibito e naturalmente “cool”….sono molto sfortunati rispetto ai nostri teenagers, che hanno tanti punti di incontro, soprattutto a PA, e hanno comitive di maschietti E femminuccie, qui se glielo racconti non penso ti crederebbero, molto triste….ed e’ vero non siamo mai contenti, ma levare i difetti, e’ come sterilizzarla un poco, renderla piu’ simile a tanti altri posti, qui agiscono con gentilezza, ti sorridono, e non dicono mai nulla fuori luogo perche'”politically correct” non e’ solo una frase che suona bene, e’ la lavata di mani alla Pilato perche’ ognuno qui vuole vivere nella loro piccola bolla di cristallo, preoccupante per me perche’ ho tre figli piccolini e viene la pelle d’oca a pensare che debbano assumere “un certo atteggiamento” per non essere categorizzati, e credetemi cheerleaders e sfigatine sono gia’ etichettate fin dall’asilo!! Quindi, CREDO, e’ vero abbiamo tanti stupidi, chiamiamoli pure difetti, ma dopo avere vissuto qui per qualche anno e avere assaporato alcune altre citta’ in Italia, ed essermi ritrasferita e ripartita un’altra volta da Palermo, guardavo agli aspetti negativi con TENEREZZA e MOLTA pazienza, per me Palermo e’ una citta’ fatta dalla maggior parte di persone dai buoni propositi e pronti a fare una chiacchierata con il primo estraneo che incontrano (fuori tema, scusa Rosalio, ma vivere lontano e’ DURA
      🙁 )

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