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mercoledì 24 apr
  • Giochi d’epoca

    Non è che mi senta vecchia. Certo capisco che l’essere “vecchio” sia una condizione molto relativa…per mio nipote di due anni sono matusalemme, per mia nonna sono “beata gioventù”. Diciamo che però rispetto a una ragazza di diciotto anni sono dieci anni più vecchia. E questo è innegabile. Quindi partendo da questa certezza mi posso prendere il lusso di dire “quando ero piccola io…” riferendomi a fatti della mia infanzia che risalgono almeno a 20 anni prima (!!!). Quando ero piccola io, infatti, nelle merendine del Mulino Bianco c’erano le sorpresine. Non erano soffocate in microsacchetti di plastica asfissianti ma erano ben custodite in una specie di scatoletta che assomigliava a quelle dei fiammiferi ma dopo aver subito una cura proteica e ricostituente. Dentro c’erano le gommine, i temperini, le matitine colorate (troppo piccole anche per le mie micromani…risolvevo allora tenendole tutte contemporaneamente in mano e disegnando arcobaleni vertiginosi), i flipper in miniatura (che puntualmente smontavo per prendere le biglie custodite al loro interno) e molte altre amenità. Un anno decisi di collezionare queste gommine e credetemi ne raccolsi davvero tante (mi nutrivo a crostatine alla marmellata, che odiavo, perché il cioccolato mi faceva male e speravo sempre che qualche compagnetto volesse scambiare una crostatina all’albicocca con un tegolino…nessuno ci è mai cascato), fino a quando il mio miglior amico delle elementari non mi propose di fare esperimenti strani. Così ci riunivamo a casa mia dove c’era l’unico strumento veramente indispensabile per fare gli esperimenti: un microscopio, e così provavamo a frullare la gomma e a impastarla con la terra e poi osservavamo. Deludente. Poi si passava a far bollire la gomma, colare l’acqua e osservarla nuovamente. Deprimente. Alla fine allora decidemmo di passare dalla scienza all’arte. Così grattugiammo tutte le mie gommine raccolte con tanta fatica (a proposito, PERCHÉ SOLO LE MIE?!?!?) e le dividemmo per colori dentro delle boccette in vetro. Il risultato era scientificamente irrilevante, ma esteticamente ci appagava ed era il nostro piccolo tesoro. Luogo per eccellenza dei divertimenti a poco prezzo dell’infanzia era il Giardino inglese. Ovviamente considerate che ricordo questi luoghi così come mi vengono in mente, insomma, sto cercando di fare un brainstorming a voce (a scrittura?!?!) alta per cercare di risalire all’origine del divertimento. Il Giardino inglese era il luogo dello scivolo. Non era Il Giardino inglese era “Quelloconloscivolo?!?!?” tutto unito e tutto in un fiato quando mia madre mi preannunciava contenta (e preoccupata) che finalmente ero stata talmente buona (o talmente rompipalle…) da meritarmi un pomeriggio alla villa. Onestamente non so se ancora oggi ci sia quello scivolo, ma lo potrei pittare a occhi chiusi. Era arancione, era enorme, era gigantesco, una specie di acquapark urbano che però alla fine della corsa ti faceva arrivare con le chiappe direttamente sull’asfalto o bene che ti finiva sul brecciolino. Era una specie di serpentone che girava su sè stesso e dopo un vortice di giri infiniti ti faceva atterrare davanti alla mamma che sorridente ti osservava cercando di capire se avresti pianto (per il dolore delle chiappe che avevano abbandonato da poco la protezione del pannolino) o se avresti riso (per la gioia di avere scalato quella montagna). Ma anche l’acchianata sullo scivolo faceva parte del gioco (e della guerra). I bambini più grandetti (che erano sempre la maggioranza visto che io non sono mai stata slanciatissima….) cercavano di prevalere e poi io che ero femminuccia non avrei avuto alcuna chance di farcela (per fortuna noi donne, è negli anni che riusciamo a “vendicarci” e anche abbastanza bene, di quei soprusi da testosterone precoce). Quindi già arrivare alla meta e osservare da quell’altezza infinita la mamma che salutava felice la sua bambina era una soddisfazione indicibile. Poi c’erano i più “creativi” quelli che per salire sullo scivolo non usavano le scale ma lo scivolo stesso beccandosi i calci in faccia di piccoli piedini pesantissimi (e puzzolentissimi) che arrivavano a tutta velocità e invece di scontrarsi con l’asfalto del terreno (doloroso ugualmente ma denso di soddisfazione), si trovavano davanti per una frazione di secondo un faccino terrorizzato che pochi secondi dopo formava un groviglio a terra fatto di ginocchia scorticate, moccioli verdi e lacrime amare. Apro una parentesi sulle ginocchia sbucciate. Io mi potevo considerare una “bambina da appartamento”, essendo femminuccia, vivendo in città e soprattutto vivendo a Palermo e non ad Aosta, non mi era concesso molto di giocare fuori a pallone o in bici. Ogni secondo rischiavo di essere nell’ordine picchiata, rapita e arrotata. Per questo motivo non si può dire che portassi a casa grandi trofei di lotte o cicatrici laceranti ma le ginocchia…quelle erano sempre, costantemente e incessantemente sanguinanti e nere di lividi. Potevo anche leggere un libro sul tappeto della mia cameretta ma comunque sia alla fine le mie ginocchia sembravano quelle di un fedele che decide di percorrere il Cammino di Santiago inginocchiato e penitente. Questa condizione perenne mi turbava parecchio. Molte notti mi sono addormentata pensando “Chissà se avrò mai le ginocchia sane”. E non ero neanche stata in grado di creare un unguento valido con le mie gommine colorate…

    Palermo
  • 25 commenti a “Giochi d’epoca”

    1. purtroppo lo scivolo arancione a serpentone non c’è più… e nemmeno la gabbia con le scimmie, anzi la gabbia c’è, le scimmie, mah…
      e vogliamo parlare del fatto che le gommine a forma di crostatina e tegolino non cancellavano un beneamato niente ma si potevano smontare? erano stupende!

    2. evviva le vecchie sorpresine del mulino bianco! un anno ne collezionai 100 e mi spedirono il MAXISORPRESIERE! lo ricordate? quella valigetta di plastica trasparente con il manico, dove si potevano sistemare le sorpresine in ordine e portarle con sé… forse ce l’ho ancora a casa dei miei… lacrimuccia! :°)

    3. Mia sorella, un giorno, decise che era giunto il momento di salire sul famigerato scivolo, ma, arrivata in cima, cominciò a piangere terrorizzata. Mia mamma non poteva andare a riprenderla perchè aveva me piccola in braccio, allora un altro papà si immolò, salì e scese con lei…dalla scala!! mia sorella lo ricorda ancora come un eroe!!!!
      P.S.: non provò mai più a salire su quello scivolo!

    4. vogliamo parlare delle “casette a tema” del mulino bianco?Tutte! le mie figlie le ebbero TUTTE! perchè dovete sapere che noi mamme eravamo convinte che se i figli non avessero avuto queste benedette sorpresine sorpresone …i figli non sarebbero venuti su bene, avrebbero sofferto per sempre della “SDSN” (sindrome da sorpresina negata)!

    5. Cara Letizia ,
      il tuo pezzo che inizia con una riflessione sui ” tuoi tempi ” come di un tempo remoto ma tanto vivido di emozioni , mi fa riflettere ( visto che i miei di tempi sono molto più remoti ) sul fatto che “ogni tempo ” ha mutazioni infinitesimali.
      Del giardino inglese tu descrivi benissimo lo scivolo , io ne ricordo l’affitto delle bici , ma sostanzialmente con la tua emozione hai fatto rivivere le mie . Mi viene da pensare quindi che forse la velocità evolutiva sta piuttosto nelle nostre percezioni ; la società cambia , certo , ma più veloce è la nostra crescita che togliendoci troppo presto l’infanzia , ci fa perdere il castello dei sogni .
      Il tuo pezzo è splendido anche perchè può appartenere ai bimbi di ogni epoca .

    6. Ricordo benissimo le sorprese del Mulino Bianco,veri tesori per noi bimbi anni ’80. Come ricordo i Lego,i Playmobil ed i G.I.Joe… Giochi che adesso seguono il trend del periodo e si sono trasformati in cose complicate, spigolose, piene di guerra. E che dire dei cartoni animati, provate a guardare quelli che mandano in onda su Italia1 prima di pranzo, stanno per l’80% del tempo a urlare mentre caricano il loro corpo ferale contro il nemico. E pensare che noi avevamo Pollon e Lupin.. Bei tempi

    7. Che nostalgia dei nostri bei vecchi tempi!
      Mi hai fatto ricordare le mie ginocchia che non erano blu di lividi ma color carota perché sempre sbucciate(io andavo in bici avendo la fortuna di abitare in periferia con le strade, allora, quasi completamente deserte, e ogni uscita era una caduta) e medicate con il MERCUROCROMO.
      Frequentavo la Villa Giulia, più vicina a casa e il mio ricordo più bello è legato a Ciccio, il famosissimo leone, a agli altri animali.
      Di sorpresine non ne avevo molte, non ho mai amato le merendine, ma anch’io smontavo le gommine (che, confermo, non cancellavano).

    8. Vi siete chiesti come mai molti di noi sono in sovrappeso e molte donne hanno la cellulite? Siamo tutti figli del Mulino bianco? Mah!

    9. Devo assolutamente organizzare una spedizione archeologica per trovare il mio maxi-sorpresiere con le mie 100 sorprese…chissà dov’è!

    10. Letizia mi hai fatto venire in mente che da piccola grattugiavo i colori a spirito e poi mischiavo tutte le polverine colorate che ottenevo, le mettevo dentro il cellophane formando una pallina che chiudevo con un filo e che attaccavo poi al segnalibro del diario. L’avevo completamente dimenticato, che bei ricordi e che nostalgia..
      Oltre alle sorprese Mulino Bianco io adoravo pure gli adesivi di Creamy che si trovavano nel coperchio blu dello Sprint, lo facevo comprare a mia madre solo per quelli:D
      Mia madre invece non era per niente felice quando salivo sullo scivolo a serpentone, era terrorizzata che cadessi, litigavamo sempre per questo scivolo ma ogni volta alla fine vincevo io..
      Chissà se ci siamo mai incontrate da piccole sulla scala del mitico serpentone:D

    11. mizzica vero! le figurine dello sprint!!!! che secondo me era pure più buono del nesquik… e se vogliamo parlare di sorpresine dello sprint, come non parlare di quelle formine con le biglie che le tiravi e correvano che era una meraviglia? io ne avevo cinque.

      Il sorpresiere del mulino bianco.. le casette… che invidia!!! io non ho mai avuto nè l’uno nè le altre, mia cugina invece si… grrrrr

    12. quel meraviglioso scivolo! ci sono cresciuta

    13. insomma operazione nostalgia…

    14. lo sprint e gli adesivi! io collezionavo adesivi! e bim bum bam? e i portacolori che regalavano???
      @rob lo snob: io non ho cellulite e non sono in sovrappeso… non credo che il sig mulino bianco e le sue merendine abbiano colpa… mica ci nutrivamo solo di quelli! 🙂 c’erano anche le merendine motta (o mottini) e quelle kinder (mai provato il kinder brioss con ettari di nutella dentro?) e i pavesi frollis???? 😛

    15. E LE SORPRESINE (LE BLATTE MORTE) DENTRO IL PANINO CON LA MILZA? CHI SE LI RICORDA??????? BELLA PALERMO, PULITA E IGIENICA

    16. la manina appiccicosa delle patatine???? semplicemente MITICA

    17. E se vi dicessi che nei miei ricordi di bambino c’è una corsa in carrozza con tanto di cavallo al galoppo, seduto accanto allo “gnuri” che mi permetteva per l’occasione di tenere in mano la frusta (la zotta), in una via roma vecchia semideserta, dove le ruote di ferro sul pavè di porfido facevano un rumore a dir poco elettrizzante, confessate che un po’ d’invidia vi viene. Otto anni e una nonna molto temeraria…

    18. …anch’io ricordo uno “gnuri” della mia zona, e un
      vecchietto che aveva la casa piena di uccellini…,
      bei tempi, all’epoca c’era Ercolino sempre in piedi,un pupazzo di gomma, il robot nero dei miei fratelli, per fortuna non esistevano le merendine, solo pane e nutella!

    19. E il pupino del coccolino????!!!dove lo mettiamo??

    20. @ chiara: infatti la mia era una domanda, non un affermazione (anche se i nutrizionisti oggi danno la colpa alle merendine) ciao. Comunque sei fortunata a non avere la cellulite. Quando sono in spiaggia mi sembra di vedere passare solo donne con la cellulite. casualità?

    21. grazie a tutti “giovanotti” e “giovanotte”….ve ne sparo un altro che mi viene giusto in mente: monciccì!!! e vi ho detto tutto…

    22. @rob lo snob io so solo che le mie cugine che hanno 10 anni meno di me e sono cresciute a mac donald e omogeneizzati (io mangiavo solo carne di vitellina tritata in casa da mia mamma!) sono alte 2 metri mentre io sono rimasta un tappo e un barattolo!!!
      @Maria Luisa, se lo trovi, fammi sapere…io ci metto le gommine (quelle sopravvissute allo sterminio della sperimentazione…)
      @Giovanna: sicuramente! ma tu facevi parte dei “regolari” o degli “abusivi” (quelli che salivano dallo scivolo)?
      Ne ho un’altra…le merendine Mister Day con le spillette in regalo!!

    23. Letizia facevo parte dei “regolari”, mia madre già soffriva guardandomi salire le scale, figurati, non mi avrebbe mai fatto arrampicare dallo scivolo!!

    24. Per me la giornata iniziava sul tappeto a giocare a macchinette. Continuava poi in successione con: graziella per gli spostamenti, partita a figurine, “schicchera” con le palline di vetro, corsa dei tappi, caccia alle lucertole ( con un cappietto creato da un filo d’erba, quello delle bugie per intendersi ), pallone e per finire … soldatini prima del carosello. eh.. non erano male quei tempi.

    25. la cosa bella dell’essere bambini è proprio questa: accontentarsi di poco e divertirsi anche con una “corsa di tappi” o su di uno scivolo che sembra insormontabile. I bambini sono tutti uguali in questo e provano tutti le stesse cose innocenti e sognanti.

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