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martedì 19 mar
  • Punto di vista (culinario) di un fuori sede

    Ho lasciato la Sicilia non molto tempo fa ma per fortuna ci tornerò presto. Sì, perché forse solamente quando siamo lontani dalla nostra terra, che sia per 10 giorni o per 10 anni, ci rendiamo veramente conto dell’isola felice (come mi piace chiamarla) nella quale viviamo, ma soprattutto del ben di Dio che ritroviamo ogni giorno nelle nostre tavole e del quale solo noi siciliani abbiamo il privilegio di godere.

    Il primo impatto con la mia nuova realtà avvenne proprio in ambito culinario, in un pilastro portante dell’economia siciliana: il bar. Un disastro. Entrai, morto di fame, e iniziai a guardare il meglio che la tradizione gastronomica di tipo fast food aveva accumulato in secoli di gloriosa storia ed aveva da propormi. Che tristezza, che povertà!!! La cosa migliore a vedersi era una squallida ed aristocratica piadina, sottile come un foglio di carta, solo lontana parente della nostra più popolare pizza. Per il resto, solo qualche tramezzino dal colore opaco e dal contenuto indecifrabile. Quanto avrei pagato per poter assaporare una deliziosa arancina al burro!!!

    Una sera di novembre organizzai una cena con i miei colleghi di università. Un barese, un foggiano, un milanese, un ferrarese ed un anconetano. E non è una barzelletta. Volevo far loro assaggiare qualcosa della mia terra. Non si trattava ovviamente di cucina d’alta classe, più che altro di cucina popolare, ma tutto cibo arrivato direttamente dalla Sicilia. Il foggiano, ottima forchetta, mi chiese subito: – Non prepari pasta stasera? – ed io risposi: – Sangio, mangia quello che c’è e poi se ti rimane fame faccio la pasta anche solo per te -. Iniziammo da alcuni biscotti tipici e proseguimmo con pane e panelle con sale, pepe e limone accompagnate da un buon nero d’Avola. Dopo fu l’ora dei dolci: sfinci e pignolata in quantità industriale accompagnati da limoncello fatto in casa. I miei amici erano più che soddisfatti ma io avevo in serbo il gran finale, l’apoteosi del sapore: la cassata. E fu lì che l’allegria si miscelò alla commozione ed ai ricordi di un passato remoto: – Io da piccolo l’ho assaggiata una volta!! – disse l’anconetano. La cassata, quella sera, distrusse ogni nostro flebile tentativo di resistenza. Anche il ferrarese, fino a quel momento silenzioso, fu sopraffatto da tanta dolcezza. Da lì a mezzora nessuno osò alzare i piedi da terra. Eravamo in overdose da zucchero. Il foggiano non osò dire parola. Andarono via un ora e mezza dopo con un gran sorriso di soddisfazione stampato sui loro volti, ringraziandomi e complimentandosi per la gran cena. Io salutai e rivolsi loro un invito: – Venite giù quest’estate e con 25 euro a testa vi faccio fare una mangiata di pesce che non dimenticherete più -. Soprattutto il milanese.

    A questo punto mi fermo. Anche perché mi è venuta una fame tremenda.
    Non mi resta augurarvi buon pranzo o buona cena. E se potete mangiate un’arancina anche per me. Ne sarei felice.

    Ospiti
  • 11 commenti a “Punto di vista (culinario) di un fuori sede”

    1. E’ proprio vero.. siamo fortunati: il mare, il sole.. e il CIBO! devo ammettere però che purtroppo solo quando siamo lontani ce ne rendiamo davvero conto.. partire è la cosa più bella che ci sia ma sapere di tornare a casa, nella nostra “isola felice” ci riempie sempre il cuore..

    2. L’attaccamento dei Siciliani al cibo è davvero profondo…modestamente siano ben consapevoli di aver il miglior cibo d’Italia..e molti ci invidiano!!! XD

    3. Io sono stata per ben 17 anni a Palermo e mi manca tremendamente..non parliamo poi del cibo in generale…mi ricordo che durante la ricreazione ogni giorno era difficile scegliere tra un panino con le panelle, i calzoni, le pizze, le arancine e via dicendo! Adesso quì in puglia, a parte che nei bar si trovano solo cornetti precotti e surgelati, e poi se racconto di tutto il ben di dio che ingurgitavo mi guardano con la faccia schifata: ” pizza la mattinaaa??!!??” Come sono raffinati!!!

    4. Visto che non è certo la prima volta che dietro un post si nasconde una vera e propria “ode all’arancina”…comincio a pensare che proprio l’arancina abbia su tutti noi una forma di imprinting primordiale ed ineluttabile!

    5. Chi di noi, per qualunque motivo, sia stato costretto a fare una levataccia per un appuntamento alle 6 del mattino, non ha pensato e/o detto: che fà c’è il tempo per una pane ‘ca meusa a porta carbone???

      PS (Per Sorridere): vi ricordate quel terremoto che ci fu a palermo una notte di 5 o 6 anni fà? Alle 4 del mattino da Ganci era impossibile entrare. Morale: ai palermitani “‘u scanto ci apre ‘u pititto”.
      SIAMO UNICI.

    6. @ Maria Luisa. ahhahaha hai proprio ragione. la penso anche io così! secondo me la sfericità dell’arancina ci ricorda il seno materno e ne restiamo attratti per tutto il resto della vita! mi hai fatto sorridere parecchio 😉

    7. Diego come ti capisco!!
      Vi racconto il mio primo impatto con un bar della provincia piemontese dove tanti anni fa fui costretta a vivere per più di tre anni.
      Entro e chiedo una cosa per noi normalissima: “Un cornetto per favore”
      Mi fa il barista: “Algida?”
      “No.. un croissant!!” rispondo, ricordando le ascendenze francesi di quella popolazione
      Il barista scuote la testa ed allora mi rendo conto della desolazione di quel locale: non c’era niente, NIENTE!! Dico, qua a Palermo anche il più scarso dei bar, due cornetti e due pezzi di rosticceria li tiene!!

    8. E’ per questo che le borse degli emigrati di ritorno dalla sicilia sono più piene di cibo che di altro 😉

    9. grande diego!!!

    10. carissimo diego (o b.b.?!) 😉
      perciò, scrivi su rosalio e non mi dici nenti…?!
      bravo.
      allora, posso dire di conoscere uno degli autori di questo bel blog…! 🙂

      complimenti per il post culinario.

      a tal proposito ti rendo e rendo partecipi i lettori di una esperienza culinaria a dir poco celestiale che ho appena fatto.
      primo: piatto veramente “vastaso” di pasta con le sarde. come solo le nostre nonne la sanno fare.
      secondo: sarde a beccafico con abbondante condimento di limone (rigorosamente siciliano) per renderle ancora più gustose!

      penso che dopo un pranzo del genere potrei pure non mangiare per una settimana…!
      voi che dite…!? 😉

      ciao ciao.

    11. Grandissimo mr Bonomo, sulla pasta avevi ragione, ma ti sei dimenticato delle memorabile arance che alla fine ci regalasti!

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