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sabato 20 apr
  • Quand’ero soldato

    Ci sono esperienze sgradevoli quando le vivi, ma che acquistano un diverso sapore quando diventano ricordi giovanili. Una di queste, almeno per me, è stata quella della leva. “Che bella la vita!” cantava Lucio Dalla in una canzone del 1966 mentre rimpiangeva quei “15 mesi senza i problemi di casa mia”. Nel 1983 dopo essere riuscito a scansare un anno prima i 18 mesi della leva di mare (che mi toccavano in quanto nato in città costiera sotto il segno del Sagittario) soggiornando un’intera settimana nel cinema di una caserma di Taranto in attesa di essere scartato perché “eccedente al fabbisogno”, proprio quando ormai mi sembrava di avere in mano l’agognato congedo illimitato, ricevetti invece la famosa “cartolina”.

    IL CAR
    Mi toccò CAR (centro addestramento reclute) e CAR avanzato a Bari dove, per mia fortuna, giocavo in casa. Ricordo il giorno del giuramento, quando il comandante del 48° Battaglione “Ferrara” gridò: “giurate di essere fedeli alla Costituzione?”. Centinaia di ragazzi, all’unisono, risposero “l’ho duro!” all’ombra di un monumento che recava la scritta “granitico muro di cuori e di anime glorificato dalla vittoria”. Ricordo le camerate immense e fredde, il “cubo” (era la forma da dare, piegandoli in un certo modo, a materasso, coperte e lenzuola), i gabinetti alla turca, la ginnastica mattutina al suono vecchi dischi di manifestazioni atletiche, l’alzabandiera e la consegna al comandante della compagnia (“due sottufficiali e 60 reclute a sua disposizione” “Grazie, riposo”), la mimetica verde, i mutandoni in lana integrali, gli anfibi, il berretto con la visiera, la divisa per la libera uscita con il basco nero, l’armadietto metallico, il vassoio della mensa, la libera uscita, le esercitazioni al poligono di tiro con il Garand. “Spina, quanto ti manca?” era lo sfottò preferito dai commilitoni più anziani quando non pretendevano il rito della “stecca”, la lucidatura dei bottoni della divisa (il termine “spina” è legato alla rasatura iniziale dei capelli).

    PERSANO
    Fui destinato al 13° Battaglione Meccanizzato “Valbella” di stanza ad Avellino (Brigata “Pinerolo”). Ricordo il viaggio in camion e il carro armato Sherman che dominava il piazzale della caserma. Non ebbi nemmeno il tempo di provare il temutissimo turno di guardia sulla montagna sovrastante la città, nei pressi di un santuario, che fui destinato a Persano, storica sede di addestramento della cavalleria. Era l’inverno del 1983. Sono tornato a Persano solo oggi attraverso Google, riconoscendo la casina di caccia borbonica e le caserme dove si addestravano, in un territorio abbracciato da due fiumi tra Battipaglia ed Eboli, bersaglieri, fanteria meccanizzata e carristi.

    Ero stato selezionato come “secondo pilota, mitragliere e radiofonista” di un M113, il cingolato da trasporto (1 Km con un litro di benzina!) per squadre di assaltatori: praticamente, carne da macello! Da Avellino a Persano andai in autostrada a bordo di questo cingolato: ricordo ancora le tremende vibrazioni sofferte durante il tragitto (i cingoli hanno un supporto in gomma per andare su strada senza rovinare l’asfalto).

    Non avevo mai fatto il boy scout e cominciai a vivere un’esperienza molto simile: passeggiate notturne in fila indiana e in silenzio salvo poi esercitarsi, sempre di notte, con il tiro “istintivo” in piedi con il FAL oppure sdraiato con l’MG. Ricordo il trauma dei timpani sin dal primo colpo che sparavo, le lunghe notti di guardia e la guardia alla polveriera di San Giorgio Cremano (o Santa Maria di Capua Vetere, non ricordo più) con il colpo in canna perché era l’epoca del terrorismo e la scoperta delle fasi lunari e della fauna notturna: nottule, pipistrelli, barbagianni, gufi ecc.

    Poi c’era la scuola guida: i camion erano difficili da guidare per via della “doppietta” necessaria ad inserire le marce e le mezze marce. Ero l’unico laureato in mezzo a tanti commilitoni che non sapevano nemmeno leggere e scrivere e questa circostanza incuteva un certo rispetto persino nei sottufficiali: “Avvocato, ma lei non capisce un c…” sbottò però infine il maresciallo istruttore, visto che continuavo a far “grattare” il camion. E poi l’addestramento con l’M113: una serie di fosse in successione da imboccare scivolando salvo premere l’acceleratore prima di toccare il fondo mentre zolle di terra umida e fango schizzavano dappertutto. Il carro armato non ha volante, ma due leve e sei marce e, come se non bastasse, devi vedere la strada attraverso i periscopi della torretta. Il bello del carro armato è che non devi seguire una strada: la tracci tu…e questo ha segnato per sempre il mio inconfondibile stile di guida che mi porta, sempre e comunque, a raggiungere la destinazione.

    Altra indimenticabile esperienza fu quella delle esercitazioni. Ricordo che una volta eravamo appostati sul carro tra i cespugli sotto un vento gelido. Gli assaltatori dovevano sparare una Vipera Bofors (un tubo flessibile pieno di esplosivo – nella realtà – che, srotolato in aria, cadendo ed esplodendo apriva una breccia in un campo minato) per bonificare un passaggio utile per i carri e i soldati: di ritorno al – relativo – tepore della caserma soffrii una violenta contrattura muscolare dell’intera spalla che mi bloccò in infermeria per un paio di giorni.

    Ricordo che eravamo così sperduti in quel territorio da riserva naturale che rinunciavo persino alla libera uscita, visto che la prospettiva più cool, finché non tornai con un’auto dalla prima licenza, era … Battipaglia con le sue mozzarelle di bufala. Il tempo libero in camerata era dedicato principalmente alla lettura, specie di “Famiglia cristiana” (così erano chiamate in gergo le infinite riviste porno che circolavano e le cui foto tappezzavano l’interno degli armadietti). Divenni caporale e ricordo la “scuola comando” con cui imparai a guidare la compagnia: “inquadrati e coperti”, i miei commilitoni marciavano ai miei ordini come da bambino facevo con il mio esercito di soldatini (“attenti a…sinist!” “presentat’ arm!” “pied’ arm!” e soprattutto…“cadenza!” con cui si scandivano, segnando il passo, irripetibili sconcezze).

    NONNISMO
    A Persano c’erano anche i “nonni”. Le pratiche del nonnismo, nella mia esperienza, non erano imposte con violenza, ma appartenevano ad un rituale sadomaso che vedeva il felice incontro tra chi aveva smanie di combattere la noia cercando emozioni forti attraverso queste pratiche e chi si rendeva disponibile a subirle – quasi le cercava – per aver titolo per perpetuarle, a suo volta, al momento giusto. Ricordo il “cucù”: i nonni ordinavano ad una giovane recluta di salire sull’armadietto accovacciato per segnare l’ora come i famosi orologi. Il juke box: una recluta di piccola taglia veniva introdotta in un armadietto mentre i nonni infilavano delle monete nelle feritoie invitandola, a pugni e calci, a cantare. Il “bob”: la recluta veniva invitata ad indossare un casco sotto ciascun gomito e le ginocchia oltre a quello in testa (cinque in tutto); la si faceva slittare sul pavimento, avanti e indietro, per poi…lanciarla contro il muro, secondo l’inconfondibile tecnica dell’omonimo sport invernale. Quando si dice: scherzi da caserma…

    LA RACCOMANDAZIONE
    All’epoca lavoravo già e il mio datore di lavoro ritenne che, dopo due mesi di CAR e quattro a Persano, mi ero “divertito” abbastanza ed era ora di tornare a Palermo. Interessò il solito politico (allora le raccomandazioni erano così usuali che erano fatte su carta intestata del ministero: “…Le comunico che è stata disposta la destinazione del predetto militare, salvo eventuali impedimenti, ad un Ente di stanza in Palermo”) e fui così destinato al covo cittadino di tutti i raccomandati: il distretto militare. La finestra del mio ufficio confinava con Santa Maria dei Rimedi: eravamo ospiti dell’annesso convento confiscato dopo l’unità d’Italia. Tutt’altra musica! La mattina, essendo autista, portavo l’auto o il furgone a fare il pieno (utile insegnamento!) nella caserma che ospitava la Cuba (ho avuto il privilegio di aver conosciuto questo monumento tanti anni prima della restituzione al pubblico): ovviamente, la prendevo comoda andando a fare colazione con il furiere che mi accompagnava in qualche bar del centro. Accompagnavo il colonnello con una FIAT132 alle manifestazioni ufficiali e brigavo per tutto il resto del tempo a ottenere permessi: ero in buona compagnia mentre tutte le mansioni più fastidiose restavano a carico dei pochi non raccomandati. Me ne vergogno, ma era così.

    Di questa esperienza, razionalmente, oggi penso che sia stata comunque una grande perdita di tempo di privati e di soldi pubblici. Svolgevamo compiti semplici che divenivano complessi per mezzo di protocolli assurdi e inutili. Condotta più seriamente, alla maniera della leva dell’esercito israeliano, sarebbe un’esperienza più formativa e utile persino nel cv, ma condotta così è bene che sia stata risparmiata alle nuove generazioni che però avranno altre cose da raccontare.

    Palermo
  • 31 commenti a “Quand’ero soldato”

    1. Bravo…stessa esperiena inutile, a Taranto, La Maddalena, Augusta ed Isola. Dappertutto, inutili protocolli, furberia e razzolamento di briciole dei capetti, spreco di soldi e di energie. I miei figli non lo faranno…meno male

    2. La logica finisce dove comincia la Marina.
      Car a Taranto, Raccomandato per andare al ministero a Roma invece mi destinarono a Compamare Palermo. Furiere. Primo Novantacinque.

    3. E bravo il mio caro Donato, il solito raccomandato!! A parte il “babbio” mi hai fatto rivivere a distanza di trenta anni le stesse situazioniTu in quel di Persano, io inizialmente alla “Turinetto” in Albenga e, successivamente, alla “Montelungo” di Bergamo.Stesso freddo, stesso senso di inutilità e stesse emozioni dato il mio incarico quasi uguale al tuo : il classico 54 G, pilota di VTC (Veicoli Trasporto Corazzati. Il nonnismo non l’ho mai subìto: ero anch’io grandicello per via dell’Università. Ma ti dirò che ho vissuto la naja come un periodo felice, mi sentivo quasi protetto rispetto alle problematiche che c’erano all’esterno (era il 1978,sequestro Moro etc. etc.)E poi le lacrime al momento della cena d’addio: roba da non credere!

    4. Il servizio militare, la cosidetta naja è stato sempre considerato come un periodo inutile della vita, al riguardi devo contraddire i +, anchio come tanti ho fatto il servizio militare in marina: car a taranto successiva destinazione a Roma, ministero della marina, 18 mesi di vera pacchia!!! lavoro d’ufficio al ministero 7,30 – 14,00, pomeriggio libero 1 guardia al mese al ministero al centro operativo, amicizia con i cosidetti CIVILI (impiegati del ministero) cene, passeggiate pomeridiane in via del corso,piazzale flainio, piazza del popolo etc… l’unico neo se così si può dire la rasatura dei capelli la cosidetta sfumatura alta, dopo 12 mesi i diplomati avevano i gradi di sergente stipendiati dal ministero!!!! che anni!!! che pacchia!!! tuttavia nonostante tutto il pensiero era sempre a casa… ma a fare che? il disoccupato.. avevo anche la possibilità di rimanere in ferma breve per 1 anno e poi rinnovare… ma ero sempre pronto a scappare a casa!! solo dopo qualche anno dopo mi sono reso conto che sarebbe stato meglio rimanere che farsi sfruttare da qualche studio di consulenza, ma ormai era troppo tardi!! Oggi colsennodipoi sarei rimasto anche se dopo mi è andata abbastanza bene, era il 78!! che tempi… che anni.. oggi ai miei figli dico “GIU’ LE MANI DAGLI ANNI 70…”

    5. Ma la vita militare secondo me va presa come una esperienza di vita comune, che contribuisce ad arrichire
      le conoscenze di ciascun essere vivente. S’impara a vivere insieme e dovrebbe anche servire al rispetto reciproco fra esseri viventi. Si esce dal guscio famigliare e si convive assieme a tante diversità di ogni tipo, umane, sociali e chi più ne ha più ne metta.
      Per me tutto sommato rappresenta un bel ricordo non foss’altro perchè s’era giovani con voglia di fare e senza paura di niente, certamente a fare un bilancio si pensa anche di aver perso del tempo per niente perchè poco s’è imparato dal punto di vista militare e professionale di soldato, rimane però la grande e impagabile esperienza di vita con gli altri che secondo me solo x questo sarebbe da far fare ad ognuno ancora.
      Ai miei tempi non esistevano la droga e gli spinelli vari, che ora sono una grossa fonte di preoccupazione,
      c’era il cameratismo e il ricordo di tante amicizie fatte nel senso + puro del termine, tant’è che con qualcuno ancora ci si frequenta e con nostalgia si rammentano i ventanni, spesi male ma fonte inestimabile
      di comunione vera. Io sono stato nel 67 a Lecce alla scuola ACS x comandanti carro M47 e mi sono divertito x 5 mesi a sparare con Garand, FAL, mortaio, mitragliatrice, bombe a mano, cannone e pistola, certo ci vuole spirito di avventura e in quel frangente mi ricordo che c’era un Dottore appena laureato che per evitare di sparare scappava sopra gli alberi e noi lo rinquoravamo da sotto offrendogli della cioccolata, ma lui rispetto a noi era + vecchio perchè da raccomandato l’avevano sempre fatto rivedibile e poi l’hanno fregato.
      Finito il corso me ne sono tornato al Nord (sono di PD)
      e sono stato nel bel Friuli dove al 32 Reggimento Carri Ariete ho fatto tante belle esperienze, dapprima sul carro ad esercitarsi e poi ahimè in ufficio a fare quello che non volevano fare i marescialli e gli ufficiali che ci comandavano: LAVORARE. E li’ ho conosciuto i veri fannulloni e mantenuti che x vari motivi avevano scelto di fare la vita militare quella
      intesa come professione. Mi avevano proposto pure di raffermarmi e l’offerta a quei tempi era discreta in quanto potevo da Sergente percepire Lire 90.000 mensili compreso il servizio mensa quando fuori esistevano stipendi medi di 50/60.000 e per di più si lavorava poco niente. Ma la mia voglia di emergere era tanta per cui pur non avendo a quell’epoca alcuna speranza di lavoro decisi di congedarmi e tentare la vita.
      Mi andò senz’altro meglio e non ho rimpianti; ora a 62 anni mi rimane un bel ricco ricordo fatto nel più bel momento della vita, ma che propio per questo mi chiedo
      ora che sarebbe + congeniale farlo fare ancora a tutti non per 15 mesi come me o 1 anno, ma per 6/7 mesi da vivere però più intensamente, riferito a tempi d’insegnamento, ma si sà il ns/ è ancora un Stato antico e pieno di contraddizioni. Impagabile è comunque il ritorno dal punto di vista civico e di conoscenze con il prossimo da rivalutare anche per i giovani attuali carenti d’ideali e di valori prima umani e dopo militari.

    6. C.A.R 80 g.g. A LECCE PILOTA CARRO M60 CARRISTA. 2.SKA.86 POI FRIULI FORGIARINI TAURIANO DI SPILIMBERGO (PN) 32° BRIGATA CORAZZATA ARIETE, ai giovanissimi di oggi consiglierei qualche mese,io ho vissuto una bella esperienza che mi ha aiutato a diventare uomo!! FA PARTE DI UN BAGAGLIO DI VITA CHE HA RAFFORZATO IL MIO CARATTERE LA MIA MOLE: CIAO A TUTTI CARRISTI MASSICCI! CON SIMPATIA MARCELLO.

    7. Nel 75 bersagliere ad Aurelia (Civitavecchia)nel 1°Reggimento Bersaglieri Corazzato.Compagnia Comando Reggimentale, incarico 54G!
      Ho fatto il militare in ritardo per motivi di studio e non ne sono minimamente pentito perchè qualsiasi esperienza è una ricchezza e non una perdita di tempo com altri hanno scritto.Si parla di inutili giorni per inutili cose,ma la vita a che serve? Oggi risparmiamo denaro per l’abolizione della leva obbligatoria ma i giovani , la maggioranza,non sanno neppure soffiarsi il naso senza i genitori ed alcuni non tollerano nemmeno le osservazioni degli stessi!
      Ho fatto più di un anno lontano da casa ed ora,all’età di quasi 60 anni posso domandare a chi dice di aver perso con il militare una parte di vita:per la vostra realizzazione è stato dannoso trascorrere un anno con tanti amici e tante situazioni?
      Nella vita c’è posto e tempo per tutto:basta esserne capaci….!!!

    8. ho fatto la scuola di artiglieria da AUC e poi sono diventato sottotenente.

      ottima esperienza sia da AUC che ufficiale.

      ho imparato a conoscere ogni tipo di persona, a fare meno lo schizzinoso, ad organizzare e dirigere una squadra, a sacrificarmi, a dare l’esempio…e dulcis in fundo ho anche guadagnato.

      avevo la possibilità di raffermarmi ma non l’ho fatto perché volevo coltivare altre ambizioni.

      con il senno di poi devo dire che sarei rimasto.

    9. Ciao Donato, ho trovato casualmente e letto con piacere il tuo post sul servizio militare. Forse non ricordi, ma siamo stati insieme sia a Bari e sia a Avellino/Persano e quando tu andasti via, io rimasi ad annacarmi il buon tenente Di Caprio fino alla fine dalla naia. Comunque, sono ricordi bellissimi. Fatti vivo se vuoi. Mi farà piacere. Ciao. Ettore

    10. caro donato, con ettore e te eravamo insieme a bari e poi ad avellino. Ettore ricorderà anche la polveriera di carditello. Nonostante il buon caro tenente Di Caprio sono esperienze indelebili. Felice di avervi ritrovati.Agostino

    11. Per Ettore ed Agostino:l’allora Ten/Cap. Caprio è oggi in pensione. E’ ricoscibile su una foto pubblicata su fb da Pericle Laudante sul 13° Valbella.
      Per Donato: dice cose vere ma dimentica di dire quali fossero le condizioni economiche dell’epoca e che c’erano ancora le scuole reggimentali (servivano a far prendere la licenza elementare/media. Un piccolo appunto. Ma come? un avvocato con conoscenze giuridiche certe accettava che si perpetrassero siffatte nefandezze?

    12. Caro Donato,
      Ho fatto anch’io il car a Bari(1°/85) e poi trasferimento ad Avellino in camion(tipo bestiame). Di Bari ricordo appunto le grandi camerate, l’acqua ghiacciata, le due docce in un mese, la reazione fisica, i vassoi di alluminio. A proposito di vassoi: un giorno ho visto come venivano lavati. Venivano allineati per terra attaccati alla parete, alcuni soldati gli davano una passata di scopa(la stessa che poi usavano per pulire per terra ed altri passavano con la pompa a risciaquarli. Quella è stata l’ultima volta che ho pranzato in mensa. Tornando al trasferimento ad Avellino, ricordo che entrammo in città dalla parte più distrutta dal terremoto dell’ottanta. Fu per tutti un trauma tremendo!!! Fortunatamente, poi scoprimmo una caserma nuova e pulita(rispetto a Bari naturalmente!!). Ho fatto due settimane di guardia nella mitica polveriera di Carditello ed ho fatto un campo di un mese a Persano. Insomma non ci siamo fatti mancare niente!!!
      Nonostante tutto questo, ho dei bellissimi ricordi di quel 1985.
      Saluti a tutti i vecchi commilitoni da Agostino Cannas.

    13. ho fatto anch’io il servizio militare nel 1° reggimento bersaglieri corazzato ad aurelia/civitavecchia come carrista nel V| btg carri nella 2° compagnia nel 1976. ho conosciutto tanti amici e ho ancora tanti bei riccordi.mi piacerebbe ritrovare nell’web amici di quel periodo

    14. CIAO, SONO ANTONIO MAIONE, EX CAPORAL MAGGIORE ISTRUTTORE 8°/85, ULTIMI 6 MESI LI TRASCORSI AL VALBELLA AL 13° 1A CP. ERO L’UNICO CHE TRATTAVO BENISSIMO LE RECLUTE E PER QUESTO MOTIVO IL CAP. DI CAPRIO MI PUNIVA SPESSO…ALLORA LO ODIAVO OGGI LO RINGRAZIO…QUANTI RICORDI BELLI ADESSO, ALL’EPOCA SEMBRAVANO GIORNI INUTILI ED INTERMINABBILI…NON HO CONTATTO CON NESSUNO DI VOI, MI FAREBBE PIACERE RISENTIRVI E RIVEDERVI…CONTATTATEMI SU FACEBOOK, ANTONIO MAIONE CONSIGLIERE COMUNALE…MI DARETE GIOIA..CIAO AMICI VERI..

    15. Antonio la invito a non utilizzare così il maiuscolo (equivale a urlare). Grazie.

    16. 12 MESI -13°VALBELLA- SCAGLIONE SETTIMO 82 MASSICCI!!!

    17. ciao anchio sono del 13°valbella 1°scaglione 83 bella esperienza anche trasferito in polveriera a persano e santa maria capua vetere ricordo capitano miranti 1°compagnia tenente fasano sergente delaurenti maresciallo giordano cucina polveriera santa maria capua vetere bei ricordi

    18. Del militare mi sono rimasti……..solo guai, e non da poco. Grazie italia per avermi reso tuo schiavo.

    19. Sono stato del 3° scaglione 83 (Aprile). Car a Bari al 48° Ferrara. Destinato ad Avellino 1° compagnia, Caserma Berardi, poi a Persano incarico 54G pilota carro M113. Autista ACM 52, Poi in 2° Compagnia ” OLtre la morte”. Capitano Rapolla e Tenente Ignozza. 2 polveriere a Carditello 1 di guardia e due da autista. Capo stecca della 2° compagnia . Congedato l’11 marzo 1984. Fiero di averlo fatto. 13° Battaglione Meccanizzato Valbella Brigata Pinerolo.
      Ciao a tutti i commilitoni.

    20. Ho fatto il car a Bari 9° scaglione 83 ; ricordo l’acqua fredda dei bagni, i vassoi d’acciaio un tenentino(così chiamavamo i sottotenenti) arrogante;
      qualche mese dopo fummo trasferiti dopo un viaggio che sembrò interminabile ad Avellino 13° battaglione,
      arrivammo a destinazione in una giornata fredda e nuvolosa,in una città piena di macerie.Fui destinato alla compagnia comando e servizi;ricordo un tenente isterico(Dell’Isola)e un marasciallo sornione(Cipolletta),dopo qualche mese fui destinato alla fureria dove rimasi fino al congedo: Sembra strano ma da quell’esperienza non certo comoda ne uscii tutto sommato bene e con un maggiore autostima.

    21. Grande Didonna, come sempre, il soldato laureato raccomandato. Che bella storia, parla parla e poi……

    22. ciao mi chiamo ferrara santi sono di palermo o letto il tuo blog e avuto un bel tuffo nel passato io ero 3° scaglione 83 o fatto il car alle casermette ferarra bari sono stao anchio a persano distaccato 3 mesi ero della 1° compagni capitano miranti forse eravamo insieme militare lascio il mio indirizzo cosi ci si scrive. ciao e grazie

    23. C’è qualcuno del 2 scaglione del battaglione “Ferrara” di Bari.
      ANNO 1982

    24. C’è qualcuno del 2 scaglione del battaglione “ROSSANO” di Bari.
      ANNO 1982

    25. 8/84, dopo il CAR al 48mo Ferrara siamo andati da Bari ad Avellino in camion,destinazione 13mo Valbella,radiofonista assaltatore fuciliere,con lo scarico della marmitta dentro il cassone.

    26. 9°/85 – C.A.R. al 48° B.T.G. Ferrara di Bari, poi assegnato al 9° B.T.G. F. Mecc. “Bari” in Trani, con incarico di “111/A” – cannoniere – in ripiego a quello di “111” – addetto ai missili terra-aria, in quanto non presenti in caserma, senza raccomandazioni, mi assegnarono all’ufficio di compagnia, (la 3^), incarico che svolsi fino al congedo. Feci pure il “campo” in località in provincia di Salerno, non ricordo bene il nome (vicino Padula- Sala Consilina). Bellissima esperienza.

    27. salve mi chiamo claudio matarese sono di catanzaro,ho fatto il servizio militare in sicilia…primo mese a trapani caserma Col Di Lana,poi il trasferimento definitivo a Palermo presso la caserma SCIANNA situata sul corso Calatafimi,periodo settembre 84 agosto 85 se c’è qualcuno che si ricorda di quel periodo mi contatti …grazie

    28. ciao anchiò sono stato del terzo scaglione 83 car bari destinazione avellino 13° battaglione valbella 1° compagnia leggendo o avuto tanta commozione nel sentire le tue diciture ricordo bene quell’anno chissa forse ci si conosceva li tutti eravamo nella stessa barca un grosso saluti a tutti del 3 scaglione 83.

    29. La mia “naia” vissuta con consapevolezza ripartirei anche desso a Pisa SMIPAR e poi Livorno BRIGATA PARACADUTISTI Folgore. Orgoglioso di esserci stato e periodo indimenticabile dell’amica vita. Era giustamente dura e non ci si poteva certo annoiare da noi gli imboscati non esistevano ufficiali e s. ufficiali in gamba e ragazzi di leva mattacchioni spensierati e pronti.

    30. Salve a tutti…. Sono stato chiamato al Marileva di Taranto a Gennaio 85 e dopo un mese circa sono stato rinviato all’esercito. Sono partito con il 1° scaglione 86 con destinazione Bari, 48° fanteria Ferrara. Dopo il CAR, destinazione Avellino dove veniamo rifocillati velocemente con the, caffè merendine latte biscotti e trasferiti con gli ACM, “Camion” a Persano, (la fossa dei serpenti). Eravamo aggregati al Fagarè, la caserma dei Bersaglieri presente sul posto; alloggiavamo in un capannone adibito a camerata. In quel posto dovevamo fare la scuola di guerra, Il mio incarico era 30/A, fuciliere assaltatore. Ricordo ancora gli assalti nel fango, le pattuglie notturne le guardie, l’addestramento al freddo e con la pioggia, anche il caldo era il nostro nemico, con quelle mimetiche tutte verdi che non facevano traspirare un filo d’aria. Ricordo tutto con piacere e con l’orgoglio di essere stato un Fante d’assalto, della Brigata Pinerolo, appartenente al 13° BTG Valbella…. Sempre più avanti, sempre più in alto.

    31. Ciao Rosario…. probabilmente ero seduto in quell ACM per Persano accanto a te….”caricati” alla stazione ferroviaria di Avellino dopo un viaggio da bari durato un secolo. Speranzosi di un pasto ed una doccia calda. Quella sera, Freddo e pioggia a dirotto. Giunti in caserma, appunto biscotti e the. Pensavamo fosse un benvenuto, invece da li a pochissimi minuti, ricaricati sui camion con il criterio di : “tu si, tu no”. Separati, magari da tuoi commilitoni amici del caar, noi dell’1/86 cosi uniti, specialmente dopo i fatti, tremendi, successi nelle casermette del Ferrara.
      Per quei fatti, il 1/86 non subì nessun atto di nonnismo, nel Valbella….Unico nonnismo subito, a Persano da parte dei bersaglieri del castello. Noi della baracca del Timavo non avevamo neanche le forze per reagire.
      Ma se domani dovessero chiamarmi di ripetere l’esperienza…risponderò..”comandi”

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