17°C
giovedì 25 apr
  • La Standa, le madeleine e gli ambulanti di via Roma

    Bancarella
    (foto di Pasquale Vella)

    Il 109 ha finito la sua corsa a Centrale. Guardo il grande orologio – fermo, chissà perché – che a modo suo segna quante nuvole passino su questa Palermo. I cordoli della via Roma sono davanti a me, con il loro giallo opaco, mentre passa l’ennesimo 101, serpente di lamiera nella giungla metro – palermitana. Continuo a camminare, marciapiede sinistro, tanto tra cinque minuti passerà un altro 101 e io lo perderò nuovamente. Le insegne multicolor dei negozi mi fanno compagnia, mentre con la coda dell’occhio cerco l’ultimo paio di scarpe scontato al 70% da aggiungere alla mia collezione. Ancora due passi e poi dovrò obbligatoriamente fermarmi, come faccio tutte le volte che passo da qui. L’icona Standa, di un rosso magenta mangiato, i vetri rotti, gli ingressi serrati e impolverati sono la mia madeleine. Attaccata a queste vetrine ho passato molto tempo della mia infanzia, a guardare i modelli di Barbie appena usciti, con la loro confezione di plastica trasparente e i loro splendidi corredi, con le décolleté fuxia con il tacco a punta e il logo Mattel in pendant.

    La Standa era qualcosa di magico: il senso di protezione che ricreava con quel piacere dell’acquisto che era – come recitava anche il motto – sempre oculato nel prezzo. Ricordo, entrando, il reparto profumeria, con gli ombretti colorati e gli accessori per capelli di Hello Kitty: qui ho comprato il mio primo smalto per unghie, rigorosamente trasparente. È stata la mia iniziazione al mondo del make up.

    Antesignana degli shopping mall, la Standa era un posto in cui passare i pomeriggi nelle uscite tra adolescenti, quando non ci si poteva allontanare troppo da casa. Potevi gustare la tua oretta di libertà, tanto la mamma sapeva che eri al sicuro nella casa degli italiani. A dire il vero non era via Roma il punto vendita in cui passavo gran parte dei miei pomeriggi, ma quello di corso Calatafimi, da sempre il mio terreno di gioco. Ma ormai vicino a casa mia della Standa non c’è più traccia: tutto si è trasformato: il negozio c’è sempre, ma non c’è nulla che abbia il sapore del grande magazzino. Così, basta la vista di quell’insegna coi caratteri tondi, che ho visto milioni di volte stampata sui sacchetti di plastica, a farmi rituffare in un mare di ricordi. Qualcuno degli ultimi esemplari lo conservo ancora, per puro feticismo: un sacchettino di piccola taglia, con le linee blu e la scritta rossa, che spunta ogni tanto dai cassetti del mio personale archivio storico.

    Ogni tanto mia mamma mi portava in trasferta: si faceva un giro in centro, mangiando come merenda la pizzetta di Giannettino e poi si passava dalla Standa di via Roma che aveva anche le scale mobili. Nei miei occhi di bambina le guide gommose dei corrimani sembravano infinite strisce di liquirizie a tratti un po’ masticate, mentre le scale erano denti di un drago con l’apparecchio. Era divertente guardare la bocca aprirsi e richiudersi con lo stesso movimento sempre incerto e ipnotizzante. Passare adesso davanti a quell’edificio deserto mi fa uno strano effetto: mi da l’idea degli anni che se ne sono andati, delle cose che non ci sono più ma ti rimangono cucite dentro. È solo un attimo però: ci sono i venditori ambulanti di scarpe e di borse con le loro offerte tutto a 5 euro a richiamare la mia attenzione, il 101 che mi sorpassa ancora una volta, i clacson che suonano e due vigili urbani che prendono le multe. È questa, ancora una volta, la mia Palermo

    Ospiti
  • 13 commenti a “La Standa, le madeleine e gli ambulanti di via Roma”

    1. Cara Laura complinenti.Questo tuo “viaggio” nel tempo,contiene le atmosfere e le suggestioni che un palermitano vecchio stampo prova con emozione tutte le volte che torna nella sua città.-

    2. Mentre leggevo questo post pensavo alla prima volta che, da bambino, sono entrato alla Standa. Rimasi subito ammaliato dalle scale mobili, dal loro strano funzionamento. Avrei voluto usarle tantissime volte, salire e scendere continuamente, ma da timidone quale ero mi limitai all’uso normale, con la mano stretta a quella della mamma.

    3. Ciao Laura, mi hai fatto ricordare l’UPIM di Corso Olivuzza, le mie passeggiate anni 70 con la zia Gina (invero prozia era zia di mia madre), si arrivava da via Imera si girava ed ecco subito il chiosco del gelataio e lì la prima fermata per il “cono” subito dopo il pescivendolo con le sue grandi lampade ed i pesci dalle forme strane e poi eccola lì l’UPIM, se ero bravo a “ruffianarmi” la zia ci scappava sempre il giretto sulle scale mobili e qualche giocattolino di quelli economici….. beata fanciullezza….

    4. Nella mia infanzia non c’erano scale mobili e non c’era Standa, se non nella pubblicità in televisione. Non c’era Giannettino, ahimé, e le Barbie si compravano in edicola. Sì. perché abitavo fra la campagna e il piccolo paese, piccolo piccolo, che non conosceva grande distribuzione…
      Eppure ho vissuto ogni pizzico sulla pelle, ogni istante che arriccia il naso per non piangere e non tirarsi indietro… ogni madeleine, insomma.
      Grazie, Lauretta, per quello che scrivi. Ogni tanto spunta un fiore giallo sul mio balcone.

    5. proprio ieri passando da via Roma ho rivisto le vecchie vetrine dello STANDA,(a proposito qualcuno sa percheè in altre città italiane esiste ancora e da noi no?)
      Mi sono tornati alla mente tanti ricordi:si passavano tante ore a girovagare per i piani e sopratutto d’estate
      si andava per stare freschi;in quegli anni l’aria condizionata non era patrimonio di tutte le case.Negli ultimi anni il mio magazzino di riferimento era quello di viale Strasburgo, ora Oviesse,ma non provo lo stesso fascino a gironzolare per i reparti, la roba è scarsa e non si trova la varietà che caratterizzava lo STANDA.

    6. che ricordi! anche noi abitavamo in corso calatafimi, ma allora la standa li non c’era.
      Esisteva solo quella di via roma e l’upim ai quattro canti.Quasi tutti i sabati tutta la famiglia ci si recava per andare al reparto alimentari dove mia mamma si concedeva, sotto i miei sguardi schifati, l’acquisto di una confezione a forma di parallelepipedo che potrei disegnare,di lardo con appena un accenno di carne nel mezzo (una sorta di pancetta)che lei aveva trovato li e che quindi andava comprata li

    7. dalle mie parti(sanremo e dintorni)esiste ancora la standa,ma solo alimentari per tutto il resto c’è ovs…

    8. Ringrazio i miei commentatori, che legano come me la Standa ad un’età particolare della loro vita. è strano come i luoghi influiscano profondamente sulle nostre abitudini e sul nostro vissuto..

    9. Anche per me é importante la Standa di via Roma.
      Io non sono di Palermo ma avevo parenti lì.
      Un giro alla Standa era un must a cui se si veniva a Palermo non si poteva rinunciare.

    10. Qui a Milano esiste ancora la Standa (molte ancora sono dove c’èra la vecchia Standa) ma hanno solo il reparto supermercato, il reparto abbigliamento è passato ad Ovs, Fnac, Benetton, Decathlon, ecc.
      Anche nella mia città è rimasta la Standa per il reparto supermercato, mentre il reparto abbigliamento è passato ad Ovs, la profumeria a Limoni e il reparto scarpe a Bata che però ha chiuso nel 2006.
      Almeno è rimasta la scala mobile di una volta, di colore grigio con le guide in gomma della Pirelli! 😀

      Chissà se Standa un giorno potrà ritornare ad essere il grande magazzino tradizionale, è un segmento di mercato che in Italia attualmente manca (ad esempio la nostra vecchia Standa in Spagna può essere El Cortes Ingles).
      Oviesse e Upim sono un pò uscite dall’ottica di grande magazzino e puntano sempre più a negozi di minor misura (mq), ma più presenti sul territorio e quindi cercano sedi nei centri commerciali.

      Rimangono La Rinascente e Coin come grandi magazzini, ma sono grandi magazzini per ceti medio-alti e comunque ad alta concentrazione di abbigliamento e cosmetici.

      Quindi in Italia l’unica che rappresentava il vero grande magazzino popolare era la Standa (aveva tutto, supermercato, profumeria, calzature, giochi, bricolage, abbigliamento, casa, ecc) e un pò anche la Upim quando era affiancata da Smà.

      Standa è rimasta in tutta Italia tranne che nel sud e nel triveneto.
      Nel triveneto ha preso il suo posto Billa, mentre al sud (calabria-sicilia-puglia-basilicata) hanno preso il suo posto Conad e altri marchi.

      Qui a Milano i supermercati Standa più grandi (come quelli di Viale Bezzi, Via dei Missaglia, Viale Palmanova) hanno un grande assortimento di alimentari, ma anche molti prodotti per la casa e una timida introduzione a prodotti tessili, cosmetici, ecc.
      Forse il gruppo Rewe (gruppo tedesco che è proprietaria di Standa dal 2001) vuole un pò rispolverare il vecchio format, ma in chiave moderna tipo superstore.
      Ad esempio la Standa di via Cicognara (Milano) ultimamente utilizza anche il piano terra (ex Ovs), oltre al piano interrato, dove hanno allestito un piccolo bazar dove vendono (in numero limitato) prodotti di cartoleria, oggettistica, ecc (ovvero uno stock di prodotti invenduti degli ipermercati e super della zona).

      Comunque se volete sapere dove si trovano i punti vendita c’è il sito internet: http://www.standa.it/

    11. Carissima Laura. Anche per me nato e cresciuto nel centro storico di questa malefetta città i ricordi sono vivissimi. La Standa, i vecchi negozi a misura d’uomo della Via Roma , della Via Maqueda. Oggi restano bancarelle, una Standa chiusa e mille anonimi franchising. Una città che definisce via De Gasperi “centro” è una città morta dentro, una popolazione fatta di gente mediocre che non capisce il fascino dell’antico per acquistare 500.000 euro appartamenti in mega condomini alveare di Viale Strasburgo che altro non è che orrida periferia. Un bacione, Claudio

    12. Quella filiale di via Roma , l’ho aperto io nel 1959, era bellissima: Adesso ogni volta che vengo a Palermo , mi si stringe il cuore a vedere quelle serrande sporche chiuse.Era la prima filiale con gli alimentare aperta in Sicilia, e vista l’affluenza del giorno di apertura nella lnotte vennero montati i tubi innocenti per regolare l’ ingresso dei clienti, e un corrimano divisore nello scalone di accesso al supermerc ato.La notte siamo stai tutti , compresi gli ispettori venuti da Milano Fiazza, Tripepi, Vigano e altri a confezionare la merce per i banchi del deperibile , vuoti dopo il primo giorno di vendita-

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, Twitter e Instagram