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sabato 20 apr
  • Palermo è una citta di sudditi

    Sabato 11 aprile. Ho deciso di fare una sorpresa alla mia fidanzata: vivendo a Milano dieci mesi l’anno, sono diventato, mio malgrado, turista nella mia città di nascita così che il Giovedì Santo, passando davanti il cancello della Palazzina cinese, scopro che il sabato sarà riaperta al pubblico a partire dalle 9:30. Istintivamente chiedo conferma ad uno dei (innumerevoli) personaggi che sostano senza apparente motivo all’ingresso della villa e ottengo conferma. Il sabato mattina arrivo alle 9:15 e faccio un’ulteriore scoperta (in compagnia di un piccolo gruppo di turisti genovesi): apertura prevista alle 10:30 – stop. Sono mortificato, penso di avere sbagliato a leggere (e sentire) ma l’arrivo di varie persone invece mi conferma: qualcuno ha deciso di cambiare last-minute l’orario di apertura. Motivo: la Palazzina sarà inaugurata (di nuovo?) con gli arredi (ah!) e dunque…senza preavviso, è stata posticipata di un’ora l’orario di apertura.

    Faccio sforzi notevoli…mi appello al Piccolo Maestro Zen che richiamo in mente quando sento che potrei passare ore a scorticare vivo l’inutile strumento di Santificazione Personale che il Signore mi ha messo davanti in quel momento; chiedo, con estrema gentilezza, se potremo vedere la Palazzina alle 10:30; risposta: dipende dalla volontà dei politici che inaugureranno la Palazzina.

    Sento che dentro di me qualcosa inizia a vibrare e ricordo a me stesso che siamo nel 2009 e che Palermo è parte di una cosa chiamata Repubblica, un sistema in cui il popolo elegge i suoi rappresentanti; mi ricordo la distinzione tra suddito e cittadino fatta a scuola durante le ore di filosofia, ma continuo a non trovare giustificazione a quello che mi sta succedendo…scoppio quando la responsabile della soprintendenza mi passa davanti e non si degna di rispondere alle mie domande: le urlo che, cara signora, lei è pagata anche con i miei soldi e che se in famiglia non le hanno mai insegnato l’educazione quantomeno dovrebbe rispondermi per interesse alla sua poltrona. L’atmosfera si scalda, altri turisti iniziano ad arrivare (e arrabbiarsi) e otteniamo, per gentile concessione, l’ingresso.

    Alle 12, dopo un giro (senza guida) nella residenza estiva del Re, usciamo fuori: l’inaugurazione non è ancora cominciata (e mi chiedo se sia stata fatta…) ed un signore mi dice: il problema è che a Palermo abbiamo ancora un timore reverenziale nei confronti del potere che ci deriva dai Borboni. La distinzione suddito/cittadino sparisce all’istante. Palermo è ancora la Capitale del Regno delle Due Sicilie, Capitale Immorale d’Italia per ricollegarci ad un precedente post di Didonna. È immorale che dei cittadini debbano implorare per quello che è un loro diritto. È immorale che dei funzionari statali si comportino come se il loro potere avesse origini divine e non dovessero spiegazioni a nessuno. È per questo che inizio ad amare Milano. Ci ho passato quattro anni e per tre anni e mezzo l’ho odiata con tutto me stesso: ho odiato il suo cielo grigio, l’aggressività dei passanti in metropolitana, la severità dell’università, la frenesia ed il carico di lavoro eccessivo. Poi negli ultimi sei mesi ho capito una cosa: Milano ti forma, volente o nolente; è una palestra dura alla quale non puoi scappare e prova ne è data da tutti i palermitani che ci sono passati. A Milano ho scoperto di essere un cittadino e non un suddito. Preferisco essere un umile cittadino che un suddito orgoglioso (di cosa poi?).

    Ospiti
  • 55 commenti a “Palermo è una citta di sudditi”

    1. Il fatto va ben oltre:
      noi siamo i più cretini di Italia. E come tali ci sentiamo i più furbi. Noi di Palermo ci sentiamo *scaltri* perchè il permesso xyz lo otteniamo tramite *l’amico* senza capire che se *gli amici* facessero bene il loro lavoro i permessi li otterremmo senza dovere chiedere favori. Noi siamo cretini, perchè attraversiamo col rosso e posteggiamo in 2/3 fila e poi ce ne vantiamo quando siamo fuori Palermo, senza renderci conto che è per questo che un Autobus non potrà mai arrivare in orario. Noi siamo cretini, perchè quando emigriamo siamo i migliori lavoratori di tutti e invece di fare grande la nostra terra facciamo arricchire quella degli altri. Noi siamo cretini. I più cretini. Ci lamentiamo di tutto e tutti ma quando c’è da fare una denuncia allora ci tiriamo indietro dicendo “non è compito mio”. Noi siamo cretini, perchè ancora oggi ci facciamo infinocchiare dalla giustificazione “eh, ma a Palermo c’è la mafia…”. Noi siamo cretini, perchè dopo 40 anni di governo (destra o sinistra) ancora il giochetto di rompere quello che funziona per poi aggiustarlo in tempo di elezioni ci convince a votare. Siamo i più cretini di Italia. Che siano Borboni, Austriaci, Savoia o Imprenditori non importa, perchè siamo cretini e come tutti i cretini non meritiamo rispetto.

    2. @P.L.:

      “Noi siamo cretini, perchè dopo 40 anni di governo (destra o sinistra)…”

      Per la verità, soprattutto destra…

    3. @Angelo:
      hai ottimamente risposto da Palermitano: “il problema non è nostro ma di quelli di destra che ci governano”. Bravo.Sono sicuro che appena ci sarà un governo di Sx nessuno a PA posteggerà più in doppia fila…

    4. @P.L.:
      Non ho scritto che il problema non è nostro, anzi penso che sia soprattutto nostro (di noi normali cittadini).
      Mi sono limitato ad osservare un dato di realtà.
      Che poi questa realtà coincida con la decadenza morale e sociale della città, sarà una pura combinazione. Chissà!

    5. Per P.L.
      Quello che hai scritto mi ha fatto venire la pelle d’oca perchè ahimè é terribilmente vero

    6. caro PL … concordo su tutto.
      siamo dei cretini perchè ci rassegnamo all’idea che coloro che prenderemmo a calci forse un giorno si accorgeranno di noi e ci aiuteranno …

      ma come vedi, c’e’ sempre un Angelo che e’ convinto che il problema sia la destra …. perche’ in sicilia, quelli di sinistra, sono tutti ma proprio tutti limpidi come l’acqua distillata .. .cominciando da Angelo stesso…

    7. a prescindere da destra o sinistra il problema è culturale indubbiamente… o almeno questo è quello che credo e che volevo far trasparire..

      e chi dice che il guardiano che prende la carta e la getta nell’aiuola non possa essere un elettore di sinistra? e anche se non fosse così, è davvero così importante? la classe dirigente o la si importa, ma noi siamo barely una terra di importazione di talenti, oppure la si crea col materiale umano che c’è.. ergo, se il livello socio-culturale, quel social capital di cui tanto si parla nei più recenti studi di economics, è basso, la classe dirigente non è che possa spiccare più di tanto..

      però è anche vero che oggi come oggi la tecnologia e i trasporti permettono soluzioni che 20 anni fa erano impensabili.. chissà..

    8. Il problema è che ahimè NON c’è nulla di politico. Il problema siamo noi e la nostra indifferenza. Siamo maestri nel criticare e nel lamentarci, ma appena c’è da agire ci tiriamo indietro. Siamo il “m’abbutta” e il “futtitinne”. Siamo quelli “cool” o quelli “primaverili”. Ci facciamo guerra tra poveri per stabilire chi tra Cammarata o Orlando abbia fatto meglio (o peggio) senza considerare che tutto il resto è rimasto esattamente uguale.
      Eppure siamo tanti. Eppure se facessimo gruppo qualcosa potrebbe succedere. Eppure…eppure anche io stesso mentre scrivo mi dico “ma futtitinne tanto non serve a niente”… è perchè sono un cretino.

    9. Considerando che controlli e sanzioni sono, a Palermo, l’eccezione più che la regola si può dedurre che i palermitani, in media, siano un popolo molto civile, capaci di agire nel rispetto degli altri per pura e libera scelta personale. Con buona pace di tutti i detrattori, autoctoni e non.

    10. i mali palermitani denunciati dall’autore del post sono veri, ma non é vero che tecnologia e trasporti consentono chissà quali soluzioni, tanto é vero che lavecchia se li va a cercare a milano. In ogni caso qualsiasi analisi sociologica non ha nessuna validità se si prendono in considerazione solo il presente e gli elementi degradanti bene elencati – e spero senza godimento – da lavecchia. Mi riferisco evidentemente alla farsa della creazione del similpaeseitalia, all’altra farsa chiamata liberazione e a tutte le farse elezioni o referendum; tutte cose che sono servite alla parte ricca e funzionante del similpaese che lavecchia vanta tanto bene per imporre, spesso seminando morte e violenza, per spoliare, per spostare ricchezza rubandola e con essa industrializzare il nord, per imporre limiti e restrizioni ( lavecchia che opera in banca dovrebbe sapere che certe leggi erano fatte ad hoc per negare la circolazione di ricchezza al sud per limitarla solo a una parte del similpaese, e ancora oggi l’accesso al credito non é uguale per tutti) e per lasciare in cambio ignoranza, miseria, brigantaggio e mafia, e infine reagalo ultimo del similpaese, ghettizzare la Sicilia a livello di popolo consumatore e roccaforte elettorale che attecchisce, la riserva di voti, solo nel bisogno e i conseguenti “ricatti”.
      Se non si prende in considerazione il processo storico – senza occultarlo per convenienza o per ignoranza – e i meccanismi economici architettati dall’economia dello squilibrio (che si basa sul produttore da una parte e il consumatore dall’altra, guardandosi bene che quest’ulttimo non diventi anch’esso produttore: a questo servono le restrizioni, anche usando la malavita, e la limitata circolazione di denaro) che sono all’origine di tutti i mali sociali elencati da lavecchia, qualsiasi tentativo di analisi e solo bla bla, auto compiacimento, e qualche volta rinnegamento (della propria storia e delle proprie origini) chissà quanto inconsci.
      E’ banale: la maleducazione, l’inciviltà, l’illegalità (tutte cose vere, che lavecchia comunque non inventa) attecchiscono meglio dove c’é miseria e ignoranza, ma questo a chi fa comodo? In ogni caso i colpevoli non sono solo i siciliani – che “vittime” o colpevoli hanno la loro dose di responsabilità – ma soprattutto quelli che hanno scritto il processo storico e oggi ne traggono i benefici, vantati magari da tutti i lavecchia che contribuiscono al loro arricchimento.
      E’ semplice lavecchia: se io entro a casa tua, ti massacro di botte, anzi ti gambizzo, ti rubo tutte le tue ricchezze, e in piu’ ti obbligo a sottostare alle mie leggi restrittive e come regalo finale ti obbligo a vivere in uno stabile dove il vicino ( la mafia per intenderci ) viene a rubarti quel poco che riuscirai a guadagnare a stento tu puoi dimenarti quanto vuoi…ma io avro’ costruito la mia ricchezza altrove con i tuoi soldi, tu resterai povero ignorante e gambizzato, perché le mie leggi e il sistema che ti impongo io ti impediranno di fare di piu’. Questa é la Sicilia dentro il similpaeseitalia, solo fuori dal similpaese, di preferenza gestiti da tedeschi o scandinavi e simili, per la Sicilia c’é salvezza.
      Troppo semplicistico giudicare i fatti partendo dalla fine della storia, troppo facile per tutti voi amanti di milano e torino criticare ora che il similpaese ha la sua fisionomia irreversibile, dove i ladri si sono arricchiti rubando a quelli che oggi criticano dopo averli resi poveri, ignoranti, e “limitati”. E concludo dicendo che é disgustoso leggere di palermitani che considerano le città italiane storicamente ladre, guerriere, corrotte, come le capitali morali in contrapposizione con l’immoralità (vera, lo sappiamo!) palermitana. Che milano e torino sono capitali morali lo dica didonna che ha l’abitudine di mistificare ci puo’ stare, ma un palermitano giovane e moderno che dovrebbe conoscere i processi storici e i meccanismi finaziari…

    11. …mi scuso per qualche refuso…le mistificazioni del similpaese mi fanno girare le P…E.

    12. Gigi ti invito a essere rispettoso nei confronti degli altri commentatori e autori. Grazie.

    13. “Mi riferisco evidentemente alla farsa della creazione del similpaeseitalia, all’altra farsa chiamata liberazione e a tutte le farse elezioni o referendum”
      @gi*i, me ce vorrebbe na mezza giornata per risponderti 😉 però…
      andiamoci piano a buttare tutto nel calderone, la liberazione è stata forse la pagina più gloriosa dell’italia, gente che è andata in montagna e ha preso le armi per ribellarsi al nazi-fascismo..ce ne vorrebbero di partigiani oggi contro il similpaeseitalia, certo senza imbracciare le armi che con l’eversione abbiamo già dato, ma quella è un’altra storia che ancora non è stata scritta in tutte le sue verità, solo che siamo tutti lobotomizzati!
      i referendum, parlo di divorzio, aborto, non certo dell’abuso al ricorso referendario per ogni passero che vola, hanno cambiato l’italia facendole fare un passo avanti di secoli…ecc ecc….vado di fretta …
      manco rileggo e invio.

    14. oppure dimmi, gi*i, a chi vorresti far commissariare la sicilia? (su cui più di una volta ti ho dato ragione).
      sicuramente a funzionari europei facenti parte di governi democraticamente eletti. e se non si fanno elezioni? ovvio che non parliamo dell’italia, dove da ora mi prendo un periodo di riflessione come elettrice…spero non troppo lungo.
      senza polemica, penso che tu lo capisca.
      scappo.

    15. @Gigi:
      Fammi capire: poichè dall’unità di Italia in poi noi siamo stati presi in giro è giusto che continuiamo a subire?
      L’inciviltà di un ragazzo nato nel 1980 nasce dai soprusi subiti da parte dei Savoia o dai Nazisti?
      Sei davvero convinto di quello che stai dicendo?
      Milano o Torino sono all’avanguardia perchè hanno avuto poche dominazioni? E’ corretto come sunto?
      E, di grazia, quanto durerà ancora questo processo di schiavitù psicologica? Quanti anni di democrazia servono perchè quel ricordo svanisca? E io lo trasmetterò a mio figlio come una malattia o potrò magari *educarlo*?
      Che il dopoguerra in Italia sia stato a due velocità e che il lavoro sporco lo abbiamo fatto noi a vantaggio del Nord progredito è storia oramai. Ma io non ti parlo di ieri, non ti parlo di mio nonno, io ti parlo di oggi e dei 30enni di oggi. Io ti chiedo a gran voce: perchè noi OGGI non sappiamo reagire?

    16. Un signore mi dice: il problema è che a Palermo abbiamo ancora un timore reverenziale nei confronti del potere.
      Il potere a Palermo, per chi ingenuamente non lo sapesse, è il maggior datore di lavoro pubblico per i palermitani ed in quanto tale gli si attribuisce il dovuto rispetto che si riconosce alla parte datoriale.Il rispetto è dovuto in ogni occasione. E’ maggiormente gradito in occasioni delle consultazioni elettorali di qualunque tipo, dove, tuttavia, manifestazioni esagerate di dosi massiccie di rispetto
      conducono direttamente in galera, come le cronache giudiziarie sui due presidenti di sezione ci hanno informato.Il rispetto per il potere si manifesta anche, in calorosi baci ed abbracci nei confronti dell’uomo politico, talmente forti da rimanere avvinghiati come da una piovra.Una recente forma di rispetto, simile al masochismo, è concessa al cattivo politico che disamministra e sperpera. Più errori compie e più viene rispettato, salendo nella considerazione della comunità. Sarà perchè i politici sono semplicemente lo specchio della società ( civile/incivile )che li vota? Ad Majora !

    17. Stalker, mi riferivo a certi plebisciti per l’annessione, con l’esercito piemontese a presidiare insieme alla camorra, e risultati e percentuali falsificati, forzature per costringere la gente a votare anche con la violenza.
      poi repressione con invio dell’esercito fino ad arrivare a 120000 uomini (1862), fine del brigantaggio e inizio della mafia moderna che approfitto’ della latitanza dello Stato (che aveva lasciato il sud privo di istruzione, cibo e collegamenti) per impiantarsi.
      La prima guerra mondiale svuoto’ i campi del sud togliendo ogni mezzo di sostentamento, invece il nord, dove il similpaese aveva concentrato le industrie approfitto PERSINO del mercato bellico e poi della ricostruzione.
      CITO FATTI NOTI che é meglio ricordare:
      “La Seconda Guerra Mondiale come la prima sfavori’ il sud. Ma questa volta le disparità più che economiche furono di carattere politico. Nel 1943 gli alleati stavano preparando lo sbarco in Sicilia per invadere l’Italia, e, tramite i clan operanti negli Stati Uniti, trovarono un’alleata nella mafia, che si offrì di fornire informazioni strategiche e legittimazione morale agli invasori in cambio del controllo civile del sud Italia. Il comando alleato accettò, e così le zone via via conquistate da questi passarono sotto il controllo dei vari clan mafiosi, che approfittarono della fase per consolidare, anche militarmente, il loro potere. Al crollo dell’apparato repressivo statale conseguì il ritorno del problema del banditismo, soprattutto in Sicilia, dove certi suoi esponenti si collegarono ai movimenti politici indipendentisti, che chiedevano l’indipendenza dell’isola o l’annessione come 49° stato agli Stati Uniti.
      Il governo provvisorio decise di non reprimere il movimento, che peraltro non aveva contenuti o rivendicazioni sociali, ma di corromperlo. Grosse quote del piano Marshall furono dirottate verso le zone in fermento, e la protesta venne privata dell’interessamento attivo della popolazione. I capi banda vennero pagati per deporre le armi, e, attraverso manovre politiche complesse, si convinsero alcune delle bande rimaste, pagandole, a compiere attentati contro la popolazione civile, che finì per isolare i gruppi armati. Come ottant’anni prima, però, la mafia aveva già preso le distanze dai gruppi armati, ritornando in clandestinità e confondendosi fra la popolazione. Parte integrante di questa strategia è la collaborazione della gente ordinaria, particolarmente attraverso l’omertà, ovvero il fatto di ostacolare la forza pubblica nascondendo o tacendo informazioni sensibili.
      Dopo la guerra la mafia acquistò un enorme potere nell’Italia meridionale, particolarmente in Sicilia.”
      -poi: anni ’40 e 50, governo che prende provvedimenti sempre a beneficio del nord, per esempio emigranti meridionali venduti alle miniere in Belgio in cambio di carbone che serve a fare funzionare le fabbriche del nord.
      – ’60 e ’70, “miracolo italiano” che attira manodopera meridionale, ma non beneficia al sud, persino i soldi spediti dagli emigranti non possono essere investiti in settori produttivi perché non esistono, ma nasce il fenomeno dell’assistenzialismo: innalzamento limitato del livello delle condizioni di vita che necessita di continui finanziamenti
      -… il divario con il nord è drasticamente aumentato. Anche inglobato nell’Unione Europea, difficilmente il Mezzogiorno potrà conoscere uno sviluppo economico in tempi brevi. Ancora oggi vari problemi strutturali riducono le sue possibilità di progresso economico: la carenza d’infrastrutture, la dimensione troppo piccola delle imprese e una loro scarsa internazionalizzazione, la presenza di un sistema bancario poco efficiente, i ritardi di una pubblica amministrazione spesso pletorica, l’emigrazione di tanti giovani che non trovano un lavoro adeguato al loro livello culturale e alle loro aspettative, l’incapacità di sfruttare le risorse ambientali e paesaggistiche, l’infiltrazione nell’economia sana della malavita organizzata.
      VEDI Stalker, io volevo dire che ogni epoca ha lasciato solo danni e il peggio. In Sicilia anche la liberazione. Ma ho capito il tuo disappunto, ora sai a cosa mi riferivo, anche sui plebisciti.
      Con questo non voglio giustificare i difetti dei siciliani, né negare le colpe.
      OGGI, usando un termine calcistico nel Paese dei CT, equivale a dire che per giocare in champions league occorre una squadra adatta e una società adeguatamente strutturata, il CARRAPIPI non puo’ giocarci, e la Sicilia oggi non é strutturata adeguatamente ai parametri europei, e l’organizzazione del similpaeseitalia non glielo consente per problemi di concorrenza interna (economia dello squilibrio e popolo solo consumatore, riserva di voti dovuta allle condizioni di bisogno provocato ad arte; al nord conviene meglio l’assistenzialismo e l’immigrazione interna, specialmente quella colta, ora che hanno trovato altri da sfruttare e che fanno passare per clandestini.
      Ogni buona volontà viene repressa dalle condizioni economiche, strutturali, di sottocultura, malavitose, e di incapacità amministrativa (pseudo-politici dilettanti che dovrebbero essere sostituiti da veri managers moderni). La buona volontà non basta, né i lamenti, si deve formattare tutto e ricominciare tutti ad armi pari (strutture, regole, legalità, etc.) altrimenti ognuno per la propria strada. Oppure lamentarsi ammatula fino alla fine dei tempi…

    18. @GIGI
      anch’io ho letto i “Panni sporchi dei Mille” della prof.ssa Pellicciari, ed è sicuramente vera l’analisi storica che hai fatto.. però rimane pur sempre un’analisi storica…

      è vero, i paesi africani sono piagati da corruzioni e dittature anche perchè il colonialismo in africa è stato puro sfruttamento, senza l’importazione minima di istituzioni e capitale sociale (a differenza invece del caso dell’india..) però non si può dare oggi la colpa ai belgi per un Mobutu o chicchessia…

      quanti milioni di euro di trasferimenti dovrà ancora versarci lo stato per risarcirci?

      inoltre ci tengo a specificare una cosa: io sono palermitano (anche se di origini calabresi..), orgoglioso di esserlo, e non c’è nessuno qui a milano delle persone che mi conoscono che non sappia delle mie origini.. però, proprio perchè ogni giorno lotto per dissipare pregiudizi e stereotipi sui siciliani (persino il mio coinquilino bengalese a londra appena ha saputo che venivo da palermo mi ha citato il Padrino..), mi arrabbio a morte per quello che succede a casa.. sanità allo sfascio, gente che deve implorare per i propri diritti, corruzione..

      forse non mi sono spiegato bene e di questo chiedo scusa: io sono orgoglioso di essere palermitano ma felice della mia formazione professionale a milano, perchè spero sempre (ingenuamente..) di poter tornare un giorno a casa e portare un tipo di nuovo di professionalità, un modo nuovo di fare le cose, che non avrei sicuramnte potuto acquisire a palermo (e che mi ha portato a fuggire dalla facoltà di economia di palermo dopo il primo anno per approdare a milano..).

      per il resto, “siamo servi inutili”… sono convinto che tutte le persone che scrivono su rosalio, in media, siano persone che amino profondamente a palermo… cerchiamo insieme di superare le nostre divergenze per il bene supremo, della nostra città e dei nostri concittadini..

      luciano

    19. Lavecchia, ti ringrazio per la tua moderazione.
      Per me é chiaro: non si tratta solo di storia, dove le tre tappe fondamentali – unità, prima guerra, liberazione – hanno lasciato il peggio alla Sicilia, ma é presente, perché il degrado sociale, le carenze strutturali, i limiti economici ne sono la conseguenza; con qualche correttivo perché si sta un po’ meglio che in passato, ma sempre ultimi in classifica; peraltro si tratta di correttivi che alimentano solo l’assistenzialismo, quindi i “risarcimenti” dei quali parli sono nefasti, non servono a creare ricchezza ma popolo assistito utile ai fini elettorali, sperpero, e mantenimento di popolo solo consumatore; quando i finanziamenti non finiscono in mani “improprie”.
      Ultimo esempio, per dirti che é presente e non solo storia, l’esempiio piu’ eclatante: la mafia, nata dall’assenza dello stato e legittimata durante la liberazione non é passato, é il cancro della Sicilia piu’ che mai attuale. E mi taccio sulla maleducazione e l’inciviltà quasi impressi nel DNA, che proliferano dove c’é degrado, povertà, ignoranza …tutto é legato…se le industrie e il benessere il similpaese li avesse lasciati dov’erano o perlomeno in seguito le avesse ridistribuite equamente (compresa la parità nell’accesso al credito) evidentemente il benessere economico e sociale avrebbe portato anche civiltà, regole, legalità.
      Tu citi milano come esempio di città che funziona, eppure dall’inizio degli anni settanta é la capitale della corruzione e degli imbrogli finanziari, pero’ funziona lo stesso, perché c’é lavoro e benesserfe economico, l’opposto di Palermo. Tu, il tuo lavoro non puoi farlo a Palermo per problemi strutturali, io nemmeno … tutti gli altri discorsi comprese le buone volontà sono aria fritta in assenza di mezzi economici e strutture adeguate ai parametri europei, e in assenza di un vero Stato che elimina i sistemi malavitosi.

    20. La ricerca e l’accertamento delle responsabilità (anche politiche) è alla base della democrazia. Non è un caso che negli Stati Uniti la “libera stampa” sia considerata un potere a se stante, capace di interloquire alla pari col potere politico e -se del caso – capace di metterlo in difficoltà.

      Se non si accerta “chi ha fatto cosa” e “chi vuole cosa”, si rischia di fare il classico polverone qualunquista che serve – appunto – solo a lamentarsi.

      E non è vero che “la maleducazione, l’inciviltà, l’illegalità attecchiscono meglio dove c’é miseria e ignoranza”: esistono paesi e popoli poveri, ma più civili e dignitosi di noi. Non continuiamo a cercare alibi per non guardare in faccia la realtà.

    21. Non mi sembra che qui non si guardi la realtà, anzi mi sembra che questa sia purtroppo ben manifesta!
      Il popolo siciliano ha questo primato, è non solo povero e ignorante, ma anche incivile.
      E siccome è stretto nella morsa della sudditanza dal bisogno,per i motivi bene illustrati da Gigi,dubito che ci possa essere un cambiamento radicale dall’oggi al domani, perchè non ci sono le volontà politiche e altre perchè questo avvenga.
      A meno che non ci sia che so, un diluvio universale, una sollevazione popolare,un governo europeo che stento a capire come possa avvenire, o una eruzione dell’Etna
      catastrofica, mi sa che passeranno secoli per vedere delle soluzioni !
      Che fare nel frattempo? Vivere secondo coscienza e muovere le forze positive perchè comunque niente rimanga uguale a come è, anche riuscire a spostare una virgola, può essere un successo, e continuare a indicare delle soluzioni possibili nella speranza che qualcuno le raccolga e le realizzi.

    22. forse l’autore del thread a Milano ci vive da troppo poco tempo, se pensa che davvero ci sia tutta questa differenza… (detto da lombarda “doc”, prima di provincia e adesso milanese)

    23. @Betty,
      francamente non capisco a cosa alludi.. la differenza in termini di qualità dei servizi nonchè efficienza e professionalità è lampante.. non servono mesi, bastano poche ore in giro per il centro, nonostante basti un tentativo di suicidio per bloccare tutto il sistema delle metropolitane (che è una cosa ridicola secondo me per una città di pendolari quale milano)…

      se invece ti riferisci alla maggior partecipazione civile che si riscontra a milano, mi vedo costretto a contraddirti..sono rimasto letteralmente stupito dall’associazionismo che c’è qui, in ogni singolo paese (ho vissuto per 3 anni a san donato milanese, e per un anno circa a san giuliano).. protezione civile, caritas, croce rosse, croce d’oro…

      ciao

    24. @GIGI, ok, ora è più chiaro e condivisibile. non avevo capito che parlavi della “questione meridionale”, infatti ti avevo risposto di partigiani che andavano in montagna, chiaramente al nord. tra questi hanno combattuto per la libertà molti siciliani
      http://www.isrn.it/doc/inserto%20sic.pdf
      .
      che i siciliani diano il meglio di se lontani dalla sicilia?

    25. Signori da emigrato al Nord, ossia Milano, Vi dico che dovremmo tornare in massa a casa nostra e prendere a calci in culo la massa di raccomandati e fannulloni che in maniera assolutamente clientelare occupano posizioni di potere gestendo in maniera vergognosa la res pubblica. Ormai vado in vacanza soltanto perchè ci sono i miei familiari , ma ogni volta una senzazione di vomito profonda mi assale sempe di più.

    26. Concordo pienamente con Salvo.
      Il ritorno dei cervelli… e delle gambe.

    27. Tuttavia, a Milano non starei tanto tranquillo.
      Guardate le notizie sull’espansione della ‘ndrangheta in Lombardia… e noi sappiamo bene che le mafie si possono affermare se trovano il terreno “fertile”.

    28. Angelo, io mi riferivo alla Sicilia e anche sforzandomi non vedo dov’é l’alibi. Volevo dire che la Sicilia da quando esiste la “farsa unità” é stata mantenuta in stato di bisogno e d’ignoranza (l’alfabetizzazione di massa é arrivata dopo decenni dalla “farsa unità” tra l’altro) e dove non c’é benessere, conoscenza e informazione attecchiscono di piu’ e meglio illegalità, maleducazione e tutte le negatività elencate e dei quali i siciliani si lamenttano non stop da sempre. Poiché ammetto i fatti dov’é l’alibi? Senza volere scomodare Eugène Jonesco … ma la cosa ci somiglia …

    29. Angelo, che la mafia e le mafie (camorra, ndrangheta)siano distribuite in tutt’italia e non solo è un dato di fatto, cosa che a “molti” del resto fa comodo, altro è la mentalità mafiosa radicata nel territorio che ti spinge ad andare via per poter esprimere le tue potenzialità, per quanto difficile sia trovare spazi completamente vergini, è altra storia, ma anche una diversa possibilità.
      la differenza non è tanto sottile.

    30. Comunque, riprendendo il discorso 1 che siamo cretini e 2 perchè oggi noi non sappiamo reagire,cosa si potrebbe concretamente fare ?
      Prendere a calci i raccomandati
      Prendere a calci i mafiosi e chi li protegge
      Prendere a calci i politici e chi li vota, e chi mantiene questo stato di sudditanza
      Avere delle buone scarpe che resistano e augurarsi di
      non dimenticarne nemmeno uno.
      Scusate, ma mi sono rincretinita pure io!

    31. Non mi dilungherò sulla vexata quaestio della “sudditanza” dei siciliani: chi vuole può andarsi a (ri)leggere le mie considerazioni su questo thread, dove si trovano in un post di stalker, che le ha gentilmente citate.
      https://www.rosalio.it/2009/02/17/finalmente-unite/
      Voglio invece spendere due parole, visto che tra due giorni è il 25 aprile, sul tema dei siciliani che combatterono nella Resistenza lontano dalla Sicilia. Premetto una cosa: sulla liberazione -l minuscola- portata in Sicilia dagli yankees in combutta con la mafia, concordo con l’analisi di Gigi e invito tutti a leggere l’ottimo libro di Alfio Caruso dall’evocativo titolo “Arrivano i Nostri”, sullo sbarco alleato in Sicilia e sul pactum sceleris tra USA e Cosa Nostra.
      Altra cosa è invece la Liberazione -L maiuscola- dal nazifascismo, che interessò per motivi bellico-goegrafici soprattutto il Centro-Nord, anche se non mancarono episodi eroici anche nel Meridione (vedasi, tra i tanti, le 4 giornate di Napoli e le insurrezioni di Barletta e Lanciano).
      Entrando nel merito, ringrazio innanzitutto stalker per aver linkato questo documento della Regione Piemonte, molto interessante. Aggiungo quindi un ricordo personale: il 25 aprile di qualche anno fa, ero in Toscana, a Cortona, e passeggiando per le strade della cittadina mi cadde l’occhio su una lapide commemorativa di un partigiano fucilato proprio lì. Aveva vent’anni ed era originario della Sicilia orientale. La cosa mi colpì e mi commossi. Anch’io pensai, come stalker, che i siciliani danno il meglio di sé fuori dalla Sicilia.
      A questo punto voi direte: sì, va bene, ma tutto questo cosa c’entra con la sudditanza? C’entra eccome. Se in Sicilia la gente avesse preso in mano le armi e avesse lottato per la propria libertà e la propria autodeterminazione, non arrivo a dire che oggi non ci sarebbe la mafia, ma sicuramente saremmo tutti un po’ meno sudditi. Perchè avremmo sviluppato una mentalità diversa, e non invece una mentalità da schiavi o da servi.
      F.to: Meglio un giorno da Leone che cent’anni da minkioni.

    32. eppure la nostra Storia è punteggiata da moti insurrezionali…

    33. caro leone, leggerti è sempre un piacere, si ha l’impressione o forse l’illusione di condividere la stessa storia e qualche speranza.
      stasera vado in punta di piedi, vorrei solo aggiungere due letture “leggere” per chi ne avesse voglia, storie di femmine toste, storie di sicilia e non solo, da punti di vista diversi…
      Goliarda Speranza “L’arte della gioia”
      Marcello Sorgi: “Edda Ciano e il comunista”
      pennellate certo, non saggi. il primo, secondo me, ha mano sublime…
      il secondo, racconta molto della sicilia, oltre la storia d’amore tra edda ciano e leonida bongiorno, il confino a lipari…
      se ne avete voglia buona lettura.

    34. leone, per onestà, in sicilia il problema non è prendere le armi, il banditismo insegna, è dove puntarle e chi ti paga le munizioni.
      che terra ricca e desolata che è questa!

    35. Condivido del tutto l’analisi di GIGI, meno quella di Leone, che ne fa una questione politica.
      L’altra sera vedevo a tarda sera TG2 Dossier storie, con un’intervista ad uno filosofo meridionalista napoletano, di cui ora non ricordo il nome.
      Il piccolo servizio e la relativa intervista rientravano perfettamente nella scia di quanto diceva Gigi.
      L’intervistato sosteneva come l’Unità d’Italia abbai emerginato il meridione, che prima di quella aveva rapporti privilegiati con molte nazioni europee a diventare provincia isolata del neostato italiano, demandata nei rappoti con altri Stati dalla costituzione di questo nuovo stato centrale.
      E’ ormai indiscutibile che l’Unità italiana abbia cambiato equilibri prima molto diversi, e che certe scelte non siano cambiate da allora, con una gerarchizzazione della centralità politica e decisionale sempre più spostata a Nord, mentre il Sud viene relegato a provincia dove piazzare le cose scomode (vedi raffinerie), con la scusa di industrializzare il mezzogiorno.
      Poi la subordinazione politica anche dei primi politici del sud presenti nei primi governi nazionali (vedi Crispi) é esplicita e continua a rimanere. Il contentino dello Statuto speciale quale forma di falsa autonomia, continua a sussistere.
      Io sono per il federalismo, se questo alla fine può servire a staccarsi da certe logiche, e davvero iniziare finalmente lo svincolo da certe dipendenze consolidate.

    36. Faccio anche un commento sarcastico sulla migliore preparazione che risulta nelle scuole del Nord. Ho da due anni intrapreso questo calvario dell’insegnamento scolastico. Posso garantirvi che la maggior parte degli insegnanti delle scuole del Nord sono meridionali. Allora cosa non funziona? I meridionali? I meridionali al Sud?
      Come mai i meridionali funzionano bene al Nord?
      Questa é da sempre la domanda.

    37. anche io palermitano trasferito a Milano….ogni commento su Palermo è ormai inutile…la mia metafora sulla nostra città, ogni qualvolta torno è: “Palermo e i Palermitani sono come un criceto che gira nella sua ruota”. A dire il vero questo è il 50% di Palermo e dei Palermitani, perchè l’altro 50% sta giù accucciato a guardare gli altri che girano a vuoto e non capiscono perchè fanno tutta questa fatica…
      Triste, davvero triste.

    38. E’ il sistema che ci lega, Non so. Chi vuole fare non riesce a fare se non andandosene. Non dipende dai palermitani. Quel filosofo meridionalist napoletano, diceva la soluzione é solo la rivoluzione, niente altro.

    39. Uma, chissà che persona sarei oggi se tu fossi stata una mia insegnante?
      migliore o peggiore?
      chissà…

    40. Il filsofo la pensa come me !

    41. Stalkeeeeeeeeer, buonanoooooooooootte !!!

    42. valentina, dici che è meglio se vado a nanna????
      ok….vadoooooo….
      zzzzzzzzzhzhzzz……stung…..zzzzzzzzz
      🙂

    43. Miiiiiiihh , che brava, già dorme !
      Quasi quasi sembra un angioletto !
      🙂

    44. con le corna e con tutti i sensi all’erta! 😉
      ciao
      e mo’ dormo davvero!
      .
      stalker, ti prego di chattare altrove
      .
      ok, messaggio ricevuto.

    45. Telegraficamente:
      @ stereotipo: sai indicarmi se qualcuno di questi moti insurrezionali è poi mai sfociato in un reale cambiamento dello status quo ante?
      @ stalker: ti ringrazio, anch’io penso che abbiamo molte cose in cumone.
      @ Uma n. 1: la mia posizione è la stessa che ha espresso quel filosofo meridionalista napoletano di cui non ricordi il nome. Più che una questione politica io ne faccio una questione STORICA. Comunque alla rivoluzione ci arriviamo: basta aspettare che finiscano i soldi pubblici e ne vedrai delle belle.
      @ Uma n. 2: è assolutamente così, è il sistema che ci lega. Ma la soluzione non può che venire da noi stessi: se anche per ipotesi domani venissero gli svedesi o i tedeschi ad amministrarci (vedasi la provocazione di Gigi) non ci potrebbe essere un vero cambiamento perchè l’unico cambiamento che possa aspirare ad essere duraturo è quello che nasce da un libero e spontaneo convincimento, non da imposizioni calate dall’alto. Comunque, qualcosa si muove: ieri l’altro su Current TV è andato in onda un bel servizio sui giovani che lavorano le terre confiscate alla mafia nei dontorni di Corleone e S. Cipirrello, ormai da quattro anni. All’inizio nessun agricoltore/bracciante dei paesi limitrofi voleva andarci a lavorare, per paura dei mafiosi. Da quest’anno c’è la fila per andarci, perchè la paura è passata e nel frattempo si è scoperto che questi giovani in cooperativa sono gli unici del circondario a mettere in regola i lavoratori. Anche questa è RIVOLUZIONE.

    46. @Il Leone, condivido i tuoi post, in particolare dove sottolinei che rivoluzioni, vere e presunte, e tappe storiche significative (unità-farsa, dopoguerre prima e seconda) non hanno cambiato niente, e, secondo me, per certi aspetti hanno peggiorato la situazione.
      Pero’ ti assicuro, che la mia non é una provocazione, ci rifletto da anni, e ho valutato tutti gli aspetti in questione. Sono persino d’accordo quando scrivi che il cambiamento vero viene da una reale presa di coscienza interna, ma sono troppi, la maggioranza, milioni, quelli da cambiare, e coi tempi siciliani vuol dire almeno tre secoli. Troppo lontano, se vogliamo vedere, noi siciliani che viviamo oggi, la Sicilia come l’Europa evoluta. Per questo penso al cambiamento imposto e soprattutto al rispetto delle regole imposto, perché quelli che conoscono i parametri europei e dovrebbero insegnarli sono troppo pochi, non contano per niente, e quelli che dovrebbero farli rispettare a loro volta hanno bisogno di averli insegnati prima.
      Per semplificare il mio concetto faccio un esempio davanti agli occhi di tutti, il Palermo calcio. Prima di Zamparini incassi di trenta lire l’anno, dilettantismo, debiti, portoghesi, inciviltà di chi faceva appunto il “portoghese”, quello chic parvenu “portoghesismo”, quelli disperati e quelli finti disperati. Insomma non voleva pagare nessuno e i risultati sportivi erano roba da dilettanti. E, colmo, i palermitani quando pagavano solo quattro fessi, allora ma ancora oggi chiamano “ladri” i presidenti di allora, quando non c’era niente da rubare, nemmeno la luce elettrica, perché scarseggiava pure quella per le doccie dello stadio. Dall’arrivo di Zamparini: budget tra i primi d’Italia, 80 milioni annui, che vuol dire che seppure alcuni “portoghesi”, bagarini e ammuinatori vari resistano, perché le cattive abitudini e il malaffare sono duri a morire, la maggioranza ha imparato (imposti) a pagare per lo spettacolo, e si vedono i risultati economici laddove prima c’era solo fallimento; risultati sportivi eccellenti etc. Tutto imposto e venuto da fuori, la storia si ripete, e chissà se non sia la sola possibile finché non sarà formattato il dna. L’autoformattazione la vedo poco, troppi convinti geni, perfetti, “semu i megghiu”.
      E poi … oltre alle suddette caratteristiche del carattere pittoresco, in riferimento ai parametri economici, imprenditoriali, finanziari, mi sembra che manchino abitudine e know how, per il momento si parla di piccole esperienze che “pesano” poco o niente nel contesto europeo.

    47. @ Gigi: abbi pazienza, ma il tuo pensiero in merito agli “amministratori europei calati dall’alto” (o per mglio dire imposti) io l’ho sempre classificato come “boutade provocatoria”. E lo dico in senso non offensivo, ma semplicemente constatatorio.
      Quante possibilità ci sono che un piano come quello che indichi tu possa realizzarsi HIC ET NUNC? Zero. E sai perchè? Perchè viviamo in un contesto storico nel quale per realizzare il tuo “piano” si dovrebbero in un sol colpo azzerare, nell’ordine, i concetti di (A) sovranità popolare, (B) democrazia rappresentativa elettiva, (C) autodeterminazione dei popoli, (D) sovranità della Repubblica Italiana. Sarebbe come tornare al colonialismo.
      Perdonami, ma le strade da percorrere devono essere altre.
      Con stima,
      Il Leone

    48. Vorrei capire….cui prodest??….
      A che serve venire qui su un blogg a schifare la nostra Città? non sarebbe meglio adoperarsi in prima persona affinchè le cose migliorino??
      Francamente di tutti questi “emigranti” che stanno bene dove stanno e poi vengono qui a pontificare sulla loro Città ne abbiamo visti tanti….e con una credibilità pari a zero. Bello guardare la pagliuzza degli aaltri e non guardare la trave propria….. Se è per questo io a Milano volevo vedere l’ultima cena di Leonardo….ebbene la chiesa era sbarrata……ed era Domenica…..

      p.s.
      I BorbonI non esistono….si chiamano Borbone anche se più….d’uno…è come se al posto di dire “I Lavecchia” dicessi “I LavecchI”

      p.s.II
      dai….via al fiume di insulti….. 😀

    49. scusate eventuali errori di battitura…

    50. sta a vedere che si apre un nuovo filone?
      mai Nick fu piu’ azzeccato,
      date le troppe cose da capire!

    51. @Il Leone, l’avevo capito con quale intento lo dici.
      Pero’ l’esempio che ho fatto sul Palermo calcio non l’hai commentato.
      Come non hai detto quali sono le altre strade.
      Quell’episodio che hai citato, per esempio, del lavoro nei campi confiscati é bello dal punto di vista morale, ma nella competizione economia europea pesa poco, o niente. Molti fanno finta di non capire o non capiscono: mancano strutture adeguate, circolazione di capitali, know how, abitudini all’impresa; e neanche queste cose le hai commentate.
      Realizzare il piano che indico? Appunto, la scelta deve venire dal popolo, referendum e 51% di voti a favore.
      Per chiedere cosa? Tanto col federalismo qualcosa del genere potrebbe succedere: bada bene evoco solo un’ipotesi legata al federalismo prossimo. Allora, si chiede di non fare parte dello Stato italiano, ammesso che in questi 150 anni questa farsa possa chiamarsi Stato, per me no. E’ un similpaese. Federazione indipendente, insomma, in seno all’Europa e che ha rapporti diretti con Bruxelles. Ma questo l’avevo detto quando scrissi la prima volta qui questa idea. Manca la gestione, e le possibilità sono almeno tre: o si precipita nelle barbarie con amministratori incapaci e scene da far west per le strade e miseria a non finire; o la comunità europea ci vede un interesse e colonializza per alcuni decenni il tempo di formattare e imporre veri parametri moderni e europei; oppure quest’ultima ipotesi viene liberamente scelta dai cittadini che scelgono di farsi amministrare da veri managers europei stipendiati dalla comunità europea.
      I dettagli e il seguito li ho già esposti nei post passati, non ho voglia di ripeterli.
      Autodeterminazione? Certo, cosa c’é di piu’ democratico di decidere la propria indipendenza?
      Quali sono le altre strade da percorrere che tu indichi con assoluta certezza? Mi interessa conoscerle.
      Io sono sicuro che la mia é l’unica valida per salvare la Sicilia, perché tutti i sistemi attuali sono falliti, perché mancano in loco le capacità adeguate ai canoni europei, perché strutturalmente la Sicilia, rimanendo dentro l’italia, per logiche commerciali e politiche non potrà mai evolvere verso i suddetti parametri europei, é previsto solo il galleggiamento scientifico imposto dalle logiche finanziarie e come detto politico-elettorali, che fanno comodo solo al benessere del similpaeseitalia, del centro-nord.

    52. Continuo ad essere più d’accordo con Gigi. In questo stato di cose é impossibile fare niente. Il sistema é troppo radicato, soprattutto nella gerarchizzazione dei politici locali dipendenti dai politici nazionali (che ho già detto é di storica tradizione). La politica qui agisce come personale professionismo, ossia come modo di arricchirsi in forma personale per sé e per i propri parenti ed accoliti, che rinnova se stessa attraverso la promessa (non garantita a tutti, ma sempre ventilata), di prossimi futuri sicuri.
      La follia di politici che per garantire se stessi, fanno finta di garantire i molti che li votano, con una forma di paternalismo politico che si avvale per il consenso sappiamo di quali reclutatori.
      Siccome la lucidità civile é cosa di pochi, e non di molti, la rivoluzione popolare (che peraltro storicamente non ci é mai appartenuta, storicamente, se escludiamo la piccolissima parentesi di amministrazione autonomista e fantastica dal 1849 al 1851 con Ruggero Settimo), non la vedo così immediata come la vede Leone.
      Credo che la necessità possa fare virtù, invece, per questo il federalismo, mi sembrava la migliore occasione. Non sono neanche così negativa sull’orgogliosa idea che la rivoluzione possa venire solo da noi. Storicamente la migliore stagione siciliana é stata quella in cui molti provenienti da molti luoghi investirono e rimasero qui. Capirono le possibilità, promossero azioni. Bisogna tornare a pensare al nostro luogo come luogo di possibilità per noi e per altri fuori da noi, senza inutili orgogli di sicialinità fine a se stessa. L’apertura verso il resto del mondo, ma in senso produttivo é stata da sempre la nostra carta vincente, non credo sia saggio abbandonarla. Abbiamo sempre vissuto della nostra capacità di relazione che é davvero la nostra forza.

    53. Vorrei solo dire a Mr. Lavecchia, che a tempo dei Borbone (e non Borboni), Palermo era ancora capitale del Mediterraneo. Prima che calasse la mannaia della massonica, anglo-invasione (poichè finanziata dal denaro inglese che aveva messo gli occhi sui nostri beni naturali, in primis zolfo e Marsala), dell’avventuriero pluripregiudicato Garibaldi Giuseppe. L’uomo (?) che ci ha messo in mano allo straindebitato Piemonte. Ecco da dove viene il vomito di oggi.
      Peccato che a scuola ci viene raccontata una storia completamente diversa, raccontata da chi ha massacrato, devastato e costretto alla valigia di cartone milioni di gente del sud.
      In quanto a civiltà, nonostante tutto, Milano non ha nulla da insegnare a Palermo. Che restituiscano il maltolto.

    54. Annibale, é quello che intendo dire da oltre 1 anno ogni volta che scrivo “similpaeseitalia”. Restituire il maltolto non vuol dire mandare “finaziamenti” non stop che non sono altro che il mezzo piu’ efficace per mantenere lo stato di bisogno e assistenzialismo utile per due scopi principali: mantenere la produzione e la ricchezza reali nella metà centro-nord del Paese (vicino all’Europa) senza concorrenza interna anzi sfruttando le risorse dell’altra metà (e magari rivenderglieli in forma di prodotti); mantenere lo stato di bisogno che si traduce in clientelismo e riserva elettorale in cambio di promesse di lavoro ed elemosine (spacciate per finanziamenti, che in assenza di strutture produttive restano solo elemosine da consumare e rimettere in circuito sotto forma di consumo e ritorno dei capitali all’origine). Restituire il maltolto vuol dire azzerare tutto e ridistribuire risorse e strutture equamente, fare un vero Paese ripartendo dall’inizio della truffa dove i rapporti che erano opposti a quelli di oggi sono stati ribaltati con la violenza, i morti ammazzati, le truffe e gli spostamenti di ricchezza. Ricominciare da zero perché da come é strutturato ora questo similpaese il sud puo’ solo galleggiare in stato di sopravvivenza, tranne qualche piccolo tentativo isolato che comunque pesa pochissimo nella competizione economica europea. Tra l’altro geneticamente (uso questa definizione per semplificare) i siciliani non hanno niente a che vedere con l’italia.

    55. Caro Gigi, sottoscrivo a pieno. Ci hanno trasformato in incivili, siamo diventati il mercato del nord. Partiamo dall’inizio, come dici tu, facciamo in modo che la gioventù meridionale sia messa in condizione di parità con i parietà settentrionali. Probabilmente molti baronetti e feudali del voto sarebbero respinti a calci nel culo.
      Il problema, che mai sarà risolto, sarebbe farlo capire ad un intero popolo che da 148 anni subisce sempre le stesse menzogne, che ormai ha fatto sue.

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