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giovedì 28 mar
  • Professore’ (atto terzo)

    Mica ho cambiato mestiere. Faccio ancora la professore’. Per fortuna. Alcuni colleghi credo che stiano pensando di cambiare lavoro sul serio. E non perché non lo vogliono fare. Perché li hanno mandati a casa. Alcuni anche dopo dieci anni. Altri hanno fatto le loro truscettine e se ne sono andati al Nord. Almeno hanno avuto questa opportunità. Nelle città in cui c’è ancora posto. Dove ancora ci vogliono. A noi del sud che studiamo.
    Scrivo ancora di scuola perché occupa gran parte della mia vita e perché sono fortunata visto che faccio quello che volevo fare. Magari non alle condizioni in cui lo faccio. Sognavo di insegnare perché ho avuto grandi insegnanti. Merito loro. O colpa loro.
    Mica lo sapevo che mi sarebbe finita così. Ci hanno tagliato i posti. Lo sanno tutti. Anche se nessuno fa niente. Da poco è spuntato un decreto “salva – precari”. Fa ridere. Un contrattino in cui ti danno qualche soldo, 13 ore e il punteggio assicurato. Per fare cose che dicono “loro”, progetti forse, non è molto chiaro. Ci stanno mettendo l’ennesima pezza (oltre a quelle che abbiamo al culo) e una mano sulla bocca. Così stiamo muti. Del resto non è che ci distinguiamo per compattezza di categoria. Una guerra tra poveri. Lo sanno tutti. Un mio alunno mi disse una volta professore’ lo sanno tutti che i prufussura vuscanu picca. Gli risposi che non è un mestiere che puoi fare per soldi.
    Nella mia scuola mancano le sedie. Tra poco ci saranno le vacanze di Natale. E noi siamo ancora senza sedie. Dopo pressioni sfiancanti ne sono arrivate 60. Rotte. Ne abbiamo potute usare solo un paio. La carta igienica non c’è. E il sapone con cui dovremmo lavarci le mani come da indicazioni del ministero, per scongiurare la paventata influenza A, nemmeno. Fa parte del “discorso di benvenuto” che ha fatto la mia preside il primo giorno di scuola.
    Siamo riusciti a mantenere il tempo prolungato a calci e muzzicuna, ma le risorse non ci sarebbero.
    Una volta si diceva che quello dell’insegnante fosse il lavoro più adatto ad una donna. Ti fai le tue 18 ore settimanali, solo di mattina e poi sei libera. Evito ogni commento. Pochi pensano che quello che per troppi è una specie di parcheggio, è un luogo in cui i loro figli crescono. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Certuni manco se ne accorgono.
    Ho preso coscienza della responsabilità (che parola roboante, ormai) che avevo, quando mi sono accorta che i miei alunni parlano come me e pensano come io dico loro di pensare. Ho avuto paura. Mi fanno tenerezza alcuni, sembrano tanti “cubitini”. Ed è a quel punto del “processo educativo” che cerco di correggere il tiro e mi sforzo di farli ragionare con la loro testa. Mi sa che ormai un paio di generazioni mi sono passate dai registri e sotto le grinfie. Sugnu tinta. Faccio le note e inzerto a primo colpo quelli che non hanno studiato. Li subisso di compiti, ma se dopo anni mi vengono a ringraziare si vede che ho fatto bene. Uno me lo sono visto spuntare, con tanto di fiori, pure alla presentazione del mio libro.
    I genitori dei miei alunni, ormai, sono più giovani di me. L’anno scorso ho fatto una nota sul diario (antica , lo so) ad un gruppetto che era informatissimo sulle vicende del grande fratello. Ho scritto così:
    Gentile Sr…desidero informarla, nel caso in cui non lo sappia,
    che suo figlio guarda programmi, a mio avviso, diseducativi.
    La invito a parlarne a casa e resto a Sua disposizione per ogni chiarimento.

    Ho rischiato, lo so. Mi potevano rispondere si faccia il suo mestiere. Alcuni manco mi hanno risposto, altri mi hanno ringraziato. Altri ancora credo che si siano un po’ vergognati e abbiano continuato a guardare il grande fratello insieme ai loro figli. Ma che ci posso fare? Sento che il mio mestiere è pure questo. Ma è sempre più difficile…a poco a poco ci stanno togliendo dignità. La stanno sottraendo al nostro mestiere. Una volta il maestro era uno che contava. Oggi devi stare attento a quello che dici e a come lo dici perché ci sono frotte di genitori pronti a infilarti ‘i irita ‘nta ll’uocchi se ti permetti di uscire dal seminato.
    E qual è il seminato? La storia, la grammatica e le letturine? Non ci riesco. L’altro giorno ho aperto una delle mie parentesi sulla storia della mafia. Perché purtroppo di storia si tratta. Arrivata al 1992 Fabrizio mi ha interrotto dicendo «però ficiru buonu. Falcone era uno ca si immiscava assai». Per fortuna la classe è insorta, in massa. Da chi l’ha sentito questo commento? Chi gliel’ha detto che Falcone era uno che si immischiava troppo?
    Mi è venuto da piangere…non mi era mai successo prima. E sono dentro la scuola da 14 anni. Sono uscita trascinando la mia borsettina, con la testa bassa. Incazzata e triste. E mi sono ricordata che Fabrizio una volta mi spiegò che ‘i sbirri su’ sprigiusi. Perché suo padre aveva il motore sequestrato perché era senza casco. Ma doveva andare da sua nonna, t’u giuru professore’: centu mietri. E ‘u firmaru arrieri e ci ficiru pure n’avutra multa. Su’ sfriggiusi. Non mi fa piangere questo. Sorrido. Ma sorrido amaro. Ma ancora più amaro sorrido, quando, puntualmente, ogni giorno all’uscita la mia auto è bloccata da quella di una mamma che attende il figliuolo in seconda fila. E non è certo la madre di Fabrizio. Se ne va a piedi lui. Avi ‘i scagghiuna e sa come muoversi per la città, pure se è nico. È una madre che sconferma tutto quello che ho appena finito di dire nella, cosiddetta lezione di educazione civica. Che si rispetta il codice della strada, che non si buttano le cartacce del finestrino. Ma io continuo. Magari il figlio, un giorno, le dirà di non aspettarlo in seconda fila…continuo il mio sogno di professore’.

    Palermo
  • 54 commenti a “Professore’ (atto terzo)”

    1. che forza che hai; le lacrime sono venute a me

    2. GRANDE ^_^

    3. ma vero…anche a me…mi hai commosso…brava Maria…lo so che ormai insegnare è demotivante al massimo…ma speriamo che ti rimanga sempre questa grinta

    4. mi sono venuti i brividi. Manco da una classe dal 1996, anno del mio diploma, poi due anni all’università, ma questa è un’altra storia.
      Pensavo fossero disastrate le scuole ai miei tempi, invece andiamo sempre peggio. Cosa darò a mia figlia quando tra 5 o 6 anni inizirà le elementari?

    5. Purtroppo la maggior parte delle persone non ha capito niente di quello che sta succedendo. Scusate le previsioi tragiche ma presto, chi avrà i soldi manderà i propri figli a scuola, gli altri si accontenteranno di quel che passa il governo. Che è quanto dire.

    6. Bella riflessione. Però alla fine, per quanto doloroso sia, non ti puoi prendere responsabilità che non sono tue. I figli devono essere educati alla vita a casa dai genitori, è ottimo che a scuola abbiano un esempio positivo, soprattutto se non ce l’hanno a casa, ma da sola non ce la puoi fare.

    7. Cara Maria hai perfettamente ragione quando parli di scuola privata. Ho una figlia di tre anni e mio marito, pur non avendo tanta disponibilità economica, pensa già di mandare la bimba a scuola privata se continua cosi. Che tristezza!

    8. Mo’ vene Natale…e non ci stanno le sedie. Perchè avete buttato quelle rotte. E allora ? Allora prendete anche Natale e buttatelo via, al diavolo o dove vi pare. Chi l’ha inventato di sicuro non ha mai dovuto trasportare del bagaglio extra. Noialtri, tutti quanti, dobbiamo buttare la maggior parte delle nostre schifezze, solo per capire dove siamo. Anzi, non dove siamo ma dove non siamo. Più roba buttate più riuscite a vedere. E non parlo solo di “roba”. Tutto funziona alla rovescia e c’è chi si ostina ad andare avanti, magari a testa alta però piangendo, passo su passo. Andate all’indietro e il paradiso vi cascherà in grembo, trovandovi sorridenti. Statene certi.

    9. Brava Maria!…non ho ancora figli ma un pò di tristezza e di paura mi è venuta lo stesso, sarebbe bello se i miei figli un giorno avessero una “professorè” come te!!!

    10. professorè: stai su!!!
      non ti avvilire, gioca la tua parte come meglio puoi.
      anche se non ti sembra non resterai mai da sola e, poi, come si dice “gutta cavat lapidae”

    11. Mi piacerebbe poter dire che vorrei essere un tuo allievo. Purtroppo posso solo augurarmi che i miei figli possano avere un’insegnante come te.

    12. Capisco benissimo Maria! Non è avvilirsi, ma è a volte lo sconforto che ci prende quando ci troviamo di fronte a comportamenti che vanno contro quanto da noi “predicato” e per i quali ci sforziamo di essere dei modelli positivi e propositivi… La responsabilità che abbiamo è enorme! Passiamo più tempo noi con i nostri alunni, di quanto ne passino loro con i loro genitori… E a volte davvero ne esci esausta, non solo fisicamente. Per fortuna però le gratificazioni sono grandi, non sono d’ordine economico, ma sono molto molto di più… Qualche giorno fa, una mia alunna di primo anno, informatissima sulle conseguenze che avrà l’imminenete Riforma sul sistema scolastico italiano,non senza una certa preoccupazione, mi disse:”Prof! ma quando noi avremo finito il quinto anno, lei che farà?!”… Tenera stellina! Questo e altro, questo e di più, è quello che da 18 anni mantiene alto il mio entusiasmo e la voglia di esserci nella scuola!!! Brava come sempre, Maria!

    13. Anche io insegno. Anche io rimprovero i ragazzi, scrivo note, per le quali sono famosissima, sui diari o sul libretto comunicazioni scuola-famiglia. Purtroppo, però, è da un pò di tempo che non me la prendo più con i ragazzini,perchè è l’esempio che hanno a casa che non va.
      Ho solo una paura: smettere di arrabbiarmi, di lottare. Finora ho sempre reagito, per il loro bene.
      E quando non reagirò più?

    14. Maria, io sono emigrata al centro-Nord (cautelativamente ho scelto come sedi di ‘coda’, Luoghi vivibili). Se una deve andare via cerca di scegliere la condizione migliore, ti pare?
      Sono in Provincia di Arezzo, tredicesima della coda di chi ha espresso volontà di un contratto a TD. Mi sta bene. In questa stagione di scanna, mi sono salvata. Ormai siamo come i carabinieri, dove l’arma ci chiama, andiamo.
      Poi, a parte le preoccupazione per una madre anziana che lasciao a casa, e che ho pesantemente scaricato su una sorella, che in genere sapendo che essendo in loco, scaricava a me, alltorio.
      a troppo distanti dal proprio terri fine, é un’esperienza interessante.
      Un dubbio mi rimane, qui, la cesoia dei tagli, non é stata così impietosa. Ho notizie da ITG di Bisaquino a cui il provveditorato ha rifiutato la formazione di classi di 25 persone. Qui la cosa non c’é.
      Si tutelano molto le realtà locali del territorio, evitando che gli studenti siano troppo penalizzati, per raggiungere centri di studio (io insegno al geometra), troppo distanti dal proprio territorio. Poi anche con qualche ragione (qui le realtà territoriali son molto sentite come diversità ed identità dai capoluoghi a differenza delle nostre realtà siciliane).
      Poi, i problemi son simili Maria, qui dovrebbero disegnare con un programma di disegno informatico molto diffuso. Ma qua il programma ha problemi. Ho sollevato il problema. Tutto il mondo é paese.

    15. Il nord non é così efficiente, Maria. La scuola, in un certo senso, é molto simile quasi da tutte le parti. E come dice il tuo studente, la scuola, per chi ci insegna, é quasi una missione sociale. Ci si scontra sempre con un’umanità complessa, composta di moltissimi individui, non sempre facilmente categorizzabili.
      Lavorare con tale complessità umana richiede sensibilità attenzione, autorevisione anche delle proprie azioni, delle proprie posizioni. Non é facile.
      E’ un mestiere che ti mette contianuamente in crisi, che ti costringe contianuamente ad interrogarti su ruoli, senso ed efficacia di quello che fai. Non é facile.

    16. Cara Maria, ogni volta che scrivi i tuoi post mi ritrovo a doverti fare i complimenti. E sono sicuro che anche come professoressa sarai molto brava. Non ti arrendere mai; come vedi per un Fabrizio che critica le tue lezioni antimafia trovi altri 20 ragazzi che invece le apprezzano e condividono l’idea che la Mafia è un male assurdo per la Sicilia. Piano piano, seminando buoni insegnamenti nei ragazzi, cresce la speranza per una Sicilia più rispettosa dei diritti e della legalità.

    17. be a parte i 1000 complimenti che mi ritrovo a farti puntualmente, ma è decisamente inevitabile, vorrei sul serio che ne esistessero di + d’insegnanti come te, che siano sul serio stimolate da un progresso dei loro alunni e che nn gli manchi mai la voglia di continuare nonostante la situazione disastrata in cui si trova la nostra scuola…io no, nn voglio arrendermi e mandare i miei figli in una scuiola privata…no, voglio lottare e provare a cambiare le cose…forse un pò tutti noi genitori dovremmo capire sul serio che per assicurare una buona “educazione “ed “istruzione” ai nostri figli ci vuole COLLABORAZIONE e nn posteggiare i bimbi x 6 ore e basta, ci vuole un pò d’impegno, un piccolo sforzo anche da parte di noi mamme x migliorare un pò…nn diamo tutto x scontato, nn scarichiamo le colpe solo a chi sta sopra di noi, a chi è più in alto…in questa scuola tanto sbagliata ci sono i nostri figli e se ogni tanto c’impegnassimo realmente con gli insegnanti nel cercare di migliorarla forse riusciremmo a costruire un gradino in + e poi un altro ed un atro ancora…è facile lamentarsi senza muovere nulla…i miracoli nn avvengono da soli ci si deve pur dare una spinta…

    18. sono figlia di professorè e posso capirti…

    19. Grande Maria …………..ti seguo da poco su radiotime e sono veramente felice che tua sia ……cosi’ professoressa ,ma PALERMITANA …….
      ogni tanto scherzi sull’abbandonare la nostra Sicilia…..credo che tu non lo farai mai xche’ dentro tu sei una di quelle che ha voglia di lottare x cambiare le cose.Abbiamo bisogno di professori cosi’.

    20. Brava Maria! Quoto il pensiero di Josh 71, tra i tanti post di solidarietà che hai giustamente ricevuto.
      Fin quando avrai (avremo) la forza di indignarci e continuare a lottare, sarai (saremo) sempre vivi e soprattutto liberi.
      Never give it up.

    21. Eccezionale Maria e mitico Goku.

    22. scusate ma non ne posso proprio più di questi prof che si lamentano !da sempre! …al punto in cui dici che questo non è un lavoro che non si può fare per soldi …ho smesso di leggere. insegnare è un’arte che pochi conoscono. dovreste pensare che il lavoro che fate vi permette di vivere dignitosamente e anche bene.. bisogna avere rispetto per chi non ha neanche la metà del vostro stipendio!

    23. aliss
      il problema e’ che nella scuola italiana risultano
      150.000 precari.
      La Gelmini si ritrova ad avere
      la prima Universita’ Italiana
      al 174 posto in una classifica internazionale,
      88 sedi e 5000 corsi di laurea
      e quando i neolaureati cercano un lavoro scoprono
      che il loro profilo,generalmente,
      non interessa le aziende.
      Si pone seriamente il problema del ricambio dei docenti.
      I professori ordinari hanno un’eta’ media di 53 anni,
      ed ancora ci sono baronie e nepotismo.
      Le risorse sono quelle che sono,e per evitare di aumentare le tasse universitarie,bisogna utilizzarle meglio e tagliare gli sprechi.
      Le tasse universitarie sono gia’ contenute se facciamo il confronto con tanti altri paesi.
      Ho detto questo,che c’entra poco con la scuola dell’obbligo,perche’ e’ sempre la Gelmini a deciderne
      la sorte e si trova ad affrontare scelte difficili
      ed impopolari.
      Ora,in tempi di magra come quelli odierni,un lavoro
      sicuro,pulito come quello del docente elementare,
      deve trovare motivazione nel ruolo che svolge,
      nell’impegno che ci mette ,nei risultati.
      Dare piu’ soldi a chi si impegna di piu’ mi pare che sia tra gli obiettivi della Ministro(a).Fate voi.

    24. aliss… sarò ebete ma non ho capito il tuo commento…

    25. aliss consentici di “non” avere rispetto per chi guadagna il quadruplo per scaldare qualche comoda poltrona!
      – Ottima Maria!

    26. Testimonianza amara da genitore sulla scuola pubblica.
      Mi hanno eletto per otto anni Presidente del Consiglio d’Istituto di una scuola superiore fuori dalla Sicilia. Su circa 500 genitori aventi diritto, hanno votato in venti e ho avuto sette voti, uno in più di un altro.
      In questi otto anni non c’è stato un genitore che mi abbia fermato per chiedere qualcosa su P.O.F.,su risorse a disposizione, su buoni libri o viaggi d’istruzione. Niente di niente. Disinteresse totale per l’ambiente scuola, dove i loro figli passavano la mattina e spesso la sera con le attività pomeridiane.
      Delega totale alla scuola, rapporti con insegnanti e preside quasi nulli, scarsissima partecipazione a manifestazioni didattiche create e svolte dai loro figli, tipo rappresentazioni teatrali o lavori presentati nel contesto cittadino. Vero è che le famiglie vivono una fase disgregativa e che i rapporti al loro interno sono sempre più problematici, ma mandare i figli a scuola solo per ottenere il pezzo di carta, perchè di questo spesso trattasi, anche con il minimo dei voti, purchè sia, è avvilente per chi insegna, credo, e tremendamente inutile per chi studia, o meglio, finge di studiare.
      Ho conosciute molte professorè, alla Maria Cubito, ma anche molte che passavano le diciotto ore settimanali a mandare avanti il programma ministeriale,schittu schittu, incuranti di chi le seguisse e di quanto gli allievi avessero appreso.
      In queste condizioni, qualche studente riesce pur ad emergere ma la massa di loro va ad ingrossare schiere d i persone che ragionano con la testa dei grandifratelli, degli uominiedonne e degli amici della De Filippi.

    27. Grazie dei commenti di “solidarietà” come li ha definiti qualcuno…
      @aliss: quando dici “bisogna avere rispetto per chi non ha neanche la metà del vostro stipendio!” mi limito a ricordarti che dopo la laurea (sudata) ho vinto un concorso a cattedra (quando c’erano)e mi sono abilitata all’insegnamento di altre tre materie e questo vale 1360 euro al mese. Massimo rispetto per chi guadagna meno della metà.Anche per chi è disoccupato. Per chi viene in Italia e lava i vetri avendo una laurea che in Italia non serve a niente. Ma che c’entra?La media europea è il doppio. Fai tu. E dentro quei 1360 euro ci sono pure le mie uscite a testa bassa da scuola e il precariato preruolo. Eccetera eccetera. Secondo il tuo principio c’è sempre chi sta peggio di te. E quindi?Stiamo muti a calare la testa? Mi dispiace, ma non ci sto.E, per inciso, ribadisco che non è un mestiere che puoi fare per soldi. Proprio no. A parità di studi c’è chi è messo molto meglio. Ma lo rifarei. Perchè questo volevo fare e sono fortunata. Ma come dico io. Finchè me lo potrò permettere.

    28. Stiamo muti a calare la testa?
      ASSOLUTAMENTE NO
      pero’ che io sappia e’ sempre stato cosi’,anche peggio.
      Se uno non si trova bene,deve cercarsi un’altro tipo di lavoro.In un vecchio film ci provo’ Alberto Sordi
      che da maestro elementare intraprese un’attivita’
      manifatturiera di produttore di scarpe,e
      miseramente falli’.Non so perche’ a quell’epoca
      si lancio’ quel tipo di messaggio.

    29. Prendendo spunto da alcune riflessioni lette mi permetto di dire la mia rischiando di sembrare impopolare.
      Se l’università italiana si posiziona al centosettantaquattresimo posto in una classifica internazionale (174° scritto a lettere mi dà l’impressione di ancora più lontano), probabilmente quello che produce sarà, mutatis mutandis, da centosettantaquattresimo posto. Non sarà il caso della nostra professorè ma, spesso è così. Per alcuni, forse, 1340 euro al mese sono anche troppi.
      Passo alla seconda considerazione.
      Se io sono il prodotto di quello che ho fatto per la società negli ultimi 40 anni, un brivido mi pervade, tra 40 anni i miei figli saranno il prodotto di quello che è ora la società e di quello che produrrà?
      Parafrasando un certo sig. Bosco Giovanni divenuto in seguito Santo: “vi lascio riflettere”.

    30. mariacibito sai anche io mi sono sudata una bellissima laurea e un bellissimo esame di stato ..sai quanto vale?
      la tua risposta non la capisco

    31. aliss io, invece, non capisco che cosa ti abbia infastidito nel mio post. Non mi lamento affatto. E la questione economica è assolutamente marginale. Non l’ho sollevata io. Il tema del post è un altro. Ma non posso certo obbigarti a leggerlo!

    32. I miracoli non si possono fare. Tu fai la tua parte ed è già tanto. Se ognuno facesse il suo avremmo una società migliore. Vero Professorè?

    33. @Wekin: non posso darti torto. Hai ragione per alcuni 1340 euro sono troppi. Che ci facciano fare un esame ogni anno per stabilire chi può e non può stare nella scuola.Io sono pronta. Ma la meritocrazia non è di questo paese…

    34. la societa’ italiana e’ sempre stata ed e’ basata sulla famiglia.La famiglia conta di almeno 2 persone.
      Di norma lavorano tutti e due ed e’ lui che porta piu’
      soldi a casa.Quindi si fa presto a disporre di 3000
      euro/mese,cioe’ seimilioni delle vecchie lire.
      BASTANO?
      Io penso che questo e’ il riferimento di base.
      Chi si discosta da questo modello puo’ esserne
      penalizzato.

    35. Cara Maria, hai letto :”Lettera a una professoressa” di Don Milani?

    36. Penso che molti insegnanti la pensino proprio come te…e in tutti questi anni di insegnamento hai potuto vedere come sia cambiata la scuola. Non è facile fare i conti con una realtà in cui spesso i ragazzi hanno tutto e allo stesso tempo non hanno niente. Sono i valori quelli che contano e non sempre è facile riuscire a trasmetterli loro…Spero sempre che le nuove generazioni possono davvero fare qualcosa di grande e spero che si ricordino di quella “professorè” che gli è stata sempre vicina…

    37. Intanto, io al geomestra adotto un metodo.
      Non amo molto le fare le cosidette ‘lezioni frontali’, ossia sintetizzare i concetti del libro di testo, riproporgliele semplificate, ed interrogare gli alunni su questo. Si deve fare, ma ha didatticamente poco senso.
      Il senso diverso é fare lavorare gli alunni.
      E quindi spiegare un metodo, e dargli dei compiti, impiegando un metodo. Devono lavorare loro.
      Devono imparare ad organizzare le conoscenze in modo autonomo. Quindi lascio ricerce, più che verifiche (mi toccano anche le verifiche classiche, come a tutti gli insegnanti, ovviamente.
      Io insegno disegno, tendo a legare la pratica alla concezione astratta. Mi interessa che si capiscano i nessi della trasposizione dalla conoscenza dei fenomeni reali, alla loro astrazione e rappresentazione.
      Credo che la scuola debba essere più ‘laboratoriale’ in questo senso, cosa che al mio tempo forse non c’era. Io sono figlia di una pensiero astratto, che mi é comunque stato utilissimo a comprendere qualsiasi fenomeno.

    38. da come ti esprimi non e’ che sono riuscito a capirci granche’.Un geometra ha poco da ispirarsi,deve disegnare le case di oggi ed oggi questo si fa con l’impiego di tecnologie avanzate.Autocad,per esempio.
      Sempre che geomestra volesse dire geometra.

    39. Giorgio, ovviamente. Tu confondi metodi con strumenti. Cad é uno strumento. Non é un metodo per progettare, per organizzare il lavoro. Metodo significa organizzare un progetto in modo logico.
      Ossia partendo dall’inquadramento urbanistico, catastale e di piano (come nel lavoro); organizzare la relazione; fare un facsimile di richiesta di domanda di permesso di costruire o DIA; fare piante rilievo e progetto; etc…
      A questo mi riferivo non agli ‘strumenti’ di lavoro, come il cad.

    40. Evidenemente,Giorgio capisco meglio io cosa debba fare il geometra che non tu. per te il geometra deve osolo sapere usare il cad, mentre io so bene, che debba essere capace di afare molto altro.

    41. E io sono d’accordo con Uma, forse insegnando lettere è più facile. Ma è fondamentale insegnare un metodo: di studio, di “pensiero”. A me lo ha insegnato, tra gli altri, il mio prof. di filosofia e storia del liceo. A fine quadrimestre interrogazioni e “sintesi”della materia. Non ci ha mai chiesto “la vita e le opere di Aristotele”, ma, per es. la gnoseologia dai presocratici ad Aristotele. Magari non me la ricordo perfettamente per ognuno, dopo 20 anni, ma ho imparato a studiare e a pensare.E mi ricordo perfettamente la sua definizione della filosofia.

    42. ragazze
      fate voi che sapete.
      L’education e’ un campo di cui ho scarsa competenza.

    43. ….eccome se fa riflettere questo post……
      bellissimo marì…bacio.

    44. Cara maria, ti ho letto con gli occhi gonfi, e il cuore a pezzi, mi ha colpita la soria di falcone… ma come si può…?!? Come cresceranno i nostri figli, se abbiamo intorno tanta scelleratezza, così poco rispetto per il prossimo? Cerco di educare mia figlia che a scuola si deve rispettare la mestra e ciò che insegna e di farne tesoro d ciò che le insegnerà, perchè sarà il suo bagaglio per la vita… mi auguro che te farai sempre la “professora”, perchè un giorno mia figlia abbia da imparare da Te…
      P.s. Avitavo in un quartiere, dove di fronte ci stava una scuola media, in cui tutti i giorni veniva polizia e autoambulanza, perchè gli alunni tiravano ai professori, le sedie.. ( quelle che tu nn hai..), ho deciso di andarmene, non volevo che mia figlia crescesse in quell’ambiente…! Un bacio Maria!

    45. Come ti capisco,come condivido il tuo pensiero, mi sembra di sentire mia moglie, Maestra elementare , povera scuola povera società ….”posteggiare i bambini” lo dice spesso anche mia moglie per molti genitori la scuola è un posteggio per i bimbi .La scorsa volta una mamma si lamentava perchè non era iniziato il tempo pieno disturbata dal fatto che mia moglia lasciava qualche compito per casa ,il tutto perchè la Signora non poteva andare al bridge o!o !!!

    46. Collega Marì 😉
      Oggi ,Marta, 8 anni,mi ha scritto (riporto fedelmente il “pizzino”) :
      “Maestra Valentina mi sei mancata di martedì 17…la tua alunna Marta..”.
      Venivo da un giorno di malattia per mal di testa galoppante e distruttivo(eh si! Caro Brunè..capita,sai?).
      Che dire..è quel “tua” alunna ,che mi dà ancora la forza di continuare in quello che è visceralmente il mio mestiere!!!

    47. Bellissimo post Maria. Mia madre insegna da anni in una scuola di un quartiere “difficile” di Palermo. Altro che 18 ore al giorno, e’ li’ mattina e pomeriggio, fa tanto, e con il cuore.
      “Salvare” quei ragazzini, donare loro un futuro, e’ come una missione per lei. Ogni sorriso, ogni biglietto ricevuto, la rendono piu’ forte.
      Non ci sono soldi, no, c’e’ solo amore, ma non e’ scontato.
      E’ una professione delicatissima, e chi vuole farla come si deve purtroppo e’ lasciato da solo. L’istruzione e’ lasciata alla buona volonta’ dei professori…Uno Stato che non capisce l’importanza dell’istruzione, e’ uno stato criminale, e, purtroppo, senza futuro.
      Per fortuna possono esserci delle eccezioni, grazie a persone come voi.

    48. Bel post professoressa.. :-O

      Da quando lei ha fatto quelle note riguardo il GF io e da parecchio che non lo seguo più. Lei non lo fa per immischiarsi nella vita familiare, ma lo fa per un nostro futuro. E non ha rischiato nulla!

      Grazie di tutto Proff.Cubito! 🙂

    49. oltre il 50% di chi ha un lavoro,in Italia,e’ scontento
      della retribuzione.
      E’ un grosso problema.

    50. bellissima la descrizione dei manfredi….
      complimenti.

      sto seriamente pensando di tentare la via dell’insegnamento, ma mille dubbi e mille idee mi scombussolano.

      spesso penso a come sarebbe e la vedo come una grande avventura, stimolante, ma al tempo stesso difficilissima, vorrei che i miei ipotetici alunni siano migliori di come ero io da alunno, sicuramente più stimolati e meno annoiati.

      in prospettiva di insegnare matematica e fisica, credo che sia molto importante sia avere una SOLIDA preparazione sugli strumenti, ma anche cercare di immaginare applicazioni future e concrete.

      BUONI PROPOSITI :

      1) chi si assenta vede recapitarsi una mail/sms al numero del genitore.

      2) fornire email-contatto msn agli alunni, per chiarimenti e comunicazioni on line

      3) inizio lezione e telefonini spenti sulla cattedra.

      4) compito in classe e zaini ammucchiati vicino la cattedra, e occhi apertissimi da parte mia.

      5) sicuramente eviterei le lunghe interrogazioni 3 giorni prima della fine del trimestre… piuttosto cercherei di dedicare i primi 10 minuti di ogni lezione a fare domande mirate (ben circostanziate, di ripasso), in questo modo i ragazzi avrebbero un pungolo a studiare ogni giorno.
      meglio esprimere delle valutazioni basate su numerose interrogazioni lampo distribuite nell’arco del trimestre piuttosto che affrettare un giudizio su una interrogazione che quasi sicuramente è stata preparata in tutta fretta.
      inoltre penso che nelle classiche interrogazioni alla cattedra, i fortunati che rimangono al banco hanno un’occasione troppo ghiotta per distrarsi e fare altro.

      6) penso inoltre che interrogare lasciando l’allievo sul posto spinge ad avere una maggiore sicurezza di se’ dovendo tenere un volume della voce maggiore, e dovendo cercare di essere più chiari possibile, inoltre crea più familiarità con il dover parlare “in pubblico”

      7) quando è stata l’ultima volta che ci siamo sentiti chiedere quale mestiere avremmo voluto fare da grandi?
      credo che gli insegnanti dovrebbero chiederlo pià spesso e a tutte le età
      poi bisognerebbe ascoltare i ragazzi, tirare fuori le loro aspettative, farle condividere con gli altri.
      esempio stupido: se un Mirko è appassionato di chitarre, all’interno del corso di fisica, gli assegnerei dei progettini riguardanti la vibrazione delle corde, le frequenze dei suoni musicali, il funzionamento dell’amplificatore….
      se a un Federico piace giocare a Poker, gli assegnerei delle ricerche sulla probabilità e sui giochi (nella speranza che si faccia prendere da passioni più deterministiche)… e così via.

      8) fare degli esperimenti pluridisciplinari, un esempio potrebbe essere quello di fare un compito in classe di fisica, da scrivere in inglese.

      ps. lo stipendio può essere usato bene oppure male.

      ci sono professorè con la gravidanza ad orologeria sincronizzata con la firma di contratto, ma in questo caso… auguri e figli maschi!…

      ci sono prof di lettere che partecipano alle conferenze più qualificate e quelli che non entrano mai in libreria…
      ci sono prof di inglese che non sono mai stati in inghilterra e altri che ci vanno spesso, tengono regolare corrispondenza e ospitano studenti stranieri alla pari.

      francamente credo che un docente dovrebbe stare nel plesso scolastico 5 ore al giorno, dunque 30 settimanali anzichè 18. magari continuando a fare 18 ore di lezione, e le restanti 12 ad attività collaterali come correggere i compiti, fare ricevimento, preparare le lezioni, analizzare l’andamento della classe, queste attività sono sicuramente svolte alla stato attuale al domicilio dell’insegnante, ma credo che se venissero svolte all’interno della scuola, verrebbero svolte con molto ma molto più zelo.

    51. Maria,nel tuo articolo riconosco pezzi della mia storia di precario. Bambini che parlano come gli adulti e insegnanti che entrano in competizione con la Tv, pure quella di Stato. L’insegnamento è una tortura, ma non per i ragazzi che sono meravigliosi e sanno restituirti emozioni e motivazione, dando senso al tuo lavoro. E’ la scuola come sistema che fa pena, come categoria degli insegnanti che non sanno difendere il valore sociale del loro lavoro, come categoria dei dirigenti che hanno dimenticato che agiscono per conto degli alunni, e che insieme agli insegnanti si ammazzano per due soldi di progetti. Non tutti fanno così, naturalmente, ma sono pochi quelli che si sporcano in classe e si mettono in discussione…Ma continua ad incazzarti, con i picciriddi intendo…alla lunga l’incazzatura ripaga…

    52. Ci fa commuovere sempre di più! Brava

    53. Forza Maria, devi e dobbiamo crederci! sono le gocce che danno vita agli oceani1

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