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giovedì 28 mar
  • Pezzi di vetro

    Niente a che vedere col circo. Né acrobata, né mangiatore di fuoco.
    E infatti cammina sui pezzi di vetro, mischinazzo, il picciotto della canzone**.

    Un po’ come l’artista palermitano, cioè colui che a un certo punto della propria vita decide di ascoltare il proprio talento reale o presunto e si incammina, come a piedi nudi su pezzi di vetro e lance assassine varie messe di taglio.

    Il povero masochista talentuoso e senza scarpe “si parte” e capisce subito che è: a) lontano dai centri nevralgici di quel che rimane delle arti e della cultura in Italia, nel Mondo e nell’Universo; b) costretto a spostamenti onerosi e viaggi epocali; c) snobbato e terronificato dai potenti, anche se in possesso di idee che, puoi giurarci, funzionerebbero; d) quasi mai sostenuto dall’ambiente che lo circonda e raramente dagli affetti… E d’altronde come dare torto ad alcune mamme, preoccupate per il destino dei loro figli fricchettoni?

    Mi disse una volta il buon idraulico: “Ah lei fa ‘u musicista??? Seh, a’ musica è bella…ma travagghiare è n’avutra cuasa”. Era l’idraulico, ma probabilmente alcuni parenti mi direbbero la stessa cosa. L’idea che la musica possa essere un lavoro è semplicemente inconcepibile, e questa cosa mi ricorda in qualche modo l’assenza del tempo futuro nella lingua siciliana: non c’è, quindi è inconcepibile.
    La realtà è che a Palermo, se provi a spiegare che di lavoro fai il musicista, l’attore, l’acrobata o il mangiatore di fuoco, buona parte delle persone ti guarda con la testa piegata leggermente di lato, come il cane che tenta di capire il linguaggio dell’uomo.

    Ma quando vedi che non si taglia, l’uomo che cammina sui pezzi di vetro, e ride e sorride perchè morire non è possibile…forse lì capisci che anche da noi può accadere l’impossibile e che magari siamo un po’ assuefatti a quel fatalismo che ci condannerebbe a un destino immutabile. E – nel nostro caso di Lavoratori Socialmente Futili – capisci anche che l’impossibile accade perchè ci sono gli altri che ti guardano e ti apprezzano, chè se fossi lì a camminare senza nessuno davanti, ti taglieresti immediatamente e finirebbe subito.

    Questo è il mio primo post da autore di questo blog, il mio saluto caro a tutti i lettori e in modo speciale a quelli che sostengono e supportano (eroicamente!) le arti a Palermo. Per fortuna almeno qui non sono pochi.
    Talvolta è un abbraccio per strada, una mail di complimenti, un disco o una maglietta acquistati al concerto a una manciata di euro. Altre volte sono utilissime critiche, giuste e mirate quando ci vogliono, a ricordarti che conquistare la stima delle persone è cosa durissima.
    In assoluto sono certo che un clima “supporting” (come lo chiamano i ‘mmerricani) innesti fiducia nelle radici della pianta e alla lunga faccia spuntare molti più germogli. E questa cosa mi sembra tremendamente più interessante del passapitittismo tipico di una certa tradizione palermitana. Voi che dite?

    ** Pezzi di vetro dall’album Rimmel – F. De Gregori, 1975.

    Palermo
  • 22 commenti a “Pezzi di vetro”

    1. Come è vero! Sono completamente d’accordo con la disamina che hai fatto su questo problema. Sono genitore di un ragazzo che ha voluto andare via per studiare musica, qui da noi si sentiva poco valutato, quasi atrofizzato nelle idee e nelle occasioni. Egli vuole vivere di musica: ma è un lavoro? Io penso proprio di si e, per ritenere valida questa asserzione, mi basta vederlo quasi distrutto dopo un concerto o dopo ore ed ore di studio. Riuscirà a campare con la musica? Spero di si ma purtroppo non qui, a Palermo. Che tristezza!

    2. sono d’accordo con tutto quello che hai scritto..
      non c’è spazio per il nuovo. non c’è spazio per l’arte. qualsiasi arte sia. lo si vede da questa città che cresce brutta nelle sue architetture e si rispecchia nell’animo di questa gente così poco volta al bello.
      e di arte…non si vive..pensano..ma di grande fratello, di grande fratello si.

      non sono d’accordo solo con una cosa che hai scritto.
      non è vero che in siciliano il futuro non esiste. non esiste una forma verbale unica. ma esiste una perifrasi che ne ha il senso.
      come se al posto di dire idraulico dicessimo l’uomo dell’acqua.

      e insomma palermo manca di cultura. anche di se stessa.

    3. De Gregori quando ha pubblicato Rimmel aveva 24 anni, addirittura “le storie di ieri” doveva essere inclusa in un album precedente un anno prima; talento precoce, certo, ma anche ambiente socio-culturale idoneo, se De Gregori fosse nato e cresciuto a Palermo non avrebbe mai pubblicato Rimmel. L’hai scritto nel punto “A” ed è vero.
      Le condizioni socio-culturali e soprattutto economiche della Sicilia non consentono la creazione e valorizzazione di identità artistiche (e non solo nella musica), tranne qualche prodotto locale destinato al passatempo domestico. Come nel campo economico e del lavoro anche per l’arte la Sicilia è terra di consumatori (peraltro rari per passione artistica, tranne per i fans dei fighetti alla moda sponsorizzati o gossippari) di prodotti d’importazione. Cinema, teatro, musica, mostre, eventi effimeri da consumare, che poi tornano alle origini. Per non parlare delle tendenze … che peraltro arrivano dopo anni o decenni quando altrove si è passato oltre … Chi è realmente convinto di essere artista ed avere cose da raccontare cominci con il recarsi a Punta Raisi … e non è facile.
      L’interesse per l’arte, le tendenze, le “novità” va di pari passo con l’evoluzione socio-economica e culturale della città, ma questa è una banalità.

    4. De Gregori e il Gattopardo e poi una spruzzata di voglia di rivalsa. Questo post è vero. È vero perché se vuoi esprimerti, in qualunque forma d’arte, a Palermo – e in Sicilia, aggiungo – devi rivolgerti all’esterno. Ci sono poche occasioni di incontro e di confronto con altri, sia nel campo della musica sia in quello della letteratura sia in tutte le altre espressioni dell’ingegno.
      Io sono un autore di romanzi (mi piacerebbe potere vivere di scrittura, ma è più difficile che vivere di musica) e sono passato attraverso le maglie dell’asfittico ambiente musicale palermitano, rimanendone ustionato tanto da allontanarmi e ritirarmi a suoni privati.
      È un vero peccato, poiché molti sono i talenti a cui vengono tappate le ali dalla desolazione in cui versa la cultura palermitana.

    5. 800A, forte, comparello

    6. ….un cane di guerra…..,uno che conosce il padrone….,una cagna…un bastardo….
      chi siamo?

      Bravo fabio gran bel post!

    7. il palermitano pensa d essere pragmamatico e concreto…
      il palermitano pensa di conoscere come va il mondo( il gattopardo è sempre attuale)

      conosco tanti avvocati palermitani, che convinti di aver fatto una scelta realistica ed un investimento x il futuro si trovano oggi in una situazione in cui l’artista che se ne parte con le pezze al culo, mi appare molto meno sognatore…
      paradosso? non credo

    8. […] e di confronto e neppure molte occasioni di crescita. Il che si evince anche da quanto scritto da Fabio Rizzo su Rosalio e che mi sono premurato di commentare. Raggiungere i “salotti buoni” è […]

    9. Palermo, Italia

    10. si può scrivere che tale GIGI ha stufato?
      !prodotto locale destinato al passatempo domestico” diglielo a Battiato, Carmen Consoli, Mario Venuti, Ivan Segreto, Roy Paci, Pippo Pollina e tanti che dimentico.
      Il presuntuosissimo tuttologo disfattista a priori ha proprio stufato!

    11. Solidarietà a GIGI. Non dimentichiamo che quando Battiato ha voluto emergere è dovuto “scappare” dalla Sicilia, lo stesso per Carmen Consoli ed altri. Non voleva fare lo snob disfattista, almeno così ho capito, ma sottolineare le difficoltà di emersione per i nostri.
      Non solo nella musica, aggiungo.

    12. Vi invito a rimanere in tema (il tema non è Gigi).

    13. attenzione però, il senso del mio discorso non è “scappare” o dover fare tanta strada, cioè è una delle difficoltà ma va fatto. è nella natura dell’artista muoversi, girare, viaggiare, mostrare il proprio talento in giro per il mondo. d’altronde non te la puoi cantare e suonare sempre nella tua città. Il problema semmai è: come sei visto, sostenuto, accettato nel posto in cui continui a vivere? con la dignità di uno che contribuisce al buono di quel posto oppure come un indefinito “non lavoratore”?
      diciamo che il senso del mio post è di carattere culturale più che riguardo all’annoso problema degli spazi, del sostegno pubblico ecc. Quello ho già dato per scontato che non c’è e che non ci sarà mai. E che quindi dobbiamo fare tutto con le nostre forze e reinvestire quasi tutto quello che introitiamo per accrescere sempre di più il nostro mercato.
      Ma intendiamoci: il nostro mercato (prendo l’esempio del mio gruppo) i Waines, è l’Italia, la Germania, l’Olanda, non Palermo… dove abitiamo, scriviamo, produciamo.
      Ribadisco questo punto perchè vedo tanti artisti della nostra terra che stanno in attesa del finanziamento, dello spettacolo strapagato dal Comune di Carrapipi, ecc. ecc. La vera svolta del percorso artistico inteso come lavoro (ed imprenditoria) è capire che devi farti un pubblico, ovunque puoi.

    14. Si puo’ scrivere tutto, non solo che ti ho stufato, basta che almeno ti fai riconoscere; un giorno si firma xxl, poi uffa, un po’ di coraggio please!
      Comunque Massimo ha interpretato correttamente il senso del mio post. Ma se c’è gente che legge in malafede o non capisce un tubo di cio’ che legge che ci possiamo fare? Tra l’altro, en passant, ricordo a qualche suscettibile ammatula che alcuni delle piu’ importanti opere letterarie che parlano della Sicilia e della Sicilitudine sono state scritte da grandii scrittori siciliani in trasferta. Non ho citato i musicisti siciliani diventati famosi dopo essere partiti perché mi sembrava evidente.
      P.S. è evidente che in questi giorni c’è uno o piu’ trolls scatenati (ovvero gli sono state tolte le catene) contro di me; la cosa mi diverte talmente che non ho nemmeno voglia di riflettere per scoprire di chi sono al servizio …

    15. Gigi l’invito a rimanere in tema vale anche per te. Rimuoverò ulteriori commenti (anche parzialmente) fuori tema. Saluti.

    16. E poi uffa ha elencato artisti, ottimi peraltro, che si sono fatti conoscere viaggiando, alcuni hanno vissuto o vivono ancora fuori dalla Sicilia, e non di passaggio ma per tanto tempo; dove hanno sicuramente trovato spunti per affinare e arricchire la propria arte.
      “…non consentono la creazione e valorizzazione di identità artistiche (e non solo nella musica), tranne qualche prodotto locale destinato al passatempo domestico” parlavo di carenze culturali, socio-economiche e strutturali; dove è piu’ facile far conoscere al grande pubblico il passatempo domestico. Pertanto mi sembra di essere stato chiaro.

    17. Vecchia storia Fabio, vecchia storia, un paio d’anni fa ne parlammo proprio su queste pagine a proposito di un mio post sulla situazione musicale palermitana. Qualche settimana dopo ebbi l’occasione di scambiare due chiacchere con te dopo un set dei second grace alla tonnara bordonaro per Rosalio, e tu mi dicevi che le cose si stavano muovendo, che la situazione stava cominciando a mutare. Un paio d’anni fa!
      Alex Valenti
      camminatore sul vetro dei Brilliants at Breakfast

    18. bukowski fino a 40 anni lavorava alla posta. altro che autosostenersi con la scrittura.
      distinguiamo tra arte e intrattenimento.
      in una città non molto ricca c’è poco spazio per l’uno e per l’altro. come in un paese preindustriale c’è poco spazio per il terziario e stanno tutti a spaccarsi la schiena.
      ci si deve sempre rapportare al contesto in cui si vive.
      si, magari l’arte è una necessità dello spirito, come la religione. quindi non se ne può fare a meno. ma è la punta di una piramide. quindi più larga è la base, più alta è la punta.
      o meglio più grande è la punta.
      i geni arrivano in alto lo stesso.

    19. alex, non so se si tratti di mutare, piuttosto di muoversi. oggi c’era il pan del diavolo live in diretta a radio2 alle 4 del pomeriggio, quel pan del diavolo che ha preso (unico disco del mese) 5 stelle su rolling stone. mi sembra che, se si tratta di muoversi e arrivare in alto (cito peppe) c’è chi ce la fa anche da palermo.
      la mutazione è movimento e viceversa, basta non stare ad aspettare, fermi. sia che ti trovi a londra e new york, piuttosto che a palermo o nouakchott.

    20. Il “supporting” dovrebbe venire in primis da chi come te (in un modo o nell’ altro) è o cerca di fare arte, ma sempre di più mi rendo conto che viviamo in una bacinella piena di squali.

    21. si, andrea, ma io non posso “supportare” tutto. io supporto nello specifico quello che a pelle corrisponde al mio progetto. e do anima e corpo per quelle cose lì. il “supporting” del mio post è di carattere generale e riguarda palermo, la gente, l’idraulico.

    22. E pensare che al teatro Massimo sopra le nostre teste,in grande sfoggia una scritta “L’Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”…probabilmente hanno pensato di metterla nel caso in cui nel tempo ce ne fossimo dimenticati!

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