16°C
venerdì 19 apr
  • Infanzie

    Giornata primaverile. Un gran sole ed una temperatura quasi estiva.
    Sono su un autobus qualunque, a Palermo. Sto tornando a casa. Ora di pranzo, folla e lagne di sottofondo. Soliti commenti che seguo distrattamente. Fermata. L’autobus rallenta e si ferma. Salgono molti ragazzini, siamo nei pressi di un liceo. Guardo oltre e li vedo. Sono fermi davanti a me. Una giovane donna. Quattro ragazzini che devono essere i suoi figli. La più grande, avrà una dozzina d’anni, ha lo sguardo perso e triste. La donna ha in braccio un neonato. Uno dei bimbi si lamenta, piange. Gli altri fanno una naturale confusione. Una confusione da bambini che aspettano, seduti su una panchina, l’arrivo di un autobus qualunque che li riporti a casa. La donna, giovane e molto magra, ha un moto di stizza e colpisce il bambino in lacrime. Ho un moto di desolazione e di dolore. Il mio autobus qualunque riprende il cammino verso casa. Loro restano alla fermata in attesa. Li guardo per un ultimo istante. Scatto un’istantanea fatta di smarrimento e dolore, appunto. Non ho la forza di chiedermi altro. Non voglio immaginare quale desolazione vivano. Andranno a scuola? Qualcuno, che non sia solo la madre, si occuperà di loro? Che futuro avranno? Che
    presente hanno? Rimango, ancora, sgomenta e muta. Sono ancora ferma lì, a quella scena. Non riesco ad andare avanti. Non riesco a proseguire oltre, pensando che sia una pura questione privata.
    Infanzia violata e diritti negati. Questo dato, questa ingiustizia, non riesce ancora a darmi pace e continua a ronzarmi in testa. Che posso, davanti a questo? Adesso saranno certamente a casa. Io ho ancora quell’immagine davanti agli occhi. Siamo davvero tutti un po’ responsabili. Sensazione amara, questa mia, di impotenza e inadeguatezza. L’infanzia negata è un fallimento, sempre vivo e tremendo, per un popolo che ritiene di fare della civiltà un suo vessillo.

    Ospiti
  • 6 commenti a “Infanzie”

    1. Ma come caspita fai ad inferire la triste vita di quei bambini dal semplice fatto che aspettano l’autobus?
      O è il fatto che uno di loro si sia beccato una boffa a farti presumere il loro destino?
      O manca qualcosa che non hai scritto? Erano vestiti di stracci? Sporchi? Nomadi o di colore? Quale particolare ti rende sicura che li attenda una vita di stenti?
      Oppure il tuo è solo un esercizio di stile?

    2. pensiamo in positivo.
      La donna giovane e molto magra,e’ il desiderio di tante donne,oggi.
      4 figli sono una grazia di Dio e la vecchiaia assicurata.
      La boffa e’ uno strumento educativo.Senza le boffe si cresce viziati e poi ci si trova impreparati
      ad affrontare le difficolta’ della vita.
      Ci sono paesi in guerra ed alla fame,e li’ veramente l’infanzia e’ negata.

    3. Si, d’accordo… ma non si può sempre e soltanto guardare a casi limite. Trovo che, in ogni caso, l’infanzia andrebbe garantita e tutelata. Sempre. L’immagine di quei ragazzini, in tutta onestà, non trasudava serenità né tanto meno agio. Tutto qui. Esercizio di stile? Mah…. sorrido….

    4. partiamo dalla fine.Uno,lo stile o ce l’ha oppure no.A me pare un post scritto bene,sotto questo aspetto.
      Poi,per carita’,sui contenuti ognuno puo’ pensarla in modo diverso.Dipende anche dalla sensibilita’.
      C’e’ chi si preoccupa solo a vedere un cane randagio,senza acqua,senza cibo,senza un riparo.
      Conosco persone che non ci hanno dormito la notte,
      dopo avere incontrato un cane abbandonato.
      Capisco che l’idea di una famigliola in difficolta’
      puo’ portare angoscia,ma siamo in Italia,che e’
      un paese civile.Quindi se si vuole si puo’ intervenire,anche col Volontariato.

    5. Siamo d’accordo. Quello del volontariato, poi, trovo sia uno degli aspetti migliori del nostro paese.

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, Twitter e Instagram