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venerdì 29 mar
  • Funeral blues

    La musica a Palermo muore. L’abusivo che vende birra o fa la griglia per strada vive e prolifera. Il locale che propone un cartellone di concerti come non se ne vedevano da tempo viene chiuso a tempo indeterminato dalla Questura per «spettacolo abusivo» e rischio di protrazione di reato: il gestore e i ragazzi che ci lavorano dentro, a spasso.

    Nella stessa via, c’è la munnizza accatastata all’angolo, c’è il posteggiatore che non vuole sentire ragioni, c’è Palermo in uno stato pietoso da qualunque lato la vuoi vedere e adesso c’è anche un posto in meno dove tirare una boccata d’aria fresca di tanto in tanto.

    Un posto, il Mikalsa, dove potevi fino a pochi giorni fa vedere un’orchestra di 20 elementi improvvisare musica davanti al pubblico felice. Un locale dove la domenica il palco era aperto a chiunque volesse proporre qualcosa agli altri. Il locale in cui le giovani etichette palermitane hanno potuto sperimentare proposte coraggiose, lanciare le proprie pubblicazioni e i propri artisti, che in alcuni casi adesso sono quotatissimi a livello nazionale.

    Eppure l’articolo 68 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, emanato nel 1931 da Mussolini e company, ha colpito ancora. Questo aggiornatissimo testo ci dice che senza licenza della Questura non si possono organizzare eventi o spettacoli, come i concerti.

    E se volesse un locale come il Mikalsa ottenere questa benedetta licenza di pubblico spettacolo?

    La licenza è una sola, sia che si tratti di una discoteca da 3000 persone, sia che si tratti di una birreria con un palchetto e un pubblico di poco più di 100 persone. Per ottenerla, gli interventi strutturali e impiantistici di qualunque locale, anche piccolissimo, dovrebbero essere pari a quelli di una grande discoteca. Cosa impossibile in quasi tutti i casi. Non c’è paese del mondo sviluppato in cui proporre un evento si scontri con una normativa tanto vetusta e impossibile da rispettare se non con ingentissimi investimenti. Se a Berlino o a New York le regole fossero queste, dovrebbero chiudere in una volta sola tutti i piccoli club che sono l’humus artistico anche di quelle grandi realtà. Pochissimi dei posti in cui ho avuto la fortuna di suonare in quelle città sarebbe in regola.

    Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti, e cioè la morte della vita culturale di città già in ginocchio. Accade anche a Trapani, Siracusa, Catania, Agrigento: tutti i piccoli club chiudono o cancellano per paura i concerti, le mostre, gli spettacoli in programma.

    Parliamoci chiaro, il Mikalsa a Palermo è importante, importantissimo. E se la normativa così com’è porta alla sua chiusura, allora è arrivato il momento una volta per tutte per discutere per davvero di queste regole.

    Sabato scorso al Kalhesa ci siamo incontrati: gestori di locali, musicisti, operatori culturali, giornalisti e tanti comuni cittadini riuniti dopo un tamtam sulla rete scaturito per reazione spontanea proprio alla chiusura del Mikalsa. Una conferenza stampa con grandissimo successo di partecipanti, indetta dal Consorzio Piazza Marina e Dintorni per ribadire il disagio estremo di un intero comparto dell’economia della città e l’indignazione per un provvedimento eccessivo e paradossale.

    Dopo la conferenza tutti i partecipanti hanno sfilato in corteo, suonando (in stile marchin’ band di New Orleans) il Funeral blues della musica palermitana, dal Kalhesa fino ai sigilli della saracinesca del Mikalsa, simbolicamente “rimossi” dagli organizzatori della manifestazione.

    Ma per riportare il morto in vita non bastano i cortei: ci vogliono obiettivi chiari, tempi stretti, ritmo, decisione e voce alta. Ci vuole comunicazione, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di quei settori delle istituzioni più competenti in materia; o almeno più competenti di una Questura a cui poco importano le conseguenze economiche, sociali e culturali di un provvedimento grave.

    Via Candelai negli ultimi 10 anni l’abbiamo già vista trasformata da via della live music (chi ricorda il Pub 88, chiuso definitivamente nel 2004 per spettacolo abusivo?) a via della cocaina, dell’ecstasy e delle bottigliate in testa. È quello il modello? Quanti meriterebbero i sigilli in quella via indegna?

    La battaglia per la sopravvivenza è iniziata e l’obiettivo di certo non è cancellare o aggirare le regole, ma metterle in discussione e contribuire a riformulare una normativa che, di fatto, impedisce a gestori e operatori culturali di poter fare il proprio lavoro alla luce del sole e senza la scure dei sigilli. L’obiettivo è formulare regole chiare, giuste, aggiornate e soprattutto accessibili, in modo da poter tenere aperto un locale e proporre musica rispettando regole proporzionate alle proprie dimensioni. I veri abusivi, quelli che il proprio obiettivo di guadagno esentasse in barba a norme fiscali e igieniche lo hanno già raggiunto, sono gli altri: tutt’intorno a pochi metri.

    Palermo
  • 38 commenti a “Funeral blues”

    1. quello che non capisco io è che se la legge era stata abrogata nel 1970, come mai non è stato fatto ricorso??? Vogliamo darla vinta a questi fascisti? Io sinceramente mi sono stancato di continuare a lottare, facciamo sforzi immani dalla mattina alla sera e non cambia mai un cazzo…mi viene solo voglia di lasciare tutto e andare a vivere in un paese civile. Non si può passare la vita a fare bile

    2. informati meglio prima di blaterare,ogni anno a palermo vengono chiusi e multati decine di esercizi commerciali anche per piccle violazioni ed anche all’abusivo che vende birra o fa la griglia per strada per campare la famiglia, creando disoccupazione ecc… eppure non noto tutto il clamore che leggo per la chiusura di un localino di divertimento serale, l’accusa implicita alla presunta corruzione ed omissione della autorita’ giudiziaria mi sembra palese, voglio credere che il tuo sia mero qualunquismo della serie: ” perche’ hanno preso la multa a me che avevo la macchina sopra il marciapiede, e non agli altri in doppia fila?….” altrimenti siamo alla vecchia storia della “cultura del sospetto” che e’ la negazione dello stato di diritto, piena solidarieta’ alle forze dell’ordine e alla polizia municipale che fanno rispettare la legge in una citta dove la legalita’ e’ un optional.

    3. hai pienamente ragione, è davvero una follia tutta nostrana, attorno al mikalsa accade di tutto, dal ristorante totalmente abusivo con tavolini sulla strada e cucina all’aria aperta, al parcheggiatore non meno abusivo… per non parlare dei vari ambulanti del foro italico. Ma cosa si può fare? :/

    4. Hai colto nel segno Fabio, bisogna formulare regole chiare ! Il lavoro svolto da realtà come il Mikalsa è troppo importante, i gestori devono avere la possibilità di regolarizzare la posizione del loro locale con interventi proporzionali alle dimensioni del locale stesso. Come dici tu non è possibile pensare che un piccolo pub/live club, possa considerare interventi strutturali costosissimi dedicati a grosse location destinate ad ospitare migliaia di persone.
      La città deve diventare habitat di produzione culturale, sono necessarie delle nicchie felici dove la sperimentazione, l’interscambio, la socializzazione possano avere terreno fertile. La crescita di una società parte anche da questo.

    5. ottimo post, putroppo…scena vista stamattina: volante si ferma davanti panellaro posteggiato sul marciapiede, scende l’agente, s’accatta u panino e se ne va!!!!

    6. Qualche mese fa in un post simile in tanti commentarono: “Si, ma le leggi bisogna rispettarle”. Spero che a sto giro si capisca che la normativa è arretrata, sbagliata e inaccessibile per l’operatore medio-piccolo, dimensione fondamentale per l’espressione artistica emergente. Spero si capisca che qui le regole le vogliamo, a patto che siano chiare ed eque. E’ una battaglia per la legalità, ma non quella imposta dall’alto se cieca ed iniqua. Quella discussa dal basso, dai cittadini che pagano le tasse e pretendono di ottenere in cambio una cosa pubblica che funziona. In questo caso in cambio otteniamo sigilli, porca miseria.

    7. Manfredi, quella cosa c’entra ma non è la stessa. Lì ci si lamentava giustamente per il fatto che per l’ennesima volta Kals’art veniva cancellata e con essa una serie di iniziative che potevano essere proficue per la scena indipendente cittadina. In ogni caso tutte cose che dipendevano dai soldi e dalle formidabili menti del Comune. Qui invece si parla di lasciare fare a dei privati il loro lavoro, senza strozzarli con norme folli. E lasciare che i risultati vengano da sè, come (proprio negli ultimi tre anni) stava accadendo piano piano.

    8. La sicurezza degli avventori deve essere rispettata in ogni caso.
      Certo può dispiacere che avvengano fatti del genere, ma se si vuole intraprendere un’attività e, in corso d’opera si decide di fare altro…..

    9. Marcello: nella disposizione di sequestro si parla di “spettacolo abusivo” ai sensi dell’art. 68 del TUPS del 1931. Niente che abbia a che fare con la sicurezza, ma solo con l’assembramento di persone, al chiuso, all’aperto e in qualunque condizione. La norma parla del fatto che la Questura deve autorizzare qualunque evento porti a raccolta della gente, per il fatto in sè e non per la sicurezza. Norma ragionevole, vista con gli occhi dei legislatori fascisti nel 1931, sei mesi dopo che Mussolini aveva subito un tentativo di attentato. Meno ragionevole in una democrazia nel 2010.

    10. se la norma e’ ragionevole lo deve stabilire il legislatore, le forze dell’ordine hanno l’obbligo di intervenire ed e’ arbitrario accusarle di alcunche’, se la norma del 1931 e’ ancora in vigore e la si vuole abrogare si fa un referendum o si raccolgono le firme per farla modificare, tutto il resto e’ solo chiacchiericcio.

    11. Marco, qui non si accusano le forze dell’ordine. Si da voce ad un comparto che è soffocato da norme vecchie e discutibili. Peraltro due sentenze (del 1967 e del 1970) hanno dichiarato l’art. 68 del TUPS anticostituzionale perchè in violazione dell’art. 17 della Costituzione Italiana. Insomma, se tu gestore a cui è stato sequestrato il locale vai in causa, dopo 3-4 anni la vinci: accade sempre questo. Solo che intanto la tua attività è morta e sepolta. Parliamo di allucinazioni normative già abrogate dalla Corte Costituzionale, altro che chiacchiericcio.

    12. non ho capito con chi te la vuoi prendere, l’art.68 sara’ incostituzionale ma e’ ancora in vigore e’ non solo per il mikalsa, spetta al legislatore modificarlo abrogarlo ecc…non esiste nessun giudice disposto a eludere una qualsivoglia normativa in vigore, che nel caso specifico riguardera’ centinaia di cause.

    13. il punto non è “prendersela con qualcuno”, ma riportare il disagio di un intero comparto. quando accadono situazioni di questo tipo, che hanno ripercussioni sì culturali, ma anche economiche per tanta gente che ci lavora, è giusto aprire un tema di discussione e ascoltare le ragioni dei coinvolti ed è quello che sta accadendo. è possibile che tra non molto si arrivi ad un tavolo tecnico tra rappresentanti di questo “movimento”, questore e prefettura. qualcosa si muove insomma, abbiamo torto a non “chiantarcela” e a tenere alto il livello della discussione? qui non si cerca nessuno “scontro”, non c’è politica di mezzo, c’è operatività: c’è un problema normativo e varie parti che possono e devono risolverlo e i segnali inducono ad un cauto ottimismo.

    14. Ottimo post, bravo fabio! Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che per la nostra categoria sta diventando un dramma,poi quest’anno stanno facendo strage di locali grazie ad una norma più antica della camminata a piedi,noi con la nostra rino gaetano tribute band ci siamo visti annullare una serie di concerti a Palermo e in provincia che avrebbero fatto comodo alle tasche nostre e a quelle dei gestori.Concordo con te anche su “Via Candelai”un tempo strada della musica ed ora del degrado più totale,qui si che ci vorrebbero controlli a tappeto;ricordo con affetto i tempi dell’ 88, locale dove le jam session erano all’ordine del giorno e dove si respirava un aria di rinnovamento per la musica in città (dove suonammo insieme con i terraplane,ricordi?).Comunque mobilitiamoci e lottiamo per ottenere maggiore spazio per la musica e far abolire la legge del “Duce”,mi terrò informato….

    15. Invito tutti quelli che nsono intervenuti sul post sui posteggiatori e su quello della doppia fila a venire qui e sostenere, come mi aspetto, che Mikalsa deve chiudere per sempre. Perché bisogna rispettare la legge. Io invece penso che Mikalsa debba riaprire al più presto perché ha contribuito alla riqualificazione del quartiere. Non da sola. La loro parte l’hanno fatta (e continuano a farla) pure Pippareddu e Padre Aldo, Ciccio il panellaro, il posteggiatore svitato che si aggira per piazza kalsa deserta alle tre del mattino e suona il fischietto. Inoffensivo

    16. Chioudere il Mikalsa è proprio un indecenza..

    17. questa città ce la sta mettendo tutta per cancellare ogni respiro vitale. solo la monnezza, fisica e culturale, rimarrà a futura memoria.
      funerale blues

    18. non voglio sparare sul mucchio..
      sono d’accordo sul fatto che le normative sono obsolete.
      e sono altrettanto d’accordo che le leggi devono essere rispettate e fatte rispettare.
      quanti locali musicali o esercizi di ogni genere creano fastidio alle persone?
      mi spiego meglio, ci sono tanti locali che oltre ogni autorizzazione e senso civico tengono musica altissima fino a mattina anche se i suddetti locali sono ubicati in stabili abitati creando estremo fastidio alla gente che ci vive.
      fino a un paio di mesi fa se chiamavi carabinieri o polizia manco ci passavano, e si doveva ricorrere a lunghissime e fastidiosissime procedure legali che portavano a cosa? non si sa, dato che la gestione abusiva delle cose è quasi impossibile da controllare..
      a meno che non si fa qualche ordinanza…

    19. anche se hai un locale sotto casa che fa musica oltre le 4, se gli fai causa devi aspettare 4 anni perchè chiudano..per poi riaprire..l’applicazione della legge in italia è un’utopia

    20. D’accordo su tutto con Fabio, ma, per favore, non vi accanite contro panellari e griglie per strada che sono una illustrissima tradizione Palermitana… N.B. per quelli che ripetono “la legge è legge” senza porsi il quesito se sia per caso desueta, poco funzionale e/o addirittura incostituzionale (art. 17) – nel qual caso in paesi più civili l’autorità usa astenersi dall’applicarla – e non hanno capito che la sicurezza non c’entra niente, ma forse c’entra il fatto che non tutti corrono a genuflettersi come clientes davanti al potente di turno: la norma è stata da tempo abolita nel resto d’Italia, è il nostro illustre parlamentino regionale che non ha recepitola nuova normativa…

    21. Prendiamola allegramente! Quando Marco scrive “l’Art.68 sarà incostituzionale ma è in vigore” mi chiedo se non è il caso di mandare un suo curriculum a Zelig, divento il suo impresario e risolvo i problemi! Caro Marco, la parte in vigore dell’Art. 68 riguarda le attività che organizzano spettacoli a titolo di attività imprenditoriali, ti faccio un esempio: se io ho uno spazio e organizzo un concerto chiedendo il pagamento di un biglietto di ingresso sto utilizzando il mezzo come attività imprenditoriale e devo avere i permessi di Polizia, mentre se io vendo profilattici bucati e per attirare i potenziali clienti offro gratuitamente un concerto e non altero il costo al pubblico dei miei profilattici bucati non uso la musica per fare soldi, visto che i soldi li incasso solo con la vendita dei profilattici, e non ho nessun bisogno di alcun permesso di Polizia… Il problema verte sull’interpretazione dell’attività imprenditoriale, la logica vorrebbe che sia facile dedurre che se gli incassi sono esclusivamante legati alla primaria attività e la musica non comporta costi aggiuntivi al pubblico non si possa parlare di Pubblico Spettacolo, la Questura dice che, tra l’altro, bastano 3 persone sul palco a prescindere da cosa facciano per essere un evento catalogato come Pubblico Spettacolo non autorizzato e perseguibile per legge…. Un caro affettuoso saluto Marco.

    22. A Marcello,
      la sicurezza degli avventori è importantissima, ma lo sai che vuole la statistica che un individuo ha più probabilità di morire mentre passeggia sotto un palazzo investito da una pianta che vola dal balcone di un piano medio-alto che dentro un locale dove si suona dal vivo? La facciamo una mozione per vietare i Gerani a sbalzo nei balconi? ….la sicurezza è importante sempre…. Ciao Marcello

    23. Prendiamola allegramente! Quando Alessandro Sorrentino scrive:”la Questura dice che, tra l’altro, bastano 3 persone sul palco a prescindere da cosa facciano per essere un evento catalogato come Pubblico Spettacolo non autorizzato e perseguibile per legge…” pensa che le forze dell’ordine e l’autorita’ giudiziaria e’ roba da mandare a zelig ecc ecc…. un caro affettuoso saluto Alessandro.

    24. Da musicista-studente di diritto mi permetto di portare il mio contributo con un po’ di ordine di norme, sperando di aggiungere chiarezza e non confusione.
      Ai locali in questione è contestata la violazione dell’articolo 68 Tulps, sulla licenza di pubblico spettacolo. Come ha detto bene qualcuno, questa norma è solo parzialmente incostituzionale (sent. cost. 56/70) nel senso che se “le riunioni” si svolgono in contesti imprenditoriali, cioè se lo spettacolo aggiunge un lucro, la norma è in vigore, perché il diritto ridimensionato non è più quello puro di riunione, ma quello di iniziativa economica, che può essere compresso a favore della pubblica sicurezza con la previsione di un’autorizzazione preventiva.
      L’art. 68 Tulps è collegato all’art. 80, che dice che l’autorità, prima di concedere la licenza di pubblico spettacolo, deve concedere la licenza di agibilità del locale (“solidità e la sicurezza dell’edificio e l’esistenza di uscite pienamente adatte a sgombrarlo prontamente nel caso di incendio”): cosa ragionevolissima, anche se questa verifica è a spese di chi chiede la licenza. E qui, Fabio, in realtà c’è una lieve differenza tra una discoteca e un locale di piccole dimensioni: ed è nel fatto che viene semplificata di molto la procedura di verifica e accertamento “per i locali e gli impianti con capienza complessiva pari o inferiore a 200 persone” (art.4 d.P.R. 311/01).
      Ora, evidentemente l’onere di messa a norma del locale e degli impianti sarà comunque grave, sia per il grande che per il piccolo gestore – ma è stata distinta almeno la procedura di controllo.
      Inoltre, esercizi come il Mikalsa, sono attività di somministrazione, prima che di pubblico spettacolo, cioè fanno bere e mangiare. Regioni come l’Emilia Romagna, con una legge regionale (14/03) hanno fatto sì che l’autorizzazione all’attività di somministrazione ABILITI in automatico all’organizzazione di “piccoli trattenimenti senza ballo”. Basta una leggina regionale così per risolvere il problema in Sicilia nel futuro prossimo, è una cosa semplice e sintetica da rivendicare: dove si mangia e beve, che si possa almeno anche suonare.

    25. E infatti a Bologna, dove ho vissuto 3 anni, esistono da sempre posti come la Cantina Bentivoglio o il Chet Baker, locali in pieno centro che hanno fatto la storia del jazz in quella città e nel nostro Paese in generale. Posti dove si mangia e beve bene e dove ti becchi Lee Konitz dal vivo di martedì. In una cantina sotterranea!
      Quando sosteniamo che è una battaglia di “evoluzione” culturale, non sbagliamo.

    26. Anche a Castelbuono hanno chiuso o cambiato gestione locali storici dove ogni venerdì e sabato si faceva musica. Stesso discorso a Cefalù.
      Ho visto chiudere o multare tantissimi locali per musica abusiva o per altre trasgressioni tutto sommato non gravissime. I controllori dovrebbero adottare la regola del buon senso, e tra l’altro questo è anche richiesto dai Regolamenti Europei. Un mio amico, gestore di un locale notturno, una sera mi disse: vengo a lavorare e sembra che vada a rubare.
      Di seguito il link: Protesta per una musica libera a Castelbuono:
      http://www.madonielive.com/Comunicati/adDetail.asp?cat_id=2&sub_id=2&ad_id=5853#su

    27. Caro Marco, per la cronaca era da Zelig l’affermazione tua “Sarà incostituzionale ma è in vigore” ! Mentre non posso dire lo stesso della Pubblica Sicurezza poichè l’interprtazione del T.U.L.P.S. non solo non è comico, ma è tragico. E qui il problema non è nemmeno la chiusura di questo o di quel locale ma il fatto che la forza Pubblica sta , spero inconsapevolmente, mettendo intere zone della città nelle mani della criminalità più o meno organizzata. Con un minimo di onestà intellettuale sai rispondermi se ti chiedo se ritieni la Via dei Candelai più o meno sicura di 6 anni fa? Più o meno vivibile? Facciamo così, se è migliorata il merito è della pubblica sicurezza, ma se è peggiorata la colpa di chi è???
      Ti chiedo ancora, qual’è il compito della Pubblica Sicurezza? E’ quello di rendere la città più sicura o no? Tu la vedi più sicura?
      Detto ciò le chiacchere stanno a zero, quello che c’è a Palermo è davanti agli occhi di tutti e lo nega deve avere grandi interessi personali a scapito di quelli della collettività per farlo… Tanto mi era dovuto, sempre con grande affetto.

    28. Non rileggo prima di pubblicare e mi scuso. Circa l’interpretazione leggasi ” non comica ma tragica “, mentre nell ultimo periodo manca un “Chi”.. leggasi “Chi lo nega deve avere grandi interessi personali a scapito di quelli della collettività per farlo”.
      Aggiungo una piccola cosa al post di Roberto Fiandaca: ci dimentichiamo che la destinazione d’uso degli immobili commerciali deve prevedere il pubblico spettacolo per “essere in regola”, insomma, puoi fare tutti i lavori del mondo ma se sei al centro storico dove il piano regolatore è scaduto nel 2000 e mai attuato a pieno o riscritto, un immobile che non prevede il pubblico spettacolo tra le finalità del suo utilizzo non potrà MAI essere in regola… e qui non c’entra nulla la sicurezza, ma la burocrazia inutile ….

    29. caro Alessandro Sorentino, vuoi la tolleranza zero in questa citta’? ti sembra che il prefetto il questore Ecc… siano degli incapaci? sai cosa succederebbe se domattina venissero denunciati arrestati ecc…. tutti gli ambulanti abusivi:panelle,sfincionello, ecc… o se un cellulare dell’Arma entrasse il sabato sera in via candelai per una retata a tappeto? facile cianciare molto facile….

    30. @marco:
      Ti ricordi quando hanno incendiato il casco del poliziotto dentro borgo vecchio? La polizia ha reagito con forza, facendo contravvenzioni, denunce e applicando la tolleranza zero. Risultato? LEGALITA’. Potevi passeggiare al borgo ed era pulito, i negozietti rilasciavano lo scontrino, le macchine erano posteggiate in maniera cristiana e, dulcis in fundo, hanno consegnato il delinquente alla Polizia.
      Quindi smettiamola di dire che se si applicasse la tolleranza zero a Palermo succederebbe chissà che cosa! E’ solo che per questore e soci è moooooolto più facile così.

    31. Oggi un musicista che potrei definire un pezzo di storia della musica jazz di Palermo, mi ha chiamato. Non faccio il nome solo perchè la sua riservatezza, ma mi ha letto il seguente che qui riporto.
      Abbiamo i mezzi e gli strumenti per risolvere tutta questa situazione. Basta utilizzare gli strumenti leciti e efficaci. La nostra protesta deve essere rivolta in tale direzione: Risolvere in via definitiva questo problema, senza polemiche più o meno sterili verso la Questura o altri che alla fine lasciano il tempo che trovano. I problemi si affrontano uno alla volta, per come la penso io.

      STATUTO DELLA REGIONE SICILIANA

      TITOLO IV

      Polizia

      Art. 31

      Al mantenimento dell’ordine pubblico provvede il Presidente della Regione a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l’impiego e l’utilizzazione, dal Governo regionale. Il Presidente della Regione può chiedere l’impiego delle forze armate dello Stato.
      Tuttavia il Governo dello Stato potrà assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell’Assemblea e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l’interesse generale dello Stato e la sua sicurezza.
      Il Presidente ha anche diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell’Isola, dei funzionari di polizia.
      Il Governo regionale può organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi.

      Legge 311 del 2001

      art. 4
      nei pubblici esercizi con capienza inferiore a 200 persone le verifiche e gli accertamenti sono sostituiti da una relazione tecnica di un professionista iscritto all’albo degli ingegneri o degli architetti

    32. Marco, io e te come Gianni e Pinotto! I postero stabiliranno chi è la spalla e chi fa ridere!! Scrivi nel tuo primo post “se la norma del 1931 e’ ancora in vigore e la si vuole abrogare si fa un referendum o si raccolgono le firme per farla modificare, tutto il resto e’ solo chiacchiericcio.” …ti fanno fanno notare che la norma è già stata, per molti aspetti, giudicata incostituzionale e scrivi nel tuo secondo la celebre frase “l’art.68 sara’ incostituzionale ma e’ ancora in vigore “… Fino a quel momento sei un estremo apologo delle leggi in vigore e delle interpretazioni più o meno costituzionali. Tralascio il nostro interloquio e ti rile nel tuo ultimo post: “sai cosa succederebbe se domattina venissero denunciati arrestati ecc…. tutti gli ambulanti abusivi:panelle,sfincionello, ecc… o se un cellulare dell’Arma entrasse il sabato sera in via candelai per una retata a tappeto? facile cianciare molto facile….”…. qui dai il massimo di te! Ma come? Ci stai dicendo che la Pubblica Sicurezza può denunciare e chiudere e far condannare penalmente i locali che fanno Live perchè non costituiscono minaccia sociale tanto grave quanto chi è realmente abusivo? Allora sei tu il rivoluzionario, non certo io che cerco di risolvere il problema attraverso un civile dibattimento pubblico…. Ancora grazie, sempre con più affetto.

    33. Siamo tutti nella stessa pietosa barca, leggete cosa stiamo vivendo a Castelbuono (PA):
      “Il comune attua ogni utile intervento volto al miglioramento e allo sviluppo dell’attività culturale in tutte le sue espressioni, favorendo la conoscenza e la valorizzazione della realtà locale”
      (Art. 12 dello Statuto del Comune di Castelbuono)

      Lo Statuto del Comune di Castelbuono è chiaro: tutte le espressioni culturali delle realtà locali sono degne di attenzione e di essere valorizzate. Castelbuono è una città incredibilmente ricca di fermenti e pulsante di espressività; a livello musicale, in particolar modo, siamo uno dei paesi più vivi della provincia: in soli 10.000 abitanti si possono contare più di venti gruppi musicali e un numero sempre crescente di musicisti. Lo sanno bene le centinaia di persone di tutta la provincia che negli anni passati si catapultavano in questo vivace paese perché “Castelbuono è un paese giovane e vivo”, “A Castelbuono ci sono stimoli creativi del tutto innovativi e all’avanguardia”, “Castelbuono è la Seattle delle Madonie”.
      Da un anno, però, la realtà è cambiata. Niente più concertini per le strade, niente più esibizioni nelle piazze. La musica rock (quella locale, non la “grande” musica rock… come se ci fosse differenza, in fondo) inquina l’ambiente cittadino e va dunque relegata agli spazi periferici… lì dove nessuno può venirne disturbato. O meglio, lì dove nessuno può essere ascoltato. Siamo stati messi a tacere, ci è stata negata la libera espressione, la possibilità di esternare il mondo che abbiamo dentro, e lo è stato fatto di punto in bianco, senza cercare di trovare un buon compromesso che non releghi noi al ruolo di presenze assenti.
      Non siamo una massa scervellata e vuota; soprattutto non facciamo abuso di alcool perché suoniamo, né suoniamo perché ci piace “lo sballo”. Suoniamo perché la musica fa parte della nostra vita, e lo facciamo con passione. Vorremmo solo non essere costretti ad uscire dal paese ogni qual volta sentiamo il bisogno di suonare dal vivo e poter esibirci qui, dove ci sono le nostre radici, dove ormai non ci conosce quasi più nessuno.
      Sappiamo benissimo che in passato è stato fatto abuso del corso principale, ma se ciò è successo, è stato solo perché non c’è mai stata una regolamentazione chiara e schietta a riguardo. Quello che chiediamo, adesso, è che ci vengano date delle norme coerenti da poter seguire … non chiediamo assolutamente l’anarchia, ma una regolamentazione basata sugli orari (e non sulla definizione ambigua di cosa sia “piano bar”, o di una musica più o meno “decorosa”), che permetta a noi di suonare in paese senza disturbare la quiete pubblica oltre un certo orario prestabilito. Chiediamo che ci venga permesso di suonare nel nostro centro storico come è stato possibile negli anni passati, anzi in maniera più saggia e razionale. Non riteniamo corretto bandire a priori dei generi musicali. Riteniamo corretto, invece, differenziare i luoghi e destinare ad esempio l’acustico alle strade più strette, come quelle del corso, e le esibizioni più “piene” alle piazze, dove il suono è libero di espandersi senza rimbombare. Sono più che giusti i diritti di chi vuole essere libero di andare a letto presto, ma lo sono anche i nostri quando chiediamo di poter vivere il nostro paese e soprattutto di poterci esprimere con la nostra arte.
      Chiediamo, soprattutto, una maggiore sensibilità nei confronti di noi giovani, che siamo una risorsa importante per la valorizzazione della nostra comunità.
      L’obiettivo di questa nostra pacifica protesta è quello di informare la gente e raccogliere quante più firme, in modo che le autorità si rendano conto di come questa necessità sia comune ad una grossa fetta della popolazione e si possa, così, arrivare ad una soluzione.
      Concludiamo citando Cervantes: <>.

    34. Solidarietà ai “pericolosi sovversivi” di Castelbuono ! Ho letto di una manifestazione organizzata ieri, mi piacerebbe sapere come è andata. Quello che non capiscono i detrattori è che l’inaridimento culturale causato anche dall’inibizione della musica dal vivo nei pubblici esercizi con motivazioni a dir poco pretestuose crea un vuoto che spesso viene colmato con la ricerca del vizio (è un caso che il consumo di droghe è vertiginosamente aumentato negli ultimi anni? nel Palermitano? ). Gli amici che sono intervenuti a difesa della repressione della musica dal vivo nei locali pubblici e non di pubblico spettacolo dovrebbero considerare ciò, pensare che hanno o avranno figli che vivranno le loro notti in questo territorio, dovrebbero pensare a cosa troveranno i loro figli a loro disposizione…

    35. alessandro,
      ma perchè difendi una causa persa?
      sai cosa succederebbe se domattina venissero denunciati arrestati ecc…. tutti gli ambulanti abusivi:panelle,sfincionello, ecc… N I E N T E!!!!!
      Perchè Ti assicuro che panellai & Co. dopo una storia del genere chiederebbero un’autorizzazione consapevoli che bisogna sottostare alle regole dettate dallo sportello unico, dall’azienda sanitaria locale (ASL6)…… per essere in regola e non avere i c….ni rotti ogni momento.
      E, siccome qualcuno si sente corna dure…….

    36. E’ proprio vero che non mi so spigare!!! Credi che il mio obbiettivo sia quello di non vedere panelle in città? Leggo e rileggo i miei posts ma non capisco da dove si evince, sarà un mio limite! Io credevo di aver scritto che si attacca la musica come se fosse il peggiore dei crimini e la cosa insospettisce un pò, ho aggiunto che il rispetto delle leggi si potrebbe cominciare ad imporre su ciò che è rappresenta davvero un pericolo a Palermo. Ancora di musica non è morto nessuno a Palermo, qualcuno ricorda un tragico evento a Torino, ma l’incidenza statistica di questi incidenti è ridicola, ti ho fatto l’esempio della pianta e non era una boutade. C’è di mezzo questo accanimento che sconvolge se ci pensiamo un solo istante, poi se vuoi ci giriamo attorno e fingiamo che si parla di panelle, milza e sfincione….

    37. sarei veramente curioso di conoscere il cognome di marcello, che dispensa sapere sulla liceità dei comportamenti dei gestori, perchè se fosse quello che immagino io ci sarebbe veramente da ridere

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