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martedì 19 mar
  • L’Upper East Side, “How are you?” e gli italiani di New York

    Buongiorno Upper East Side! Mi verrebbe da dire «Sono Gossip Girl, la vostra sola e unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell’élite di Manhattan», citando appunto la misteriosa blogger della serie tv culto ambientata nel quartiere dove vivo ormai da una settimana (se torno vestito come i protagonisti uccidetemi). Ma finora non ho niente di scandaloso da raccontare. Questa parte di New York ha ospitato i set di moltissimi film (dallo storico Colazione da Tiffany ai più recenti Manhattan, L’avvocato del diavolo, Autumn in New York e Il diavolo veste Prada) e serie tv (impressionante: I Jefferson, Arnold, La tata, Sex and the City, Will & Grace…) e mi appare molto familiare. Questo è il mio studio:

    Studio dell'Upper East Side

    Studio dell'Upper East Side

    Per quanto riguarda il gossip sul palazzo, invece, ci sono alcune figure che ho notato. Il portiere calvo e truce (che non conoscendomi l’altro giorno mi ha rivolto dolci parole: «Come here!!! Who are you?!»), il (manager?) festaiolo del quinto piano che ha il terrazzo e che organizza le feste facendo caciara, la vicina pigra che mi ha dovuto raccontare che è pigra e guarda tutto il giorno la tv e la vicina un po’ bona dagli occhi blu dell’apartment 8F che fa sport e che non mi parla in ascensore.

    Qui tutti ti dicono «How are you?» e tu cerchi di rispondere anche variando. Poi però capisci che non si aspettano davvero una risposta: è un modo di rapportarsi con il prossimo.

    In 18 giorni negli Stati Uniti ho avvistato numero due cacche di cane. Una in un’aiuola a Berkeley, l’altra (non entro nei dettagli) non era raccoglibile. I cani ci sono, non hanno il didietro tappato: i padroni sono esseri civili.

    Sono uscito con italiani e con italoamericani. Ebbene sì, sono due comunità diverse e spesso non comunicanti tra di loro. Gli italiani a New York sono quelli che ci lavorano, spesso giovani, quasi sempre laureati e arrivati da poco, anche di passaggio. Gli italoamericani sono i cittadini statunitensi di origine italiana. Parlano persino un americano diverso, sia nella pronuncia che nelle parole. E qui c’è una curiosità divertente e che non conoscevo. Gli italoamericani non storpiano soltanto le parole inglesi, c’è anche un'”andata e ritorno” con termini inglesi italianizzati e quindi errati in entrambe le lingue! Qualche esempio? Assuranza (da insurance/assicurazione), carru (da car/automobile), slaiza di pizza (slice of pizza/pezzo di pizza). Altri qui.

    Presto parleremo di mance e di semafori pedonali. Alla prossima.

    (crosspostato su Deeario)

    Palermo
  • 27 commenti a “L’Upper East Side, “How are you?” e gli italiani di New York”

    1. Bellissima la citazione di gossip girl!! ahahah 😉 Buona continuazione di viaggio!

    2. raccontaci qualcosa dei locali gay

    3. Che razza di post, Siino. Sei musica leggera per ceti medi.

    4. Dietro la cordialita’ del portiere c’e’ la speranza di avere una mancia. Naturalmente non sa che in Italia queste cose non si usano. Non ti dimenticare di andare ad Harlem, a Williamsburg (specialmente la sera), e a Bensonhurst (se vuoi la vera esperienza siculo-americana).

    5. Beato te…I love NY!

      Ma quello è il tuo appartamento?

    6. hahaha, mi stai facendo scialare cò stì racconti, davvero formidabile.
      Mi raccomando faccio il tifo per la signorina dell’8F, insisti, fagli vedere stelle e .. striscie.
      hihihiiiiihii

    7. Sono sicuro che la vicina, bona, che fa sport prima o poi ti rivolgerà la parola!!

    8. proprio oggi mi preoccupavo del fatto che a 32 anni ho appena scoperto gossip girl e ne sono praticamente drogata….e tu me la citi??? fiuuuuuuuuuuuuuuuu allora non sono così senza-speranza….oppure ad essere senza speranza siamo in due eheheh. ps carino l’appartamentino

    9. hai sentito dire: “a luci”?
      Viene da light e indica il semaforo

      Vado spesso in america e anche questo fa parte del divertimento, sarà che impazzisco per l’etimologia

    10. il mio commento è in attesa di moderazione dalle 10 e 52. grazie

    11. Studio=Monolocale, altrimenti ti finisce come gli italoamericani :-p

    12. espressioni brucculinesi che ho sentito spesso: “minitrucco” (il lapino) e “figherabbà” (forget about it = scurdatillo)

    13. Greg se non hai la pazienza di attendere quando un falso positivo rimane in attesa puoi anche non commentare. Saluti.

    14. Greg grazie, adoro il pop! 🙂

    15. Pietro il biondo quando ci verrai ce lo racconterai tu. 😉

    16. Siì, casomai alla blueyes dell’ascenzore invitala a manciare pinozzi a Capaci, Accussì. A timpulata ce lo devi dire: Ehi bebi cam with me in mai farma at Capaci for a pinozziparty.
      Ti faccio vedere che minimo minimo te la dà

    17. Cosi per curiosita`… quanto paghi per quello studio nell’upper east side? Considerato che e` gia` arredato presumo un botto. Te lo chiedo perche` sto cercando uno studio a Manhattan…

    18. Thomas ti rispondo in privato. 😉

    19. quanto mi piacerebbe essere lì, le storpiature dell’amricano siculo sono la mia passione, levatemi una curiosità ma “smuffare” viene da “move”‘ grazie e non ti dimenticare ” Un cori d’Emma” ” a quarter of ham” bye, bye

    20. dai Tony, mi aggiungo a Pietro il biondo. Che reportage è senza un riferimento a come vive la comunità gay nei posti che hai visto? A San Francisco sei andato al Castro District? 🙂

    21. beh io li conosco, volevo un tuo parere

    22. Mr Wrong e Pietro il biondo gli ho cantato questa. 😀
      Scherzi a parte non posso parlare di qualcosa che non conosco.

    23. Grande Tony! Ammmmmerican bbboy!!!
      Continua questo tuo diario da NYC, ché mi(ci) piace.
      Non ti dimenticare di andare a cenare al Le Cirque. Se preferisci il giapponese c’è Megu, per il panasiatico Buddakhan.
      Ma comunque pi manciari c’è sempre la superguida Zagat.com: l’unica in cui i ristoranti italiani aq NY sono divisi anche per cucina “italiana del Nord” e cucina “italiana del Sud”. Showtime!
      Sulle mance non fare il brunello e adeguati: meno del 10%=spilorcio; 10%=sufficiente; 15%=average; 20%=king of the place. Se non lasci nessuna mancia preparati una scusa decente che non abbia a che fare con il tuo essere europeo oppure preparati a essere insultato. Under NO cicumstance, ripeto, under no circumstance, lascia il resto come mancia per fare cifra tonda: è forse considerato più offensivo di non lasciare spavaldamente niente. Dimenticavo, la regola si applica anche ai cocktail pre-dinner, FYI.
      Vediamo che ci scrivi la prossima volta sull’argomento.
      Ciao broccolino!

    24. Forti questi italoamericani! Pascoli scriveva che gli italiani emigrati, ibridizzando, dicevano pai, scrima, ticchetti, bisini…ma credevo che col tempo si fossero corretti. Grazie del folklore!

    25. ..Stai ufficialmente VIVENDO IL MIO SOGNO!! <3 quanto t'invidio…..!!!!

    26. devo dire che questo “obbligo” della mancia è proprio fastidioso.

      più saggio l’atteggiamento europeo di considerarla un optional o comunque se preferite è più sincero il nostro approccio: lascio la mancia, la lascio abbondante e voglio esprimere che mi sono trovato magnificamente e che con ogni probabilità tornerò.

    27. devo dire la verità sono affascinato a tutto questo, io sono un pastry chef, il mio sogno è quello di lavorare li e crearmi tuttto cio che ho sempre desiderato, tu che sei li puoi darmi spiegazioni su come potrei organizzarmi li

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