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venerdì 29 mar
  • Vivere a Palermo

    Per molti è piacevole vivere a Palermo. Forse perché da noi la fretta non esiste. Si comincia da piccoli, quando le mamme insegnano già ai primi passi «non correre», «adagio», «con calma sennò sudi»; mentre gli altri hanno ricevuto input diversi come «su, dai», «svelto», «muoviti», «non tardare».
    All’ombra del Monte Pellegrino ogni azione è svolta con una lentezza che assume maliarda trascendenza, come un segno di quella particolare saggezza che, di ogni attimo, fa apprezzare lo scorrere del tempo, goccia dopo goccia. Qualcosa di assimilabile allo zen. Forse è per questo che a Palermo chiunque è il benvenuto. Purché non abbia fretta e voglia di cambiare il mondo.
    È come se tutti comprendessero le solitudini e lo sperdimento altrui. Dall’Asia, dall’Africa, dal Medio Oriente, quindicimila persone hanno scelto di venire a vivere in questa città. Si sono inseriti in quel bizzarro, intrigante mosaico di colori, luci, suoni, voci, microstorie e vicende umane che qui si chiamano “centro storico”. Un luogo dove si fondono la fantasia, il degrado, la storia e l’arte. Vivono in quel groviglio incredibile di vicoli, piazzette, palazzotti fatiscenti, sbilenchi prospetti barocchi, macerie dell’ultima guerra e di crolli recenti, che sembrano messi lì apposta per un set surreale di uno scenografo fantasioso.
    Si sono appropriati del ventre abbandonato della città che conserva intatta la memoria della sua fame atavica. Quella fame che i palermitani hanno dimenticato, rimosso ai primi accenni di benessere. Sono i luoghi dove si può cogliere la contiguità fra monumenti e chi ci vive accanto. In questa Palermo mediorientale hanno trovato un clima a loro familiare, odori e profumi che sono quelli di casa, comuni a tutti quanti noi da tremila anni.
    Vi capiterà d’incontrarli mentre passeggiano in quelle stradine, ombrose e fresche mentre soffia Scirocco, e che rimandano a odori di Mille e una notte: cannella e gelsomino, basilico e zafferano, pesce fresco; fritture di panelle e grigliate di stigghiole.
    La presenza di questi nuovi palermitani ha ridato vita, corsi e ricorsi della storia, a quel centro storico che è tornato a risuonare di voci di bambini, a colorarsi di mille attività: artigiani, commercianti, musicisti e pub a matrice etnica. Al suono della trasgressiva musica “rai” che parla di sesso, di fatica, di disagio giovanile, al ritmo delle percussioni africane, tutti quanti imparano a conoscere i makrud che sono dolcetti di sesamo fritti e zuppi di miele. Residenti e turisti si scottano la lingua col kebab, o con il curry piccante dei gamberetti della cucina tamil. Non si resiste alle tentazioni delle piccole botteghe dove si vende mango secco o si preparano le sontuose parrucche africane che, di ogni donna, fanno una regina.
    Questi nuovi palermitani, ogni domenica, colorano la città con i loro costumi tradizionali, svolazzanti e impalpabili nei colori dell’arcobaleno, in seta o in garza, ricamati di sottilissimi fili d’oro e d’argento che brillano alla luce del sole.
    Sono i segni tangibili della vita. Anche se tutti quanti sappiamo quanto sia difficile vivere a Palermo dove il lavoro scarseggia e il futuro è solo domani.
    Al dopodomani pensa Dio, dicono da secoli i palermitani. E anche loro.
    A Paleremo si può vivere anche per amore. Amore per una donna dagli occhi dolci che si chiama Carmelina, Assunta o Rosalia. Amore per i figli nati nell’Isola e che si sono integrati a scuola e con i loro amici. Amore per gli studi: Mohamed mi ha detto che vuol fare il medico da grande e Helèna studia lingue. Per restare a Palermo. Ci si può vivere perché la vita, anche fra i vicoli, è ancora possibile: si vive da uguale fra gli uguali, persona fra persone. Lo sanno bene quelli che fuggono da guerre e persecuzioni, discriminazioni e sopraffazioni, miserie e carestie.
    Grazie a loro è possibile assaporare i colori dell’umanità, tutte le sfumature dell’anima, tutte le tonalità del sorriso.

    Palermo
  • 23 commenti a “Vivere a Palermo”

    1. Complimenti, come sempre! E’ vero, il nuovo DNA che popola in tempi recenti il centro storico rappresenta una ricchezza: ammiro il decoro degli adulti, specie negli abiti tradizionali, e l’allegria dei bambini, ma mentre si può giustificare e anche essere affascinati dalla decadenza di un vecchio palazzo, non si può tollerare l’indecente sporcizia del centro storico. Non c’è nessuna estetica da celebrare nei cumuli di immondizia e nella generale trasandatezza e noi nativi abbiamo in più la responsabilità di contagiare sciatteria e indecenza anche a chi non l’aveva conosciuta nel proprio Paese d’origine.

    2. Non condivido la celebrazione del degrado, della puzza, della regressione socio-culturale, camuffata da buonismo e ritorno al passato ( che aveva momenti bui, sanguinari, e di ghettizzazione per i palermitani ).
      Pur vedendo con simpatia Gaetano Basile.
      Si può intellettualizzare pure il degrado, l’incuria, l’immondizia, il sottosviluppo; e questa ne è una prova; altra cosa crederci!
      Io la vedo come fuga – da parte del popolo palermitano – dalla già scarsa identità.

    3. si ricomincia ,con l’immondizia x finire con la pestilenza ,.Santa Rosalia vi salverà tutti

    4. Bellissimo affresco palermitano, frase questa poco originale, ma efficace. Lei che la vive con la nostalgia di un tempo passato, ma con gli occhi di un ragazzino, come lo ero anch’io quasi mezzo secolo fa, e nei vicoli della vucciria con cento lire compravo pesci che al mio gatto bastavano per quindici giorni, non si accorge, beato lei , di come tutto non sia così a rilento, ma frenetico e stressante ogni giorno, e alcuni, me compreso e tanti giovani,vorrebbero, questa città e questo paese abbandonarlo piangendo.

    5. Condivido in pieno il pensiero di Gigi…splendida la forma del pezzo ma non condivido in pieno il contenuto…

    6. Come condanare una viione così ottimistica del ns. Gaetano. In questo caso vuole vedere il bicchiere
      tre quarti pieno ed io lo ammiro. Ma come posso sentire odori e vedere colori quando propro ieri sera a mezzanotte affacciato in via E. Paci, traversa di via Lincoln, ho assistito ad una prestazione sessuale fra una donna di colore ed un indigeno appoggiati ad un’auto non loro? E questo
      si ripete durante la notte e ogni notte: cose da giungla ma lì almeno l’aria è pulita.

    7. ” Palermo è…” continua a ripetere Gaetano Basile, contro tutti e contro l’evidenza. Imperterrito continua il suo viaggio. Viaggio intrigante tra i suoi luoghi e i suoi miti, con intatta curiosità. Mai sdegnato eppure spesso triste e malinconico, pacato, ricercato e semplice, schietto e sapiente, colto, divertente e dissacrante. Un poeta simile non poteva che nascere a Palermo.

    8. …mentre passeggiano in quelle stradine, ombrose e fresche mentre soffia Scirocco, e che rimandano a odori di Mille e una notte: cannella e gelsomino, basilico e zafferano, pesce fresco….
      .
      questa semmai e’ Marbella,e siamo a 2000 Km,non certo Palermo.
      questa e’ l’idea di una Citta’ che non esiste.
      .
      Io la inviterei a passare una notte assieme
      a uno di quegli immigrati che la notte si svegliano
      per cercare di cacciare topi e scarafaggi che si sono installati nel monolocale fatiscente pagato a caro prezzo….

    9. Condivido tutti i post; …questa e’ l’opinione di una citta’ che ha un vecchio che non ha avuto bisogno di emigrare e di andare altrove per sperare in un futuro migliore….senza pensare che nessun palermitano dai 40 in su si azzarderebbe ad entrare in una bottega dove si vende del mango essiccato, queste sono cose da “alternativi”.
      Palermo purtroppo non e’ quella descritta dallo stimato Basile, ma e’ il risultato della classe dirigente che ci governa: sudicia, ricca di privilegi ma depauperata…

    10. Vecchio sarà lei @ Primo, che usa parole da curatore fallimentare. Vecchio, morto e sepolto. Non abbia paura ad entrare nelle botteghe alternative. Se nulla la tocca, nulla può farle del male.

    11. con tutto il rispetto per una persona d’altri tempi e fuori del tempo,che ama sollazzarsi in esercitazioni di puro godimento letterario,
      per quelli che, ahime’che ne sono escluso, ancora stanno in una fascia di gaudenti,
      insomma per uno che ama spesso tuffarsi nel passato e raccontare qualche favoletta,
      chiedo
      si faccia in questi giorni un giro negli Uffici Postali e nei Pronto Soccorso di Palermo,e poi
      ne scriva.
      Io ieri ho mandato una persona in un Ufficio Postale per pagare alcuni Bollettini ICI
      (a proposito a me non sono arrivati nel 2010
      i cc precompilati),e dopo una coda di 3 ore e’tornato avendo pagato 3 bollettini su 4 perche’
      il quarto bollettino riguardava un comune di questa provincia che ha cambiato esattore e non ha avvertito gli Utenti,ne’ gli Uffici Postali.
      Oggi altre 3 ore di fila e l’incaricato e tornato
      imprecando per il caldo,per la folla,per l’aria viziata,per la lunga coda,per la sporcizia,per lo stress,
      altro che odore di gelsomini!
      .
      Vada poi nei Pronto Soccorso a vedere cosa succede
      e ci racconti.
      Meglio,si finga malato,e chieda di farsi visitare.

    12. … e poi diciamolo chiaramente, senza paura di passare per razzisti, e senza falsi buonismi: più che “inserirsi” hanno trovato luoghi appena leggermente migliori di quelli da dove sono scappati. E’ un ritorno al passato, che non è veramente glorioso – per i palermitani che erano ghettizzati – come si vuole far credere; insomma dov’è lo sviluppo in tutto questo? Tra l’altro, come già detto, io ci vedo, più’ che altro l’ennesimo svuotamento di un’identità già in crisi.
      In questi casi mi sembra che Basile (ribadisco la stima) racconti la Palermo del sogno, quella che certe volte percepiamo dentro ma in realtà non abbiamo mai veramente visto, o raramente. Troppe interferenze per rendere reale il sogno, e se addirittura si arriva al paradosso di intellettualizzare tutte le interferenze degradanti! Si, anche la miseria umana può avere i suoi aspetti poetici, ma poi stanca…

    13. segue
      ah,mi scuso,dimenticavo un altro pezzo forte.
      ci vada.
      .
      http://www.flickr.com/photos/48441769@N06/4603908431/

    14. Il post è interessante e soprattutto scritto in una forma impeccabile che farebbe sognare chiunque.
      Purtroppo però la lentezza di Palermo e dei palermitani è un luogo comune che non trova più riscontro. Oggi tutti corriamo come pazzi e non abbiamo un briciolo di tempo per noi stessi…
      La descrizione dei vicoli del centro storico che profumano di cannella e zafferano, è una splendida visione poetica che si scontra con la realtà dei vicoli malsani dove non c’è gente che vive “da uguale fra gli uguali”, ma spesso vive in situazioni al limite dell’umano.
      Ciò non toglie che provare ad addolcire la realtà è un diritto che nessuno ci può togliere .

    15. Gli odori, i sapori, i colori della pelle e una amatissima Palermo – non sempre felicissima – che, nel mito basiliano, diventa essa stessa oasi di pace e di integrazione. E’ vero ma non è vero allo stesso tempo, pirandellianamente. Gaetano Basile è maestro lieve di parole evocatorie e fa bene, tutti dovremmo sempre farlo, a vedere il bicchiere mezzo pieno, a lottare per vederlo mezzo pieno, ognuno con le sue possibilità, piccole o grandi. Dallo sviluppare progetti onesti e “veri” di formazione e occupazione all’insegnare ai figli il rispetto dell’altro e degli altri. Dal non posteggiare MAI E PER NESSUN MOTIVO in seconda fila al non gettare MAI E PER NESSUN MOTIVO il vetro nel cassonetto comune, anche se la campana del veetro straripa…….. Ad majora Palermo, anche se i figli scappano, poi torneranno.

    16. …si…ma almeno non prendiamoci in giro da soli…i vicoli della Palermo storica puzzano di lerciume…e basta….e forse anche di disagio sociale..ma non di piu’.

    17. Non si vive di solo pane!!!
      E l’anima di Palermo sovrasta anche la puzza della “munnizza”.
      Ancora una volta ribadisco: amiamo la nostra città per quella che è, come amiamo il nostro compagno di vita:imperfetta e meravigliosa.
      E smettiamola di sputare nel piatto in cui mangiamo.
      Chi non sta bene, cambi città.

    18. gentile Enza
      c’e’ anche un’altra possibilita’:
      “fare sloggiare da Palermo” tutti quelli che la insozzano,questa citta’,
      e non e’ solo un problema di rifiuti materiali.

    19. Altro che vivere la gente si lamenta che non ha lavo
      ro ma se vai al supermercato vedi gente con carrelli pieni fino all’orlo, se vai nei grossi centri la gen te compra sempre allora mi viene il dubbio??? Maa la gente si lamenta ma da dove arrivano sti soldi per pagare tutto cio’??? Il lavoro è un miraggio hanno dato i posti di lavoro hai precari che sono una massa di delinquenti usciti dal carcere se poi li ve
      di al lavoro per strada ne lavora uno e gli altri par
      lano circa 20 anni fa se avevi un reato non potevi fa
      re nessun lavoro adesso piu’ precedenti hai meglio è diciamo grazie al vecchio sindaco Orlando che ha
      fatto cio’comunque sono stato fuori è un’altra vi ta c’è aiuto per le famiglie e molte cose costano meno iniziando dal latte per i bambini comunque molta gente poi sta agli angoli sempre a parlare di questo e di quello ma di cosa vivono c’è troppa
      marciume qua e aumenta sempre bisognerebbe tornare
      hai tempi del fascismo e chi sbaglia dovrebbe esse
      re fucilato su posto altro che stare in carcere che schifo di Italia !!!

    20. sono di Roma e vivo a palermo da alcuni anni. Vivere qui significa tenere insieme la bellezza struggente e la violenza paralizzante, significa subire il fascino dell’antico che ritorna e reagire al dolore del disagio di una economia che fa danno in tutto il mondo. Palermo, quel centro storico fatto di pietre che urlano “io ci sarò sempre!”,fatto di bambini troppo cresciuti, di maschi fragili, di donne che ti conoscono da una vita.Puzze e degrado di una città inorridiscono quelle anime gentili poco cresciute per mamme borghesucce e papà puttanieri: ma l’odore ahimè è il racconto di chi sopravvive a tutto e non di chi è morto e non se ne avvede. Palermo e il suo centro mi ricordano la mia città tanti anni fà,quella di pier paolo. tanta monnezza e topi e zozzura assai ma l’attimo fuggevole di eternità negli occhi corniola di una donna tamil, nel sorriso sdentato di una vecchia, nel pensare assorto per la casa che non c’è delle donne che da giorni vivono in tenda a piazza pretoria. Educhiamoci alla vita,al male come al bene,cioè alla vera bellezza..tutto il resto è solo pubblicità, televisione,non-realtà. provvisoriamente simona

    21. Sono palermitano da parte di mamma e avevo molti parenti fino all inizio degli anni 70.Tutte le estati fino a quella del 1972 la passavo in quella fantastica città, per me Palermo e la sua gente sono di quanto meglio offrà la nostra Italia. Mi ricordo i polipetti mangiati crudi a Mondello paese e le panelle in gran quantità. W Palermo e i palermitani.

    22. D’accordo con Gigi!

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