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martedì 19 mar
  • La città liquida

    «Palermo è una conchiglia chiusa nel suo centro, Palermo per capirla devi starci dentro…».

    Lo so che è assurdo, ma è come ti dico. La città che vedrai presto è liquida. Non si riflette sull’acqua che la tocca, la prosegue, ne prende l’essenza. È liquida nell’anima ondivaga di chi resta, con una mareggiata interiore che fa odiare Palermo, ma poi basta una sera d’estate con un caldo più mite e torna violento il cavallone della passione, è liquida per chi la lascia, mentre va via la vede attraverso le lacrime, sempre più lontana. Quasi tutti i partenti da lei lo sono a malincuore, a quel punto strappano a sé stessi la solenne promessa di tornare e non lasciare più quel mare. È liquida nel sangue di chi ha lasciato la vita per renderla migliore, o almeno provarci, di chi ha denunciato, lottato, vinto, a volte col prezzo e col sacrificio di una vita blindata. È liquida come il mare di solitudine che spesso ha attanagliato questi eroi, cui la città troppo spesso è stata grata solo dopo, troppo poco durante. È liquida come colori a tempera non ancora essiccati con cui sembra a volte dipinta. Colori che non si lasciano asciugare, cui accanto si dà subito una pennellata umida di un cromatismo diverso, ed ecco che un rosso fuoco di un tramonto unico, si fonde con un azzurro intenso di cielo, con bianca spuma di mare e azzurro di onde, ma stavolta più tenue. L’unico posto dove il cielo fa a gara col mare su chi è più vicino quasi al blu. E spesso vince il cielo, liquida nei suoi opposti che sembrano rappresentati nel paradosso della maglia. La squadra della città ha il colore rosanero, femminile, seduttiva, carnale da un lato, tendente al nero della biancheria di pizzo, che sempre una donna ricorda, ma rischia di scivolare nel nero del lutto, del buio, dell’oblio e del catrame, liquido, appunto. È liquida come acqua putrida, quella di una classe politica che l’ha stuprata, concessa, collusa e trattata da puttana. Quell’acqua puzza, stagna, non cambia, gira su se stessa in velleitari cerchi concentrici. A volte qualcuno prova a buttare il sasso dentro lo stagno di miasmi, ma passato il pericolo, la palude torna ad abbracciare stratta i luoghi tanto cari,, ma nessuno sembra farci caso, con un leggero retrogusto di paura di essersi rassegnati, piuttosto che di attenzione a far prendere aria e non chiudere gli occhi. È liquida come la mafia, capace di insinuarsi tra le crepe della legalità, allontanando ed erodendo i contatti di chi crede di dover vivere onestamente, ma è anche liquida come il mare di persone accaldate e sudate che in un giorno d’estate rinunciano al mare, per fare un mare di folla in strada perché si sappia che Paolo e Giovanni ce li ricordiamo ancora e fa male, ma che lo sappiano anche “gli altri” che non dimentichiamo. È liquida come la dissetante acqua con lo zammù che poi sarebbe l’anice, ma il palermitano ama guardare le cose da una prospettiva diversa da tutti gli altri e dalla A di anice va alla Z di zammù. Da bere quelle bancarelle che tu non vedrai, dove il caldo diventava un piacevole alibi per indulgervi , liquida come granita, fatta in un modo inimitabile, appare ghiaccio in erosione colorata, ma in bocca è crema e credi alla magia di un gelato che non è fatto con latte. È liquida come la sua bellezza distorta dallo spettro del sole ma mai deformata, che non può negarsi, ammantata da secoli di storia che la incorniciano in foto splendide, quando ai turisti si mostra in tutta la sua sensualità prorompente e seduttiva, ma poi è liquida come il trucco che si toglie quando le luci si spengono, allora si vedono i segni dell’età e degli stravizi, la fatica di stare in scena a recitare, mista alla voglia di farlo ancora. In fondo, figlio mio non ti ho detto nulla di originale, tu che non ci sei nato, vedrai presto una città liquida. Come il mare, a volte calma placida e splendida, accogliente, amorevole e affettuosa, a volte insozzata da chi non ne ha rispetto, a volte incazzata e pericolosa. Ma in tutti i casi non puoi fare a meno di guardarla, con sentimenti che vanno e vengono, violenti e tachicardici, rapaci come onde. Come il mare. Anche tu, che non la conoscevi ti sentirai dentro l’anima che ho io. Liquida, come la città che ho dentro il cuore, come una cicatrice d’acqua e ricordi.

    «Palermo è una fotografia nell’album di famiglia, come una nonna che ti vizia e ti accontenta, ma a volte ti tormenta…».

    Le parole di apertura e chiusura sono tratte dalla canzone di Alessandro Mancuso Palermo.

    Ospiti
  • 38 commenti a “La città liquida”

    1. La bevo ogni giorno anch’io, Palermo. Ubriacandomene, imprecando, gettando via lontano il bicchiere, vuoto, e correndo a riempirlo subito dopo.
      Grazie Ettore, per avermi fatto sentire meno solo nell’amore per questa maledetta, amatissima Citta’ che è parte di me.

    2. Troppo bello fino alle lacrime.

    3. …liquida come la rara pioggia che in poco tempo gonfia le strade di rabbia e frustrazione regalandoci la cartolina delle nostre facce inebetite da sopra un marciapiede mentre affannosamente cerchiamo un punto in cui le acque ci consentano di non affondare nel tentativo, vano, di raggiungere la meta…scusa se mi sono appropriato della tua struggente metafora per poche righe ma non ho resistito dopo che in città è arrivato un temporale di 10 minuti e per questo ho dovuto allungare di quasi un Km il tragitto a piedi verso l’automobile perchè il sistema fognario di Corso Calatafimi è praticamente inesistente.

      Tanti complimenti per il tuo bellissimo ritratto della Città.

    4. Bellissimo pezzo, finalmente si parla di Palermo senza retorica e col cuore in mano.

    5. Palermo è liquida, si, come una diarrea. Ma finiamola va….

    6. Complimenti, Orazio.
      Pur nella difformita’ di vedute, un commento contenuto, civile, educato e rispettoso sia dell’autore che delle opinioni degli altri.
      Sei un grande.

    7. Complimenti pure a te Maurizio.
      Sei così politicaly correct, ho sempre apprezzato quelli che alla sostanza ed al merito dei fatti antepongono la forma.
      Del resto Palermo ha bisogno di sviolinate e non di essere rivoltata sotto e sopra con chi ci sta dentro. E gli intellettuali, tutti su una bella torre d’avorio.
      Quanto a grandezza tra noi è una gara dal verdetto incerto.

    8. AHAHAH 😀 😀 “quando ai turisti si mostra in tutta la sua sensualità prorompente e seduttiva”; perlomeno, in tutto questo assemblaggio di retorica e “nombrilismo” patologico, ha trovato lo spunto per farci ridere !
      Forse voleva intendere liquame ! Palermo è noiosa e depressa !
      P.S. condivido quanto scritto da Orazio, e aggiungo che la cecità degli illusi, ingenui, puerili, sentimentali attipu picciriddi mammoni immaturi, è proprio quella che paralizza e affossa questa ex-città. Pero’, su una cosa non sono d’accordo: gli intellettuali; CHI ? Altre risate ! La torre più che di avorio è di immondizia e puzza di sudiciume.
      E chi ci vive non ha rispetto nemmeno per sé stesso, quindi i palermitani non rispettiamo nemmeno noi stessi. Se almeno avessimo il pudore di chiudere i confini e non farci vedere dai forestieri…

    9. Orazio, capiamoci.
      Ma a te, sinceramente, pare ancora giusto, bello, quello che hai scritto prima? Onestamente…
      Dunque: Apri questo post, lo leggi, almeno spero, leggi i commenti di chi lo ho compreso e apprezzato, spero anche questo.
      Bene. La faccenda non ti piace e mi pare anche legittimo, ci mancherebbe. Insomma disapprovi.
      Per esprimere tale disagio pensi di poterti permettere di usare parole, mi permetterai, così disgustose e offensive della sensibilità di chi quel post ha pensato, ha scritto, ha avuto il coraggio di proporre e di chi lo ha apprezzato, da lasciare stupefatti di tanta violenza verbale.
      Nessuno dice che le parole di Ettore sia esaustive dei problemi di Palermo, che siano l’unica chiave di lettura.
      Queste parole esprimono, a mio parere, un pensiero, uno stato d’animo che tu sei liberissimo di non sentire, non provare.
      Non sei certamente libero di comportarti come ritengo tu abbia fatto. Tutto qua’.
      A maggior ragione, e concludo, dal momento che, come vedo, sei perfettamente in grado di esprimerti diversamente.
      Tutti possiamo commettere errori di valutazione, io l’ho fatto 100 volte e continuero’ a farlo. La “grandezza” 🙂 non sta nel non commetterli, quanto nell’ammetterli.
      Cordialmente

    10. A Gigi posso solo replicare che, a mio parere, sono proprio queste risate, questi atteggiamenti, questo maniera di dire e di essere Palermitani l’humus nel quale crescono vivono i peggiori mali di questa Città.
      ..Oltre al fatto che, secondo me, non hai totalmente compreso lo spirito delle parole del post e quindi non ti è parso vero poterti lanciare in in questo bellissimo discorso di cui sarai certamente fiero…

    11. Maurizio
      non era rivolto all’autore, pensavo fosse chiaro, ma alla principalmente alla città, o meglio a come la città è ridotta. Penso che ci vorrebbe un elettro-choc. Tutto qui.

    12. Secondo me sei tu che non capisci un tubo di quello che leggi, perché la frase che mi fa ridere è piena di retorica e falsità, dato che Palermo fa scappare i turisti disgustati e fa scappare pure i propri cittadini. E prima di qualificare gli altri informati o tieniti il “parrapicca”, magari anche tu (a proposito di humus tipicamente palermitano poco produttivo, ma non affermo non volendoti conoscere, ipotizzo conoscendo le abitiduni della maggioranza) benefici dei servizi che paghiamo i fessi come me che a Palermo ci vengono tre mesi l’anno e portano risorse (oltre a pagarci oneri e tasse, per avere in cambio solo disgusto) che non c’entrano un tubo con l’economia moribonda della città.
      Lo spirito del post è pieno di luoghi comuni, retorica, cose immaginarie, scritto da chi se ne sta lontano ben sapendo che la città è invivibile, maleducata, decadente; se ne stia a Palermo in mezzo a degrado, immondizia, puzza, sudiciume, liquame appunto, inciviltà diffusa, e poi vediamo se scrive le stesse cose. Io che anche stavolta sono costretto a tornarmene a Parigi (ieri, ma avrei preferito restarci un po’ di più se fosse vero relax) e sono bello carico di odio-amore lo esprimo con rabbia mai sentita prima e tu non sei nessuno per impedirlo. A non più rileggerti…

    13. rivolto evidentemente al nick Maurizio

    14. solitamente non mi inserisco nei commenti degli articoli che ho scritto, non per superiorità, nè per spocchia, anzi è proprio che spero che ognuno si esprima liberamente senza che io dia spiegazioni inutili su quello che volevo dire. mi limito a ringraziare Maurizio che ha ben colto la visione “parziale” delle mie righe. quanto alle critiche sono bene accette se costruttive, anche qualora vadano oltre. ci tengo però a precisare che io a Palermo ho vissuto fino alla morte di mio padre, poi sono andato via per lavoro, tornando di tanto in tanto, ma con tutte le sue porcherie e inefficienze che si respirano ad ogni angolo, io ci sarei rimasto e ho fatto di tutto perchè avvenisse. La rabbia di Gigi l’ho avuta anche io, ma pian piano si è sopita e trasformata in malinconia. complessivamente però il mio spirito è quello di uno sconfitto che ha lasciato gli altri a combattere ed è dovuto andare via. così mi sento adesso. quanto alla retorica, mi sembrava che pur nella visione di parte, fossi riuscito ad esprimere anche ciò che fa affondare questa città nella sua liquidità. se non ci sono riuscito colpa mia. ringrazio comunque tutti coloro che hanno espresso una opinione. tralasciando le polemiche un saluto particolare a chi ha speso parole per “difendermi” pur non conoscendomi. un saluto e a presto

    15. Orazio, su questo non posso che concordare perfettamente, anche se io post di Ettore non credo volessere essere uno spaccato oggettivo della Città quanto l’esprimere una visione interna, onirica, se vuoi, certamente soggettiva.
      Felicissimo, pero’, di esserci chiariti.
      A presto

    16. Ettore, ringrazio per la tua replica serena; tra l’altro mi ricordo di avere commentato con partecipazione un tuo post di ricordi adolescenziali, un post carico di affetto e per certi versi commozione. Io torno da Palermo con grande sofferenza, ma la mia rabbia è recente, perché ho sempre vissuto con l’illusione, non sono stato spettatore in questi ultimi 20 anni, ho partecipato, ma non racconto qui fatti personali, oggi ritengo masochismo continuare a lottare per gente che appena ti volti le spalle si vende non solo il voto ma pure sé stessi, non credo che ce ne siano molti che lottano veramente, come dici tu, mentre tu sei andato via. Ne conosco molti, peraltro, che predicano in pubblico ma poi sono venduti o vivono di assistenzialismo o parassitismo o addirittura

    17. “errore tecnico”…
      … o addirittura si “fottono” lo stipendio pagato da tasse ed oneri (e c’è chi come me paga, pur lavorando “in trasferta”) da altri cittadini. Quelli che lottano veramente sono pochi, gli altri inciuciano o approfittano della deriva, e affossano in questo modo la città. E’ rabbia recente, perché stavolta ho visto degrado socio-culturale che ha superato ogni limite immaginabile, ed ho l’impressione che si può solo peggiorare. Prima, fino a due-tre anni fa, invece era amarezza e rimpianto, ci tornavo sereno e contento, nonostante tutto, e ripartivo contento di sapere che sarei tornato due mesi dopo; ora no.

    18. mi scuso per gli errori tecnici; volevo dire: si fottono lo stipendio di assistiti pubblici senza lavorare o imboscandosi o passando il tempo del lavoro a tampasiare su internet per futilità.

    19. Gigi: “la mia rabbia è recente”
      la tua rabbia è congenita!

    20. Se conoscessi i miei privilegi, che generano l’opposto della rabbia come l’intendi tu nella tua ignoranza, non diresti una simile sciocchezza, peraltro nascosto dietro un nick; ma io so che denunciando certi parassiti è il minimo da aspettarsi…

    21. Vi invito a essere rispettosi nei confronti degli altri commentatori. Non costingetemi a essere più convincente. Grazie.

    22. Rosalio, ripeto quello che ti ho scritto altre volte in privato. Sai benissimo che si tratta di un buontempone che provoca nascosto dietro al nick, che probabilmente mi conosce e reagisce nascosto alla mia denuncia su assistenzialismo e simili, uno senza coraggio. Ora, se tu lasci pubblicata la sua vigliaccheria che ti aspetti da me il silenzio ? Perché non mi dai il suo IP ? Come sai si può trovare facilmente, ma non voglio perdere tempo con gli uffici preposti. Se lasci pubblicate le provocazioni anonime perché poi minacci censure ?

    23. Tra l’altro la mia risposta più adeguata l’hai cancellata ed hai lasciato il post più “tenero”.

    24. Gigi sono felice che abbiamo capito che in fondo soffriamo dello stesso male, questa città ci ferisce, ma non nella sua essenza, è come viene trattata che addolora. è platonica, in essenza è stupenda, nella pratica chi la vive allontana chi, come noi sperava qualcosa di migliore, o almeno non andarsene per vivere. io capisco il tuo rancore, perchè io ci ho messo sette anni per tornare sereno a visitarla. ammetto anche la “parzialità” del mio articolo, ma era volontaria. mi fa piacere davvero che ci siamo chiariti. non è piaggeria.

    25. Il post di Ettore è sentito e autentico.
      Chi ci vuole cogliere retorica e luoghi comuni dimostra solo un livore esagerato e fuori luogo.
      Ettore ha espresso sentimento puro e a lui il mio plauso.

    26. Gigi sai bene che non si tratta del canale adatto per comunicare con me. Rimuoverò ulteriori comunicazioni effettuate tramite i commenti mentre resto a tua disposizione e a disposizione di tutti per e-mail.
      Il commento a cui ti riferisci non viola la policy e non è diffamatorio, se non altro nella misura in cui non esiste nell’ordinamento italiano la diffamazione di un nickname… Violerei la legge comunicandoti un IP, quindi non se ne parla e mi sorprendo della richiesta. Saluti.

    27. Gentile Giuanni, certe volte scrivi cose DEGNE di NOTA, ma altre volte non perdi l’occasione per parlare ammuzzu, usando certi vocaboli a sproposito (livore: argomenta; per chi, per cosa, come ?). Tra l’altro anche tu spesso (e se non ricordo male l’hai fatto pochi giorni fa, se non ieri) hai denunciato certe tendenze palermitane e la decadenza nella quale abbiamo portato questa città.
      Dovrei posarti qui, ma…
      – ti sembra Palermo OGGI “una città che seduce i turisti con la sua sensualità prorompente” oppure una città – come tu stesso hai spesso affermato – che li fa scappare disgustati al punto che poi lo scrivono, protestando, ai giornali ?
      – E’ vero che nei primi tempi ci si commuove partendo e anche quando si torna, ma poi è vero pure che si scappa per salvare la propria salute e quella dei familiari, per non invecchiare anzitempo vegetando e si piange stavolta in segno di “liberazione”, ed è retorica la promessa di tornare per sempre, perché a te gentile Giuanni non ti sposta nessuno da Cagliari nemmeno con la forza, l’autore dal Lazio, altri da Londra, altri da Parigi, etc. Belle parole per la letteratura… andateci a vivere a Palermo per sentirne la pesantezza, o andateci tre mesi come faccio io…
      – ” È liquida nel sangue di chi ha lasciato la vita per renderla migliore” anche questa frase ha diverse possibili chiavi di lettura. Io la considero una vergogna assoluta, da nascondere le teste sotto la sabbia “avere eroi perché c’è la mafia da combattere” questi uomini non dovrebbero essere eroi perché il fenomeno non deve esistere… non ho voglia di chiarire il concetto, è scontato…
      Ecco: gentile Giuanni, io non ho messo in dubbio la buonafede dell’autore, che ho apprezzato peraltro in passato, ma la retorica fa parte delle abitudini sociali specialmente quella melensa, delle espressioni convenzionali, che c’entra la persona in questo caso Ettore ? Tu invece dimostri forse un po’ di cattiveria nei miei confronti e SOPRATTUTTO scarsa coerenza, poiché tante volte hai espresso sentimenti verso la città di Palermo simili ai miei. Mettiti d’accordo con te stesso prima di digitare.
      Infine, se i commenti fossero unanimi negli elogi Rosalio potrebbe chiudere per noia ed appiattimento; spero per te che nel tuo club politico ci sia maggiore spirito libertario perché in questo caso dimostri una inquietante “chiusura”.

    28. dimenticavo: è bella l’idea del palermitano che spesso interpreta i fatti a modo suo (qui con l’anice-zammu’), al contrario, capovolgendoli, rivoltandoli, mistificandoli, usando sofismi, in fondo siamo la città dei paradossi; ecco, sono nostre caratteristiche… ma questa convinzione di considerarci unici, diversi da tutti gli altri (addirittura molti si sentono “i megghiu”), ma anche gli altri sono unici e diversi quindi siamo tutti diversi, allora, è ingenuità o luogo comune questa convinzione ?

    29. “Il post di Ettore è sentito e autentico.
      Chi ci vuole cogliere retorica e luoghi comuni dimostra solo un livore esagerato e fuori luogo.
      Ettore ha espresso sentimento puro e a lui il mio plauso.”
      Sul livore in effetti ho esagerato e lo riconosco.
      Volevo solo sottolineare l’eccessiva e un po pesante critica di Gigi che in generale nelle sue osservazioni è molto manicheo, o è bianco o è nero il grigio non esiste.
      Palermo è ricchissima di grigi, di contraddizioni, di contrasti, di sfumature.
      Il post di Ettore è permeato di tutto ciò, esprime partecipazione e sofferenza.
      Alla fine è molto probabile che noi tre ci si ritrovi, assieme a tanti fuoriusciti da Palermo, concordi su tantissime cose, sulle diverse analisi delle problematiche di Palermo che vediamo con una luce diversa visto che viviamo realtà diverse, e , spesso, molto più evolute.
      Paragono Palermo ad una madre che ha abbondonato i figli e poi li va a cercare dopo tempo. La madre sempre la madre è, la senti dentro di te e non la puoi maledire. Palermo è la nostra madre. Qualcuno dice che è buttana, altri matrigna, altri ancora sdisangata…ma la madre è, e te la porti dentro.
      Concludo,Gigi, visto che mi fai la concessione, alla faccia della turris eburnea, di non posarmi :
      quando parlo, se parlo, non parlo mai ad muzzum, posso sbagliarmi perchè sono al di sotto della turris, ma qunado parlo o scrivo ragiono.
      Non appartengo a club, non devo chiedere permessi a chicchessia per esprimere il mio libero, anzi liberissimo pensiero. Aderisco liberamente a un nuovo partito politico, il P.D. , che rappresento a livello locale, Circoscrizione 2 di Cagliari.
      Non inquietarti di improbabili chiusure e prendi l’abitudine, ma so che è un consiglio sprecato, di confrontarti con maggiore tolleranza, meno intransigenza, ricerca di sintesi.
      Le contrapposizioni portano all’isolamento politico.
      Con stima

    30. Giuanni, tu stesso ammetti di avere esagerato, allora che c’entra la tolleranza ? Anzi, ho reagito con serenità. La mia nota era esatta, allora, e apprezzo la tua ammissione, segno di intelligenza (ma su questo nessuno dubita), tra l’altro io ho scritto “certe volte ammuzzu” non mi permetterei di dire SPESSO. Stavolta a proposito di livore, quando giudichi deliri le mie idee sulla politica, e quando definisci il pd un partito nuovo (commento solo con una risata; cosa c’è di più vecchio di “walter i care” e massimo l’antipatico, falso, presuntuoso?).
      Parlare di fatti privati è impudico, resto al generico e dico che se avessi idee fisse in questo contesto non sarei cosi’ masochista da tornare a Palermo ogni due mesi, vuol dire che il mio giudizio contiene molti più colori dei tre tuoi, come d’altronde in tutta la mia esistenza ci sono tutti i colori. Si commentano post qui, ed io lo faccio con coerenza, tu stai tirando in ballo il grigio ad uso di sofismi (che non usi in genere per il politichese, bada bene politichese !) ma in precedenza su Palermo hai usato il nero cupo. In questo post ho definito interessante la nota dell’autore sull’originalità paradossale palermitana nell’interpretare cose e fatti, anche se non fa parte dei miei gusti, è un esempio di chi riconosce “les nuances”. Infine, a proposito di tolleranza, noto le tue influenze dai club del politichese, ogni volta che per mettere in cattiva luce l’interlocutore fai largo uso di sofismi (ai quali credi solo tu) e attribuisci attitudini totalmente estranee all’interlocutore.
      Ricambio la stima.

    31. correggo: che USI in genere per il politichese

    32. Che discussioni superflue! A me basta che il Palermo vinca un trofeo…..poi il resto (la rivalutazione dell’immagine cittadina) lo faranno i media!!

    33. Minch.a , se vinciamo due trofei ci liberiamo di munnizza e mafia…troppo toco….anacleto ti quoto come city manager.

    34. Grazie giuanni! Non potrei che esserne lusingato.

    35. Ovviamente ciascuno di noi apprezza tutte le diversità e sfumature di luce che una città come Palermo può produrre come anche molti altri luoghi, in modo diverso. Possiamo fare meno poesia, che c’é esiste, ed é indubbiamente un valore da spendere, e cercare di essere più concreti, su come, se vogliamo rendere partecipi altri di questa notevole poesia?

    36. DEDICA A MIO PADRE
      Nica eru e a storia ri Palermu me patri mi cuntava…
      figghia tu nun sai lu mari a la marina chiu vicinu
      assai si truvava e lu ciavuru ru mari si rispirava.
      A passiata a marina si facia.
      Carrozze, cavaleri e dami iu viria, citronella e
      gelsuminu u picciutteddu vinnia.
      Quannu mi parrava, iu viria cà l’occhi sua ri
      lacrimi si inchianu.
      Patri miu quantu rispiaciri avisti a suppurtari
      diluso ri sta terra ca tantu amatu avisti e si ora
      la virissi peggio è ri comu a lassasti.
      E’ aumintata la vastasaria quannu ricu ca a vogghiu
      rinnegare tutti mi ricinu cà nun si po’ fari.
      Puru io sugnu luntanu e la Palermu ri quannu eru
      nica vogghiu ricurdari.
      Anna CONTI

    37. Salve a tutti. Leggendo i vari commenti mi rendo conto che, in fondo, affermate tutti la stessa cosa. Siete animati dagli stessi sentimenti contraddittori:odio e amore, rabbia e rassegnazione. I sentimenti di chi, come Ettore, è andato via da Palermo per cause al di sopra della sua volontà. Probabilmente se il padre non fosse morto prematuramente, avrebbe continuato a viverci in quella Palermo che adesso descrive con struggente malinconia. E’ nella natura umana rimpiangere ciò che non è più, ciò che abbiamo perduto. O meglio, è quando lasciamo qualcosa che ci accorgiamo di quanto peso abbia nella nostra vita. Ettore tutto questo lo sa benissimo ed è ciò che ha voluto trasmetterci col suo magnifico ritratto di Palermo.

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