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venerdì 29 mar
  • Una riunione di lavoro come un’altra

    Per 17 minuti era stata una riunione di lavoro come un’altra, in un mercoledì come un altro. In dieci anni di attività in quell’azienda aveva vissuto diverse variazioni su un tema pressoché standard. I convenevoli iniziali, una battuta per rompere il ghiaccio, banali strategie di avvicinamento all’obiettivo e poi il momento clou in cui si capiva se l’affare era una possibilità concreta oppure era arrivato il momento di bucare la bolla di sapone e andare ognuno per la propria strada.
    Ma allo scoccare del 18esimo minuto passò per le orecchie di Anselmo Montana, direttore commerciale dell’agenzia di stampa più nota del Paese, un’informazione destinata a deflagrare nel suo cervello, provocando danni difficilmente quantificabili. Il distinto signore che gli stava davanti si era presentato come responsabile della comunicazione di un’azienda di servizi e consulenza, la CN Holding, e gli aveva appena risposto a una domanda apparentemente banale, ovvero quale fosse il significato della sigla CN. Montana quando sentì la risposta si pentì immediatamente della sua curiosità.
    «CN sta per Cosa Nostra», aveva detto con spiazzante naturalezza il distinto signore. Il direttore commerciale sfoderò il meglio della sua esperienza decennale per non tradire la minima emozione con la mimica o con la pressione sanguigna e i conseguenti riflessi sul colore del viso, chiedendo con una naturalezza più faticosa, ma nel complesso riuscita: «E perché mai Cosa Nostra dovrebbe abbonarsi a un’agenzia di stampa?».
    Mister CN si accese una sigaretta (Montana lo permetteva a tutti i potenziali clienti e ovviamente non avrebbe mai pensato di fare un’eccezione in quel caso) e dopo una manciata di interminabili secondi iniziò la sua spiegazione. «Vede, dottor Montana, è fin troppo banale dire che siamo nell’era della comunicazione. Un’era nella quale la nostra azienda sta vivendo un periodo complicatissimo». Era già arrivato a metà sigaretta quando proseguì: «Gli anni delle stragi per noi sono stati l’inizio della fine. Hanno provocato una reazione nel Paese che ci ha messo nell’angolo. Per sopravvivere abbiamo dovuto smetterla con pallottole ed esplosioni e tornare a lavorare nell’ombra. Un basso profilo utile per fare affari. Un inabissamento che ci ha fatto superare la crisi e tornare a fatturati di tutto rispetto. Ma nel frattempo i nostri concorrenti sono cresciuti più di noi. E l’hanno fatto anche nell’immagine. Alla camorra dedicano best seller e film che vanno a Cannes, la ‘ndrangheta conquista il Nord Italia e si permette il lusso di esportare le sue faide in Germania, l’altro giorno in tv un sottosegretario ha definito la mafia garganica la più pericolosa d’Italia in questo momento. La mafia garganica, si rende conto? Fino a qualche mese fa neanche sapevo dove fosse il Gargano. Insomma, ci siamo inabissati troppo. Gli arresti ci hanno decimati, gli ultimi boss finiti in carcere erano degli emeriti sconosciuti, che facevano notizia più per il soprannome colorito o per l’abbigliamento eccentrico. Ci stiamo riducendo a un fenomeno di folklore».
    La sigaretta già da un po’ aveva fatto la sua mesta fine nel posacenere sulla scrivania. Montana approfittò di una breve pausa del suo interlocutore per farsi coraggio e fare un’altra domanda: «E noi come possiamo aiutarvi?». «Siamo nell’era della comunicazione, dicevo prima. Ebbene, voi dovete aiutarci proprio su questo fronte. Voi potete farci riemergere. Siete la prima agenzia di stampa nazionale, ci sono quotidiani e notiziari televisivi che all’80% si limitano a riportare contenuti prodotti e diffusi da voi. Nessuno verifica. Noi vi diamo il materiale per inchieste esplosive sulla recrudescenza della mafia siciliana. Ci ricamate un po’ sopra. Magari organizziamo qualche intimidazione a vostri giornalisti, li mettono sotto scorta e il meccanismo si autoalimenta. Ci pensi un attimo: aumentano le notizie. Cresce l’allarme sociale. Noi torniamo a fare paura, torniamo ad essere attualità, non modernariato dell’informazione. E magari riusciamo anche a fare abbassare la cresta a imprenditori e movimenti che predicano, e praticano, la liberazione dal racket. Con il ritorno della paura la smetteremo con l’Attak nelle serrature, potremo tornare a fare esplodere saracinesche e a incendiare capannoni. Lo faremo in un clima che voi ci avrete aiutato a creare».
    «Il suo prodotto lo sa vendere, non c’è che dire», pensava Montana. La sorpresa iniziale aveva lasciato spazio prima a una crescente indignazione, poi a una nuova sorpresa, ma non tanto per quello che stava ascoltando, quanto per la sensazione di considerarlo via via un disegno di argomenti sempre più coerenti, razionali, comprensibili, perfino condivisibili in alcuni passaggi. E poi, abituato com’era a dovere inseguire gli abbonati o potenziali tali, sicuramente non gli dispiaceva questo capovolgimento di ruoli, stavolta era la montagna a bussare alla porta di Maometto. L’indignazione però riuscì, seppur con fatica, a difendere le sue ultime roccaforti, e non gli consentì di sbilanciarsi in avventate aperture di credito. La frase «Si può fare» si fermò così nel limbo tra pensiero e suono.
    Montana era consapevole delle difficoltà che avrebbe avuto a rifiutare quella proposta commerciale. A quel punto era più conveniente accettare, lo sapeva bene, e di certo CN Holding non aveva problemi di liquidità, non avrebbe fatto problemi di prezzo. Le perplessità derivavano da altri elementi, e tra questi ce n’era uno paradossale ai limiti del grottesco: come avrebbe potuto far coesistere il nuovo scomodo accordo commerciale con il notiziario “Legge e giustizia” lanciato in pompa magna appena due mesi prima con tanto di conferenza stampa al ministero dell’Interno?
    «Le notizie del bene e quelle del male si alimenteranno a vicenda – pensava Montana, cominciando a compiacersi del paradosso -. E noi saremo equidistanti e obiettivi, come deve esserlo la buona stampa…».
    Ma anche stavolta un briciolo di indignazione rimase in piedi, e il direttore commerciale ne fece uso per tenere fede alla regola aurea del «Mai concludere al primo incontro». Accelerò così l’avvicinamento alla fase del commiato dal distinto signore che gli stava davanti. Lo salutò con il generico impegno di valutare a fondo la proposta, e fissò con lui un nuovo appuntamento per il mercoledì successivo.
    Sarebbe stata una lunga settimana, e decise di affrontarla con le solite armi – superlavoro e caffeina – più una novità, la nicotina.
    Decise infatti di iniziare a fumare, forse un modo infantile di esorcizzare quella sigaretta che aveva visto consumarsi in pochi secondi, durante un discorso che gli aveva cambiato per sempre la carriera e la vita.

    (N.B.: Questa è un’opera di fantasia, ogni riferimento a fatti, persone o luoghi reali è da ritenersi puramente casuale).

    Ospiti
  • 18 commenti a “Una riunione di lavoro come un’altra”

    1. Una specie di Ministro Della Paura Della CN Holding.

    2. O un ministro ombra 🙂 Ciao Toti, complimenti.

    3. In effetti è vero che l’80 per cento dei “notiziari” o dei “giornali” italiani si limitano a copiare le ANSA senza perdere neanche un secondo a verificarle. Tant’è che quando esce un’ANSA sbagliata poi la trovi su tutti i “giornali”… Certe volte penso che le redazioni di quei giornali siano vuote, solo un povero stagista sfigato pagato 100 euro al mese per copiare le ANSA e impaginarle!

    4. e che succede mercoledì?

    5. @ Claudio e Gabriele: grazie mille 🙂
      @ Vitalba: per ora ti devi accontentare di un finale aperto 😀

    6. complimenti, ti ci voleva questa pubblicazione 🙂

    7. Bello!

    8. Ci piace 😉

    9. bella la storia, bello lo stile… bravo totino!!!

    10. cioppo buoni 🙂

    11. Bel pezzo “Salvatore”, me piace.
      Potresti scrivere un’altra parte sulle politiche di comunicazione e marketing della CN.
      Logo, gadget, offerte speciali, passaggi televisivi, sponsorizzazione di eventi per la beneficenza, viaggi premio per i dipendenti che si distinguono…

    12. @Alessio: grazie per lo spunto, la beneficenza non sarebbe male, soprattutto per i detenuti ovviamente.

    13. ma alla CN non serve un addetto stampa?
      visto che “siamo nell’era della comunicazione…..”

    14. non fanno concorsi, solo chiamata diretta.

    15. ah be…

    16. L’idea non è originalissima però è uno dei racconti più gradevoli che abbia letto da un po’. Se continui a svilupparlo con questo tono, almeno un lettore ce l’hai garantito 🙂

    17. Grazie mille, in quel caso provvederò a stampare la tessera n.1 😀

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