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sabato 20 apr
  • I volumi di Palermo

    Eccomi reduce dalla ri-presentazione del mio Palermo Bizarre, in un periodo nel quale continuano ad apparire in libreria libri di aneddoti, riflessioni, racconti e omaggi aventi per oggetto la nostra città. Una serie che pare non aver fine, e che fa del capoluogo siciliano forse una delle città più rappresentate e scandagliate dall’universo editoriale. Un centro del mondo che si dilata a dismisura e tutto sommerge in nome della palermitanità, entità qualità filosofia di vita tanto ineffabile quanto capillarmente esplorata e descritta.

    Proprio in questi giorni, mi capita di fare la conoscenza o rivedere dopo lungo tempo alcuni degli autori che di Palermo scrivono, con quell’affetto e il necessario distacco utili a poter rendere i sentimenti stridenti che ad essa ci legano. E mi interrogo: è un caso che mi stia succedendo proprio adesso? C’è un disegno occulto dietro questi incontri in apparenza casuali? In contatto web con Alli Traina – da poco conosciuta grazie ad amici comuni e attualmente al lavoro su un altro volume sulla Città –, rispondendo ad una sua estemporaneità («Mi sa che Palermo sta diventando un’ossessione…»), notavo che forse dovremmo cominciare ad ambientare le nostre storie in altri paesi o territori urbani, così, giusto per misurarci con un altrove che finora abbiamo evitato, quasi per paura di doverci staccare anche noi – sebbene solo attraverso la scrittura – come hanno già dovuto fare i nostri amici emigrati “fisicamente”, dal cordone ombelicale che ci rende schiavi amanti dipendenti vittime indignati soggiogati.
    Scrivere di luoghi lontani restando a Palermo, come piccoli Jules Verne immaginare altre realtà e leggerne possibilità e sviluppi non spostandosi di un metro da casa. Dar sapori panormiti ad ambiti esotici.
    Si potrebbe provare, magari farne anche un progetto comune, al di là di vincoli e garanzie editoriali. L’amabilità e la gentilezza degli scrittori incontrati in questi giorni – oltre ad Alli, Marco Pomar, Sergio Cataldi, Marco Corvaia – e l’adesione di chi altri volesse farsi avanti – può rendere possibile quest’idea.

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