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venerdì 29 mar
  • Se potessi tornare indietro non penso che voterei Orlando…

    …perché questa città deve trovare un modo di farcela senza lui; ma se potessi tornare indietro voterei certamente Orlando, perché sta dando sicurezze ad una città da troppo tempo in ginocchio e senza speranza.

    Sono sinceramente rassicurato dal saperlo alla guida, e quando sento le sue interviste mi emoziona come mi emozionava quindici anni fa, quando, ricordiamolo, ha lasciato un segno indelebile nella nostra città. Mi manca però qualcosa, ne parlavo con un amico l’altra sera, e riferendomi una immagine non sua ha sintetizzato questa mancanza con: «Mancano i sogni».
    Affermazione che credo centri la questione. Palermo nonostante un cambiamento così netto al vertice, cosi voluto a furor di popolo, sembra inseguire come il resto d’Italia solo conti e difficoltà economiche, e non anche una visione, un sogno, un progetto forte ed emozionante, in grado di indirizzare e coagulare aspettative e prospettive, energie ed azioni.
    In occasione della prima memorabile sindacatura Orlando ha messo in campo delle sfide importanti che hanno anche determinato cambiamenti culturali e strutturali della città: dall’apertura del Teatro Massimo, alla sfida sul centro storico, dal progetto cantieri culturali, al Festino, trasformato in ragione di una grande intuizione, da festa popolare in un grande evento mediatico e di riconciliazione della città; paragrafi del racconto di una città in cammino. L’obiettivo era, anche attraverso l’approvazione del piano regolatore, ridisegnare il profilo della città inserendola nel consesso delle principali città d’arte d’Italia, togliendole di dosso il drammatico e lugubre abito delle stragi di mafia degli anni ottanta. Con la sua narrazione quella amministrazione ha riscritto la storia della città.

    In questo nuovo percorso manca la rappresentazione dell’impossibile, che è stato il grande merito di Orlando e dei suoi. Manca una nuova narrazione, una sfida lanciata contro l’immobilismo reazionario di tutti noi.

    In realtà dei tentativi vi sono stati, la liturgia dell’ultimo festino con quella splendida campagna di comunicazione dedicata alla città, ed in parte anche il programma del Natale e che ha coinvolto in maniera aperta tutte le circoscrizioni. Probabilmente è già tanto, probabilmente non basta.

    Sono un fan di Francesco Giambrone, l’assessore alla cultura, dal quale ho imparato tanto quando ebbi la fortuna di lavorare sotto la sua direzione al Teatro Massimo, e credo sia l’uomo giusto al posto giusto, spero non ceda alla tentazione di ritornare al Teatro Massimo, che sotto la sua guida ha vissuto uno dei momenti più luminosi della sua storia, sono infatti convinto che spetti al suo assessorato il guizzo necessario per raccontare come Palermo potrebbe essere e probabilmente è uno dei pochi cui riconosco la capacità di una dialettica articolata con l’insieme di forze ed energie necessarie a determinare questi cambiamenti; è un lavoro politico prima ancora che culturale quello che occorre, un lavoro di progetto e visione, ma anche di mediazione e cucitura.

    Ho sempre definito l’assessorato alla cultura assessorato al futuro, perché cultura ed arte sono in grado di rappresentare il mondo come potrebbe essere, e se è vero che è la scienza che pone le domande, è anche vero che di solito spetta all’arte dare le risposte che contano.

    Proprio per questo oggi più che mai serve che qualcuno indichi una strada nuova, che affabuli, e che coinvolga con una narrazione, con un progetto di città possibile. Occorre alzare un attimo lo sguardo oltre le macerie ed i cumuli di immondizia.

    Qualche settimana fa è stata restaurata la torre del tempo di Tadini, il suo degrado era probabilmente anche metafora di una città al passo. Non so se quell’orologio ha ripreso a ticchettare, o fa solo mostra di se al cuore di un progetto, quello dei cantieri, mai decollato. Non so se quel progetto fa parte della narrazione di cui c’è bisogno, ma sono sicuro che quel progetto non sia la narrazione, insieme al Teatro Massimo è un motore di un’altra epoca, appartiene ad un’altra storia, oggi c’è bisogno di altro.

    Nella confusione che regna sovrana, in uno scenario politico complessivo a dir poco caotico, non penso che potremmo auspicare qualcosa di meglio alla guida della città, lo dico anche in ragione di una opposizione che mi è apparsa sterilmente concentrata a cercare scandali inesistenti e totalmente assente invece sul suo vero compito: pungolare sul progetto di città.

    Sogni e voglia di impossibile sono il condimento che sento necessario ed irrinunciabile. In assenza di un disegno di città e della capacità di narrarlo a tutti noi, il rischio, forte, è quello di un percorso stanco ed affaticato nel quale l’ordinario ed il quotidiano, che rappresentano l’oggi, rischiano di soffocare irrimediabilmente la scrittura del futuro: il nostro domani.

    Il punto adesso è un altro, se non riescono in questa riscrittura impossibile Orlando e Giambrone, in ragione delle loro storie e del grande consenso che hanno, mi chiedo chi possa farlo.

    Palermo
  • 8 commenti a “Se potessi tornare indietro non penso che voterei Orlando…”

    1. E infatti la giusta conclusione del tuo pensiero, e penso di altri nostri concittadini, è corretto: Se non Orlando, chi altro?
      Io ringrazio il Signore che il sindaco della nostra città sia tornato ad essere Orlando, con lui si che possiamo tornare a vivere, non a sopravvivere, a sognare, a guardare in avanti…

    2. Scusate ma ci deve essere un errore nella trscrizione del titolo o del contenuto dell’articolo..Orlando lo voterebbe di nuovo o non lo voterebbe ?

      Comunque ,andando al sodo, adesso per un momento faro’ la parte di chi si accoda al corso degli eventi piuttosto che opporvisi .
      Per questo motivo dico che : in questo momento e da ormai 6/9 mesi Rolando Cascio e’ impegnato nel sostegno di improbabili camapgne e progetti elettoralistici a sostegno di improvvide candidature e neo formazioni pate’ (arcobalenanti) .Prima con le elezioni regionali a seguito del NON residente FAva e della remora MArano, poi ( adesso ) con Ingroia e Rivoluzione civile , molto civile ma pochissimo rivoluzione, direi che fisiologicamente non ha avuto tempo alcuno per d edicarsi ai problemi di una citta’ che risulta ancora ai nastri di partenza.
      Ci siamo consacrati e abbiamo appuntato con un bel chiodo il pensiero fisso alla questione Gesip e partecipate.
      Ma Palermo NON e’ SOLTANTO Gesip e partecipate.
      Risultato ? Orlando mi rassicura, e’ un poeta, e’ un affabulatore..ma la nave affonda e noi ancora ascoltiamo le sue poesie.
      Si occupi dimeno dei progetti politici e di salvare il soldato Giambrone junior IDV compresa ,e faccia FINALMENTE cio’ che ha sempre sostenuto di SAPER FARE:il Sinnacollando.

    3. si dice che come oltre 10 anni fu il centro storico ed il teatro massimo l’icona dell’innovazione di palermo, ora sia la favorita la nuova icona simbolo della rinascita urbana.
      Almeno così si disse in campagna elettorale. Fare della favorita un attrattore internazionale. Una vision. Potrebbe anche funzionare. Ma bisogna lavorarci duro e così non sembra alla vista di qualsiasi mortale panormita che passa da lì.

      Giovanni il tuo post vuole essere un solleticare il sindaco. Si capisce. Lo sproni nel suo punto forte: far sognare a tutti una palermo che ha una vision particolare con la quale la città farebbe parlare di se nel mondo. Orlando è stato un leader che ha saputo nel passato attrarre attenzione internazionale su palermo. E oggi nel 2013 continua a far sognare tanti cittadini, e forse domani solo per questa sua capacità dovremmo ringraziarlo, perchè dopodomani probabilmente da come andiamo, nemmeno riusciremo più a sognare.
      Oggi non è la stessa situazione di oltre 10 anni fa a palermo. E’ sempre così in ogni parte del mondo comunque.
      In più oggi mancano tante risorse finanziarie che prima invece c’erano.
      Palermo si candida a capitale europea della cultura 2019. E’ una vision anche quella. Ma a supportare vision nei territori ci vogliono: reti culturali internazionali, consenso e condivisione sociale, risorse finanziarie, servizi pubblici di alta qualità, leadership con altro profilo professionale ed esperienza, una valida regia organica capace di gestire il tutto. Questo mix manca a palermo. Mancano diversi ingredienti di questo mix.
      Non immagino come palermo possa diventare capitale europea della cultura con i cassonetti della munnizza pieni di giorno o con i divani buttati la sera in strada dalla signora pina che restano lì per settimane e che fanno da contorno agli angoli dei più prestigiosi teatri del mondo. Gli autobus passano e non passano. Non c’è un servizio pubblico di trasporto che possa chiamarsi tale in città. Questi standard pretende la commissione europea per calcolarti come candidata capitale europea cultura, ancor prima di dimostrare di avere consolidato reti culturali internazionali che hanno permesso nel passato la mobilità e scambio di prodotti culturali e artisti nel territorio europeo. E devi dimostrarle oggettivamente come città queste cose, mica puoi fare una relazione di 1000 pagine inventandoti ciò che non è mai avvenuto a palermo solo per affascinare i funzionari europei! E le conoscenze internazionali di un leader politico possono contare si ma non immagino possano rappresentare facilmente il requisito essenziale per l’aggiudicazione della candidatura!

      Giovanni, oggi molti palermitani prima ancora di vision e capitale europea cultura, desiderano ardentemente: parchi fruibili per portare i bimbi a giocare (e tu ne sai qualcosa), marciapiedi praticabili senza scaffe ogni 50 metri, cassonetti puliti dalla mattina alla sera, autobus che abbiamo al massimo 15 min di ritardo, una favorita senza il pericolo di cani che ti inseguono e addentano mentre fai jogging, delle corsie per le bici che ormai molti non ce la fanno più a pagare la benzina, queste piccole grandi cose vogliono tanti palermitani, e se ne stanno fottendo altamente delle urban vision high profile e capitale europea cultura, e se non ci credi fai un sondaggio intervistando persone di ogni rango sociale ogni giorno per 6 mesi e vedrai le risposte che ti daranno migliaia di palermitani e tane.

      Queste cose, se non lui, mi chiedo, come concludi tu, chi possa farle …..

    4. @folklorista,

      era un incipit retorico ispirato ad una dichiarazione di Orlando stesso di inizio d’anno che mi era piaciuta molto.

      https://www.rosalio.it/2013/01/02/prima-conferenza-stampa-del-2013-per-il-sindaco-orlando/

      In realtà poco importa se io lo voterei cosi come poco importa e se lui si ricandiderebbe, il dato è che è il Sindaco.

    5. @massimo Il parco cui fai riferimento è la dimostrazione di ciò che dico e non la sua negazione. Io ho visto un parco dove altri neanche guardavano. Quella visione siccome giusta è stata fatta propria quasi subito da decine di persone oggi appartiene a decine di migliaia di nostri concittadini. Era previsto sull’area da Cuffaro un progetto di edilizia speculativa con una multinazionale spagnola (così mi è stato riferito da un funzionario della regione quando iniziai ad occuparmi della cosa). Non dico impossibile ma oggi sarebbe complicato edificare quest’area.
      I sogni e le visioni sono la materia di cui sono fatte le cose. Sono il prima necessario perché il poi avvenga.

    6. Quell’area era recintata da un muro alto oltre 2 metri e da sempre si diceva che era un’area destinata ad edificare i nuovi uffici della regione.Intanto dentro quell’area dimorava un personaggio ben noto,assieme a tutta la sua famiglia.

    7. In realtà riina si nascondeva in via bernini cento metri oltre il parco. Come è ormai noto alle cronache la storia che riina si nascondesse lì fu uno stratagemma per depistare i giornalisti e lasciare il tempo a chi di dovere per ripulire il covo.

    8. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi.
      Orlando, per quanto possa essere capace, pratico, intelligente, non può salvare una città dove regnano la maleducazione, l’ignoranza, l’arroganza, l’inciviltà, il mancato rispetto delle regole.
      Dobbiamo fare tutti la nostra parte per governare e rendere più umana e civile questa città. Cominciamo con il dare una buona educazione ai nostri figli, spiegando loro che fanno parte di una comunità e che devono contribuire a migliorarla con le loro azioni.

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