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venerdì 26 apr
  • Fabrizio Falco e “Pensaci Giacomino! e altre novelle”

    Qualche giorno fa ho incontrato Fabrizio Falco. Non lo vedevo da un anno, da quel settembre 2012, al ritorno da Venezia col Premio Marcello Mastroianni che si era meritato per È stato il figlio di Ciprì e Bella addormentata di Bellocchio. È stato piacevole ritrovarlo sempre pieno di iniziative e di belle idee. E a me, che per tutto quest’anno ho continuato a lavorare in Sicilia, senza quasi mai allontanarmi da Palermo, è sembrato di ascoltare una voce fuori dal coro. Il 17 luglio, infatti, mi ha annunciato che è uscito in libreria un audiolibro, Pensaci Giacomino! e altre novelle edito da Emons, nel quale interpreta dodici racconti del grande Pirandello.

    “Pensaci Giacomino! e altre novelle”

    Un audiolibro! La mia prima reazione è stata di chiedere a quale pubblico stesse pensando quando ha partorito questa idea, frutto di un lungo laboratorio teatrale fatto sotto la guida di Luca Ronconi per la messa in scena di Sei personaggi in cerca d’autore. Mi ha risposto candidamente che l’audiolibro è solo un piacere diverso. Una bella sfida, penso io, in un paese che è sempre più lontano dalla lettura cartacea. Ma perché no, in fondo potrebbe anche avere ragione lui: bombardati dalle immagini come siamo, potrebbe anche essere consolante ritornare alla condizione rassicurante di una voce che ci racconta una storia all’orecchio, annullando il mondo che ci insegue fuori dalle cuffiette.
    Poi mi parla del teatro. Inevitabile, perché è sempre stato ed è ancora, nonostante la parentesi cinematografica, il suo unico amore. “Partitura P” è il titolo del nuovo spettacolo che ha ideato. Prendendo spunto dall’esperienza dell’audiolibro, si è concentrato su tre racconti in particolare L’uomo dal fiore in bocca, Una giornata e Il treno ha fischiato. Cos’hanno in comune? Sono tre stati d’animo, tre tempi diversi che possono essere accostati come fossero movimenti di un unico concerto sinfonico. Così, rappresentandoli quasi musicalmente secondo il loro respiro, nasce uno spettacolo che apre con un tempo sostenuto, si adagia quindi in un momento di sospensione, per poi terminare nel ritmo frenetico e divertente del finale.
    Me lo descrive con entusiasmo, ma con grande competenza e chiarezza di idee. Lo stesso tono che deve aver usato, immagino, quando ha coinvolto in questo progetto Nicola Ragone e lo stesso Daniele Ciprì, con i quali ha realizzato, il primo in veste di regista e il secondo come curatore della fotografia, un corto che promuove lo spettacolo. Già, perché lo spettacolo è ancora in cerca di un teatro. Pensavo che Fabrizio fosse tornato per annunciarmi le date di Partitura P, e scopro invece quanta difficoltà abbia incontrato per poter rappresentare qui da noi, in Sicilia, il suo spettacolo. Un lavoro su Pirandello, una sperimentazione che è anche una riflessione sulle origini del nostro teatro isolano, non ha ancora trovato un luogo in cui i siciliani possano andare ad assistervi. Guardo Fabrizio, e in lui vedo tanti giovani, amici, conoscenti e non, che ogni giorno si impegnano ad alimentare la nostra cultura teatrale, editoriale, pittorica. Ragazzi che nascono nella nostra terra, pieni di qualità e di idee, che hanno il coraggio di sperimentare e che usano in modo intelligente le proprie risorse e i propri traguardi, spesso raggiunti purtroppo fuori dai confini dell’Isola. Dall’altra parte vedo una Sicilia sonnacchiosa, piena di imbarazzo e burocrazia, di tempi lunghi e di attese. Una risposta, e mi sembra che quasi il cerchio si chiuda, me la suggerisce lo stesso Pirandello: Ecco: quando non ci rassegniamo, vengono fuori le velleità.

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