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venerdì 29 mar
  • Il potere pubblico come strumento per fini privati

    In un mio precedente articolo avevo parlato dell’incredibile numero di dirigenti (1.800, vale a dire uno ogni nove dipendenti) della Regione Siciliana e di come questo numero fosse assolutamente sproporzionato al livello della qualità dei servizi a disposizione dei siciliani.

    Ma siccome il presente non è altro che la conseguenza del passato, è nel passato che vanno ricercate le origini di quel che accade oggi.

    Ecco perché è importante studiare la Storia, stando però attenti a non fermarsi a quella ufficiale.

    Prendiamo, per esempio, la spedizione dei Mille, episodio tanto famoso quanto sovrautilizzato dalla retorica nazionale e ancora oggi pieno di punti oscuri.

    Già allora era all’opera la sempre viva abitudine di sfruttare le occasioni che la Storia presenta per acquisire dal potente di turno nomine, cariche, posti, privilegi, secondo quello spirito feudale che si perpetua nei secoli (ben evidenziato dal famoso «todos caballeros» di Carlo V).

    Già in quel maggio del 1860 era chiara la tendenza a strutturare le organizzazioni pubbliche in modo che da esse derivino tanti posti di comando, ad utilizzare ciò che è pubblico a fini privati.

    La sproporzione che vediamo oggi nella Regione Siciliana ripropone un fenomeno già presente 154 anni fa nell’esercito garibaldino, che contava un numero di ufficiali chiaramente sproporzionato alla sua reale consistenza.

    L’esercito di Garibaldi contava infatti più di seimila ufficiali, a fronte di una forza complessiva che non arrivava a venticinquemila uomini (un rapporto di 1 a 4, contro quello di 1 a 30 che caratterizzava gli eserciti dell’epoca).

    Come si vede, continuiamo ad assistere allo stesso spettacolo: gli attori cambiano, ma non il copione.

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