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martedì 19 mar
  • “L’altro”, concetto completamente estraneo a molti palermitani

    Quest’anno, dopo tanto tempo, sto trascorrendo un periodo significativamente lungo a Palermo.
    Per muovermi in centro preferisco andare a piedi; ci sarebbero i mezzi pubblici (ai quali ricorro abitualmente) ma, tenuto conto dei tempi di attesa alle fermate e di quelli di percorrenza, muoversi a piedi è la soluzione migliore.
    Mi capita comunque, anche se raramente, di dover fare ricorso all’auto e in quelle occasioni, prima di mettere in moto, faccio sempre il pieno di pazienza, che in questo caso rappresenta un elemento molto importante, quasi quanto il carburante.
    Guidare l’auto a Palermo significa però non solo avere a che fare col traffico di una città caotica, una città nella quale il numero delle auto in circolazione è decisamente sproporzionato rispetto a quelli che sono gli spazi disponibili.
    Guidare l’auto a Palermo significa, soprattutto, prima di tutto, sperimentare un aspetto centrale di quello che è il modo di pensare di gran parte dei palermitani, di quella che è la loro mentalità.
    Ci si accorge, per esempio, che per molti palermitani il rispetto delle regole (mi riferisco alle regole del vivere civile, non ad altre, particolari, che invece a Palermo godono di grande rispetto) è un concetto assolutamente estraneo, qualcosa che appartiene al mondo della fantasia: strisce pedonali, semafori, divieti di sosta (soprattutto quello di lasciare l’auto in doppia fila), corsie riservate, gestione dei rifiuti, rispetto del silenzio nei condomini dopo una certa ora ecc. sono tutte cose perfettamente inutili.
    Guidando l’auto a Palermo ci si rende conto, in particolare, che molti dei suoi abitanti considerano se stessi come i padroni del mondo attorno a loro, convinti come sono di essere in diritto di disporre a loro piacimento degli spazi all’interno dei quali si muovono, assolutamente indifferenti alle esigenze degli altri.
    Già, gli altri. Ma chi sono “gli altri” per la gran parte dei palermitani? Sono esseri che semplicemente non esistono.
    Tutto ciò che è al di fuori del loro “io”, della loro persona, dei loro interessi, è qualcosa che non esiste; la massima giuridica latina tamquam non esset rende molto bene l’idea di che cosa sia “l’altro” per gran parte dei palermitani.
    L’unica forma di comunità che molti palermitani concepiscono è quella della propria famiglia, del proprio clan, della propria cosca.
    L’altro, per molti palermitani, è come il mare d’inverno di Enrico Ruggeri: «Un concetto che il pensiero non considera».

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  • 9 commenti a ““L’altro”, concetto completamente estraneo a molti palermitani”

    1. Io invece rifletto su un’altro aspetto: quando Bossi o Calderoli dicono che siamo zulù ci sentiamo offesi, però poi quando siamo tra di noi e loro non ci sentono ammettiamo di essere effettivamente zulù.

    2. Eh, sig. Daniele, e’ vero che se Bossi o Calderoli ci chiamano Zulu’ ci offendiamo, ma solo perche’ viene detto da due pigmei intellettuali come loro.
      Che poi, in generale, quando per definire qualcuno in modo dispregiativo lo si paragona ad una popolazione africana mi pare anche un po’ razzista, direi.

    3. Che dire? Argomento noto: senso civico ed educazione del palermitano generico = zero. Però i passi avanti si fanno: almeno adesso lo si ammette e si riconosce che siamo una comunità maleducata. E’ il primo passo per risalire. Forse tra 50 anni saremo più civili.

    4. Condivido ogni parola del post.
      Aggiungerei che, moltiplicando tale modo di pensare per moltissimi palermitani, si ottiene l’effetto che ciascuno tenta di intralciare l’altro (“fotti-compagno”, si dice) con il risultato paradossale che in realtà TUTTI restano intralciati.
      In pratica, adottando la metafora del traffico, se tutti cercano di “infilarsi”, finisce che non passa nessuno.

    5. Scusate. Il concetto che l’autore vuol fare passare è corretto e sappiamo tutti, senza che lo si voglia giustificare, che è un’inevitabile conseguenza della nostra travagliata storia. Guardarsi il proprio e giocare a fotti compagno. Tirare a lucido il pavimento di casa e poi far cacare il cane sul marciapiedi appena fuori l’uscio. Sono assolutamente d’accordo. L’unica ccosa è che trovo l’esempio della guida poco azzeccato. Chi ha mai guidato nella Milano di Bossi,Calderoli??

    6. @Angelo Furnari: è quello che in informatica si chiama un “Dead Lock” e rappresenta alla perfezione quello verso cui ci stiamo muovendo tutti quanti. Io faccio due semplici considerazioni: a Palermo ci sono 745 automobili ogni 1000 abitanti. Considerando che ci sono 654987 persone, di cui 521212 (l’80%) nella fascia 18+ e quindi in condizioni di guidare un automobile, questo significa che ogni essere umano in vita a Palermo ha ALMENO un automobile. Considerando che probabilmente non tutte queste 521212 persone hanno l’automobile o sono in condizioni di guidare, significa che c’è un casino di gente a Palermo che ha più di un automobile, alla faccia della crisi.

      La superficie di Palermo è di 158880000 metri quadrati, ogni automobile occupa mediamente 6 metri quadrati, considerando un totale di circa 480000 automobili fanno 2880000 metri quadrati. In pratica il 2% dell’intera area urbana è ricoperta di automobili. Considerando che l’area dove parcheggiare e muovere queste automobili (le strade) sono solo una minima parte della suddetta area, andrà a finire che tra una decina d’anni non ci sarà più nemmeno dove muoverle ste automobili, tutte le strade saranno un immenso parcheggio dove ammirare le nostre meravigliose automobili. Il deadlock finale e definitivo.

    7. Aveva proprio ragione Benigni, Autore del film, ed il grande Zappala’ (attore in quel film) i pobbrema a paliemmu e’ i traffico, in sicilia i bbuccano (l’Etna) sono queste le piaghe che ci avvelenano la vita di tutti i giorni
      Ma per favore……facciano un sistema viario degno di una citta’ delle dimensioni di Palermo, e poi stiamo a disquisire dell’educazione civica e delle regole e di quant’altro……le automobili devono avere dei percorsi ben definiti e strade adeguate ed a Palermo mi sembra che da questo punto di vista si sia ancora all’anno zero….perche’ ?? perche’ non ci sono professionalita’ in grado di progettare e realizzare nemmeno nell’era di internet, questa e’ la pura e semplice verita’
      Un saluto a tutti

    8. Giusto il post del sig. Torre condivisibile in pieno e in ogni suo aspetto e sfaccettatura.
      Aggiungerei pero’ la negligenza , l’incapacita’ , la maleduczione condita da sbruffonaggine e vastasaria del palermitano nel modo di guidare, ponendo l’attenzione su questo verbo che tutto vuol dire tranne quello che in realta’ significa.
      Mi spiego per chi non capisse. Guidare significa condurre un veicolo stando concentrati ed attenti alla segnaletica stradale alle altre macchine ai semafori, ai pedoni ecc.insomma tutto quello che non avviene a Palermo dove c’e’ gente che butta le sigarette, sputa, chiacchera animatamente, che si struscia, che litiga,che parla al telefonino o che fa fotografie con I pad, chi ha la freccia a sinistra e gira a destra e viceversa, chi butta in autostrada i sacchetti dell’immondizia ecc ecc e poi quando ci si lamenta sei pure preso a parolacce e passi per rompicoglioni incivile!!! ECCO A PALERMO COSA SIGNIFICA GUIDARE

    9. Un viaggetto a Napoli, Catania, Bari, Milano, Roma, etc…etc..??? senza offesa per nessuno
      per non parlare di alcuni paesi esteri……..e per pieta’ umana omettendo del tutto l’oriente del mondo, l’america latina etc etc altro che a vastasaria locale

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