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venerdì 19 apr
  • Il perché delle Meteominchiate

    Nel sistema dell’informazione in questo Paese pare sia più importante un titolo che una spiegazione. Nella migliore delle ipotesi. Quella di esercitarsi in un gran parlare senza dire nulla è una scienza che i siciliani conoscono benissimo avendola imparata dalla burocrazia spagnola, dimenticando l’elegante sintesi degli arabi.
    Come sapete mi diletto di meteorologia col mio Meteobilli ed esco da una collana di giorni piuttosto faticosi. Ma utili. Io faccio il giornalista. Non sono meteorologo né divinatore. Al problema delle previsioni mi accosto come un sacco vuoto che deve cercare il distributore più adeguato per riempirsi. La mia professione non è sapere ma saper trovare chi mi spiega le cose perché se le capisco io, le capiscono tutti, o quasi. Certo, mi compiaccio quando, a posteriori, risulta che “era come dicevo io”. Vorrei vedere. Non è la prosopopea che mi manca.
    Ma proprio il fatto che non sono un tecnico e nemmeno un esperto porta a una disarmante considerazione. Quello che vedo io lo possono vedere tutti e molti anche meglio di me. Che succede invece? Vince il clamore, vince il titolo sulla spiegazione, vince l’ipertrofia del problema che garantisce quella della rassicurazione. Può succedere per tanti motivi. Vediamone qualcuno.
    C’è il sito (generico) che gonfia il problema per fare contatti. Non è prosopopea. Io il leteo lo faccio a gratis e non cerco pubblicità. Ma un sito “specialista” la cerca eccome e la ottiene se dimostra di avere un gran numero di contatti. Poi magari vende “a pacchetto” il meteo alle emittenti nazionali o locali. Sono bei soldoni, amici miei. Così arriva Gonzalo dalle Bermude ma non l’inondazione di Genova, arriva Annibale dall’Africa, ma non il crollo di un argine a Carrara rifatto solo qualche anno fa. Se questa è’ informazione…
    Il problema dell’atteggiamento di fronte ai colpi di tosse della Natura sembra ormai condizionato dai “ferri dietro la porta”. È evidente che se non mi allarmo e poi c’è un “patapumm”, mi vengono a cercare con la bava alla bocca. Se invece mi allarmo e tiro fuori il “babbau” che mette paura, se poi non succede niente, poco male: la gente è portata a dimenticare presto ile emergenze gonfiate dopo uno scampato pericolo.
    Ed è una catena in qualche modo perversa. La Protezione civile Siciliana, per esempio, non ha una divisione di previsioni meteorologiche. Così le prende in prestito dall’Aeronautica Militare, gente seria, serissima. Quindi sono previsioni in genere affidabili.
    E sulla base di queste vengono diramati gli allerta che sono di molti tipi e si sintetizzano a bollini: rosso tragedia, arancio così sosì e via diminuendo. Nulla da dire. Ma, diciamo così, la notizia è già di “seconda mano”.
    Quando la Protezione Civile dirama un allerta questa non è semplice informazione ma, secondo protocolli operativi, porta a una serie di conseguenze. Infatti non basta un’allerta di semplici “condizioniavverse” per chiudere una scuola. Ci vuole una previsione di “rischio idrogeologico” sulla base della quale un sindaco o un prefetto fa scattare il dispositivo della prevenzione del quale è responsabile. Ma siamo già alla “terza mano”. Qui il principio del “ferro dietro la porta” comincia ad essere preponderante. Nessun sindaco è felice di dire: “E che ne sapevo io?” se può dire: “Non sapendo, meglio non rischiare”. E ci sono delle ragioni lungo tutta questa catena. Almeno in relazione all’evento che si pronostica e che si vuole prudentemente affrontare.
    Il presidente Crocetta, ai microfono delle tv ha dato in diretta la notizia che sulla Sicilia si stava abbattendo un “ciclone terribile” e consigliava alla gente di “stare a casa”. Poi si è affrettato a precisare che la fonte era la Protezione Civile nazionale e che lui, diligentemente, aveva informato tutti i sindaci siciliani dell’emergenza perché venissero adottati tutti quei provvedimenti che… etc etc. Della serie: pericolo, ma state tranquilli perché io sono bravo e pronto. Bene, io penso che lui queste cose non le doveva dire ma le doveva fare. La stessa Protezione civile aveva sottolineato che il percorso del ciclone non era determinabile con certezza. Non era detto affatto che si sarebbe “abbattuto sulla Sicilia”, anzi, era più probabile che l’Isola sarebbe stata interessata solo da un bordo, magari esteso su quattro o cinque province orientali. Ma no, meglio spararla più grossa per magnificare il proprio ruolo. Tanti nemici, tanto onore.
    Ma il meteo può essere solo brandito come una spada o impugnato come uno scudo? Non andrebbe semplicemente spiegato con competenza e buon senso? Affrontando magari i nodi che emergono come quello della revisione dei parametri dei modelli matematici per le previsioni che appaiono sempre meno efficaci?
    Ma c’è di più. Mi piacerebbe che Crocetta (tanto per dire ma il discorso vale un po’ per tutti) venisse fuori in un giorno di sole e dicesse: quando in autunno ci saranno gli acquazzoni, Giampilieri non scivolerà più verso il mare perché stiamo facendo questo e quest’altro. E il presidente della Regione Toscana, in un altro giorno di sole, potrebbe convocare una conferenza stampa per dire: mi dicono che quell’argine non è stato fatto a regola d’arte. Intanto aggiustiamolo prima che crolli sotto un rovescio, poi vediamo chi dobbiamo cacciare a calci nel culo. No. Siamo espertissimi a chiudere la stalla quando sono scappati i buoi. E non va bene.
    Per questo, nel mio piccolo, cerco di resistere alla suggestione del titolo e preferisco far tardi la notte per stare accanto a tanta gente impaurita da improvvide esternazioni che vuole sapere dove va il ciclone. Per distrarli, magari, con un po di cazzeggio invece di atterrirli con le meteominchiate.

    Palermo
  • 4 commenti a “Il perché delle Meteominchiate”

    1. Nn è esattamente come dice la protezione civile, come sempre c’è il gioco dello scarica barile, fino a stamattina Crocerossa, ha diramato un comunicato firmato dalla protezione civile , di ancora allerta per tutta la giornata di oggi …posso documentarla

    2. Ci sarebbe da fare un applauso a questo post ed alla serietà con la quale Daniele Billitteri conduce la sua rubrica meteorologica. Ed io glielo faccio!

    3. Una cosa è sicura i ragazzi ricorderanno questa amministrazione per il giorno di vacanza 😉

    4. Ma che fine fece questa deliziosa e originale rubrica?

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