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giovedì 18 apr
  • Il giornale di Rebibbia, Totò Cuffaro giornalista dal carcere

    Questa è una storia di evasione e libertà. Perché se è vero che chiunque può sbagliare è anche vero che chiunque può recuperare. È così che al carcere di Rebibbia hanno pensato di aiutare i detenuti a voltar pagina. Una pagina scarabocchiata che lascia spazio a una bianca e nuova, tutta da riscrivere. E non solo in senso metaforico. Nasce dietro le sbarre e da questo luogo prende il nome. “Dietro il cancello”, infatti, è il giornale dei carcerati il cui senso è quello di trasformare la libertà negata in una libertà interiore specchio della stessa libertà d’espressione.

    Fin qui nulla d’eccepibile. Andare in carcere equivale ad essere puniti per un reato commesso, ma al tempo stesso bisogna ricordare, e acquisirne consapevolezza, che lo scopo della detenzione penitenziaria dovrebbe essere la riabilitazione e il reinserimento in società.

    Nonostante la condanna in via definitiva a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio, tra i redattori ve n’è uno d’eccezione, che in questi anni si è particolarmente distinto tanto da esser stato definito “detenuto modello”. Totò vasa-vasa, soprannome ironico affibbiatogli da alcuni giornalisti per l’abitudine di dare un doppio bacio a chiunque incontrasse, adesso debutta come giornalista nel mensile redatto dai reclusi di Rebibbia.

    Cuffaro, l’ex presidente della Regione Siciliana, è in carcere da quattro anni, nonostante percepisca ogni mese un profumatissimo vitalizio elargito direttamente dalle casse dell’ARS. Il baby pensionato, che finirà di scontare la sua pena nel 2018, ad oggi guadagna circa seimila euro lordi al mese, è un ex radiologo e per hobby fa lo scrittore.

    Nel numero zero di “Dietro le sbarre”, stampato in tremila copie e diretto dai giornalisti professionisti Federico Vespa, figlio del più famoso papà Bruno, e Giovanna Gueci, Totò Cuffaro firma ben due articoli. In uno dei pezzi emerge tutta la frustrazione per la privazione della libertà vissuta in maniera disumana nelle carceri italiane. Peraltro il giornale vanta una redazione off limits. Si può leggere il titolo d’apertura “Se un detenuto vale otto euro”, ma non è possibile intervistare alcun redattore senza le dovute autorizzazioni ministeriali.

    Un politico/medico/baciatore/siciliano di ricotta/baby pensionato/adesso giornalista che incarna la necessità di salvaguardare i diritti umani. Perché un giornale dal carcere rappresenta una luce per i detenuti che hanno reciso ogni contatto con l’esterno e che attraverso questo possono rieducarsi.

    Dopo il diniego di vedere la madre ultraottantenne malata di Alzheimer, condizione che avrebbe pregiudicato il momento dell’incontro, dopo la disubbidienza alla stessa pronta a chiedere la grazia, da lui non voluta, il dispensatore di baci e cannoli torna a far parlare di sé. Perché certe condanne sono come la ricotta, dolci e da assaporare al fresco.

    (foto da Corriere.it)

    Sicilia
  • 3 commenti a “Il giornale di Rebibbia, Totò Cuffaro giornalista dal carcere”

    1. Leggo questo articolo che mi lascia perplessa

    2. Come si possono leggere questi articoli? Dov’è distribuito il giornale? Solo a Rebibbia?

    3. Quanto ci vorra’ prima che lo facciano santo al povero Totuccio? Come si vede che comanda ancora lui in sicilia, nessuno ha il coraggio di scrivere mezza riga contro di lui, nonostante sia un TRADITORE della sua patria, del suo popolo e del posto di responsabilita’ che ha occupato per anni. Denunciatemi pure, vivo in UK e me ne frego di Cosa Nostra.

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