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sabato 20 apr
  • Palermo tre anni dopo: amministrazione, società e cambiamento

    Sono passati quasi tre anni dalle elezioni amministrative che hanno riportato Leoluca Orlando a Palazzo delle Aquile ed è il tempo di preliminari bilanci. Preliminari perché la situazione nella quale la nuova giunta si è insediata (conti comunali e partecipate) ha fatto si che il primo anno e mezzo abbia potuto essere dedicato quasi esclusivamente a sistemare i bilanci (si ricordi, ad esempio, che il Comune ha avuto controllo sull’Amia commissariata circa un anno dopo le elezioni).
    Il bilancio, preliminare e parziale, che farà questo post, va preso per la riflessione di una persona che ha attivamente partecipato alle elezioni (sono stato candidato per una delle liste che sostenevano Orlando) e ha poi osservato dall’esterno (mi sono trasferito a Lisbona nel gennaio 2013). Una visione insieme partecipante (per la vicinanza politica) e distaccata (per la distanza geografica).
    Il post è un rapido elenco ragionato di politiche e pratiche che hanno avuto o stanno avendo successo, di quelle a mio vedere fallimentari e quelle che possono dimostrarsi, nei prossimi anni, l’una o l’altra cosa. Un elenco incompleto, che spero vorrete integrare nei commenti. Concluderò con alcune riflessioni critiche e, possibilmente, costruttive.

    La gestione finanziaria è il vero successo di questa amministrazione: in pochi avrebbero creduto possibile evitare il default senza eccessivi aumenti fiscali (che, comunque, ci sono stati) e senza smantellare i servizi pubblici. Ancor più viste la crisi economica e le costrizioni legate alle politiche nazionali (tagli, patto di stabilità). Agnese Ciulla e Barbara Evola hanno dimostrato di essere due eccellenti assessori: lavorando senza rumore mediatico, hanno rilanciato, rispettivamente, le politiche sociali e l’edilizia scolastica, entrambe sostanzialmente inesistenti al 2012. Le politiche culturali, complessivamente, sono state rilanciate (anche in questo caso rispetto allo zero assoluto delle sindacature Cammarata): il Teatro Biondo è rinato, i Cantieri della Zisa, tra alti e bassi, sono di nuovo un polo di attività (ZAC è il punto probabilmente più critico).

    Per passare alle aree di criticità, devo menzionare il silenzio con il quale è proseguito il piano videosorveglianza e soprattutto l’installazione delle videocamere in 160 scuole. In questo caso, il giudizio è del tutto politico: ci sarà chi vede positivamente l’installazione della videosorveglianza ma non si può dimenticare che questa è una amministrazione di sinistra (per questo la abbiamo votata), dalla quale ci si aspetterebbe politiche di sicurezza diverse (e più serie, tra l’altro). Ma ci sono due aree in cui il fallimento va al di là della prospettiva politica. Primo, le politiche urbanistiche: il Piano Regolatore è fermo al palo da un anno e mezzo; le politiche sul centro storico si sono limitate alle pedonalizzazioni (condotte, peraltro, con un metodo del tutto discutibile; il cambio di assessori, dovuto a delle scelte errate nel 2012, ha contribuito alla assenza di una vera politica urbanistica. Secondo, il trasporto pubblico non è mai stato così derelitto: va bene che il tram arriverà tra pochi mesi, ma l’AMAT funziona come e peggio del 2012 e la assente integrazione tra bus e treni è incredibile. La sostanziale assenza del trasporto pubblico, tra l’altro, è una delle cause per cui le pedonalizzazioni stanno producendo più caos che altro (perché non si possono dissuadere le persone a prendere l’automobile se non esistono altri mezzi per recarsi in centro storico).

    Ed arrivo a quattro temi per i quali i prossimi due anni saranno decisivi. Primo, nelle politiche per la partecipazione pubblica ai processi decisionali si è vista molta volontà (penso agli Electronic Town Meeting), alcune luci (la Consulta delle Culture) e poca sostanza: in tre anni non si è implementata alcuna forma reale di codecisione, come potrebbe essere, ad esempio, un bilancio partecipativo. Secondo, è stata ben gestita la transizione da AMIA a RAP e la municipalizzata ha ricominciato a funzionare: eppure, siamo ancora distanti da livelli di qualità accettabili e le recenti vicende dimostrano come esistano moltissimi nodi critici, principalmente legati al tema dei dipendenti comunali (in senso esteso). Terzo, la scelta di regolarizzare la vita notturna, limitare il rumore, combattere l’abusivismo è del tutto condivisibile, e le ordinanze finora emanate sono sostanzialmente adeguate: le criticità sono evidenti nella metodologia, ovvero nella mancanza totale di un dialogo efficace con l’imprenditoria sana. Quarto, e legato al precedente, la polizia municipale ha sicuramente ricominciato a fare il suo mestiere, a Palermo: il senso di totale impunità che caratterizzava la città fino al 2012 inizia a essere messo in crisi. Eppure, serve un lavoro più incisivo e un maggior sostegno al lavoro sul campo.

    In conclusione, questo quadro suggerisce al sottoscritto tre riflessioni, e altrettanti consigli, non richiesti, alla amministrazione.
    Primo, il vero grande dramma di Palermo, oggi, sono la crisi economica e i suoi effetti devastanti, aggravati da scelte precedenti, come ad esempio quella di far realizzare troppi centri commerciali che stanno distruggendo il settore commerciale. In questo campo, il Comune ha poca capacità di azione, soprattutto vista la drammatica assenza del governo regionale e di quello nazionale – nel primo caso per patente incompetenza, nel secondo per una scelta, ormai di lungo termine, di abbandonare il sud al suo destino. Leoluca Orlando è anche sindaco dell’ANCI Sicilia: la necessità di creare un lavoro comune delle amministrazioni locali siciliane e meridionali è drammatica e, finora, non si è fatto abbastanza.
    Secondo, nonostante alcune ottime iniziative settoriali, mancno , ad oggi, una strategia complessiva e una visione per la città. Che cosa vuole fare di Palermo questa amministrazione? Qual’è l’idea della Palermo che vogliamo? È indubbio il fatto che i limiti contestuali sono enormi (dalle questioni economico finanziarie a quelle politiche in relazione alle scale regionale e nazionale) e che è sarebbe quindi falso proporre visioni di ottimismo estremo. Eppure, l’assente capacità di immaginare un futuro migliore non aiuta a coinvolgere la cittadinanza nel cambiamento della città.
    Terzo, e in relazione al precedente, è evidente che il maggiore blocco al cambiamento di Palermo siano proprio… i Palermitani. Negli anni ’90, il successo delle amministrazioni Orlando fu moltiplicato proprio dalla collaborazione della società civile. Oggi, invece, dall’esterno è facile vedere come qualsiasi scelta potenzialmente trasformativa si sia scontrata con una resistenza enorme: l’esempio più estremo è stata la famosa, e vergognosa, manifestazione dei posteggiatori abusivi ma ho potuto constatare un rifiuto di ogni mudazione anche nei settori più “colti” della società. Si tratta della famosa “irredimibilità” dei Palermitani? In parte, sicuramente, c’è una abitudine consolidata nel decennio del centrodestra a vivere in una città senza regole e senza solidarietà mutua. Eppure, a Palermo esistono innumerevoli semi di cambiamento, dal livello culturale, a quello micro-economico, a quello sociale.
    Questi semi di cambiamento sono in attesa di una forte visione istituzionale che permetta loro di smettere di lavorare “contro” la corrente e di essere spinti, invece, da una nuova corrente. E una tale spinta non può che venire dal livello comunale, stante il disastro regionale e nazionale.

    Una spinta necessaria affinché i prossimi due anni possano trasformare Palermo, non certo risolvere tutti i suoi problemi, ma prendere una città che rifiuta e tramutarla in una città che pretende, e attua, il cambiamento.

    (foto di Wind&Wuthering)

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  • 7 commenti a “Palermo tre anni dopo: amministrazione, società e cambiamento”

    1. Simone verrebbe da dirti ma viviamo nella stessa città? In effetti no, quindi non te lo dico.

    2. Analisi (dichiaratamente) di parte. E va benissimo così.
      Però, sarebbero state doverose delle riflessioni aggiuntive: Neanche una parola sulle surreali candidature a ” capitale della cultura”, “capitale dello sport”, “capitale del…”? E il totale abbandono delle strutture sportive (da vera capitale!), velodromo, diamante, ecc.?

      Su alcuni punti, poi, si rimane davvero stupiti: La transizione AMIA -> RAP ben gestita? Capisco che da Lisbona non si riescano a vedere i cumuli di “munnizza”, ma ci manca poco, ormai. Per ciò che riguarda l’ordine pubblico e il rispetto delle ordinanza, il senso di totale impunità mi pare non sia stato minimamente intaccato. Certo, è anche una questione di mentalità (gli effetti di un lunghissimo abbandono della cittadinanza all’anarchia) ma non mi sembra che le azioni siano state molto incisive. Si continuano a non fare multe se non in “blitz” mediatici per la movida e poco altro da parte di un corpo di polizia che è evidentemente il primo a non credere molto al suo ruolo. Vi ricordo che la Polizia Municipale ha chiesto di essere scortata da altre forze di polizia quando fa i suoi controlli. Hanno dimenticato (mai saputo?) di essere un corpo di polizia per di più armato? Nessuno gli chiede di dare la caccia ai latitanti o presidiare una stadio, ma se si fa questo mestiere si dovrebbe essere in grado di andare a sequestrare merce abusiva in un mercatino e fronteggiarne le conseguenze.

    3. Francamente tra la gestione di Cammarata e quella di Orlando non mi sembra che ci siano grandi differenze. In questi 25 anni di “sindacatura” del duo Cammarata- Orlando, la città è sprofondata in un clima d’illegalità diffusa e d’imbarbarimento dei rapporti tra cittadini e amministratori . Il bilancio comunale, nonostante le dichiarazioni ottimistiche, continua ad essere fortemente deficitario. Le aziende partecipate, soprattutto la RAP e L’AMAT sono vicine al fallimento. La gestione dei rifiuti è pessima (costi elevatissimi per dei servizi inesistenti ) e il problema della ex GESIP si è incancrenito. A questo si deve aggiungere la perdita di credibilità a livello internazionale sfociato nelle sonore bocciature della candidatura di Palermo come città d’arte e dello sport . Personalmente ritengo che questa città sia agonizzante , è Orlando , con il suo “ritorno” alla scena politica cittadina, ha bruciato in un sol colpo la credibilità che si era costruito durante la cosi detta “primavera”palermitana.

    4. Piccolo aggiornamento da un punto di vista molto parziale: oggi ho trovato pulite, per la prima volta da tre anni, le cercine degli alberi di via Villafranca.

    5. Grazie Renato e Belfagor per i commenti civili e per le utili integrazioni.
      E’ vero, la questione delle “capitali” meritava menzione. In senso esteso, credo faccia parte del vero limite di questa amministrazione, il terzo punto delle conclusioni, ovvero, la mancanza di una strategia complessiva. Che, in questo caso, si è provato a compensare con mille candidature che potessero, in caso di successo, costituire una sorta di visione “esterna”. Col risultato del fallimento, appunto.
      Su AMIA-RAP. Non bisogna dimenticare che la sporcizia degli ultimi tempi non è dovuta alla gestione della azienda, ma proprio alla resistenza di buona parte dei dipendenti all’inevitabile cambiamento. Se la amministrazione riuscira a spezzare questo nodo si può prospettare un futuro molto migliore per la partecipata.
      Non sono assolutamente d’accordo sul fatto che il clima di illegalità diffusa sia lo stesso. Se, come ho sostenuto nell’articolo, è vero che esiste una gran parte della città che rifiuta di abbandonare le cattive pratiche del passato, è anche un fatto che queste pratiche iniziano ad essere combattute: episodi come la rivolta di piazza San Francesco, i raid sulla vita notturna, la regolarizzazione dei gazebo/dehors lo stanno a dimostrare. La polizia municipale, d’altronde, è vero che è armata, ma non è una polizia criminale e non è sua competenza arrivare con le pistole spianate. La situazione della Vucciria è proprio uno dei casi più evidenti della totale resistenza alla legalità di intere parti di città e il fatto che la si stia iniziando ad affrontare è positivo (e, sinceramente, preferisco cambiamenti progressivi alla instaurazione di uno stato di polizia, che è sempre un fallimento). Come dicevo, la assenza di una strategia complessiva non aiuta.
      Infine, Tony, no, non vivo a Palermo, per l’appunto (a parte un paio di mesi all’anno), ma a volte si vede meglio da fuori che da dentro, e prova forse ne sia il fatto che non hai contestato un singolo punto…

    6. Mi viene un po’ complicato discutere con chi sostiene che il sole sorga ad ovest sul singolo punto. 🙂

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