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martedì 19 mar
  • Palermo rosa, città d’amore

    Quando i fenici videro per la prima volta questa perla della natura incastonata tra le montagne non ebbero dubbi.

    «Qui dobbiamo fondare una città, un giorno sarà bellissima».

    Cominciarono a costruirla mattone dopo mattone, tanti anni fa.

    Ad un certo punto si chiesero:
    «Come dobbiamo chiamarla?».

    Con l’occhio dei naviganti la guardarono e videro due fiumi (il Kemonia e il Papireto) che incrociandosi divenivano un unico torrente che sfociava in mare.

    «Guarda lo stelo, la corolla e più su quante fronde luccicanti, sembra un fiore questa città».
    E così la chiamarono.
    Zyz, che in fenicio vuol dire fiore, il fiore del Mediterraneo.

    Il destino della città era scritto nel proprio nome, di santi protettori ce n’erano tanti, ma per Palermo occorreva qualcosa di speciale.

    Per un fiore di cotal bellezza ce ne voleva un altro della stessa portata, non uno qualsiasi, perché Palermo in realtà non è una città, una località, una schiera di palazzi entro le mura, una metropoli, un centro abitato; Palermo non è niente di tutto questo.
    Palermo è un sentimento, Palermo è amore, questo la fa sopravvivere.

    Qualcuno lo capì tanti anni fa che per noi ci voleva il fiore dell’amore, un fiore fresco e profumato, un fiore di ragazza.

    Una rosa, di nome e di fatto.

    E da allora questa rosa veglia su di noi e ci protegge, Rosalia dal suo eremo ci guarda e ci aiuta, ci dà la forza di andare avanti.

    Quanti malfattori hanno provato a distruggerci; non ci sono riusciti e non ci riusciranno.
    Quante città cadranno nell’oblio, noi no, perché abbiamo la speranza, la solidarietà, l’amore.
    Noi abbiamo la santuzza, questo ci salverà.

    Tra tanti e tanti anni noi saremo sempre dietro al carro e lei sarà in mezzo a noi, semplicemente perché è dentro di noi.

    Quel giorno un uomo salirà sul carro, il suo grido si leverà alto oltre i Quattro canti, i tetti delle chiese, si involerà nel cielo fresco di una notte d’estate, salirà in alto molto in alto, scalerà Montepellegrino, si insinuerà in una grotta affinché anche la santuzza lo possa sentire, l’urlo, la preghiera, la dichiarazione d’amore di una intera città.

    VIVA PALERMO E SANTA ROSALIA, VIVA PALERMO E SANTA ROSALIA, VIVA PALERMO E SANTA ROSALIA

    Palermo
  • 15 commenti a “Palermo rosa, città d’amore”

    1. Però la santuzza per la mafia qualcosa la poteva fare….! E perchè no, dalla colata di cemento e dalla munnizza un piccolo impegno….mica tanto….!

    2. la forza di andare avanti !Ce la mettiamo tutta,giorno dopo giorno,per vincere lo sgomento che ci assale guardandoci intorno quando ci muoviamo su strade costellate da erbacce e da discariche ,strade senza marciapiedi ,nel 2016,e ci chiediamo se siamo in Italia o in qualche dimenticato paese di qualche lontano continente.S. Rosalia,se ci sei ,sai cosa andrebbe fatto.

    3. Diciamolo francamente, Palermo non è stata mai una città a forte vocazione religiosa .
      A conferma di ciò c’è il fatto che a Palermo , escludendo Santa Rosalia, probabilmente non è mai nato nessun santo o santa, di un certo livello . Infatti fino al 1624 solo due delle 4 patrone della città (Santa Oliva e Santa Ninfa), secondo la leggenda, erano nate a Palermo, però sulla loro reale esistenza ci sono forti dubbi. Mentre Santa Cristina era originaria di Tiro o di Bolsena mentre Sant’ Agata ……. era catanese di Catania, nonostante il tentativi di “ palermizzarla” a tutti i costi.
      Ma anche su Santa Rosalia ci sarebbe molto da discutere. Nonostante fosse palermitana di nascita la sua esperienza religiosa crebbe e si sviluppo fuori da Palermo. Sul fatto che sia morta in una grotta di Monte Pellegrino ci sono molti dubbi. La Santuzza muore, secondo la tradizione, il 4 Settembre 1170 ( secondo alcune fonti nel 1162) sul Monte Pellegrino a Palermo, all’età di 30 anni, ma stranamente nessuno va a cercare il suo corpo. Solo dopo circa 10 anni, nel 1180, il senato palermitano le dedica una modesta e piccola cappella sul Monte Pellegrino, ma la “devozione” cittadina si ferma qua. Nel 1474, durante un’epidemia di peste, si propose di restaurare questa cappella, ormai da tempo abbandonata e ridotta a un rudere. Il fatto che la cappella edificata nel 1180 risultasse diroccata nel 1474, dimostra non solo che il culto della Santa non si era mai affermato e anzi col tempo si era sopito. Ciò significa che per 300 anni la sua santità non viene confermata da nessuna parte,neanche durante la peste del 1474. Arriva la controriforma è si comincia a cercare nuovi santi da venerare o da rispolverare. Visto la penuria di santi indigeni si pensò di rilanciare la venerazione e la santità di Rosalia. Come Santa era certamente una bella figura, giovane, nobile, e soprattutto un bel esempio di vita dedicata a Dio. Però bisognava trovare il corpo. Il desiderio di trovare le spoglie della ragazza spinse tanti fedeli a scavare e esplorare monte Pellegrino, luogo dove secondo la leggenda si trovavano i sacri resti . Purtroppo non si trovo nulla. Passando il tempo molti cominciarono a dubitare del fatto che Rosalia fosse morta sul monte Pellegrino. Bisognava trovare una scusa sul perché tali resti, nonostante il grande impegno, non si trovavano Ci pensò , nel 1589, Fra Benedetto il Moro ( altro santo non palermitano ). Il futuro santo, che aveva fatto costruire un piccolo eremo sul Monte Pellegrino, annunciò di aver avuto una visione rivelatrice . In tale visione la Santa diceva: “ Per quanto cercate i miei resti non li troverete fin tanto Palermo non dovrà soffrire per un grande disastro”. Naturalmente le ricerche cessarono e fra Benedetto riprese finalmente il suo eremitaggio senza essere disturbato .
      Dopo trent’anni, nell’ottobre 1623, Rosalia comparve a un donna, Geronima Lo Gatto, che si trovava in ospedale quasi morente. La donna vide una giovane suora che gli diede da bere. Appena dissetata si sentì subito meglio. Allora la giovane suora gli disse che sarebbe guarita ma lei avrebbe dovuto recarsi in pellegrinaggio sul monte Pellegrino. Effettivamente la signora Lo Gatto guarì e appena le fu possibile si recò sul monte dove ebbe un’altra visione dove Santa Rosalia gli annunciava che presto gli avrebbe rivelato dove poter trovare i suoi resti. Nel frattempo era scoppiata la peste, in modo particolarmente virulenta. Il Cardinal Doria, tento in tutti i modi di arginare la diffusione del morbo, ma senza grossi risultati. Allora decise di usare le “maniere forti”. Cominciarono le processioni, le veglie e i digiuni. I fedeli si rivolsero alle 4 sante protettrici della città, prima in maniera implorante poi in maniera sempre più minacciosa, affinchè intervenissero, ma nonostante ciò la peste non diminuiva. Allora, in mancanza di alternative , i fedeli si ricordarono di Santa Rosalia. Il 15 luglio 1624 finalmente furono ritrovati dei resti. Il corpo della santa era inglobato nella roccia. Il masso che conteneva le ossa fu isolato e trasporto in segreto in città. Il cardinale Doria aveva qualche dubbio sull’autenticità di tali resti. Per tale motivo nominò una commissione formata da sacerdoti e da medici che avrebbero dovuto analizzarle. Ma la prima relazione non fu positiva. Alcuni di questi periti non se la sentivano di autenticarle come quelle della santa, altri invece sostennero decisamente che non erano resti umani e comunque non erano ossa femminili. La peste nel frattempo era diventata più virulenta. La gente, ormai esasperata, incolpò di tale situazione i periti che con la loro incredulità avevano fatto peggiorare la situazione e li minacciarono di bruciarli. Il cardinale fu costretto a convocare una nuova commissione che, dopo un “attento studio” dei resti dichiarò “ che “probabilmente”…. si trattavano dei resti di Santa Rosalia “, in altre parole meglio perdere la dignità che la vita.
      Per confermare tale riconoscimento fu la stessa santa che comparve a un certo Vincenzo Bonello, di professione saponaro, ma che tutti indicarono come “ il cacciatore” . Ma il Bonello non rivelo tale incontro subito ma …. tempo dopo. Infatti tale rivelazione avvenne sul punto di morte del Bonello e fu raccolta da don Pietro Lo Monaco ( il Bonello non ebbe il tempo per confermare tale confessione perché morì subito dopo).
      In tale estrema confessione il Bonello riportò una frase detta da Santa Rosalia “ Il giorno che le mie ossa saranno portate in processione la peste finirà”. Molti storsero la bocca, ma stettero zitti . Nessuno voleva essere bruciato come eretico . E poi, come si sa , voce di popolo, voce di Dio.

      P.S. Nel 1826, un geologo britannico William Buckland durante una visita a Palermo andò a visitare i resti di Santa Rosalia..Si racconta che Buckland rimase subito molto sorpreso nel vedere le ossa della santa non gli sembravano proprio ossa di una donna e scandalizzò i preti, che lo accompagnavano, quando esclamò: “Sono ossa di capra non di una donna”.
      Nel 1983 un altro studioso inglese, Roger Lewin, sulla prestigiosa rivista “Science” scrisse un articolo ”Santa Rosalia era una capra” ( forse lo studioso era parente del Prof. Vittorio Sgarbi), L’idea che queste venerate ossa non appartenessero ad un essere umano si era ormai diffusa, almeno nell’ambito scientifico anglo- sassone.
      Una esplorazione visiva delle ossa della Santuzza venne fatta nel 1833 ed un’altra ancora nel 1987, la più recente e l’ultima. Anche in questo caso si è proceduto ad un semplice controllo visivo dei resti – nessun esame chimico o di datazione con il Carbonio 14 o altro – con la presenza di un medico perito e diacono, Luigi Ciolino. L’esame, visivo, portò alla conclusione che si trattava certamente di ossa di una giovane donna e quindi erano………. “ sicuramente” quelle di Rosalia Sinibaldi. E questo bastò!
      Ringrazio lo studioso Igor Gelarda , che si definisce “storico cristiano”, per le informazioni da cui o tratto questo modesto contributo e vi saluto dicendo, dal più profondo del cuore…Viva Palermo e Santa Rosalia! ( speriamo di non essere scomunicati)

    4. Ohh TANCREDUZZU, ma chi ffa’ ti sciarriasti cu BELFAGORRO??
      Ma chi tti pari, chi picchi’ usi 2 niccki addivienti cchiu’ spiertu ahh?
      Un sinni ppo’ cchiu’ a virita’

    5. Chiddici ti ricordo che questa non è una chat.

    6. Belfagor la Santa Chiesa ti scomunica, nomine patri et fili spiritus sancti,
      Amen.
      Vade retro, ereticus!!!

    7. Palermo ,citta che non cura i canili.Oggi mi e ‘ venuto in mente di portare un aiutino al canile della Favorita.
      L’ingresso e’ decisamente indecente,a partire da quella che e’ la rampa di accesso,piena di buche,polverosa
      e sporca.Non parliamo dell’area circostante.Rischioso attraversare la strada,priva di strisce pedonali.
      Insomma una situazione d’abbandono inaccettabile.

    8. Palermo
      citta’ che non cura i quartieri.Mondello e tutte le strade di Partanna Mondello,invase da enormi discariche di
      ogni genere di rifiuti.Chissa’ cosa stanno architettando.Puo’ anche essere che una segnalazione come questa
      fa il loro gioco.Certo qualcosa c’e’ sotto.Siamo al 20 luglio 2016,sole caldo in una giornata splendida,se non fosse guastata da queste immagini delle cataste di rifiuti.

    9. @rosario il canile della Favorita è privato, non c’entrano niente le istituzioni

    10. ok.
      Ma io parlo dell’area esterna,che fa parte del Parco della Favorita.

    11. @zibibbo. e quale è il canile delle istituzioni?

    12. @zelig hai fatto la battuta? dovrei rispondere palazzo delle aquile?
      @rosario allora il discorso va ampliato a tutto il parco…

    13. mi ripeto,e mi scuso.
      Se devo portare un aiuto al canile,e sono in direzione versus Fiera,e devo attraversare la strada,rischio di essere arrotato,dato che mancano le strisce pedonali,ed auto e moto sfrecciano come pazzi ,e manca un
      qualsiasi segnale di rallentare la velocita’.
      Sempre all ‘esterno del canile tutto langue in una situazione fatiscente,
      che certamente non incoraggia le visite per eventuali adozioni.

    14. @rosario hai ragione ed è uno dei tanti argomenti che il rifugio prova a portare avanti col comune (e la forestale per competenza) da anni. facevo il volontario 6/7 anni fa e già era argomento trito e ritrito
      considera che essendo privato lo stato della struttura è direttamente proporzionale a quello che riescono a fare i volontari con i propri mezzi e le pochissime donazioni che arrivano

    15. …noi abbiamo la speranza,la solidarieta’,l’amore…
      scrive l’autore del post
      Credo abbia sbagliato Citta’

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