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giovedì 25 apr
  • Uno stupro è uno stupro

    Uno stupro è uno stupro

    Uno stupro è uno stupro.
    Punto.
    Uno stupro è come una bomba atomica che esplode nella vita chi lo subisce. Profana il corpo e ti lascia indifeso. Per sempre.
    Che lo stupratore sia un eschimese, un prete o uno zio, che la vittima sia un’anziana, una ragazza, o un boy scout, cambia poco. Zero.
    Io credo fermamente in questa cosa, e proprio per questo non mi so spiegare perché la notizia dello stupro di sabato notte a Palermo mi fa più male del solito.
    Forse perché sabato, per tutto il pomeriggio, ho assistito a una manifestazione che mi ha fatto credere di vivere in una delle città più belle d’Italia. E poi, non ho avuto nemmeno il tempo di illudermi, che mi sono reso conto di vivere in una città come tutte le altre…
    Forse perché sabato, mentre io ero ancora entusiasta e pensavo a Palermo come capitale della cultura, per una ragazza Palermo diventava capitale mondiale dell’orrore.
    Forse perché sabato notte, mentre io ridevo con amici, in quegli stessi istanti, una studentessa inglese, distesa sul sedile di un auto, urlava il dolore più grande.
    Forse perché avevo ancora in testa le parole di Paolo Briguglia che di pomeriggio, dal palco de Il Bello dell’Itlia, diceva che Palermo cambierà quando la cultura raggiungerà le viscere della città.
    Forse perché sono padre di una bimba che un giorno diventerà donna e andrà in giro per il mondo.
    Forse perché i miei figli vivono nello stesso quartiere in cui la povera ragazza è stata ritrovata, all’alba, con la testa fra le mani e il corpo pieno di graffi.
    Io non lo so perché la notizia dello stupro di sabato notte a Palermo mi fa più male del solito.
    Uno stupro è uno stupro.
    Punto.

    Palermo
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