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venerdì 29 mar
  • Abbazia Santa Anastasia

    Perché un biologo dovrebbe occuparsi di Comunicazione del vino?

    «Perché nessun laureato in biologia trova lavoro», direte voi. Sbagliato! Vero, ma sbagliato!
    Abbazia Santa Anastasia è un universo ecologico, un piccolo reame dove il vigneto è posto nelle condizioni di esprimersi nel più naturale dei modi.
    La filosofia biodinamica, applicata da più di un decennio in agricoltura come in cantina, con tutte le restrizioni del caso – niente irrigazione, niente pesticidi, niente concimi, niente coadiuvanti, conservanti, niente proteine di origine animale; l’utilizzo di soli lieviti indigeni – si traduce in un prodotto che è un vero caratterista.
    Naturalmente avere l’ufficio in un borgo medievale (un’abbazia del XII secolo nel Parco delle Madonie con il passìo di un Relais a cinque stelle), fare pausa caffè con vista sul mare di Cefalù e le Eolie, mangiare in un ristorante a Km0 parlando di vino, non ha avuto nessun peso in questa mia scelta. È solo puro amore per le Scienze.
    Né dovete pensare che io mi stia divertendo a organizzare eventi come Calici di stelle, giusto il prossimo venerdì 11, col pianista in barriccaia, bevendo spumante Metodo Classico, mamma mia! Aperitivo a bordo piscina (quanto fastidio in quella tartare di manzo coi fichi, il sale vanigliato e il Cabernet…uff!), il jazz di Simona Trentacoste, tutta la notte a guardare le stelle che non ho mai visto assieme agli astronomi fascinosi del Centro Internazionale Gal Hassin…è proprio un brutto, brutto lavoro. Ma qualcuno doveva pur berlo. Farlo! Pardon. Doveva pur farlo.

    Palermo
  • 3 commenti a “Perché un biologo dovrebbe occuparsi di Comunicazione del vino?”

    1. La filosofia biodinamica è pseudoscienza. Mi spiace tanto per il biologo.

    2. Infatti per correttezza ha specificato “filosofia”. Comunque se vende ed è apprezzato, sempre vino è, fa certo meno male (bere con moderazione….) di tante multinazionali che spacciano tic tac insapori per farmaci (Boiron etc.).

    3. In parte d’accordo, poiché nessuno penserebbe di curarsi col vino invece che con le medicine, almeno credo. Penso che se il mercato ritiene di voler assegnare del plusvalore al fatto che nelle notti di luna piena il vignaio va a sotterrare il “cornoletame”, allora l’azienda fa bene a spingere sul prodotto, ma l’uomo di scienza dovrebbe quantomeno obiettare. Lo so, il pane è pane e teniamo famiglia. Studi sul vino biodinamico lo pongono alla pari, per qualità e sapore, con quello delle coltivazioni biologiche. Anche se si potrebbe obiettare sulle modalità del biologico (ma non è il mio campo e passo), bisogna riconoscere che questo persegue delle finalità misurabili e senza impiego di oscuri riti magici, perché questo è l’agricoltura biodinamica.

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