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martedì 19 mar
  • Leoluca Orlando e Letizia Battaglia

    Auguri a Letizia Battaglia, faccia un giro con me per vedere che non funziona neanche la città

    Tanti auguri a Letizia Battaglia, di cui non ho condiviso il percorso politico, ma per la quale ho stima per la forza e la passione che ha sempre posto in ciò che fa. Auguri perché a causa di un malanno è stata costretta ad andare al pronto soccorso dell’Ospedale Cervello, uno degli ospedali dei palermitani, e come tanti altri cittadini palermitani ha vissuto sulla propria pelle che la sanità funziona male. Tanto che alla fine ha scritto che quello era un inferno, descrivendo insieme alla figlia che l’aveva accompagnata brutture tristemente e vergognosamente normali per un qualsiasi paziente medio palermitano e familiari annessi. E sua figlia ha preferito portarla via dall’ospedale. Letizia è stata portata in clinica per avere quelle cure necessarie che in ospedale pubblico non ha potuto ricevere. E come reazione quasi naturale, frutto anche di una amicizia condivisa da decenni, lei ha scritto a Luca (il sindaco Orlando), per lanciare un grido di aiuto per gli altri cittadini siciliani soggiogati a questo sistema sanitario quasi barbarico, aggiungo io nonostante gli sforzi e la buona volontà della stragrande maggioranza dei lavoratori del comparto. Certamente una colpa della Regione. Eh sì perché a volte bisogna essere nel bisogno – scusate il gioco di parole – per capire che le cose non funzionano o che gli ospedali da decenni sono pieni di cittadini palermitani più o meno disperati. Ma se è vero che la regione ha ridotto gli ospedali siciliani in questo modo – una sanità malata che non si discosta molto da quella nazionale – invito Letizia Battaglia, appena si sarà ripresa (e questo è un mio sincero augurio di pronta guarigione) a passeggiare con me per la città. Un giro di Palermo che, temo, le potrebbe provocare le stesse reazioni avute al pronto soccorso del Cervello. Se fosse costretta a prendere un autobus, potrebbe rendersi conto di quanto funzioni male il sistema dei trasporti pubblici a Palermo, con o senza tram. Se fosse costretta a prendere l’auto vivrebbe i tempi eterni del traffico palermitano. Se dovesse mettere un figlio alla scuola materna si accorgerebbe di quanti pochi siano i posti e di come difficile sia anche questo; se avesse bisogno di aprire un’attività commerciale si accorgerebbe di quanto siano lunghi i tempi burocratici per poter svolgere onestamente ed in regola le proprie attività (è notizia di questi giorni che ci sono decine di migliaia di pratiche arretrate alle attività produttive del Comune di Palermo). Se fosse costretta a vivere nelle periferie di Palermo- e non solo nello splendido centro storico gioiello- vedrebbe quanta è sporca e trascurata questa città. Se fosse una giovane sarebbe costretta a essere disoccupata come i 3/4 dei giovani palermitani e forse poi ad emigrare…. E così potrei continuare quasi all’infinito, perché chi ha bisogno, come dicevano gli antichi è sempre disgraziato. E andando in giro per la città avremo poi tanto, forse anche troppo, da scrivere a Luca sull’inferno cittadino. Su quello che non va di una città fanalino di coda in Italia per qualità della vita e che ha una gestione che, nel complesso, non si discosta molto da quella degli ospedali siciliani. Una città abbandonata a se stessa.

    Palermo, Sicilia
  • 6 commenti a “Auguri a Letizia Battaglia, faccia un giro con me per vedere che non funziona neanche la città”

    1. …Ma prima dell’unità d'”Itaglia”,come era Palermo?Quell’affiliato di Orlando dovrebbe vergognarsi di quello che dice e di quello che fa,dopo 150 il suo padrone ha ridotto un isola ad una cloaca di disperazione.Venduto lui e chi lo ha preceduto.

    2. E pensare che Antonio Candela, manager della sanità siciliana ha ricevuto una alta onorificenza da parte della presidenza della repubblica per” aver saputo coniugare nella sanità palermitana, efficienza e legalità”. Complimenti anche al proponente della onorificenza conferita.

    3. Tanti anni fa (erano gli inizi delle radio private) chiesero ad un noto uomo di spettacolo palermitano se sapesse indicare il numero dell’autobus che da Palermo conduceva a Sferracavallo. La reazione dell’intervistato fu di sorpresa: “io non prendo i mezzi pubblici, se voglio andare a Sferracavallo ci vado con la mia Porsche”, rispose, quasi offeso che gli fosse stata rivolta quella domanda! In quella reazione c’è tutta la considerazione che molti palermitani hanno dell’aggettivo “pubblico”, un concetto che il loro pensiero non considera, come il mare d’inverno di Enrico Ruggeri. P.S.: dire che Palermo è ridotta nello stato in cui si trova perché è stata abbandonata a se stessa non significa solo cercare di addossare la responsabilità ad altri (come al solito) ma equivale a dire che se Palermo è stata ridotta a questo stato è perché è affidata ai palermitani.

    4. Mi scusi ma io credo che lei non abbia bisogno di invitare Letizia Battaglia a fare un giro a Palermo. Credo che la Signora Battaglia girasse per Palermo – in bici, a piedi, in autobus e magari su un carretto – un po’ prima che lei nascesse.
      Mi pare che l’appello della Signora derivi dalla volontà di non rimanere indifferenti allo status quo, di reagire e sensibilizzare il potere di fronte a situazioni drammatiche alle quali non dovremmo mai abituarci. Non si scandalizza affatto Letizia Battaglia, d’altra parte se fosse quel tipo di persona non avrebbe prodotto gli scatti per cui è conosciuta e amata. Semplicemente, usa le armi che ha a disposizione per richiamare l’attenzione su una situazione insostenibile che riguarda il pubblico in senso lato. Questo nasce dal bisogno di documentare che contraddistingue il lavoro del vero fotografo e trascende il coinvolgimento personale.
      Per favore, usciamo dalla retorica e dalla relazione binaria, francamente troppo facile, “noi e loro.”
      Grazie

    5. Mah… Evidentemente chi scrive è parecchio autoreferente perché mi pare che tutte le città italiane al di sopra dei 200.000 abitanti abbiano seri problemi di amministrazione. Poi ci sono dei casi più o meno drammatici, come Taranto o Napoli o Genova o Torino o Milano… L’elenco è lungo. Sentendosi sempre al centro del mondo il palermitano ama lamentarsi, sempre e comunque. Forse chi si lamenta non ricorda il muro in conci di tufo che separava la Kalsa dal resto della città, innalzato dopo il terremoto del 1968, che aggiungeva danni a quelli più arretrati della seconda guerra mondiale. Perché bisogna ricordare com’era Palermo prima di Orlando. Poi, certo, tutto è migliorabile. Ma è anche peggiorabile come ha dimostrato Cammarata.

    6. Massimo: Amen!
      Purtroppo la mortadella provinciale di molti, anche in questa città, non fa progredire, è un freno a mano.

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