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venerdì 29 mar
  • carte siciliane

    Come da tradizione

    Come da tradizione, a partire dall’8 dicembre e fino al 6 gennaio, le case palermitane si trasformano in bische clandestine.

    «Le carte le porti tu? Io ne ho solo sette mazzi».
    «Ok, ne porto altri sette insieme alle fiches».
    «Ah porta pure la tombola!».
    «Già presa. Nel sacchetto c’è anche Mercante in Fiera che non si sa mai».

    L’atmosfera, in tutti i salotti, è più o meno sempre la stessa.

    Stufe a gas, camini e termosifoni accesi insieme per far raggiungere alla stanza l’unica temperatura concepita dal siciliano: 38 °C. Dodici tavoli accostati, di diversa forma e dimensione, ne formano un lungo 37 metri, che parte dal balcone della vicina, attraversa il bagno e finisce in soggiorno. I rispettivi capotavola comunicano via Skype. Sopra, il classico tappeto verde ricoperto da quella peluria sintetica che si attacca ai maglioni e lì rimane. Un portamonete a persona pieno di centesimi, rimasugli del resto del panettiere e del fruttivendolo. Torrette sbilenche di monetine che il simpaticone seduto accanto a te si diverte a fare cadere.

    Posizionati i bambini davanti alla tv, gli adulti possono cominciare a giocare.

    Di norma si comincia con la tombola.

    «21!».
    «Ambo!».
    «Ancora con questa battuta? Non fa più ridere dall’83».
    «99!».

    «Ah no, 66».

    I meno tenaci non arrivano alla quaterna. Si addormentano prima.

    Si procede con un giro di cucù.

    «Giochiamo col morto!».
    «No no, senza morto!».
    «Invece sì, è più divertente!».
    «Vabbo’, io smetto di parlare sin da ora così evito di perdere».
    «Me la passi l’acqua?».

    «Ou, passami l’acqua! Il gioco non è ancora cominciato».

    «Ouuu, lo zio si sta strozzando, passami l’acqua!».

    «Ma non lo vedi che è paonazzo? L’acqua! Spicciati!».


    Conosco gente che a distanza di due anni continua a non parlare.

    Generalmente il cucù si protrae fino alle 3 del mattino quando i bambini sono già in preda ad attacchi apoplettici dovuti all’esposizione prolungata a Peppa Pig e i genitori, per puro spirito caritatevole, decidono che è l’ora di rientrare. Alcuni diventano iperattivi per aver inalato ingenti quantità dello zucchero a velo che aleggia nella stanza da quando si sono aperti contemporaneamente cinquanta pandori e ormai corteggiano pure la donna di coppe. La nonna si è addormentata con la faccia dentro al piatto con il pezzo di cassata e nessuno osa svegliarla perché aspetta ancora il 72 per fare cinquina. Si resta in pochi e si può fare sul serio.

    Si gioca a Las Vegas.

    «Io so che si gioca con cinque carte».
    «No, con sei.
    «Seh, e quanto vale l’asso? Undici!».
    «Ma in quale mondo? Vale uno!».
    «Allora giriamo le prime due carte insieme!».
    «No, si gira solo la prima!».
    «Non sai giocare!».
    «Tu non sai giocare!».

    Sono le 6 e ancora non si sono stabilite le regole. Non c’è un limite temporale, sono serate che si protraggono anche per 48h filate. Una cosa è sicura: terminano che ancora non si è deciso quanto fare valere l’asso.
    
«Ma dove siete tutti? Mi avete lasciato da sola? Perché ho la faccia sporca di ricotta?».
    «..nonna, sono le 9!».
    «Le 9???».
    «Eh sì! Ti sei addormentata».
    «Ah… Ma il 72 è uscito?».

    Palermo
  • Un commento a “Come da tradizione”

    1. Complimenti per questo divertentissimo articolo,
      mi fa piacere scoprire che la tradizione delle bische domestiche del periodo di Natale in Sicilia non sia andata perduta come invece credevo, frequentando – quando scendo dal Profondo Nord – gente addumisciuta che non ne ha più voglia…

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