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e-mail: barbieri.libri@libero.it

Biografia: Scrittore “tardivo” come altri siciliani, Carlo Barbieri ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, Il Cairo. Adesso abita fra Roma e Palermo, perché ha Palermo nel cuore, ma il cuore a Roma dove risiede il figlio sposato. Secondo una definizione cara a Camilleri è quindi un «siciliano di mare aperto»; ma, precisa l’interessato, «con una lunga gomena che mi ha sempre tenuto legato alla mia terra». Barbieri è autore di sette libri, di cui cinque gialli; l’ultimo, La difesa del bufalo”, ha al centro il ritorno di un foreign fighter in Italia con una missione suicida. Il protagonista dei thriller, gli ultimi tre dei quali pubblicati da Dario Flaccovio, è il commissario Mancuso della Omicidi di Palermo, un poliziotto umano e imbranato con le donne, maniaco del caffè e dello streetfood. Uno che il lavoro non se lo va a cercare, ma se un caso lo coinvolge diventa un mastino, un vero sbirro. Le opere di Barbieri sono state premiate in numerose manifestazioni, fra le quali il Festival Giallo Garda e i Premi Città di Torino, Città di Sassari, Città di Cattolica, Umberto Domina.

Carlo Barbieri
  • Carlo Barbieri - "La difesa del bufalo"

    “Festino” 2017: non vi preoccupate, andrà tutto benissimo

    Un foreign fighter torna a Palermo per compiervi un attentato suicida durante il Festino. I servizi segreti sono in fibrillazione, ma è il commissario Mancuso della Omicidi a trovarsi inaspettatamente coinvolto in una partita a due che accelera verso un finale travolgente.
    È la trama del mio nuovo thriller, La difesa del Bufalo edito da Dario Flaccovio.
    Un romanzo che mi sta levando la tranquillità. Continua »

    Palermo
  • Mazinga era palermitano

    Mazinga

    Pochi – ma davvero pochissimi – sanno la storia di un giovanissimo palermitano che andò in guerra a soli vent’anni. Fu molto sfortunato, e non tanto perché avendo abitato per anni in una piccolissima casetta del Borgo Vecchio senza finestre e piena di fratellini dissero che era buono per i sommergibili, ma perché lo prestarono, unico caso di tutta la guerra, alla marina giapponese nel quadro di un programma di scambi fra le forze dell’Asse che vide in realtà solo un marinaio palermitano scambiato con uno del Sol Levante. Il sommergibile era quindi giapponese, e sui sommergibili giapponesi si parla ovviamente il giapponese. Perché allora presero proprio lui, se il programma di scambi prevedeva che gli scambiati parlassero perfettamente la lingua? Il fatto è che nostro amico era nato con gli occhi a mandorla, forse dono di un marinaio orientale sbarcato nel poco lontano porto vent’anni prima, ed era noto in zona come “‘U Giappunisi” Continua »

    Ospiti
  • Il posteggiatore (un fatto vero)

    Mondello, Palermo. Tarda sera di un caldo fine settimana. Esco dal cancello con i sacchetti dell’immondizia e mi chiedo se continuo a differenziare per caparbietà o per stupidità, visto che non pare che chi dovrebbe poi occuparsene differenzi un granché. La larga strada è completammente al buio. Solito cortocircuito o effetto della spending review di un comune povero per antichi sprechi? Come ogni sabato, nel bel mezzo della strada si è formata una doppia fila di auto parcheggiate. Un vigile in servizio in piazza mi aveva confidato che sabato e domenica, proprio quando ce ne sarebbe più bisogno, c’è un solo mezzo addetto alla rimozione in tutta Mondello. Evidentemente, fra le informazioni passate “confidenzialmente” dai vigili, le denunce sulla cronaca e l’efficientissimo passaparola cittadino, questa cosa ormai si sapeva e ne approfittavano tutti.

    Arrivo al cassonetto, butto l’immondizia e torno indietro.

    «Buona sera».

    Esce all’improvviso da dietro una macchina, il volto illuminato dalla fiammella dell’accendino. Mi fermo, tranquillizzato dal fatto che chi ti vuole rapinare non si mette a fumare.
    «Buona sera». Continua »

    Ospiti
  • La munnizza è nostra e guai a chi ce la tocca

    Guardate che meraviglia. Vista da lontano, la munnizza palermitana sembra un bouquet di fiori, ha i colori della Vucciria dipinta da Guttuso. E allora, visto che ormai ci abbiamo fatto l’abitudine, perché non cominciamo ad apprezzarla? A valorizzarla? Perché non le diamo un posto stabile nel panorama ludico-culturale della vita cittadina? Ma pensate: si potrebbero organizzare cacce al tesoro tipo ago nel pagliaio, «Trova l’ago e vinci l’Aids», gare di cani di riporto da pannolone, battute di caccia al sorcio che si concluderebbero in allegre arrostite alle falde dei cumuli più alti…e se il Comune riuscisse a farsi prestare un cannone da neve da un sindaco del Nord, ecco che avremmo pure piste da sci sotto casa. Ma a pensarci bene potremmo farci pure i soldi con solide attività economiche. C’è la crisi o no? C’è. Ed è vero o no che in tempo di guerra si inventarono gli “orti di guerra” dove si coltivavano patate pure nelle aiuole spartitraffico? Verissimo. E noi allora trasformiamo i cumuli di munnizza in fungaie. Magari evitiamo di darle in appalto a qualche società controllata dal Comune, se no finisce che ogni fungo ci costa cento euro e per di più magari è una amanita, selezionata da qualche furbissimo funzionario “perché sono i funghi più belli”. Continua »

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