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Sito: http://www.laltrasiciliapa.org/

e-mail: massimo.costa1967@libero.it

Biografia: Gli studi giovanili
Massimo Costa nasce a Palermo il 18 febbraio del 1967, figlio di un impiegato e di una casalinga.
Sin da giovanissimo, addirittura da piccolo, coltiva studi personali di Storia, in particolare di Storia della Sicilia, e matura un precoce orientamento sicilianista. Suoi maestri ideali in questa crescita sono dapprima il novellista ed erudito Luigi Natoli e, successivamente, quando ha a disposizione strumenti culturali adeguati, lo storico Massimo Ganci. Segue un costante approfondimento di tutti i temi che riguardano la Sicilia, sempre più sentita come sua vera "patria". Altra "passione" culturale costante è quella per i temi dell'economia. Stimolato dal dibattito politico in corso tra la fine degli anni '70 ed i primi anni '80 e da taluni percorsi di studio liceale si avvicina allo studio del pensiero economico marxista per poi allontanarsene progressivamente, seppur sempre convinto dell'importanza del confronto con questa scuola di pensiero.
Terminato brillantemente il liceo, per ironia della sorte intitolato proprio al "conquistatore" Giuseppe Garibaldi, si iscrive alla "Bocconi" di Milano dove frequenta la facoltà di DisciplineEconomiche e Sociali, allora "fiore all'occhiello" del prestigioso ateneo milanese e conduce i propri studi tra grandissimi sforzi economici e logistici, personali e della famiglia.
Gli anni trascorsi a Milano (1985-90) sono determinanti per la formazione della sua coscienza politica e per il consolidamento del rapporto con la sua patria siciliana. Come tutti gli esuli riscopre "in trasferta" la propria sicilianità, l'alienazione da un'Italia che è più spesso matrigna che madre, l'iniquità della forzata fuga di cervelli che affligge la sua Terra.

Dalla laurea al dottorato di ricerca
Finiti a 23 anni con il massimo dei voti gli studi universitari, rifiuta la possibilità di un facile inserimento nel sistema produttivo settentrionale e ritorna in una Sicilia che, per contro, caccia proprio i suoi migliori figli e protegge i raccomandati. I dirigenti delle aziende che ricevono il suo curriculum lo ricevono increduli: "ma chi glielo fa fare a restare qui?! ma se ne vada finché è in tempo.". Incredibilmente, senza raccomandazione e dietro semplice presentazione di curriculum, l'IRFIS gli chiede i documenti per l'assunzione. Il giovane Costa inesperto comunica ai quattro venti la notizia e, fra l'altro, a taluni esponenti di istituzioni formative superiori che aveva tentato di frequentare nei mesi intorno alla laurea, i quali - ad evidenza - intercettano e bloccano la pratica di assunzione dello stesso in quanto "non lottizzata" politicamente. È di questo periodo una lettera-appello al boccheggiante quotidiano L'Ora perché cessasse di essere l'esanime organo di una smorta "sinistra siciliana" e ridiventasse ciò che era stato alle origini, cioè quel "giornale dei siciliani" che non c'era; l'allora direttore fu colpito dalla profondità della missiva e convocò Costa, ma visto che era "solo" un ragazzo di 24 anni, non lo prese sul serio (e L'Ora morì, detto per inciso).
Nel frattempo assolve gli obblighi di leva presso l'Arma Aeronautica; ivi, il giorno del giuramento delle reclute, chiede ed ottiene di essere assegnato come "piantone bagni" per non recitare una formula ipocrita di fedeltà ad uno stato nemico che si ricordava di lui solo per sequestrarlo 12 mesi alla vita civile.
Terminato il militare si è nel pieno della recessione successiva al crollo della I Repubblica (Governo Amato, 1992). L'unica possibilità di restare a Palermo è un posto di precario come insegnante di ragioneria in un istituto legalmente riconosciuto dove con tutta umiltà comincia la propria attività lavorativa, conciliandola con la frequentazione dello studio di un dottore commercialista per prepararsi all'esercizio della professione. Dopo un anno circa vince una borsa di studio per un corso di specializzazione alla LUISS di Roma in "Revisione aziendale". Si specializza in revisione (nel frattempo si abilita alla libera professione) e gli viene offerto un tirocinio in una prestigiosa società di consulenza nell'Italia centrosettentrionale finalizzato all'assunzione. Ancora una volta Massimo Costa rinuncia ad un'emigrazione facile e si fa assegnare per il tirocinio finale a Palermo anche se consapevole che in tale sede non sono previste assunzioni. Terminato questo, apre la partita IVA come Dottore Commercialista e tenta la strada della libera professione.
La partenza è dura ma incoraggiante (1994). Dopo qualche mese però tenta una nuova strada. Si presenta, ancora una volta da "corpo estraneo", al concorso per dottorato di ricerca in "Economia aziendale" nato dal Consorzio delle Università siciliane. Su 8 posti messi a concorso arriva naturalmente 9°, ma diventa per questo un caso politico universitario. L'anno successivo riesce ad entrare nel prestigioso dottorato di Catania; da quel momento avvia a soppressione la propria attività professionale e si dedica anima e corpo agli studi universitari, interrotti solo da qualche intervento di formazione professionale per . "arrotondare" (ai tempi, 1994-97, i dottorandi ricevevano una retribuzione di 1.000.000 di lire al mese con un assegno quadrimestrale posticipato). Durante gli studi dottorali frequenta la cattedra del Prof. Claudio Lipari di Ragioneria a Palermo, nota per l'approccio generalista e costruttivista agli studi aziendali nonché per l'attenzione agli studi storici sulla ragioneria e sull'amministrazione aziendale; studi nei quali il giovane Costa ritrova congiunti i propri filoni di interesse economico e storiografico. Non cessa mai, però, la sua attività di studioso politico con i primi tentativi per la costituzione di un manifesto sicilianista che ne aggregasse le varie anime. La carriera universitaria, però, nonostante gli sforzi ed i riconoscimenti accademici, si presenta estremamente difficile, lenta ed aleatoria.

I concorsi
Massimo Costa, ormai trentenne, tenta la strada dei pubblici concorsi e li vince quasi tutti. Prima all'Enel, dove viene assunto dal 1997 al 1999, a Roma, poi al Comune di Palermo, dove lavora dal 1999 al 2001, infine a scuola, all'I.T.C. Pareto di Ciminna, dove è insegnante di ruolo dal 2001 al 2002.
Ogni anno che passa è un sofferto passo avanti verso la libertà economica, un sofferto passocontrocorrente per potersi finalmente dedicare allo studio ed all'attività politica intesa come servizio per il riscatto della propria Terra, come senso profondo di una vita intera.

La parentesi romana
La scelta di andare a Roma è dettata dalla necessità di avere per la prima volta nella vita un impiego stabile. Il concorso era stato bandito nel '96 per il Compartimento di Palermo, ma nel frattempo i nuovi "padroni" dell'ente di stato decidono che è ora di smantellare ciò che resta dell'antica "Società Generale Elettrica di Sicilia" e di accentrare tutto a Roma. Così i vincitori di concorso non hanno altra scelta che andare nella "capitale" o rinunciare ad un posto di lavoro. Costa ha subito ottime possibilità di carriera nella burocrazia romana e, ovviamente, il suo dirigente, pure lui un palermitano "trasferito", si indigna quando, passato il periodo di prova, chiede il trasferimento in Sicilia. Anche i sindacalisti interpellati dicono tutti la stessa cosa: "Ddha vai a fari 'u mpiatedhu., a Roma invece.". Ovviamente la musica è sempre la solita. A Roma si prospetta, pur di far ritirare la domanda di trasferimento, di essere inserito nel gruppo di pianificazione strategica della "corporate", ma niente, il Siculo irredimibile non molla: vuole tornare in Sicilia per fare qualcosa che non è ben chiaro. Ma la "cattività" romana è anche un momento utile di studio e di riflessione. È lì che egli matura la sua decisione di fare, prima o poi, politica, quella politica che sola può invertire un destino apparentemente ineluttabile di disperazione e morte per il suo glorioso Popolo. Lo studio di politica, economia, storia e quant'altro interessa la Sicilia, lontano dagli affetti familiari, diventa "matto e disperatissimo".

Il ritorno a Palermo
La vincita del concorso come funzionario al Comune di Palermo viene accolta con gioia come unapossibilità insperata di uscire dalla "trappola" romana, anche a prezzo di una drastica riduzione distipendio e di poter riattivare i contatti con l'Università, peraltro mai spenti del tutto come confermato da una continua produzione scientifica nel campo dell'economia aziendale.
Nel 1999 Costa, a 32 anni, può metter su famiglia. Con un modesto mensile di 1.950.000 lire circa e una casa in affitto che gliene costa 750.000 si sposa; si sposa in una Palermo in cui essere giovani e cercare di dare vita a nuove famiglie sembra quasi un gravissimo peccato originale, osteggiatofieramente da ogni tipo di difficoltà economica. La vicinanza con l'Università fa riprendere gli studi al Nostro con maggiore lena. In breve gli viene riconosciuto il cultorato volontario, poi è la volta di un contratto di docenza al polo didattico di Caltagirone, infine un assegno di ricerca.
Quanto più si riavvicina all'Università tanto più diventa difficile conciliare il tutto con il lavoro alla Ragioneria generale del Comune, con gran disappunto dell'inflessibile ragioniere generale della nostra città di allora, il quale cerca in tutti i modi di frenare le ambizioni di studioso del Nostro per richiamarlo ai suoi doveri di addetto all'ufficio pensioni ed al Patto Territoriale di Palermo, dove pure si distingue per zelo e competenza.

L'incontro con L'Altra Sicilia e il definitivo ingresso all'Università
È di questi anni l'attenzione che Massimo Costa rivolge ad una neonata associazione di Siciliani all'estero, unica per la schiettezza ed il coraggio delle sue affermazioni, L'Altra Sicilia di Francesco Paolo Catania. Ma per molto tempo resta a guardare; riceve come tanti altri le e-mail de L'Altra Sicilia, approva, ma non si espone personalmente. Con il nuovo millennio i riconoscimenti personali e professionali cominciano ad arrivare dopo tanti anni di durissima gavetta. Vince il concorso come ragioniere capo all'Opera Pia Cardinale Ernesto Ruffini ma rifiuta il posto.
Vince il concorso a cattedra come ordinario nelle scuole di "Diritto ed Economia", classificandosi primo su circa 15.000 concorrenti nella Regione Siciliana e così può finalmente abbandonare il Comune per una fugace esperienza al Pareto.
Vince, infine, nel 2002 il concorso come Ricercatore alla Facoltà di Economia di Palermo che da allora in poi diventa la sua definitiva sede di lavoro. Può finalmente dedicarsi ai suoi amati studi economico-amministrativi ed alla didattica universitaria.

Gli ultimi anni, caratterizzati sempre più dall'impegno politico
Sempre nel 2002 comincia, seppure in sordina, la sua attività politica. Scrive al sito de L'AltraSicilia per complimentarsi con loro e ne nasce un sodalizio sempre più stretto che vede Massimo Costa diventare progressivamente l'editorialista principale del movimento nonché, in buona misura, l'ideologo o - come si dirà più avanti - il "portavoce". La militanza ne L'Altra Sicilia è occasione per una rettifica e definizione ulteriore della riflessione politica di Costa. Sono via via attenuati gli entusiasmi europeistici del passato e la soluzione politica pragmatica e "confederalista" prende definitivamente corpo. Con un lungo lavoro, di cui lo stesso Costa è stato autore principale e coordinatore, il pensiero politico de L'Altra Sicilia si condensa in uno dei documenti di più alto valore politico degli ultimi anni: La Carta Politica delle Rivendicazioni del Popolo Siciliano (I XX Punti) del 2004, da tutti vergognosamente saccheggiata e imitata, ma vero punto d'inizio del Nuovo Vespro, della pacifica rivoluzione siciliana. Da quando Costa diventa motore pensante de L'Altra Sicilia, attraverso la frenetica opera di divulgazione e "provocazione" del Presidente Catania, indirettamente tutto il mondo politico siciliano tradizionale, prima dormiente, entra in fermento: tutti diventano autonomisti, sicilianisti, etc. Tutti, ma sempre a costo di non dire al grande pubblico da dove vengono le idee, ancora per lo più riservate ai Siciliani della diaspora ed al mondo di Internet, in cui del resto L'Altra Sicilia era nata. Ma L'Altra Sicilia tenta ancora la via della politica associazionistica ed istituzionale. Tenta di convincere alla svolta, nell'interesse della Sicilia, gli stessi politici tradizionali che ne avevano ritardato l'emancipazione.
La prima uscita pubblica politica di Massimo Costa è della primavera del 2005, quando interviene con un acceso discorso ad un raduno di "sicilianisti" a Castel di Judica, presentando la Carta, invitando a convergere sui contenuti e non sulle sigle e denunciando l'immobilismo, la timidezza, il reducismo e la litigiosità delle mille sigle del Sicilianismo tradizionale. L'intervento suscita applausi e contestazioni come nessuno di quelli più o meno sonnacchiosi che erano preceduti.
Il punto di non ritorno è la "Festa dell'Autonomia" del 13-14-15 maggio 2005, organizzata da L'Altra Sicilia a Mazara e che vede già in Costa uno dei protagonisti. È lì che l'assenza ostile di gran parte del mondo politico siciliano convince l'avanguardia del Popolo Siciliano che è ora di passare ai fatti e di organizzare L'Altra Sicilia in terra di Sicilia come vero e proprio soggetto politico autonomo, forti anche del successo all'estero nelle elezioni COMITES dell'anno precedente. In occasione della stessa festa il Nostro fa musicare al celebre cantante siciliano Carlo Muratori una sua lirica giovanile (Sicilia, Patria Mia) che diviene l'Inno de L'Altra Sicilia (e ormai conosciuto quasi quale inno politico della Sicilia in tutto il mondo).
L'attività politica di Massimo Costa è però sin qui parecchio defilata. Le sue principali attenzioni sono nei confronti dell'attività principale di studioso universitario, anche per il contemporaneo processo di conferma nel ruolo dei ricercatori e successivamente per il passaggio al ruolo dei professori associati che lo assorbirà fino a gran parte del 2006. Complessa e non riassumibile è invece la sua attività di ricercatore: monografie, articoli su riviste scientifiche, interventi a convegni nazionali ed internazionali, organizzatore di convegni. Instancabile e crescente il suo impegno sul fronte della didattica: in Facoltà di Economia, all'ombra del "maestro" di sempre Claudio Lipari, ma anche alla Sissis di Palermo, della cui classe economico-aziendale è de facto il nume tutelare. Dopo lunga preparazione, il 2006 lo vede quale artefice e fondatore del movimento politico L'Altra Sicilia-Antudo, nato dall'ormai storica associazione di diritto internazionale sull'onda del successo ottenuto dalla lista quasi omonima nella circoscrizione Europa alle ultime politiche.

L'ultima sfida
La fine del 2006 lo vede impegnato a spronare le forze autenticamente siciliane di Palermo a costituire un "vero" polo autonomista, sganciato dai referenti nazionali, ed a proporre un'autonoma candidatura a sindaco nelle prossime consultazioni. Ormai celebre nel popolo sicilianista è il suo intervento all'inaugurazione della scuola di formazione politica dell'On. Sammartino.
Il 2007, infine, lo vede protagonista di una mossa coraggiosa. Di fronte all'inerzia generale, pone contro ogni calcolo razionale la propria candidatura a sindaco di Palermo, alternativa a quelle marcate CDL e Unione. La "mossa" de L'Altra Sicilia ancora una volta detta le regole e costringe a ridefinire i ruoli degli altri partiti.
Il resto della storia dipende in gran parte dalla risposta che i Siciliani, in specie quelli di Palermo, quei Siciliani ai quali con lo studio e con l'azione ha dedicato la propria esistenza, vorranno dargli.

ANimus TUus DOminus.

Massimo Costa
  • I primi 6 mesi

    Non se elettoralmente sia una scelta che paga ma voglio essere sincero fino in fondo sin da ora: tranne alcune grandi iniziative di cui dirò sotto, dal valore altamente simbolico, nei primi sei mesi non ci sarà il tempo per portare a termine nessuna delle riforme strutturali che sono indicate nel mio programma, ma semplicemente per impostare appena L’Altra Palermo che vogliamo.
    Per primissima cosa verificherei la “linea di comando” interna a Palazzo delle Aquile: di che maggioranza consiliare dispongo, quali sono i rapporti “veri” con le altre forze politiche, quali le deleghe assessoriali politiche e quali quelle “tecniche” (che interesserebbero circa mezza giunta), quali i dirigenti e lo staff del sindaco, ecc. Se c’è da fare un po’ di spoil system si farà, altrimenti rischierei di essere un “re travicello” e di vedere naufragare le migliori intenzioni. Subito dopo mi farei un rapido giro di tutta l’amministrazione comunale e di tutta le principali realtà cittadine (non più di 30 giorni) per sentire subito il polso della situazione, prendere i provvedimenti-tampone più urgenti, stabilire contatti umani diretti, ascoltare esigenze vere e soprattutto a distanza dalle scadenze elettorali.
    Dopo ancora mi muoverei concretamente in due direzioni.
    Una sarebbe quella di dare subito segnali di legalità ad ogni livello, e per far questo chiederei al Governo poteri speciali in materia di ordine pubblico e una speciale scorta per il sindaco. Comincerei subito con quei provvedimenti impopolari e repressivi che sono però indispensabili per poter costruire il buon governo. Darei subito inizio alla riforma della polizia municipale che, da branca qualunque dell’amministrazione, diventerebbe una moderna ed efficiente struttura, “paladina” del nuovo corso contro ogni forma di illegalità, abusivismo, ecc. Continua »

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