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Biografia: Giornalista, lavora come autore per radio e televisione, è ghostwriter e consulente per un grande gruppo editoriale italiano. Ogni tanto scrive un libro.

Gery Palazzotto
  • Elogio di chi non ne ha bisogno

    Mi sembra stucchevole fare l’elogio di persone che non ne hanno bisogno. Però il servizio di ieri, su Striscia, di Stefania Petyx merita una nota di plauso per il doloroso equilibrio. E non solo.
    Stefania ha raccontato, meglio di qualunque giornalista-trombone, uno dei paradossi di casa nostra: il prima che si appresta a diventare, ontologicamente, dopo. Cioè il bene confiscato che segue il suo iter di burocrazia, amici e famigghie, fino a diventare un dopo assolutamente fasullo.
    L’imbroglio della comunicazione istituzionale, specie con un sindaco evanescente e senza consistenza certificabile, può essere rivelato da una semplice occhiata allo stato di salute della città. Invece per entrare nel cortocircuito dei gangli del potere ci vuole una sensibilità particolare, che è di pochi.
    Stefania Petyx è una figlia rinnegata di questa città. È una donna che lavora nell’ombra senza cercare l’overdose di riflettori. Una che potrebbe campare (e bene) di comparsate in feste e festival. Una che dà infinitamente meno di quel che può offrire.
    Invece sta ai fatti e centellina i risultati delle sue inchieste. E li mette a disposizione del pubblico con l’umiltà delle migliori guide alpine: seguitemi, sembra dire, e se anche vi prendono le vertigini sappiate che il percorso è quello giusto.
    Raggiunta la vetta, infatti, viene voglia di brindare con lei. Alla faccia degli indolenti, dei corrotti, degli invidiosi, dei nemici della contentezza.

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  • Signor sindaco, pensi a governare

    Diego Cammarata, in un’intervista al Giornale di Sicilia, dice che a Palermo c’è una campagna di odio contro di lui o i suoi accoliti orchestrata da “certi blog”.
    La sua dichiarazione stimola due riflessioni (ed è già un bel record se si tiene conto che solitamente il suo verbo è un antidoto prezioso contro l’insonnia).

    Il ricorso alla scusa dell’odio, come più volte abbiamo scritto, è un escamotage per non darsi la pena di argomentare. Il sentimento che si fa ragione sociale è un totem alla scarsezza della politica: quando non si sa cosa dire, si dice che c’è il male, che il diavolo esiste e che se le cose non vanno bene la colpa è dei cattivi.
    L’odio delle lotte di classe, l’odio che arma il simile contro il meno simile è un’altra cosa, appartiene a un’altra (brutta) epoca e ha un’orribile caratteristica: fa solo vittime collaterali. In ogni caso, quindi, se mai esistesse il sentimento sociale di cui blatera Cammarata, lui dovrebbe ritenersi salvo e i più preoccupati dovremmo essere noi.

    Il secondo punto su cui vi invito a riflettere è questo: il sindaco di Palermo identifica in “certi blog” (chissà quali…) l’origine di tanto odio. Anche questo è un tema di cui abbiamo discusso nel corso degli anni. Continua »

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  • L’albero Falcone, i fogli e le foglie

    L’indignazione prêt-à-porter per l’oltraggio all’albero Falcone meriterebbe come minimo un convegno. Invece viene liquidata dai media come la reazione a un fatto di cronaca: come un evento e non come un fenomeno.

    Ebbene, secondo me, dietro c’è molto altro.

    C’è l’affezione comoda al simbolo più comodo. Un albero non è – per esempio – una scuola, non c’è bisogno di mantenerlo, non costa nulla e vale tantissimo in termini di ritorno d’immagine. Non a caso l’albero Falcone è il ritrovo ideale per politici di ogni stagione. In un luogo del genere le fedine penali dovrebbero valere più delle cariche istituzionali, eppure la coltura estensiva della memoria a buon mercato fa tali miracoli che nemmeno la più truce riforma berlusconiana potrebbe eguagliare. E poi i morti non possono protestare.

    C’è un costume furbo di mostrarsi senza schierarsi. Davanti all’albero Falcone chiunque gode dello status di rifugiato antimafioso senza dover dimostrare nulla fuorché la propria presenza. Non è richiesta un’opinione, men che meno un’intenzione. Continua »

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  • Metti che Lombardo…

    Dunque Raffaele Lombardo oggi pomeriggio sarà chiamato a rispondere, oltre che della propria integrità morale, soprattutto della propria arte di comunicatore. Un’arte della quale, a dire il vero, finora non si è dimostrato pratico. Ma gli uomini sono anche gli eventi che innescano e la promessa di fare nomi e cognomi in tema di mafia e politica è una discreta trovata per rilanciarsi mentre si è incudine sotto il martello della giustizia.
    Analizziamo in breve quali sono gli scenari.

    1. Lombardo va in aula e fa realmente i nomi. Domande spontanee. Perché non li ha fatti prima? Perché ha aspettato di essere indagato per concorso esterno in mafia per dire quello che sapeva? Parla forse per ritorsione?
    2. Lombardo va in aula e parla in lombardese. Non fa i nomi, ma lascia intendere di sapere più di quanto molti altri sappiano. Domande spontanee. Uno come lui, nella scomoda posizione di indagato, si mette a fare il furbetto, quello che manda a dire, come un qualunque picciotto col pepe nel posteriore? E poi questi messaggi non si affidano solitamente alle vie private, tramite gli amici degli amici?
    3. Lombardo va in aula e racconta la favola dei nomi fatti alla magistratura e solo alla magistratura. Domande spontanee. Perché ci ha fatto perdere tempo? Non era meglio dedicare la seduta dell’Ars alle solite leggi per pochi nell’indifferenza di molti? Stai a vedere che Cascio ci aveva visto giusto?
    4. Lombardo non va in aula. Domande spontanee. A che ora lo sono andati a prendere? Per le arance da portare, meglio tarocchi o brasiliane?

    (in collaborazione con www.gerypalazzotto.it)

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  • Un altro sindaco

    «Il sindaco di Palermo Diego Cammarata ha dato mandato all’avvocatura comunale di procedere, qualora esistano i presupposti, alla costituzione di parte civile del Comune nel procedimento contro gli amministratori dell’Amia che vede coinvolti l’ex presidente Enzo Galioto e l’ex direttore generale Orazio Colimberti».

    Leggete sopra (da Rosalio).
    Il contenuto della seconda riga merita, a scelta:

    • un’assemblea pubblica a piazza Politeama;
    • un dibattito privato a casa Cammarata (non di giovedì che c’è Don Matteo 7);
    • una riflessione alcolica al Tribeca;
    • un forum felpato al Giornale di Sicilia;
    • oppure una semplice considerazione che parta dal dissesto dell’Amia e arrivi fino alle vergognose missioni milionarie dei suoi dirigenti, che tenga conto in ugual maniera della qualità del servizio di raccolta dei rifiuti a Palermo e della Tarsu triplicata nel giro di tre anni (da Cammarata e da nessun altro).

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  • Le regole della natura e quelle della politica

    Nonostante i distinguo che si appigliano in modo fallace a testimonianze di tecnici e scienziati, i danni degli eventi naturali possono essere previsti.
    Molti amministratori e burocrati si stanno affrettando a precisare che precipitazioni come quelle di questi giorni in Sicilia sono difficili da arginare. Il loro ragionamento sottende un’idea di fatalismo: quando succede, succede.
    Non dategli conto, non è così.
    Qualunque geologo di buon senso, qualunque contadino di esperienza, qualunque montanaro genuino vi spiegherà – ognuno con ragioni convincenti – che la natura ha un sistema di vendetta che ha più a che fare con la matematica (se sottrai due tonnellate di terra devi aspettarti due tonnellate di ignoto) che con la casualità.
    La tragedia del Messinese altro non ci insegna che devastare di abusivismo una zona ad alto rischio idrogeologico è un crimine grave come ignorare i pericolosi smottamenti che da anni in quell’area hanno messo a grave rischio la popolazione. Eppure ci sono enti, assessorati, funzionari, tecnici stipendiati perché il dramma non accadesse: mi piacerebbe conoscere i nomi dei responsabili e, possibilmente, gli anni di galera che dovranno scontare per la loro criminale negligenza. Continua »

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  • Cammarata e l’imprevisto annunciato

    Diego Cammarata

    Per cominciare, un dato di cronaca, quasi epidermico. Tale Cammarata Diego ieri non ha stimato opportuno presentarsi davanti a una telecamera o a un microfono per dare la sua versione dei fatti sul caso sollevato da Stefania Petyx di Striscia la notizia. Un caso di cui Palermo ha discusso, discute e, spero, discuterà fino a quando tutto non sarà chiarito.
    Il sindaco ha fatto scrivere però due comunicati stampa. Li ho letti con attenzione e ne ho dedotto qualcosa che rimanda a un’immagine abbastanza singolare dei personaggi e degli scenari.
    Purtroppo l’argomentazione non è brevissima e serve un po’ di pazienza. Continua »

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  • Tale Cammarata Diego

    Sgombriamo il campo dagli equivoci e dalle discussioni fuori tema: qui la questione non è politica. Non ci sono una destra da difendere e una sinistra da sorreggere. Non c’è una polemica di schieramento, né la ruggine di un partito preso. C’è un motivo di giustizia – personale, nella generosa accezione di buona creanza, e pubblica, nella rigorosa accezione normativa – per riflettere su quanto ha denunciato Stefania Petyx, ieri a Striscia la notizia.
    Breve riassunto per i più distratti e/o pigri. Continua »

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  • Superenalotto, poveri, strade

    Probabilità che esca il 6 al Superenalotto: 1 su 623 milioni

    Palline da ping pong necessarie per coprire il manto di un campo di calcio: 623 milioni

    Stipendi pagati ogni anno dal Comune di Palermo, in euro: 623 milioni

    Poveri in Italia: 8.078.000

    Incidenza di povertà assoluta al Sud, oggi: 7,9%

    Al Centro: 2,9%

    Al Nord: 3,2%

    Incidenza di povertà assoluta al Sud, lo scorso anno: 5,8%

    Miliardi di euro previsti dal piano per il Sud di Berlusconi: 4

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  • Lingue, parole, papi

    Ponte sullo Stretto di Messina, anno di inizio dei lavori previsto (in origine): 2006

    Anno di consegna dei lavori previsto (in origine): 2011

    Operai al lavoro ad oggi: 0

    Milioni di euro di penale da pagare alle imprese in caso di annullamento del progetto: 312

    In quante lingue è disponibile il sito ufficiale del turismo italiano, Italia.it: 5

    In quante lingue è disponibile il sito ufficiale del turismo francese: 42

    Il sito del comune di Torino: 7

    Il sito del comune di Ragusa: 5

    Il sito del comune di Napoli: 2

    Il sito del comune di Palermo: 1

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    Ospiti
  • Giornali, disastri, offese

    Pagine dedicate ieri da la Repubblica al disastro di Viareggio: 11

    Da E Polis: 4

    Dal Giornale di Sicilia: 2,5

    Prezzo in euro di una copia de la Repubblica: 1

    Di E Polis: 0

    Del Giornale di Sicilia: 1,10

    Direttori del Corriere della Sera dal 1984 a oggi: 7

    De la Repubblica: 2

    Del Giornale di Sicilia: 1

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  • Sicilia, distanze, biografie

    Ore necessarie per raggiungere in treno Siracusa da Trapani: 15

    Ore necessarie per raggiungere in aereo New York da Palermo: 9

    Distanza in km tra Siracusa e Trapani: 360

    Distanza in km tra New York e Palermo: 7.180

    Milioni di euro all’anno chiesti dal sindaco di Palermo Diego Cammarata al premier Berlusconi per la stabilizzazione dei precari dell’Amia: 100

    Dipendenti dell’Amia nel 2002: 1.500

    Nel 2008: quasi 3.000

    Debito dell’Amia nel 2002, in milioni: 38

    Nel 2008: 186

    Righe della biografia di Barack Obama sul suo sito: 27

    Righe della biografia di Diego Cammarata sul suo sito: 15

    Righe della biografia di Leoluca Orlando sul suo sito: 152 Continua »

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  • Da che parte stare

    Prima scena. Il giornalista Marco Travaglio, a maggio in una puntata di Che tempo che fa, tira in ballo il neo presidente del Senato Renato Schifani accusandolo di essere amico di mafiosi e giudicandolo inidoneo a ricoprire la seconda carica dello Stato.
    Seconda scena. Il giornalista Giuseppe D’Avanzo, su la Repubblica, attacca il metodo Travaglio: è, nel migliore dei casi, giornalismo d’opinione travestito da giornalismo d’inchiesta. Schifani – questo è il succo – ha intrattenuto rapporti con un tale che solo anni dopo verrà inquisito e condannato per mafia.
    Terza scena. Sempre D’Avanzo rivela che Travaglio, in anni recenti, si è fatto pagare una vacanza in Sicilia da Michele Ajello, recentemente condannato in primo grado per mafia.
    Quarta scena. Martedì scorso Travaglio mette online le ricevute di una vacanza del 2002 all’hotel Torre Artale di Trabia, da cui si evince che il conto se l’è pagato lui.
    Quinta scena. Ieri su la Repubblica D’Avanzo cala il suo asso. Parli della sua vacanza del 2003 (e non del 2002) al Golden Hill di Altavilla – scrive – Quella trascorsa insieme con Giuseppe Ciuro, poliziotto “infedele” condannato di recente a quattro anni e otto mesi al processo “Talpe” di Palermo. E chiede: chi gliel’ha pagata quella vacanza? Il sospetto è che il denaro sia venuto fuori dalle tasche di Ajello.

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