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e-mail: l.luca@repubblica.it

Biografia: Lucio Luca è nato a Ragusa nel 1967 ma vive a Palermo da quando aveva un paio di mesi. Ha cominciato a lavorare come cronista sportivo al Giornale di Sicilia quando aveva 18 anni. Poi è passato a Telecolor Catania dove è diventato professionista. Ha fondato il quotidiano Il Mediterraneo con quattro amici più pazzi di lui. Dal '97 lavora nella redazione palermitana di Repubblica dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Poi, dal 2001, è passato allo sport e agli spettacoli.

Vive con due donne (ma una è la figlia) ed è autore della rubrica Ghiaccioli all'arancio. Un autentico cazzeggio sul mondo del pallone siciliano.

Fino a qualche mese fa pensava che non avrebbe mai scritto un libro perché la letteratura poteva tranquillamente farne a meno. Lo pensa ancora, ma alla fine di libri ne ha scritto addirittura due. Il primo si intitola Prove tecniche di trasmissione, trent'anni di radio e tv private palermitane e racconta l'epopea dell'emittenza libera in città. Il secondo è Puellae e rappresenta una carrellata di storie di prostitute siciliane dall'epoca greco-romana ai giorni nostri. Ha promesso al suo editore di fermarsi qui ma è un maledetto bugiardo.

Lucio Luca
  • Lettera al presidente

    Caro presidente Zamparini, chissà perché ma ho la vaga sensazione che lei non sia un appassionato «navigatore» di Internet. Preso dai suoi affari, non avrà avuto il tempo di dare un’occhiata a quello che si scrive oggi sui «muri» dei tifosi. Già, poche ore dopo le lacrime di Eugenio Corini, l’ultima bandiera rosanero che lei, con piglio manageriale tipico di chi non bada tanto per il sottile, ha deciso di ammainare per manifesta vecchiaia. Tanto per evitare equivoci, alla “Gazzetta dello Sport” ha anche dichiarato che «un calciatore a 37 anni non ha futuro». E quindi, che il capitano se ne faccia una ragione e si goda gli ultimi scampoli di carriera da qualche altra parte, magari accanto ai suoi figli — accidenti che pretesa — dopo aver fatto il doppio gioco giurando fedeltà eterna al Palermo mentre cercava altrove un ingaggio più lauto. Questo, se non ho capito male, lei va dicendo da una quindicina di giorni dopo aver liquidato con un «niet» la voglia di restare in rosa del capocannoniere rosanero (che dire, malgrado la sua veneranda età, come si dice a Palermo il buon Eugenio quattro fili se li mangia ancora).
    Caro presidente Zamparini, approfitti del weekend per saltellare qui e là in rete e registrare l’umore dei «suoi» tifosi. Ha presente quei sondaggi periodici sul gradimento dei politici? Non per rovinarle le vacanze, ma lei attualmente non gode poi di così tanta stima da parte di chi vive per i colori della squadra della città. Continua »

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  • Obiettivi ambiziosi

    Leggo che Stefano Colantuono, il nuovo allenatore del Palermo, punta a un piazzamento alle spalle delle milanesi, delle romane e della Juventus che torna in serie A. Naturalmente, ricorda il simpatico tecnico di Anzio, mica dobbiamo dimenticarci della Fiorentina. E quindi, a conti fatti, dopo Inter e Milan, Roma e Lazio, Juventus e Viola può arrivare il Palermo. Tra il sesto e il settimo posto, dunque. Ecco svelati i propositi per il 2007-2008. Ma se erano questi gli obiettivi, uno come Guidolin che si è piazzato sesto il primo anno e quinto adesso, faceva così tanto schifo? Ai posteri l’ardua sentenza.

    Palermo
  • Capitano mio capitano

    Io non lo so se Corini resterà a Palermo. Dice che c’è un incontro con il direttore sportivo (era ora) e che adesso è lui, il capitano, a voler andare via. Spero che non sia così perché sono affezionato ai giocatori bandiera. Adoro Maldini anche se i colori rossoneri mi fanno venire l’orticaria (questione politica, lo ammetto); mi piace l’attaccamento alla maglia di Totti, che avrebbe potuto vincere dieci volte di più se fosse andato via dalla Roma ma ama la sua città in maniera viscerale; nutro una passione ai limiti dell’omosessualità per Alex Del Piero a cui (tanto per evitare equivoci) invidio anche la moglie bella e silenziosa. Insomma, l’idea che Eugenio Corini possa andare via da Palermo mi rattrista e conferma, purtroppo, le mie perplessità su chi guida la baracca rosanero.

    Ma come, dico io, hai un giocatore carismatico, un parafulmine di tutti i guai (basta pensare che quando le cose vanno storte è sempre il primo a presentarsi dai giornalisti), un punto di riferimento in campo e fuori, e tu aspetti il 30 di maggio per incontrarlo e rinnovargli il contratto? Ovvio che quello si incazzi e se ne vada, no? Continua »

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  • La formazione ideale

    Amelia, Raggi, Rinaudo, Canini, Molinaro, Migliaccio, Guana, Simplicio, Bresciano, Lucarelli, Amauri. In panchina: Fontana, Bovo, Dellafiore, Giovanni Tedesco, Buscè, Brienza, Cavani.
    La butto lì, vi piace? Dai, ormai il campionato è finito e ci possiamo scatenare con il toto mercato. Noi al giornale lo chiamiamo il toto-cazzate, perché per un paio di mesi si potrà scrivere tutto e il contrario di tutto sui giocatori in partenza e in arrivo. Scrivete la vostra formazione ideale per il Palermo 2007-2008, chissà che Foschi non passi da Rosalio e prenda qualche spunto. Basta che non ci mettete Ronaldo e Ibrahimovic, perché tanto Zamparini non li compra…

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  • Divieto di champagne

    Giovedì scorso sono arrivato a Roma che, per un bel po’ di tempo, diventerà la mia città. Lo dico non tanto per informare gli amici di Rosalio dei miei spostamenti – in fin dei conti credo che non siano di vitale importanza – quanto per raccontare quello che mi è successo nella lunga notte seguita alla finale di Coppa Italia. La Roma, come sapete, ha perso 2-1 con l’Inter ma si è aggiudicata il trofeo forte di quel primo set (ops, è calcio…) terminato 6-2 all’Olimpico. Uscito dal giornale verso le 23,30 con un paio di colleghi di fede giallorossa, ci siamo trovati davanti al Colosseo nel bel mezzo di una festa travolgente che, inevitabilmente, ha coinvolto anche migliaia di turisti e persino un “antipazzante” della truppa di Spalletti come me.
    Guardavo i tifosi esultare, sentivo i loro cori, vedevo sventolare le bandiere e pensavo insistentemente a un titolo che avevo fatto qualche mese prima sulle pagine sportive di Repubblica Palermo. Quel titolo diceva pressappoco così: “Foschi: brinderemo a champagne se verremo eliminati dalla Coppa Uefa”. Perché, si sa, la Coppa Uefa è una scocciatura e prima ce ne liberiamo meglio è. Per un paradosso tutto palermitano, però, è fondamentale conquistare la qualificazione (altrimenti è vergogna) salvo poi maledire il momento in cui siamo costretti a giocare tralasciando i sogni di gloria in campionato. Ho già scritto tempo fa che un ragionamento del genere, per una società che in un secolo e passa di storia non ha mai vinto nulla, è quanto meno penalizzante.
    Ma non è questo il punto. Continua »

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  • Grazie Zampa

    Tre anni fa, alla vigilia del primo campionato di serie A del Palermo dopo tempo immemorabile, il capo di “Repubblica” mi chiese di inventarmi qualcosa, magari una rubrichetta per accompagnare il ritorno trionfale dei rosanero nel calcio che conta. Mi venne in mente quella storia dei “Ghiaccioli all’arancio”, mitico grido di battaglia dello stadio al pari di “Popolare c’è” che, non a caso, era l’altro nome in ballottaggio per la testata. Pensavo di tenere la rubrica per una stagione, al massimo due, anche perché sinceramente non sapevo quello a cui andavo incontro. L’idea di prendere in giro i colleghi dello sport o i diretti protagonisti della domenica era rischiosa in una città permalosa come la nostra. E invece in tre anni non ho (ancora) preso querele, tranne qualche “affettuosa” telefonata di rimprovero.
    Perché dico tutto questo? La ragione è presto detta: tra qualche giorno mi trasferisco a Roma per un bel po’ di tempo e temo che dalla capitale sarà più difficile poter seguire i programmi delle radio e delle tv locali che tanti spunti hanno regalato ai miei ghiaccioli. Continua »

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  • Ode a Guidolin

    Ho sempre avuto un debole per Francesco Guidolin. Lo dico subito, così chi vuole si può preparare a sputarmi addosso che tanto ormai ci sono abituato. Mi piace molto come allenatore (in fin dei conti ci ha portato prima in A e poi in Europa) ma soprattutto come uomo. E qui — lo dico alle mie donne — il fattore estetico non c’entra proprio nulla. Mi piace la sua capacità di incassatore, la sua freddezza, il self-control davanti a tutte le porcherie che gli sono state rovesciate contro in queste tre stagioni (quasi) in cui ha guidato la squadra rosanero. Il suo datore di lavoro gli ha detto nell’ordine che è uno sfigato, che porta attasso, che non capisce niente di pallone, che non ride mai (gravissimo per un tecnico, ne converrete), che non ha le palle e chissà quant’altro. Lui, Francesco, ha sempre fatto finta di non sentire, è andato avanti per la sua strada e non si è mai lasciato andare a una polemica che sia una contro il danaroso signore venuto dal nord.
    Lo so, l’obiezione del tifoso è sempre la stessa: visto che Guidolin guadagna un milione e 300 mila euro all’anno, ci manca pure che si mette a rispondere al suo presidente. Obiezione che, onestamente, non condivido. La dignità di una persona non ha prezzo e nulla, ma proprio nulla, autorizza un padrone (parola che mi dà l’orticaria, ma quello è) a maltrattare a mezzo stampa un suo dipendente. Al limite può alzare il telefono e vomitargli contro improperi. Ma farlo sul giornale o in tv è, a mio parere, sgradevole e quantomeno poco elegante. Detto ciò Francesco Guidolin avrà anche le sue colpe, a un certo punto non ne ha capito più niente, ma sentirsi bastonato un giorno sì e l’altro pure non avrà di certo giovato alla sua psiche. Continua »

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  • Puellae

    Cari amici di Rosalio, anzitutto auguri e complimenti per il vostro primo anno di vita. Purtroppo non ce l’ho fatta a venire a trovarvi al Montevergini, ma tengo famiglia e quando i due terzi della famiglia medesima sono inchiodati a letto dalla febbre tutto diventa più complicato. Ci sarò alla festa per il secondo compleanno, promesso.
    Sono felice di ritrovare il blog più ricco e bello di quando l’ho lasciato, Tony ha fatto un gran lavoro e sono il primo a rendergliene merito. Ero tra i fondatori, ma ragioni di lavoro mi hanno costretto a lasciare Rosalio dopo qualche mese. Il giornale, certo, ma soprattutto due progetti editoriali che, tra alti e bassi, sono riuscito a portare a termine. Il primo è uscito ad aprile: “Prove tecniche di trasmissione”, edito dalla Sigma Edizioni, raccontava i trent’anni delle radio e delle tv locali della città. Rosalio pubblicò all’epoca un bellissimo articolo di Mario Di Caro e, forse anche grazie a questo, il libro è stato un successo. Bontà vostra.
    Tra qualche giorno (se tutto va bene da giovedì 7 dicembre) troverete in libreria un altro libro che, spero, possa piacere come “Prove tecniche”. Si intitola “Puellae… non donne di provincia” e, ancora una volta, è stato pubblicato dalla Sigma di Maria Elena Vittorietti. Di che si tratta?

    “Puellae”

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    Ospiti
  • Buon proseguimento a tutti

    Due sabati fa — e lo scrivo solo ora perché di tanto in tanto mi tocca anche lavorare — ho goduto come un pazzo per il 3-3 al “Barbera” tra Palermo e Roma. Del pareggio non me ne può fregare di meno, ma se ti capita di seguire la partita in mezzo a tale Fabrizio Zampa, radiocronista ufficiale della formazione giallorossa, e un mentecatto di cui non conosco il nome che gridava come un ossesso pure quando la Roma batteva un fallo laterale, il “prio” di vederli morire lentamente dopo aver assaporato la vittoria (con tanto di sfottò ai colleghi di Terronia) non ha proprio prezzo. Lo dico solo adesso e se qualcuno pensa che ce l’ho con la Roma, sappia che odio (calcisticamente, ovviamente) anche la Fiorentina e quindi la lotta per la Champions League quest’anno proprio non mi appassiona. Mi rompe le scatole, però, essere preso in giro e sabato scorso allo stadio sono riuscito a non venire alle mani con qualche simpatico “collega” solo perché non ne valeva la pena. Se sono arrivato alla soglia dei 40 anni senza avere picchiato, o essere stato picchiato da nessuno, non saranno 22 signori in mutande e un paio di burloni (diciamo così) in tribuna stampa a farmi cambiare idea. Continua »

    Ghiaccioli...online!, Rosalio
  • La coppa maledetta

    Quando andavo al liceo — praticamente un secolo fa — c’era una tipa con un corpo da favola, capelli biondi e occhi azzurri, sempre vestita alla moda, profumo da delirio. Era la più bella della scuola e non “cagava” nessuno di noi nemmeno di striscio. Nei discorsi di maschi si immaginavano notti (ma, volendo anche giorni) fantastici in compagnia di questa prova vivente dell’esistenza di Dio. Solo che per lei noi eravamo soltanto degli esseri insignificanti che sciamavano pietosi in attesa di un cenno che non arrivava mai. Verso la fine di marzo dell’anno della maturità, la tipa si avvicina e mi fa: “Senti, ma perché in cinque anni noi due non ci siamo mai parlati?”. Balbetto, sudo, divento rosso, mi manca l’ossigeno: “Ma sai, nessuno ci ha presentati…”. Non potevo trovare una risposta più idiota ma nel giro di una trentina di secondi netti c’era mezza scuola che parlava di questo incontro “ravvicinato”. Da quel giorno S. mi cominciò a salutare col bacetto (primo importante passo verso la beatificazione) e la mia popolarità al “Meli” crebbe a dismisura. Continua »

    Palermo
  • La linea del signore

    Il mio barbiere mi ha visto lievemente abbronzato — potrò farmi una settimana bianca all’anno pure io o no? — e ne ha tratto una ulteriore conferma alla sua fede inossidabile: «Voi comunisti continuate a dire che l’Italia è povera e poi ve ne andate alle vacanze negli alberghi di lusso. Non siete nemmeno degni di nominarlo a Berlusconi, cornuti e ingrati che non siete altro…». Ora, a parte il fatto che il mio presunto comunismo sarebbe tutto da dimostrare, non sarà certo un caso che per fare un po’ di ferie uno sceglie la bassa — bassissima — stagione e persino le offerte last minute pur di risparmiare e non sforare il budget. Figaro, però, è un berlusconiano doc e pure se vedesse il suo idolo stuprare un bambino sarebbe capace di insinuare il sospetto che è tutta colpa dell’infante pur di non dare addosso al “signore dei sogni”.
    E qui veniamo al punto. Il preambolo, infatti, c’entra fino a un certo punto. Qui di “signori” vogliamo parlare perché dopo la famosa “linea della palma” la Sicilia sembra avere esportato anche la tanto decantata “linea del signore”. Nel mio albergo di lusso in Trentino — in realtà un dignitoso due stelle — mi è capitato di vedere in tv il premier nei suoi tour elettorali. E con grande orgoglio ho potuto notare che tutti i suoi avversari sono diventati “il signor Prodi”, “il signor Montezemolo”, “il signor Della Valle” e così via. Visto che di solito esportiamo mafia e disoccupazione, aver coniato una locuzione, pur con accezione negativa, è un passo avanti da tenere in considerazione. Vuol dire che a qualcosa anche noi, ai confini dell’impero, serviamo. Continua »

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  • Paradossi europei

    C’è un dibattito che va per la maggiore tra i tifosi del Palermo. E anche tra quelli che si ritrovano puntualmente dal signor Franco, il barbiere che annovera il maggior numero di clienti non paganti della storia dell’acconciatura mondiale. Il senso è pressappoco questo. Gli eccessivi impegni dei rosanero in Coppa Uefa finiscono per debilitare la squadra e compromettono l’andamento di Corini e soci nel campionato. Che, ovviamente, conta molto di più di una manifestazione di terz’ordine come quella europea alla quale, tanto per capirci, partecipano alcune tra le migliori formazioni del continente. Già il fatto che in un secolo di storia il Palermo non l’abbia mai giocata dovrebbe convincere i tifosi dell’importanza storica di esserci, ma ai palermitani di questa Uefa non gliene frega granché. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

    Ma il paradosso, tutto siciliano, è un altro. Dicono i tifosi che, continuando di questo passo, per colpa della Coppa il prossimo anno non riusciremo a qualificarci per l’Europa. E questo, sinceramente, è intollerabile. Dunque, ricapitolando, la Uefa ci impedirà di andare in Uefa. Continua »

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  • Forza Zoro

    Ci sono voluti tre mesi e un piccolo, sconosciuto, paesino del Salento. Dopo il “no” sdegnato del sindaco di Milano e l’indifferenza della Sicilia. Alla fine a Cursi, in provincia di Lecce, qualcuno ha pensato che il gesto di Marc Zoro contro i tifosi razzisti dell’Inter che lo insultavano, meritasse un riconoscimento. E così da oggi Marc, difensore centrale del Messina e della Costa d’Avorio, è cittadino onorario di questo centro pugliese. «Sono felice ed emozionato, per un gesto che mi ha colpito profondamente e che voglio che sia trasmesso ai più piccoli, come questi bambini che ho di fronte, perché loro un domani, capiscano che nel c’è solo una razza e un colore, quello dell’umanità», ha detto Zoro commosso nell’aula del Consiglio comunale. «È un gesto che non potrei più rifare — ha poi proseguito il difensore ivoriano — perché non fu programmato ma estemporaneo. Da allora credo che qualcosa un po’ sia cambiato negli stadi nei confronti di noi giocatori di colore. Ricordo ancora gli applausi allo stadio di Treviso, considerato uno dei più a rischio razzismo. Forse si è incominciato a capire che il calcio è un fenomeno che unisce e non deve dividere».

    In una terra nella quale i movimenti autonomisti si alleano con la Lega di Calderoli, l’intelligenza del mio amico Marc merita attenzione e rispetto. Non dico che qualcuno potrebbe spingersi a candidarlo alle elezioni, ma visto chi ci andrà a rappresentare, una persona come lui non sfigurerebbe affatto. Anzi, ne sovrasterebbe tanti. E non solo per l’altezza.

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  • “Kosa nostra” di Praga

    Kosa nostra

    Vabbè, spesso le reazioni sono pure più patetiche degli insulti. Ma sinceramente questo fatto che ogni squadra europea che incontra i rosanero debba offendere la nostra “bella e amata Palemmo” comincia a darmi un po’ di fastidio. Gli ultimi, come avrete letto sui giornali, sono stati i cecoslovacchi (ops, non si chiamano più così ma cechi mi fa proprio ridere…) dello Slavia Praga che giovedì affronteranno i nostri eroi nei sedicesimi di finale di Coppa Uefa. Andate sul sito ufficiale della società (www.slavia.cz) e vi troverete davanti a una bella foto con un paio di tifosi in maglia biancorossa, occhialoni scuri manco fossero alle Maldive (minchia sole che ci dev’essere a Praga in questo periodo…) e una simpatica scritta alle loro spalle: “Kosa Nostra”. Continua »

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  • “Un certo Papadopulo”

    Ormai lo sapete. A Palermo, quando dobbiamo “posare” uno, gli diamo del “signore” e il gioco è fatto. Trovate un tifoso, uno solo, che oggi non definisce l’ex allenatore rosanero “il signor Del Neri”. È un classico. Era toccato prima al “signor Toni” — a proposito, ha segnato anche domenica, 22 gol in 23 giornale, minchia, e mi sia consentito il francesismo — Tocca spesso al “signor Zamparini” quando non si tiene e spara a zero contro tutti e tutti. Toccherà anche al nuovo tecnico se arriveranno tempi bui.

    Ci si chiede: ma se dare del “signore” ha un’accezione negativa, ci sarà pure un modo per fare i complimenti a qualcuno nella tipica vulgata palermitana? E certo che c’è, basta passare ogni tanto dal signor Franco (signore, senza virgolette, va bene…) e ascoltare il fan club del Figaro “de noantri”. «Avete visto? Abbiamo cacciato il “signor Del Neri” e ci siamo qualificati in Coppa Italia massacrando il Milan. E se non era per quel colpo di culo di Paredes — la prodezza degli avversari non è contemplata nel vocabolario del tifoso rosanero — ci andavamo a prendere i tre punti pure a Reggina e a quest’ora stavamo qui tutti belli contenti». Continua »

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  • Papadopulo, salvaci tu

    E quindi da stasera, nell’assalto al Milan in Coppa Italia, il Palermo sarà guidato in panchina da un nuovo allenatore. Del Neri, anzi il “signor” Del Neri, è ormai un residuato bellico. Ora c’è Papadopulo — quanto ci metterà a diventare “signore” anche lui? — uno che con il cognome che si ritrova qualche raccomandazione con l’Altissimo dovrà pure averla. Basterà a proteggerlo dalle intemperie di Zamparini? Chi può dirlo. Se il presidente ne ha cacciati 32 in una quindicina di anni, cosa gli impedisce di fare al più presto 33? Che poi, come i cabalisti sanno bene, 33 è pure un numero “divino” — gli anni di Cristo — cosa che con un Papadopulo fa giusto pendant. «Viri ca stu Papadopulo è uno buono — commentano gli amici dal signor Franco (senza virgolette, per carità) — questo prende i giocatori e li sbatte al muro. Senza chiacchiere». Naturalmente è quanto dicevano la scorsa estate anche per Del Neri — non ancora degradato a “signore — e che diranno per Novellino, il prossimo della lista secondo quanto ci raccontano i padroni del mercato. Continua »

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  • Turbolenze rosanero

    Tira una brutta aria dalle parti di viale del Fante. Il “signor” Zamparini, che da quando di mestiere fa il presidente delle squadre di calcio ha cacciato via un condominio di allenatori, si è incazzato di brutto con l’ultimo della serie, il friulano (e quindi suo conterraneo) Gigi Del Neri, tristemente famoso per il fatto che nessuno, a memoria di giornalista, è riuscito mai a decodificare nemmeno mezza frase durante le sue conferenze stampa. Tanto che è passata alla storia una battuta folgorante del cabarettista Ernesto Maria Ponte: «Il Palermo gioca come il suo allenatore: non si capisce niente…».

    Tira una brutta aria, si diceva, perché al presidente non gli piace proprio come gioca la squadra. Dice che prende troppi gol, che così si va in serie B, che Del Neri deve darsi una regolata e cambiare modulo. Continua »

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  • Pallone o teatro, questo è il problema

    Finalmente il girone di andata è finito. Anzi, comincia subito il ritorno perché nel calcio friggi e mangia di questi tempi nessuno ha più tempo da perdere. Il tifoso rosanero non è contento. Sognava una squadra in Champions League e si deve sorbire le sfuriate del presidente che teme addirittura di retrocedere. Ok, non è andata benissimo, ma l’allarme zampariniano è andato, come sempre, un po’ sopra le righe. L’unica buona notizia, in questo senso, è l’ultima promessa del patron friulano: «Non mi chiamate più a fine partita — ha detto ai giornalisti — perché vi sbatto il telefono in faccia». Che abbia letto l’ultimo post dei ghiaccioli on line? Mi sentirei di escluderlo, ma se mantiene la parola, “Zampa” fa un buon servizio a se stesso, alla squadra, ai tifosi e persino ai cronisti che, una volta e per tutte, si metteranno il cuore in pace e torneranno a consumare le suole delle scarpe per trovare lo straccio di una notizia. Continua »

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  • E ora Zamparini caccia tutti

    Lo sapete qual è lo sport preferito dei giornalisti palermitani che si occupano di cose rosanero? Semplice. Telefonare al presidente Maurizio Zamparini cinque minuti dopo che Corini e soci hanno perso una partita, proprio quando al miliardario del Friuli girano vorticosamente. E non importa che la sconfitta sia arrivata con la Juventus dei miracoli o lo scalcinato Treviso. Per Zamparini, Trezeguet o Cottafava pari son. E quindi giù improperi, accuse, minacce. Che servono, matematicamente, a fare un bel titolo del tipo: «Squadra di cialtroni, li caccio via tutti». Casualmente è proprio questo il titolo di “Controcampo”, trasposizione cartacea dell’omonima trasmissione di Italia 1 della domenica sera. Sapete quel programma nel quale si parla due ore di Cassano al Real Madrid e gli ultimi cinque minuti delle partite disputate? Quella. Basta accapigliarsi un po’, giocare a chi grida di più (e a chi le spara più grosse) e il gioco è fatto. L’Auditel sale e il conduttore Piccinini gode. Continua »

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