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e-mail: l.luca@repubblica.it

Biografia: Lucio Luca è nato a Ragusa nel 1967 ma vive a Palermo da quando aveva un paio di mesi. Ha cominciato a lavorare come cronista sportivo al Giornale di Sicilia quando aveva 18 anni. Poi è passato a Telecolor Catania dove è diventato professionista. Ha fondato il quotidiano Il Mediterraneo con quattro amici più pazzi di lui. Dal '97 lavora nella redazione palermitana di Repubblica dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Poi, dal 2001, è passato allo sport e agli spettacoli.

Vive con due donne (ma una è la figlia) ed è autore della rubrica Ghiaccioli all'arancio. Un autentico cazzeggio sul mondo del pallone siciliano.

Fino a qualche mese fa pensava che non avrebbe mai scritto un libro perché la letteratura poteva tranquillamente farne a meno. Lo pensa ancora, ma alla fine di libri ne ha scritto addirittura due. Il primo si intitola Prove tecniche di trasmissione, trent'anni di radio e tv private palermitane e racconta l'epopea dell'emittenza libera in città. Il secondo è Puellae e rappresenta una carrellata di storie di prostitute siciliane dall'epoca greco-romana ai giorni nostri. Ha promesso al suo editore di fermarsi qui ma è un maledetto bugiardo.

Lucio Luca
  • Viva, viva il calciomercato

    Gli diamo la metà di Brienza, i tre quarti di Codrea, il petto di Barzagli, la coscia di Grosso, l’opzione su Corini e un paio di notti d’amore con una hostess a scelta della tribuna stampa. In cambio ci danno la comproprietà di Trezeguet, un quarto di Ronaldo, mezzo chilo di Adriano, due fettine belle sottili per la bambina, e una birra agghiacciatissima. Per noi che lavoriamo nei giornali sta per ricominciare la pacchia. Il periodo nel quale possiamo scrivere ogni minchiata che ci passa per la testa senza che nessun direttore ci possa (giustamente) cacciare via. Continua »

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  • A Firenze? Abbiamo vinto

    Il tifoso palermitano è contento. Sì, vabbé, a Firenze abbiamo perso. Fra un po’, in classifica, ci passerà davanti pure il Pizzighettone, ma che volete che sia davanti al fatto che Luca Toni non ha segnato e, anzi, ha giocato la sua peggiore partita da quando indossa quell’orribile maglia viola? Ieri il tifoso palermitano ha pareggiato, anzi ha vinto. Ha vinto quando l’infame si è trovato a tu per tu — portate pazienza, ogni tanto qualche luogo comune da giornalista sportivo mi scappa — con il nostro portiere e ha arroccato la palla oltre la curva Fiesole. Ha vinto quando il traditore ha ciabattato dal limite dell’aria come una qualsiasi schiappa di terza serie. Ha vinto quando ha saputo che i fischi dei nostri eroi hanno subissato gli applausi dei tifosi fiorentini. A quel punto, lo 0-1 è un dettaglio. Una forzatura, direi quasi una pignoleria. Continua »

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  • La forza dell’attasso

    È inutile girarci attorno. Nel calcio ci sono gli schemi, la classe dei giocatori, la forza fisica, le farmacie. C’è la spinta del pubblico, «il dodicesimo uomo in campo», che è in assoluto la frase più idiota tra le tante, idiotissime, che usano con eccessiva generosità i giornalisti sportivi. Poi, però, c’è l’attasso. Che è il compendio di una settimana di lavoro e annulla tutte le cazzate che si leggono e si scrivono dal lunedì alla domenica. Contro l’attasso non c’è 4-4-2 che tenga. Nemmeno Lady Barbara, buonanima, per l’attasso ci poteva fare niente. E se l’attasso diventa generalizzato può capitare che persino un grande campione se la veda di lastrico dopo mesi e mesi di celebrazioni urbi et orbi. Continua »

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  • La Coppa Uefa poco conta

    C’era ieri sera un bellissimo dibattito in tv sul Palermo. Facce distese, sorrisoni a trentadue denti perché vincere a Roma mica è cosa di tutti. Ma i tre giornalisti, l’ex allenatore e il sempiterno senatore che in quella tv affaccia dalla mattina alla sera, si scannavano tra loro su un tema di scottante attualità: «Ma insomma, di questa Coppa Uefa, a chi cazzo gliene sbatte in questa città?». Ok, i toni erano leggermente più soft ma la sostanza non cambia. C’era un giornalista che tifava per l’Europa — che magari si fa qualche viaggio in più al seguito della squadra e non è affatto male, beato lui — Un altro che, democristianamente, sosteneva che «è vero che un po’ rompe le palle, ma la Uefa è una bella manifestazione». Il terzo, invece, si allattariava tutto e parlava tiski toski: «Bella, bella, ma poi i ragazzi sono stanchi, mica siamo la Juventus noi…». Continua »

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  • Marc Zoro e l’Ambrogino d’oro

    Ho qualche amico a Messina. Tutta colpa del pallone visto che da quando anche lì sono finiti in serie A il giornale ha preso a spedirmi (inviarmi mi pare troppo) a seguire le partite dei cugini giallorossi. È una squadra simpatica e anche se questo è un blog di Palermo mi va di parlarne. Per una ragione, in particolare. Perché tra quei pochi amici che ho a Messina c’è un ragazzo di 22 anni, nero come la pece fuori ma bianco come la purezza nel cuore. Lo so, è una frase da collezione Harmony ma, sinceramente, non me ne viene una meglio. Continua »

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  • Dal barbiere

    Il modo migliore per capire l’umore del tifoso rosanero è frequentare con assiduità il salone da barba. Prima, quando la squadra galleggiava (affogava?) in terza serie, si puntava decisamente sulle donne: «L’hai vista quella del condominio qui di fronte? Quando il marito va a lavorare…». E giù commenti che se lo sapesse la Prestigiacomo ci piangerebbe per un paio di settimane di fila. Si sfogliava avidamente “Cronaca Vera”, l’unica rivista di settore visto che la comprano solo i barbieri, e si commentavano culi e tette delle modelle di turno, ragazzotte di terz’ordine ma decisamente molto procaci. Poi, con l’arrivo di Zamparini, tutto è cambiato anche nell’ultimo paradiso del sesso parlato. Continua »

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