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martedì 19 mar

Archivio per la categoria 'Purtroppamente'

  • Femmine: se l’estradiolo fa la differenza

    La notizia è bellissima perchè è 1) curiosa, 2) insidiosa, 3) politicamente no scorretta: di più. In sostanza dice che una partita di miricani del Techisas, capitanati da una certa Katrina Durante scoprì che esiste un ormone che si chima estradiolo. Ora questa cosa capita che nelle femmine ce ne può essere di più e allora, in quel preciso momento loro dice che diventano più sdillinqui. Cioè a tipo che si vestono che si fanno vedere un poco di minne o le cosce, si annacano il culo, parlano tischi toschi e guardano ‘nsutta. Ma quel che è importante è che sono come il tassì che accende il cartellino “libero”. Continua »

    Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.11)

    Purtroppamente non ricordo un Festino senza che menza città si priava e l’altra menza si rummuliava. Ma tutta si immischiava. Ora accollarcela tutta a Scuderi (che è pure mio vicino di casa e ci ho il rispetto del terrazzino) mi pare, come posso dire?, una perdita di tempo. Anche perché, prima di darci l’incastro, è giusto che ci facciamo il processo. Insomma domenica 15 luglio ci mettiamo qui su Rosalio e a Scuderi e ci diciamo: Alfio, va cogghi luppina. Oppure: e bravo! Se andate nella Scala e fanno la Traviata (che è vecchia come la cucca e la sanno pure i picciriddi), e il tinore è uno nuovo, non è che è conto che ci dite prima: minchia ra atta mbriaca. Prima sentite come canta Parigi oh cara e poi, se è il caso, lo abbanniate. Insomma Alfio, domenica ne parliamo. Farlo ora mi pare inutile. Continua »

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  • Purtroppamente (n.10)

    “L’altra volta mi ho mangiato 180 rizze”. Lo scruscio della taverna finì a lampo come quando la cinquecento prendeva una scaffa e si fermava lo stereo8. 180 rizze? Lui, bassino, pizzetto, trequarti fintapelle, magrolino con sottopanza, confermò: 180. Non so se avete presente quante sono 180 rizze; quasi una cartella sana sana. Intanto ci vuole almeno un’orata per aprirle tutte. Ma ci vuole la nguanta di gomma bella doppia e un cortello pesante. E pensate come si arridduce il polso dopo 180 scotolate per fare cadere tutto l’amaro e lasciare gli spicchi belli rossi e polposi. Ma 180 sono sempre 180 e si portano appresso una domanda da domandare urgentemente: col pane? E la risposta fu; naturale! Seguì il dibattito. Continua »

    Purtroppamente
  • Purtroppamente, buon anno

    Dice che hanno trovato a un picciotto indiano che mancava da nove mesi. Non era uno qualsiasi perché lassotto dicono che è come dire Dio che la si chiama Buddha. Là nell’India, tanto per dire, non si muore mai. Cioè si muore come in tutte le parti del mondo ma non succede che uno muore e basta oppure muore e lo mandano all’accettazione per vedere se deve andare: all’Inferno, in Paradiso o al Purgatorio. La, quando uno muore la sua anima trascloca. Arma una lapa piena di cose buone e cose tinte, e cerca un’altra casa. Che non deve essere per forza un’altra persone. Puè essere pure una cosa. Continua »

    Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.8)

    Io non lo so ma quando c’è l’ora legale io non mi sento tanto bene perché mi sento taliato. È come se mettessero un puntuniere davanti al portone del condomino e così Giovanni, il portiere, deve andare a buttare i sacchetti della munnizza dalle ore 18 alle ore 22 invece di farlo alle undici di mattina doppo avere passato il cannavazzo nella portineria. Mi sento con un carrubbo in macchina che quando c’è il rosso e io, automaticamente, passo mi dice: ma dove vai? Non lo vedi che c’è il rosso? Mi sento come se guardo la impolletta della luce e non posso dormire sino a quando non la vado a pagare invece di tappiarcela tanto se me la tagliano io esco il filo dal balcone del tinello e mi attacco e chi si è visto si è visto. Continua »

    Purtroppamente
  • Purtroppamente ci vuole coraggio

    Quante vasate ti vulissi dari
    puru si mi ‘ngrasciu
    Quanti cavuci ti rassi
    pi fariti catamiari
    E comu ti taliassi
    pi trasiriti ‘nta mirudda
    mentre tu ti ni futti
    ca tanto Dio perdona a tutti
    Ma non perdona a mia
    ca m’annorbu la vista
    p’un taliari la munnizza
    p’un sentiri u to feto
    e pi cantari comu un fissa
    caminannu mmenz’a via
    pigghiati stu cori, Palermo mia

    Palermo, Purtroppamente
  • Blitz ai Candelai, purtroppamente

    Stanotte i puntunieri hanno fatto un blitz ai Candelai. Sono stati controllati 23 locali e otto sono stati chiusi perchè non aveano licenza, ci mancava la carta bollata per potere infilare gli stecchini nelle olive, avevano il cesso con la carta igienica a un solo velo invece che a tre. E non vi dico niente altro perché se no diventa un articolo e io oggi sono in sciopero perchè i padroni dei giornali non ci vogliono rinnovare il contratto scaduto da quasi due anni.
    Ora io sono d’accordo che le regole sono necessarie. Che non si può correre il rischio di mangiarsi un panino e ti rifilano una porcheria oppure che non conservano la fellata come deve essere conservata. E va bene. Ma sarei curioso di parlare con quelli che hanno aperto i locali ai Candelai e farmi raccontare il calvario di richieste di licenze e permessi vari che magari restano anni nei cassetti del Comune o in Questura. Siamo sicuri che il torto sta da una parte sola? Oppure poi finisce che qualche studente fuorisede che si passava una serata a sentire un poco di musica se ne deve andare per forza a piazza Unità d’Italia a guardare i Cayenne e le Smart? Le coste le hanno controllate, ai Candelai hanno fatto il blitz. Aspettiamo. Perché se è finita qui, amici miei, purtroppamente non mi cala. Un saluto.

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.4)

    Una volta, tanti anni fa, anche a Palermo furono disegnate le corsie preferenziali. E quando si parla di “preferenza” il palermitano attisa le orecchie. Le attisa per tanti motivi ma soprattutto per uno: il tentativo immediato di rientrare nella categoria dei “preferiti” o quello di sfruttare, a preferenza appunto, cose altrimenti interdette ai più. Quelle corsie partivano da Polietama e arrivavano sino alla Statua lungo tutta via Libertà, cotromano. Erano state disegnate per fare andare più veloci gli autobus. Non vi dico. C’era gente che avrebbe pagato oro per poterci circolare, anche senza alcuna necessità. Giusto per affarmare la “preferenza”. Un mio collega che aveva una bella Fiat 131 tutta blù che pareva quella dell’assessore all’annona, giocava sull’infallibile mecanismo dell’apparenza e, verso l’una e mezzo, mentre la città impazziva, si faceva tutta la via Libertà come un qualsiasi autista del municipio che ha appena lasciato l’assesore a casa. Nessuno gli disse mai qualcosa. Eppure quelle corsie erano controllatissime, specialmente durante le prime settimane.
    E proprio una pattuglia della polizia, un giorno vide una 127 verde vomito di bambino imboccare contro senso la via Libertà contro senso dopo la “girata” di via Turati. Paletta. A bordo un palermitano cinquantino, secco come una stanga, barba di due giorni, pantaloni sciddicati, scarpe scompagnate, giacchino che gemeva “Ho visto giorni migliori”, camicia abbottonata fino al collo, capelli “alla mascagna”. Sull’auto, corno rosso regolamentare sotto lo specchietto retrovisore, calamita con foto di una seina di saittuni e la scritta “Papà non correre, pensa a noi” (ma niente foto della moglie che se no quello andava a 180…) e dietro, ciliegina sulla torta, il cane pastore di plastica accucciato con la testa che dondola. Insomma, un palermitano doc.
    “Scusi – chiesero gli agenti – ma lei che ci fa qui? Non lo sa che queste sono le corsie per gli autobus?”. Il tipo guardò gli sbirri con sincero stupore e rispose: “Ma io lavoro all’Amat…” Continua »

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.3)

    Purtroppamente ci sono cose che fanno impressione e non dovrebbero e cose che non fanno impressione e dovrebbero. E Palermo è la patria di queste contraddizioni. Sono rimasto colpito (non nel senso dell’ichis, grazie a Dio) dalla storia delle assunzioni “facili” nelle aziende municipalizzate. Giornali, telemusione, indignazioni, scandalo. E va bene: scandalizziamoci perché i concorsi sono la prima cosa e le chiamate dirette puzzano sempre di “amicizia”. Poi ho sentito che uno dei casi in discussione rigarda una settantina di assunzioni (a tempo determinato) di persone con l’incarico di fare un censimento dei tombini. Continua »

    Palermo, Purtroppamente
  • Purtroppamente (n.2)

    Purtroppamente ci sono volte che non funzionano manco i proverbi. Quando uno dice un proverbio è perché pensa che quattro parole spesso sono meglio di un discorso. Ma i proverbi spesso servono per trovare una scusa, un “ma però”, servono a giustificare, pattiare, traccheggiare. Uno ha esagerato in una reazione? “Per un cornuto, un cornuto e mezzo”. Uno zio troppo invadente con la cuginetta di 17 anni? “Cazzo (chiedo scusa) arrittato non conosce parentato”. In ogni caso i proverbi arrivano diretti dal mondo che abbiamo attorno e non c’è situazione che non ci offra il conforto di una pillola di saggezza altamente flessibile: chi va piano, va sano e va lontano? O chi dorme non piglia pesci? Dipende… Continua »

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  • Purtroppamente

    Vicè ci lascia o quasi. Le sue lettere al carissimo fratello Salvatore si trasferiscono su “I Love Sicilia” che è un sito amico di Rosalio e pure una rivista su carta. Vicè mi ha lasciato il compito di continuare a intrattenervi così ho pensato di chiamare il mio spazio “Putroppamente” che, secondo me, dovrebbero sostituire all’avverbio “Purtroppo” nel Devoto Oli (extravergine?) e pure nella Tre Cani (come scriverebbe Vicè). Perché Purtroppamente? Perché nelle cose nostre c’è sempre poco da stare allegri ma tutto ciò può essere raccontato allegramente, Insomma: per ridere anche quando non c’è niente da ridere. Come solo noi sappiamo fare. Da quando esistiamo. E allora rieccomi…. Continua »

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