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giovedì 10 ott
  • Libertà di stampa?

    Sul bel blog di Salvo Toscano, trovo le pezze d’appoggio per approfondire un tema caldo. Eccolo servito. “Indagati per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per aver pubblicato una serie di articoli sui “pizzini” e sull’archivio sequestrato ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo voleva intercettare le utenze telefoniche dei giornalisti di “Repubblica” Francesco Viviano ed Alessandra Ziniti e, per questo, dopo aver notificato loro un avviso di garanzia per violazione di segreto d’ufficio e aver perquisito la redazione di Palermo e le loro abitazioni, e disposto il sequestro dei loro computer e di quello del capo della redazione Enzo D’Antona, ha deciso di aprire un altro fascicolo riservato, con l’ipotesi di reato aggravata dall’agevolazione “oggettiva” e “soggettiva”, cioè intenzionale, di favorire Cosa Nostra. Ma il gip Maria Pino ha rigettato la richiesta, ritenendo insussistenti tanto l’ipotesi di reato quanto gli estremi per eseguire l’intercettazione. La tesi secondo la quale la pubblicazione dei “pizzini” avrebbe favorito Cosa nostra, è stata sostenuta dal pm Francesco Del Bene anche davanti al tribunale del riesame, dove si discuteva il ricorso presentato dai difensori di “Repubblica” contro il sequestro e la clonazione degli hard disk dei computer dei giornalisti. Il pm ha attribuito a “Repubblica” la responsabilità della latitanza dei tre sfuggiti alla cattura nel corso del blitz che la notte scorsa ha portato in carcere 29 esponenti del clan Lo Piccolo, trovati tutti nelle loro abitazioni, così come gli altri arrestati nei giorni scorsi”. La nuda cronaca è presa proprio da “Repubblica” che sul tema si è fatta sentire con un editoriale di cui seguono alcuni stralci essenziali: “Ci sono due nuovi elementi che raccontano cosa è accaduto. Il primo. È dell’altroieri la notizia che un gip ha respinto la stupefacente richiesta dei pm di intercettare i telefoni di Viviano e Ziniti iscrivendoli in un fascicolo riservato per favoreggiamento a Cosa Nostra, un favoreggiamento “oggettivo” e “soggettivo”, cioè intenzionale a favorire i mafiosi. È praticamente la stessa contestazione mossa a Cuffaro, il governatore della Sicilia. Il secondo. È sempre dell’altroieri la notizia che quelle carte diffuse da Repubblica – e che hanno provocato l’ira dei pm e la conseguente apertura dell’inchiesta – nel giorno della loro pubblicazione non erano più coperte dal segreto investigativo. Dal 6 novembre 2007, infatti, erano state depositate alla cancelleria della Procura dandone regolarmente avviso ai difensori e agli indagati. Carte che i pm – gli stessi dell’inchiesta sulla fuga di notizie – non hanno mai secretato. È probabilmente per questa ragione che il gip ha respinto la loro richiesta, ritenendo insussistenti non soltanto gli estremi per eseguire l’intercettazione ma anche gli stessi presupposti. Quale è stato dunque il “favoreggiamento alla mafia” realizzato da Viviano e Ziniti?”.
    Penso che l’edizione locale di “Repubblica” sia un avamposto prezioso di libera informazione a Palermo. Stimo molti giornalisti che lavorano lì e so quanto siano onesti e coraggiosi. Stesso analogo sentimento nutro – a dire il vero – per parecchi amici del Gds. Il punto è questo: sul presente blog si sono spesso formulate delle accuse – più spesso a torto, talvolta a ragione, secondo me – contro media e giornalisti presunti asserviti. E adesso? Cosa hanno da dire i lettori di Rosalio, adesso, sullo strano caso di due bravi cronisti strattonati solo perché hanno compiuto il loro dovere?

    Quello che resta nel taccuino
  • 36 commenti a “Libertà di stampa?”

    1. Vuoi vedere che la Madonna ascoolta le preghiere di Cuffaro e non si ricorda di proteggere i cronisti (atei e agnostici)?

    2. Venduti anche loro Robè… tutti infami i giornalisti… che ne sanno loro che da quattro anni siamo senza contratto, che rischiamo di finire in galera per aver fatto (bene) il nostro lavoro, che basta scrivere una cosa e magari ti bruciano la macchina, ti mandano messaggi e sei costretto a lavorare con la scorta? Che ne sanno che c’è gente che scrive da Dio e va avanti a contratti mensili senza sapere quale sarà il suo futuro? Che ne sanno? Sanno solo che i giornalisti sono tutti miliardari, venduti al potere e infami… Non lo sanno, per esempio, che io da un anno faccio il pendolare e ho lasciato a casa una famiglia, che vedo mia figlia ogni venti giorni… no, io sono venduto e infame. E pure ricco. Insultate pure cari amici miei, tanto vi nascondete dietro un nickname, mica ci mettete la faccia. Insultate pure… però ricordatevi che non tutti sono capiredattori alla Regione siciliana, ci sono anche migliaia di precari che tentano di sbarcare il lunario. Ecco, prima di scrivere fesserie, magari pensateci qualche volta. Un abbraccio ad Alessandra e Franco. Ma anche a Lirio e Nino.

    3. Il commento di prima, se è stato frainteso, lo ridico meglio: Cuffaro la farà franca e i giornalisti rischiano.

    4. @Lucio: purtroppo si tende sempre a generalizzare per categorie, “i giornalisti”, “la magistratura” “i politici”, il qualunquismo è un’altra peculiarità tutta siciliana. Per quel che servirà sono solidale con te

    5. Cosa faccio, metto un manuale per le istruzioni accanto alle battute? (Scusa, Vertigo, ma qualunquista, a chi?)

    6. Se da un lato c’è l’interesse pubblico per la notizia sui presunti paganti del libro mastro, dall’altro non c’è forse l’esigenza e il diritto da parte della magistratura di avere la possibilità di indagare? Nel momento in cui tu riveli i nomi delle “vittime” del pizzo non ammazzi sul nascere qualsiasi altra inchiesta che si poteva avviare per conoscere qualcosa in più?
      E’ un’osservazione non polemica.

      Da post e commenti ho visto che la notizia di Alessandra e Franco è divenuta un assist per difendere la stampa. Purtroppo credo che se il pubblico attacca la stampa è per una certa cattiva stampa. I lettori non sono visionari.
      Credo che il buon lavoro, di ogni sano professionista, non ha bisogno di alcun tipo di apologia.

      Rispondendo a Lucio, se siamo senza contratto da 1054 giorni: beh, la colpa è forse un po’ nostra.

      Un abbraccio precario
      Giovanni

    7. @nuvole: ma il mio non era un commento negativo per te, quotavo Lucio perchè sono d’accordo con lui e con Roberto Puglisi, la tua battuta l’ho compresa benissimo e la condivido pure 🙂

    8. Solidarietà ad Alessandra, Francesco e Enzo: senza se e senza ma.

    9. Scusa Vertigo, avevo frainteso. Bel nickname: ha a che fare con Hitchcock?

    10. Caro Giovanni V (so ben io chi si cela dietro l’indecifrabile nick :-)) io non credo alla teoria di una stampa fradicia. Io sostengo che ci siano ottimi e scarsi giornalisti, liberi e venduti. E che è diventato difficile essere veri cronisti e combattere contro i mulini a venti, in un contesto editoriale in cui la gente, per la maggior parte, si fa i fatti suoi e non vuole rotture di scatole. Esempi di cattivo giornalismo ce ne sono e vanno sottolineati. Ma perché con lo stesso pennarello non evidenziare il tratto corretto, quando c’è? Veniamo al tuo giusto dilemma, il discorso di sostanza. Un cronista deve porsi il problema degli effetti di un suo articolo? Secondo me, no, se non in casi rarissimi di vita o di morte. Secondo me deve preoccuparsi della veridicità della notizia, controllarne le fonti e decidere se quella cosa che ha tra le mani è appunto “una notizia”. Tralascio le innumerevoli definizioni di scuola sul nome della cosa. Ma – a pelle – mi sento di dire che quella dei pizzini era proprio una signora notizia. Dovevano fare finta di niente? Ingoiare i pizzini e andare oltre? Ancora no e no. E poi il giornalismo non si fa solo con i comunicati stampa. Se Tommaso Besozzi si fosse fermato a quelli – l’ho detto e lo ripeto – nulla avremmo saputo della vera storia di Salvatore Giuliano

    11. @nuvole: Hitchcock ma anche U2.

    12. @Vertigo: ehi, i miei stessi gusti!

    13. una curiosità:tra chi pur avendo il nome di un imprenditore che ha denunciato fa l’articolo e rinuncia al nome per questioni di sicurezza che gli sono state esplicitate e chi invece lo spiattella in prima pagina ,chi sbaglia e chi no?
      pequod

    14. Non lo so Pequod, ma nel dubbio, perché dirlo quel nome? Comunque, qui si sta parlando d’altro.
      Ps. Alla festa della legalità di piazza Magione venni a conoscenza del fatto che un grosso imprenditore aveva subito delle intimidazioni serie. La notizia divenne di dominio pubblico qualche mese dopo con grande clamore. Ho scelto di non scrivere niente, allora, perché chi mi aveva “elargito” la confidenza, aveva preteso il mio silenzio come condizione necessaria della rivelazione. E sarebbe stato eticamente criminale comportarsi diversamente in quel caso. Ma se tu mi dai una notizia e sai che sono giornalista, chi sbaglia? Io che la scrivo o tu (pm, poliziotto, carabiniere, iscritto ad Addio Pizzo) che rompi il silenzio e violi per primo il cerchio della sicurezza che – tra parentesi – sarebbe tuo compito garantire?

    15. Beh, ora non è che siccome due giornalisti hanno fatto il loro dovere questo riabilita la categoria intera. Tolti loro (e i presenti, così non vi offendete) ne rimangono sempre troppi, soprattutto nel quotidiano più venduto a palermo (non faccio nomi così rosalio è tranquillo) che si limitano a passare veline, che “implorano” le loro fonti di fornirgli qualcosa da scrivere invece di andarsele a cercare loro, che mettono in stand-by le notizie “perché per ora non deve uscire”. Nessun comportamento illecito, intendiamoci, ma che di fatto configura lo stato di fatto del giornalismo nostrano. I giornalisti precari sono ancora più “schiavi” degli altri, perché sono passibili di maggior intimidazione, ma la verità è che il giornalismo “libero” è una utopia a cui non crede nessuno.
      E cosa ne deriva, da questo stato di cose? Principalmente che le fonti di informazione non sono più attendibili. A parte le cronache locali, il resto delle notizie è ripreso pari pari dai feed delle agenzie o da internet (in questo caso, di solito con almeno un paio di giorni di ritardo).
      E’ chiaro che in mezzo al mucchio c’è anche chi fa un lavoro pulito e chi rischia in prima persona.
      Ma, come si evince dai fatti, si contano sulle dita di una mano sola.

    16. Isaia Rosalio è contento se dai tutti i nomi che vuoi e non violi la policy dei commenti.

    17. Secondo me il punto chiave della questione sta nel fatto che quei dati non fossero stati secretati. Chiaramente se il giornalista ha la notizia la deve divulgare (sempre). E’ il suo lavoro.
      “Ma se tu mi dai una notizia e sai che sono giornalista, chi sbaglia? Io che la scrivo o tu (pm, poliziotto, carabiniere, iscritto ad Addio Pizzo) che rompi il silenzio e violi per primo il cerchio della sicurezza che – tra parentesi – sarebbe tuo compito garantire?”.
      In questo caso il giornalista non sbaglia, fa semplicemente il suo lavoro. Chi non lo fa (o comunque lo fa male) è il pm, il poliziotto, ecc ecc.
      Però credo che questa vicenda con il problema più grande dell’informazione controllata in Italia c’entri ben poco.

    18. Io non credo che l’informazione sia così malata. Non c’è solo Palermo e comunque a Palermo ci sono tanti che fanno un ottimo lavoro. Tantissimi. Ovviamente, sparare nel mucchio è un passatempo troppo ghiotto. Ci siamo abituati, ormai.

    19. Mah, dieci anni fa assistei personalmente alle telefonate che Ferruccio Barbera (una persona a suo modo davvero eccezionale) faceva ai giornalisti per “ordinare” i pezzi che voleva uscissero, come voleva lui e coi tempi che voleva lui. E Repubblica e GDS obbedivano!! Lui “dettava” amichevolmente quello che poi trovavi scritto pari pari il giorno dopo negli articoli. Se pure uno aveva avuto voglia di fare il giornalista, dopo questa esperienza la voglia ti era passata e ti chiedevi piuttosto come potevi fare per diventare come Ferruccio…
      Ma erano altri tempi. Ora le cose sicuramente sono cambiate ed episodi del genere non capitano più…

    20. Capiteranno ancora Isaia. Ma non rappresentano tutta la superficie del mondo.

    21. Ps. E comunque non c’è niente di male a prendere accordi con una “fonte”.

    22. Devo dire che questa vicenda mi ha molto amareggiato perchè è per me giuridicamente, logicamente ed eticamente impensabile mettere sulla stesso piano la condotta favoreggiatrice di un qualunque scagnozzo o picciotto a favore di un boss latitante (tipico caso di scuola di favoreggiamento) con la condotta assunta dai due giornalisti in questione (ai quali va tutta la mia incondizionata solidarietà). Mi inquieta soprattutto dal punto di vista della sussitenza, secondo il PM, dell’elemento “soggettivo”, che tradotto dal giuridichese significa che i due giornalisti, sempre secondo il PM, avevano la precisa volontà di aiutare e favorire la mafia nel momento in cui hanno deciso di pubblicare l’articolo: per me è abnorme anche solo il pensarlo, avendo in mente le battaglie antimafia condotte dalle due persone in questione e la loro passione civile.
      Mi ritrovo nel bel fondo di ieri su Repubblica (edizione nazionale) che parlava appunto di libertà di stampa a rischio e penso che sia attribuibile al direttore Ezio Mauro (visto l’articolo che non era firmato).
      Faccio un ulteriore commento: il GIP ha rispedito al mittente le richieste del PM (cosa che non avviene molto frequentemente), segno che (i) neanche lui era convinto della bontà della tesi accusatoria e soprattutto che (ii) nostro è ancora uno stato di diritto. Per fortuna dei due giornalisti e della nostra democrazia.
      Leone.

    23. Caro Leone, quello che tu sottolinei è l’aspetto più assurdo della vicenda. Anche perchè pubblicare un pezzo informato sulle strategie e sui volti di Cosa nostra non è mai – per la stessa natura del gesto – un regalo alla mafia. E mi stupisce, ancor di più, la reazione del pm che è persona nota per il suo equilibrio professionale e umano.

    24. che strano, quando si tratta di un altra casta: diamoci dentro appassionatamente… Quando si tratta della nostra casta sappiamo analizzare bene gli elementi riuscendo dare la notizia in modo tale da sembrare chi sa quale complotto… Non trovo nel vostro post il nome del PM. Solitamente quando date le notizie su altre caste sappiate essere abbastanza completi nell’informazione. Se non ricordo male è lo stesso che ha seguito importantissime inchieste antimafia in Sicilia e che lo avevamo ritenuto un credibile PM.
      Non so, visto che sono indagati per favoreggiamento sarebbe il caso di chiedere le dimissioni in attesa del giudizio finale (che sicuramente li assolverà in quanto è chiaro la loro innocenza) ma dobbiamo forse chiedere lo stesso rigore morale utilizzato nei confronti di altre caste.

    25. Ma sì, di tutta l’erba una casta.

    26. Roberto sei stato chiaro.
      e non hai torto, poi uno può da solo valutare la differenza che passa tra giornalisti come te,che preferiscono non scrivere per rispettare la sicurezza di qualcuno e chi se ne frega in nome del suo lavoro..ma è sempre il suo lavoro e bisogna tenere conto anche di questo.
      aldilà delle responsabilità come dici di chi non tutela il segreto come dovrebbe..
      ciao pequod
      p.s. ricordo come proprio in questo blog si voleva il nome ,credo,di quel commerciante di cui parli.

    27. Francesco Del Bene …
      è scritto nel post…

    28. Caro Pequod, ma io ero vincolato a un patto morale con la mia fonte. Altrimenti avrei scritto. Forse.

    29. Mariella, sai che strano? Io non credo nelle caste. Preferisco valutare i comportamenti delle persone.

    30. Facendo parte di una casta, nn mi aspetto che tu ci creda… Ci mancherebbe.

    31. A proposito di Pm e giustizia guardate questo video girato due giorni fa. Credo sia interessantissimo…
      Per chi magari se lo era perso… http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/maffeiprocuratorevideo180108.htm

    32. solidarietà a francesco ed alessandra…li conosco e li stimo!

    33. Cara Mariella, come è facile aprire bocca e sputare sentenze, senza conoscere fatti e persone. Ti assicuro che saresti una perfetta giornalista.

    34. Caro Lucio. Quando ci sono i contratti mensili. Quando ci sono…

    35. Scusami Roberto, nn intendevo rubare il lavoro di chi è più capace di me. E’ stato solo un’attacco di “Travaglite” momentanea (per fortuna).
      è chiaro che i giornalisti non hanno alcuna colpa. il problema è che le notizie nn devono uscire dalla procura se nn le vogliamo pubblicate. poi se avessero presso il telefono (una volta avute le notizie e avessero chiamato gli interessati allora staremmo qui giustamente a parlare di favoreggiamento.

    36. Perfetto, Mariella, sono d’accordo con te.
      Ps. Ci sarebbe molto da scrivere sul lavoro nero, sulla precarietà, sul modo in cui sono trattati i giornalisti italiani. Alcuni sono inguardabili cialtroni. Altri mestieranti. Poi ci sono quelli che fanno parte di un sistema garantito di privilegi e che formano una casta, se ti piace chiamarla così. Ma ci sono pure quelli che devono sopravvivere e nonostante tutto tengono la testa alta, il più in alto possibile.

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