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giovedì 18 apr
  • Una zagara nel granducato

    Come molti palermitani, sono (segretamente) convinto che il mondo sia la periferia di Palermo e che il popolo siciliano in generale sia il migliore in assoluto, il più preparato, il più adattabile, poliedrico, etc.
    Come molti sanno, da anni ormai non risiedo più al centro del mondo, preferendo la periferia tranquilla e pulita, ora bolognese, ora milanese e infine lussemburghese (passando per le siepi di Bruxelles e Oxford), con posto auto garantito, spazzatura ritirata alla porta di casa e vicini silenziosi.
    Nel mentre di un sabato sera lento, lontano da viaggi, lavoro e stress, cominciai a girovagare per la città in cerca di cibo e conforto casalingo, di quel cibo e quella casa che da ormai un anno mancavano, mi sono ritrovato ad avere accanto a me, ignorato dalla mia fretta e dagli obblighi amicali, un fiore di Sicilia in questo prato vedere che è il Lussemburgo: una zagara.
    Mi sono infatti imbattuto in un ristorante siciliano, dal nome evocativo il nostro fiore più famoso, gestito da un palermitano e con camerieri siciliani, calabresi e campani, sempre diversi, sempre nostalgici di casa. Non fraintendetemi: di ristoranti italiani, o presunti tali, in questa nazione ve ne sono molti, così come caffetterie napoletane a Chicago, ma il gusto che ho riscontrato nelle pizze e nella pasta, come nel pane e negli altri piatti che nei mesi ho assaggiato e fatto assaggiare, mi hanno fatto provare la sensazione di essere finalmente tornato a casa, potendo nel contempo accontentare la mia smania passeggera di poter parlare italiano con italiani e dell’Italia.
    In fin dei conti, nonostante quello che i più duri di noi possono dichiarare (e io stesso mi annovero tra questi), Palermo, con tutte le sue contraddizioni culturali, l’inciviltà, la povertà, e tutto ciò che potete aggiungere alla lista delle miserie cittadine, rimane nel sangue e senza il suo cibo e la sua gente, non possiamo fare a meno di sentirne la mancanza in ogni momento, quasi come un mutilato sente sempre la sua appendice, come se ne fosse ancora parte.

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  • 25 commenti a “Una zagara nel granducato”

    1. forza Palermo!!!
      racconto nostalgico, ma bellissimo e con molto stile.

    2. Antonello!Sono felice di leggerti finalmente su rosalio!Bravo…lo dicevo io ;-)Ne è passato di tempo: u picciriddu è cresciuto. Un abbraccio forte.

    3. @Salvatore: ti ringrazio per il complimento. Purtroppo la nostalgia è un sentimento che ogni Palermitano emigrato prova in fondo al cuore, nonostante l’odio che si possa provare nei confronti di una terra che ti costringe ad emigrare per lavorare (vabbé… sono un manager e guadagno molto, ma non vuol dire che non mi senta come gli emigranti di inizio secolo, che andavano in Germania o in Lussemburgo stesso, a spalare carbone…).
      Ho voluto cominciare in maniera “soft” per non presentarmi subito con la mia verve “incazzata”: il prossimo articolo sarà meno gentile… 😀

      @maria: sei un tesoro! Ti ribadisco, pubblicamente così che non mi possa dire di no, il mio invito a venirmi a trovare quanto prima! Un bacione! (E grazie per i complimenti… :D)

    4. Mi é successo da poco qualcosa di simile qui a Madrid, dove vivo da piú di un anno… ristorante siciliano, di siciliani, con sapori “veri” e cannoli fatti arrivare direttamente da carini (almeno questo mi hanno detto)…
      la nostalgia é una brutta bestia!!!

    5. Ciao Antonello,
      beato te che guadagni molto! 🙂
      Io non solo soffro visceralmente la saudade siculo/palermitana, ma guadagno al limite del sostentamento personale. Se avessi a carico un solo pesciolino rosso a cui dare da mangiare, avrei i mastini delle banche alle calcagna! “Questa è la gavetta”…dicono!
      Il rovescio della medaglia (positivo) è che a Milano ho trovato un bel lavoro (ufficio stampa musicale)dopo soli 3 mesi di ricerca con interessanti prospettive di carriera e anche di guadagno.
      Tutto sommato la mia vita va bene: sono fidanzato da 5 anni “con una moglie e un bue del mio paese”, una famiglia stupenda, ho un lavoro stimolante, tanti cari amici e vivo a Como, lontano dalla skizzofrenia milanese, insieme a mia sorella con cui ho un rapporto bellissimo.
      Ma sembrerò incontentabile: so che mi manca qualcosa…la nostra Palermo. E’ più forte di me, non ce la faccio: dopo 7 anni di lontananza mi sono adattato ma non rassegnato: prima o poi tornerò a Palermo, ne va della mia integrità psicofisica :-)!
      In bocca al lupo a tutti i ragazzi/e che sono fuori dalla trinacria a causa del maledetto “lavoro”…l’unica cosa che manca a Palermo, l’unica ma fondamentale, purtroppo.

    6. c’è una poesia bellissima che si chiama “L’Allammicu” di Giuseppe Jannuzzo padre di Gianfranco. Potete sentirla nello spettacolo “nord e sud” di Gianfranco Jannuzzo. L’ho cercata online per allegarla ma, ahimé, non l’ho trovata.

    7. ecco la poesia:

      L’allammicu

      Chi è ca è l’allammicu vo’ sapiri?
      Aspetta tanticchiedda ca t’u dicu.
      Malincunia ti putissi diri:
      ma no! ‘stu sintimentu è troppu nicu!

      Aspetta, ascuta, sì…, fammi pinsari:
      è comu quannu, senza cuntintizza
      firriamu ‘ntunnu senza nni firmari
      ca forsi nni piacissi ‘na carizza.

      E n’affruntamu e nun l’addumannamu;
      è comu quannu nni sintemu granni
      e semu nichi nichi e unn‘u capemu
      mentri ca si nni vannu tutti l’anni!

      Ma tu ca ancora sì, sì tantu nicu,
      putissitu na vita mai pruvari
      chistu nsocch’è: chistu: l’allammicu
      e sempri filicissimu campari!

      Giuseppe Jannuzzo

      L’amicizia

      Chi è qua è dell’amicizia vuol saper?
      Aspetta un po’ qui e te lo dico.
      Malinconia ti potrei dire:
      ma no! Questo sentimento è troppo piccolo

      Aspetta, ascolta, si.. fammi pensare
      è come quando, senza allegria
      giriamo intorno senza mai fermarsi
      che forse ci piacerebbe una carezza

      E ci vergognamo e non lo chiediamo
      è come quando noi ci sentiamo grandi
      e siamo piccoli piccoli e non lo comprendiamo
      mentre qui se ne vanno tutti gli anni

      Ma tu che ancora sei, sei tanto piccolo
      potresti tu nella vita mai provare
      questo non so chè: questo: l’amicizia
      e sempre bellissimo vivere

      Tradotta in italiano da Pietro

    8. Beh a me il cibo proprio non mi è mancato, l’unica cosa vera che mi è mancata è stata l’odore del mare e il sole.
      Dopo essermi abituato alla cucina asiatica e averla consumata per anni, il nostro cibo mi sembra troppo pesante e ne risento attualmente ahime -.-

      Troppa ricotta soprattutto !

      Mi manca il mio bel tofu …

    9. scusate non avevo letto la traduzione che mi sembra non buona

    10. @framore (ma anche agli altri): la storia del ristorante in questo breve racconto evocativo funge solamente da contorno di una sensazione di casa. Non confondete la questione del cibo con quella dei sentimenti: benché sia un golosone e un mangione, lo scopo non era fare pubblicità al “Ristorante La Zagara” (7, rue D’Anvers, L-1424, Luxembourg)… 😀

    11. @Piera, perdona un Palermitano che non sa parlare Palermitano… che cosa è l’allammicu? potresti almeno spiegare il senso? Dank u! 🙂

    12. Mio fratello lavora in quel di luxemburgo.
      Se hai bisogno di qualcosa,chez peugeot troverai un’altro palermitano…

    13. caro antonello te lo dico io:,l’allammicu ,tradotto in italiano ,sarebbe il classico languorino di stomaco ,sensazione di vuoto de panza,,,,, và.

    14. grande piera, grazie. Preferisco la versione sicula.

    15. nissa, ti ringrazio per la gentilissima offerta, ma ormai vivo a Lussemburgo da un anno e mi sono ambientato abbastanza bene: palermitani non ne ho incontrati, ma in compenso ci sono molti milanesi, veneziani e triestini (e poi francesi, greci, tedeschi, etc.).

    16. Antonello visto che stai a Lussemburgo,perchè non dai dettagli su:
      1) raccolta differenziata casa per casa con giorni stabiliti per il conferimento nei cassonetti condominiali.
      2) imbossibilità di posteggiare ove non sia permesso.
      3) posteggio al centro solo in parcheggi a pagamento
      4) centro pedonalizzato
      5) striscie per il parcheggio residenziale consentito o a pagamento con ausiliari feroci che manco un minuto in più e sei fritto!
      6) corsie ciclabili sui marciapiedi. Ebbene si, sui marciapiedi (remember tentativo via Libertà?)
      7) pedoni che stanno attenti allo sfrecciare delle biciclette
      Il mondo perfetto?
      Certo che d’inverno con la neve è un presepe…

    17. l’osservatore, hai messo il dito su una piga aperta e purulenta della mia vita lussemburghese, benché civiltà imponga che io non me ne debba lamentare: da quando, infatti, la società mi ha dato come benefit aziendale (per buone prestazioni) una vettura sono stato massacrato dalle multe. Questo avviene in particolare perché vivo in centro e quando ho preso la casa lo avevo fatto senza considerare la possibilità di una macchina, che non avevo con me al momento del mio arrivo in Lux.
      Qui senza garage è meglio che non ti arrischi nemmeno a pensare di possedere o usare una macchina.

      Per quanto riguarda la raccolta differenziata, mi spiace smentirti, almeno stando alla mia esperienza personale: nel mio palazzo non si fa raccolta differenziata e non ci sono sacchetti o cassonetti particolari, né so di giorni del conferimento dei cassonetti condominiali…

      Circa la circolazione poi, devo darti pienamente ragione: qui i pedoni hanno la precedenza su tutti, le biciclette hanno corsie ciclabili ovunque (circa 12Km coperti, ma non è dissimile da Bologna, dove vivevo prima) e la gente è estremamente attenta alla segnaletica… anche perché qui e nei dintorni (Thionville, Arlon, etc.) le telecamere funzionano molto più che bene e la polizia è efficientissima (multe recapitate in meno di una settimana dall’infrazione e concessione di massimo un mese per il pagamento, dopo di che scatta la procedure civile).

      Diciamo che è il mondo come dovrebbe essere… con tutti i pro e i contro (trovarsi una multa ogni due è una gran rottura! :D)

    18. Anchio ho visitato diverse volte il Luxembourg,e conosco molto bene la “civilta’” monegasca,ottenuta soltanto da una “dura” repressione che da un’innata civilta’!!!
      A Nizza,posteggiarsi in double-file e anche tripla,e molto frequente e per cercare di porre fine,stanno facendo tutte le strade del centro in monocorsie.

    19. Come ti capisco Antonello, per quanto le cose vadano bene, per chi come noi vive lontano dalla “sua Palermo” la nostalgia e il desiderio di tornare ci accompagnano giornalmente! ciao da Barcellona!

    20. anche io sono un’emigrante, al contario però.
      ho scelto e fatto di tutto per vanire a vivere qui, in questa isola bellissima e martoriata, piena di storia, di fierezza e di meschinità, e di contraddizioni, inventandomi perfino un lavoro, con molta fantasia e difficoltà.
      amo questa terra che a volte mi ripaga e volte no, ma per quante gliene possa dire, per quanto possa gioire e incazzarmi, non tornerei mai indietro e sono felice delle mie scelte.
      da sabato ancor di più….ma non sediamoci, c’è tantissimo lavoro da fare!!

    21. …un lavoro senza 488…intendiamoci eh 😉

    22. un mondo perfetto, no grazie.
      Penso che tutto ciò risulti di un noioso aberrante.
      Immagina la goduria dell’incerto; l’hanno svuotato il cassonetto stanotte? passò l’operatore ecologico?
      I sapori, gli odori, le sensazioni, quelle deboli, le forti puoi provarle solo nell’imperfezione anche se, purtroppo, a Palermo ne abbiamo troppa.

    23. Stamattina, molto presto, navigando un pò per siti mi sono ritrovato in ROSALIO.Molto bello scorrevole e devo dire anche elegante nei suoi frequentatori.
      Ciò che mi fa scrivere è L’Allammicu, il desiderio soffocato per la nostra terra che purtroppo io non provo più. Da anni sono ormai ritornato in quest’isola di contraddizioni ed ho capito che forse vivere con l’allammicu è meglio che una disperata rassegnazione nell’impotenza di un domani migliore.
      Che cos’è l’Allamicu se non lo stato d’animo tipico del Romanticismo tedesco esprimibile con il termine Sehnsucht, traducibile con “desiderio struggente”.Il desiderio in vista di qualcosa di irraggiungibile, desiderio sempre frustrato di qualcosa che sfugge.
      Quanto detto riprende anche l’errata traduzione fatta da PIetro o Piera della poesia dialettale di Giuseppe Iannuzzo “L’Allammicu”. L’Allammicu non è l’amicizia bensì il desiderio soffocato, il nodo alla gola. Azzardo nel dire che la parola allammicu provenga dal termine arabo all-ambiq (alambicco). Come dall’alambicco le gocce scendono ad una ad una lentamente a farci desederare il distillato così l’allammicu rappresenta il desiderio.
      Ad maiora. Gianni.

    24. Anch’io più’ di dieci anni fa ho provato “l’allammiccu”, ho avuto la possibilità’ di ritornare e certi giorni maledico quella scelta ma basta salire sulla la mia barchetta e allontanarmi lentamente dal golfo di Mondello, la terra diventa sempre più’ piccola e mi scordo tutte cose… Finche’ il tascio di turno mi passa a pochi metri a tutto gas con la moto d’acqua!
      Morale della favola: Palermo e’ bellissima i palermitani un po’ meno…

    25. ..e’ bellissima..vista da lontano

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